Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

giovedì 15 novembre 2012

Il bagnino e Spusey

L'ispettore Spusey rientrava da Suttafrunti. Aveva onorato il debito economico con Cittuemutu, la talpa e ora calpestava soddisfatto la ghiaia dirigendosi con ampie falcate impazienti verso lo stabilimento balneare. Lo sapevano tutti che aveva risolto anche quell'ultimo caso -Il mistero del pruppo monco, avevano titolato i giornali, pure la Gazzetta del Sud- e ora si trattava di minimizzare, sedare con la modestia e la buona educazione, l'entusiasmo degli ammiratori che certamente lo stavano aspettando. I favazzinoti lo consideravano l'uomo che più di tutti onora il paese, hanno ragione pensava Spusey ma non l'avrebbe mai confessato a nessuno, nemmeno a don Rocco F.
Lo stabilimento balneare sembrava deserto -sarà l'ora dell'acquagim, pensò Spusey- vide un ragazzetto seduto vicino al frigo dei gelati, succhiava un ghiacciolo -all'arancia, notò.
-Non c'è nessuno qua?- chiese al ragazzo.
-Sunnu a mari, allijà.
Si fece strada tra le file degli ombrelloni, scansò le sdraie vuote, raggiunse le retrovie del labbro di mare e si ricavò un posto, spingendo, in mezzo a una folla densa e appiccicaticcia.
C'era un uomo in mare, uno solo. Sbucava le onde da ribba e salmonava pi jintra, apoi si mortificava in balia del cavallone, s'ingagghiava al vortice, dal turbine sbucava sciacquato nel misto bricciorrina, arenato a cristancruci da finto naufrago si opponeva alla ritiragna. Applausi, la folla si spellava. L'uomo si rituffò: il bis?
Esibizione ridicola pensò Spusey.
-Ostrega com' è bravo e coraggioso, con quelle onde così grosse, disse il vicino a destra
Aundi? Carmaria quasi chiatta pensò Spusey.
-E che bell'uomo, disse la bionda vicina a sinistra
Inzomma, forsi pi so mamma pensò Spusey
-Hai notato, Carla? Pare a posto, bello sano, sussurrò la vicina davanti
Pi forza, si è messo il costume con il riportino, pensò Spusey.
Un altro applauso e l'uomo del mare continuò a evoluire, faceva la boa ora sopra ora sotto la superficie del mare.
Insopportabile, concluse Spusey
Tornò allo stabilimento balneare, vide il ragazzino di prima che succhiava un ghiacciolo- al limone, notò.
-Non c'è il bagnino, in questo bagno?
-Allujà, chiju niru- rispose il ragazzo.
Bagnaroto, ipotizzò Spusey, e preciso: ha detto nero, non abbronzato. Deve essere quello.
-Sono l'ispettore Spusey. Voi siete il bagnino?
-Ah?
-Siete il bagnino o no? come vi chiamate?
-Nkono Omobono Makelele.
-Che minchia fate qui?
-Vendo cuperti, linzola, sciugamani. Tu compra, cugginu?
Spusey tornò dal ragazzino, ghiacciolo alla menta.
-Mi hai detto che il bagnino era il nero. Quello è africano.
-Dissi niru pirchì Pascali è niru, chijujà è di colore.
Minchia la precisione dei bagnaroti, pensò Spusey.
-Sei di Bagnara?
-No, i Purej.
-Porelli è Bagnara.
-Pe nui i Purej no.
Azzo che giornatina, ispettore Spusey, se mi iettu a mari nesciu sciuttu.
Aveva capito che si chiamava Pasquale, il più era fatto, ora bisognava trovarlo.
-Ispettori Spusey quale onore, era da tanto che non vi potevo vedere. Finalmente!
-Lei è...?
-Pascali, u bagninu.
-Ma certu, ovviamente. U sai chi si propriu niru?
-Aiu melanina chi cazzi, ispettori. Ispettori sono un vostro ammiratore. Voi ci fate onore.
-Bravu Pascali, ora sittamundi che ti devo raccontare una storia lunga e triste.
Ci mettiamo comodi, prendiamo qualcosa, magari un ghiacciolo, finiru i ghiacciola?, allura una gazzusa classica, ti devo dire Pasquale che mi vedi in veste semiufficiale, per via della parentela. Dobbiamo fare uscire quell'uomo dal mare, u sacciu Pascali, è mari unu e menzu, dui a bon pisu, ma puru tri, non c'è pericolo fisico, ccà si tratta di salute mentale, Pascali. Non è pacciu, Pascali, è disturbatu. Devi sapere che un giorno di tanto tempo fa, era un ragazzo, si trovava in campagna col padre. Volle salire su un albero e fu una tragedia: cadde dalla ficara perchè si schiancau la megghiu rama. Quel giorno d'estate c'era una mareggiata a muntagni d'acqua, lui dalla sua casa poteva vedere i suoi migliori amici sfidare il mare, il mare stesso con il suo mugghio, nu burdellu Pascali, sembrava chiamarlo. Era pronto ad andare, indossò il suo costume rosso, proprio quando stava per uscire, suo padre lo fermò, vieni con me alla vigna, ma papà ma pepè, nenti, dovette seguirlo. Poi ci fu la caduta, minau ca testa, commozione cerebrale, una lunga convalescenza, sembrava tutto a posto, inveci, Pascali, nci vinni na malatia di ciriveddu. I migliori specialisti, Pascali, da Chiasso a Reggio Calabria, alla fine fu fatta la diagnosi di Pelagofilia esibizionistica da innesto detta anche Sindrome di Niente e Nettuno, non sacciu cu sunnu, Pascali. Ti ripetu, non è pacciu, solo che quando vede na maretta e quattru cavalluni si tuffa e faci u spettaculu, come sta facendo ora. I dottori dicono che così compensa affettivamente la mancata dimostrazione di coraggio e valentia di quel giorno che si schiancau la rama. Pascali, dobbiamo farlo per lui, anzi tu lo devi fare, per prima cosa devi allontanare la folla, non è che devi raccontare per filo e per segno, nemmeno devi esagerare, rinci chi avi turbe mentali ingravescenti, insomma chi si poti ncazzari, falli sfollare, in questo modo blocchiamo la componente esibizionistica, lui è uno che se non c'è la platea mancu pisca a cefali, poi vai da lui e nci rici bellu bellu -Scusi, le dice niente la bandiera rossa? Magari ti manda afantoculu ma poi cede e si ndi nesci tranquillo. Vai Pascali, ora vado pure io, meglio se non mi vede, per via della parentela.
Spusey, mucciato dai massi del molo di Falò, cattiava e vedeva tutto, la folla si era dispersa, Pascali faciva signu cu itu nto cielu, a bandera, l'uomo iasau nu brazzu alla fasciu ma cu pugnu chiusu, Pascali cu brazzu a falciare il grano, iamu nesci, l'uomo ca manu a carcioffulu, chiccazzu voi?, però esce, l'uomo esce dal mare.
Fatto, ora devo solo raccontarlo a chi so io e poi tutti sapranno, sorrideva Spusey e canticchiò mbasciu che nessuno poteva sentire,
Luglio col bene che ti voglio lala-lala-là/ la-lala-là
O era agosto?
 
 
 

martedì 13 novembre 2012

Il bagnino

Era una calda giornata di fine agosto, quest’anno ,una leggera maretta s’infrangeva sulle nostre amate sponde ed io pescavo beato dal molo di Falò, cefali, occhiate e qualche sarago. Finito di pescare, un po’ stanco, decisi di fare un idromassaggio con le onde sempre più piccole che si approssimavano a riva. Uno spasso, marcavo le onde completamente sdraiato a ribba i mari, unico inconveniente l’invasione di briccio dentro il mio vecchio costume una volta rosso ora fucsia tendente al rosèe sfumato. Nel contempo la stessa invasione mi dava carattere di superdotato, e non mi dispiaceva. Quand’ecco una voce :- Scusi non le dice niente la bandiera rossa ? – era un ometto nero, forse un bagnino. Risposi :– Certo, bandiera rossa la trionferà evviva il comunismo della libertà – :- Non faccia lo spiritoso ed esca dall’acqua che è pericoloso, non vede che onde – :- Onde ? Aundi sunnu ? Chista è calmeria i sciroccu Trastullandomi con la maretta ero andato a finire nel lido antistante ed il relativo bagnino , vedendomi sempre a riva, cu sapi chi si pinzava. E allora mi vennero in mente le passate stagioni e la presente ed il suon di lei, come diciva Giacumino, non chiddu ra frutta, io che bucavo le onde di punenti con i miei amici, quando la spiaggia era una lama di coltello, andavamo a caccia delle onde più grosse, qualche volta rimanevamo sotto ed era come una centrifuga,non si sapiva quando è come si sarebbe usciti. E ora, veni un bagnino qualunque e m’invita ad uscire, come un turista qualsiasi, a mia, Mimmu u Longu,mangiatore di cavalloni. Lo stavo mandando affanculo, poi pensando che in fondo faceva il suo mestiere, uscì dall’acqua non prima di aver bucato l’ultima onda, di sciancu, alla Ninu Scheccia.

Il vicepresidente

E' un leitmotiv e dunque pure a me è capitato di essere beneficato a mia insaputa. Io manco c'ero, avevo impegni, l'assemblea ha votato e sono stato eletto vicepresidente con un voto in più del presidente, farò le mie rimostranze per questo al primo consiglio direttivo, appunto, la sera del primo consiglio ricevo una telefonata in pizzeria, da cliente, non possiedo pizzerie, Che fai, non vieni?, Dove devo venire?, Alla riunione del consiglio, Riunione? va bene si è capito che si sono dimenticati di avvisarmi. Alla riunione successiva sono presente, seduto tra la presidente e la delegata alle famiglie, di fronte alla segretaria, in diagonale con la tesoriera, il consiglio direttivo al completo. Chiedo la parola, mi alzo enfaticamente e faccio presente che ho ricevuto più voti di tutti, Come mai sono arrivato secondo?, Interessato al comando, compagno?, la segretaria mi ha riconosciuto anzi io l'ho riconosciuta, portava zoccoli dalla primavera all'inverno, maxigonne gipsy e scandiva chiaro e forte che lei era sua.
Mi guarda ora con gli occhi di allora, capisco che non ha perso niente delle sue proprietà, mi siedo e dico, Cosa volete che sia un voto in più o in meno, minuzie. Chiarito il mio ruolo le cose vanno come devono, il primo mercoledì di ogni mese, agosto escluso, partecipo e condivido, quando capisco cosa condividere, quando no vado a far compagnia al pappagallo della presidente, è femmina e l'hanno chiamata Frida.
Mi ricordo sempre di portarle i semi di girasole, lei apprezza e mi dice, Beato tra le donne. Beato? Santo subito!

mercoledì 7 novembre 2012