Si diceva di paddechi sottomarini sottoforma di celluloide e già questa è un'eccezione per la regola di noi uomini di mare: il paddeco viene dall'entroterra e del mare intuisce la magnifica estensione e presagisce l'utilizzo allorché esclama gesugesù chi sorta di ppattata, cà sì chi si poti chiantari lu granu! Questa regola non esiste se non nella nostra sconfinata presunzione che scambiamo per apertura mentale, conoscenza del mondo e libertà di pensiero: danni da eccessiva esposizione eliotalassica. Eppure ci sono le dovute eccezioni e che cosa confermano non so non avendo una regola a cui rendere conto. Meglio dire che sono fatti che succedono. Succede che l'uomo viene scaricato da un'automobile sulla via nova, scende le scale attraversa i binari e si presenta da M*, il capostazione.
-Capu, facitimi nu fogghittu.
-Dove dovete andare?
-Ah, ca ora vi lu dicu a vui.
-Devo sapere dove andate per fare il biglietto.
-Va beni, facitilu pè Riggiu. Vaio 'o spitali pè trovari n'amico nfortunatu.
-Incidente? Comu fu?
-Cu lu sapi. Sparatoria di notti, testimoni i stidhi.
Nella sala d'attesa tri figghi i bonamamma favazzinota classificano il tipo come paddeco secondo quella regola di cui nego l'esistenza.
Arriva il treno accelerato locale, l'uomo sale e prende posto. Quei bei sedili di legno in seconda classe -qualcuno ricorda?-, a ogni scompartimento la porta per scender-e-salire e sopra il finestrino quella scatola di metallo ottonato con un maniglione alla base inferiore, da usare solo in caso di emergenza. I tre favazzinoti, varda 'a cumbinazioni, chiedono permesso e si sistemano nel medesimo scompartimento. Il treno parte, fa caldo, dopo Scilla uno dei tre ragazzi chiede di poter abbassare il finestrino: -Faciti, faciti, è licitu- il paddeco acconsente. Prova ma non ci riesce, il secondo dice che c'è la sicura e tenta di azionare la scatola ottonata. -Minchia ch'è dura- Provo io prova tu, il maniglione non si smuove nemmeno unendo la forza di tre persone.
-Canzeggiatevi di lloco ca provo io!- Quando il paddeco parla in italiano è risoluto assai, afferra la maniglia e tira. Fischi stridii strattonamenti e scintille che si potevano immaginare, bbuci e chicazzustasuccirendu, viavai di personale viaggiante per corridoi intasati e c'è cu prega e c'è cu iastima. 'U trenu sata, arrunza e mori tra Cannitellu e 'u faru i punta Pezzu. Il capotreno ansimante si affaccia allo scompartimento e vede quella maniglia in posizione attiva. Indica il freno d'emergenza -trattavasi di questo, quasi tutti l'avranno capito- e chiede urlando d'incazzata incredulità : -Chi è stato?- Il paddeco si alza da sedere, abbozza un lieve inchino e dice: - Io, modestamenti. E cu na manu!
La storia ci racconta come finì la corsa
la macchina deviata lungo una linea morta (F. G.)
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
giovedì 13 agosto 2009
Il paddeco
U scriviu: arcade fire u iornu: giovedì, agosto 13, 2009
Argomento: Varie
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4 commenti:
U paddecchu e' generoso, disponibile, coraggioso e pari sempre che sapi fari tutto.
A bellezza i Ninuzzu. Ti sta scialandu a Favazza. aund'è chi rivu, tenimi nu postu nta spiaggia
Arcade, quand'è che arrivi? Io sono già a presidiare la zona.
Ah quante se ne potrebbero raccontare sui paddechi, mio padre ne sapeva tantissime, forse un giorno ne racconterò qualcuna anch'io.
Bravo Mario a far rivivere questo personaggio!
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