Vorrei raccontare un altro episodio buffo della mia infanzia spensierata a Favazzina.... Io e mio fratello, fino all'età di 14-15 anni, da bravi e diligenti nipotini quali eravamo (e quali siamo tuttora!!) eravamo soliti accompagnare il nostro nonno a pesca in barca.
Ai tempi il mare era davvero " generoso" e così, per farci divertire e per insegnarci anche qualcosa di nuovo, il nonno ci portava a pesca di "pettini", "surici", "tracine", "viole", "cazzi i' re"( già, già, mi ricordo anche di questo pesce, tutto colorato, davvero bello e con questo nome così sconcio!!!).
Bene, ogni volta era davvero un 'avventura!
Partivamo equipaggiati di tutto: motore , serbatoio della benzima, salvagente d'emergenza, remi (guai a partire da riva col motore acceso!!), documenti, ( in caso la G. d.F. ci avesse fermato)lenze, gambero-esca, cappellini parasole e, immancabile e fondamentale, il secchio!!!!
Una volta in barca, poi, gettata la lenza a mare, iniziava l'attesa.... che, per la verità, non era mai troppo lunga....la vera sfida era tra e me e mio fratello, ovviamente.
Dovevamo a tutti costi dimostrare chi era il più bravo a prendere pesci!!!Ma non solo...prima di tutto non dovevamo imbrogliare la lenza, avendo ben a mente le testuali parole di nostro nonno "figghioli, vu ricu subbitu: s' imbrugghiati a lenza, 'ndi putimu turnari pa' casa!!!".
Poi, dopo aver pescato, dovevamo anche arrangiarci da soli a togliere l'amo di bocca al pesce...ed era cosa tutt altro che facile!!!
Soprattutto quando si tiravano in barca quelle "simpatiche" tracine, quei pesci che hanno la pinna dorsale avvelenata e che, se ti urtano, sono cazzi!!! (credo che tutti sappiate quali sono).
Bene, quel pomeriggio pareva che abboccassero solo loro...il nonno continuava a dire che erano ottime per il brodetto...
Ogni volta era il panico in barca!!!! Infine, per risolvere il problema, avevo adottato un metodo tutto personale: una volta tirata in barca la lenza con la tracina appesa, cercavo di adagiarla sul fondo della barca, la tramortivo con lo zoccolo e poi con calma ed attenzione toglievo l'amo e tornavo a pescare.
Quella volta la sfida la vinsi io, orgogliosissima del mio secchio riempito quasi a metà.
La scena al rientro fu la seguente: approdiamo ( rigorosamente a remi) alla prima spiaggia, quella delle scalette, tiriamo la barca, trasbordiamo tutto... Mio fratello è un po' incavolato, io sono fierissima del mio pescato e mi impossesso del secchio.
Ci sono tanti bambini che cominciano ad avvicinarsi per vedere.... un po' indispettita, esclamo rivolta loro: "via, via, non si può vedere in questo secchio, qua dentro ci sono solo i pesci avvelenati!"
I bambini con la bocca aperta per lo stupore e i grandi che mi guardano e sorridono!!
Mio nonno da allora ha raccontato divertito questa storia a tutti....tanto gli è parsa buffa!