Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

sabato 22 maggio 2010

I cartocci

Il lampadario della cucina aveva quel meccanismo a saliscendi che porta la lampadina quasi a sfiorare la testa. Il tavolo di formica grigio celeste s'accendeva di luce, dietro le nostre teste il buio. Al centro del tavolo gli strumenti. I bossoli vuoti incolonnati a schiere di quattro sostavano su un lato, la busta della polvere da sparo e quella dei pallini erano chiuse con un elastico serrato doppio, dischetti di feltro e di cartoncino duro, di vari colori, giacevano sparpagliati.
Lui sedeva a capo tavola e metteva in moto le mani. Versava la polvere sul piatto di una piccola bilancia dorata con colpetti leggeri di una mano sul dorso dell'altra così che la polvere potesse scivolare lentamente come i granelli di una clessidra. Nell'altro piatto collocava pesetti di pochi grammi per l'equilibratura della pesa. Quando i grammi erano quelli previsti raccoglieva la polvere con un paletta ricavata da una cartuccia esplosa a cui aveva tagliato in diagonale la bocca e versava dentro al bossolo, ci metteva sopra un dischetto di colore bruno o giallo e pressava con un bacchetto cilindrico di legno. Riempiva di pallini lo spazio residuo, a occhio, fino a arrivare al limite del bordo circolare e piatto della cartuccia. Seduto accanto a lui aspettavo il mio momento. Prima però doveva chiudere col dischetto di cartone bianco, metteva la cartuccia dentro la capsula di un torchietto a vite e portava a fine corsa. Il bordo superiore da smusso che era si addolciva tondo, a lambire con un dito il contorno sembrava di sfiorare il labbro di una bocca. La cartuccia era pronta, ora io dovevo scrivere. Con una bic a inchiostro blu incidevo, e sì che mi sembrava d'incidere, dei numeri in frazione nello spazio circolare del bordo superiore. Poteva essere 120/50, numeri così più o meno, tutte le cartucce di quel giorno e altre volte altri numeri. Non ricordo, penso che quei numeri identificassero i grammi di polvere da sparo e la dimensione dei pallini di piombo. Scrivevo e mettevo da parte. Sull'ultima aggiungevo una piccolissima emme senza che nessuno se ne sia mai accorto.
Questo il prima, dopo vedevo la retina attaccata a un gancio di una parete della cucina con uccelli in attesa di essere spiumati.
In mezzo, una cesura, la passione che non mi ha contagiato. Non sono mai andato a caccia con mio padre.


*La dedico a chi ha questa passione. Seppur contrario, capisco che le mie convinzioni ideologiche sono una cosa debole di fronte alla forza di una passione.
Non si dica però che mi sono convertito.

13 commenti:

u'longu ha detto...

Ecco uno di quei momenti sopito dagli anni.
Assistere sembrava come cospirare.
Polvere nera, liscia e a tondini, poi una polvere strana, marrone e blu mischiata, non so se fosse polvere da sparo ma aveva un odore particolare.
Piombo, tanto piombo, di varie misure.
Ricordo mio padre che considerava una concessione la mia presenza, sempre a patto che rimanessi immobile.
Bella Mario, mi hai fatto tornare il sapore del tempo, delle morti stagioni, avrebbe detto Giacomo.

arcade fire ha detto...

Grazie Mimmo. Non so. Visto che si parlava di caccia ho voluto dedicargliela perchè ce l'aveva proprio la passionaccia(con buona pace di Statua). Ho ricordato l'unico momento che ci univa. Di tre figli maschi nessuno che l'abbia mai assecondato. Su quel versante gli abbiamo dato poche soddisfazioni, a me non piaceva nemmeno mangiarla la caccia. Sono stati duri con noi i nostri padri, tu lo sai.Anche noi con loro.

Statua A ha detto...

Arcade, come sempre la tua narrativa descrittiva risulta impeccabile.
Mi hai fatto entrare in quella stanza, ho percepito l'atmosfera che li si era venuta a creare..

Complimenti e per il racconto e per il non esserti mai stato fatto contagiare.

arcade fire ha detto...

Grazie Statua, a me non piacciono le armi. Ho sparato solo due volte da soldato, al poligono militare. Ne ho avuto abbastanza.
Mi chiamano animalista, può essere ma fino a un certo punto. Se qualcuno, puttana galera, con qualsiasi mezzo mi allontanasse i maledetti passeri dal ciliegio avrebbe la mia ammirazione. Ogni annu non rinesciu mi ssaggiu mancu na cirasa dal mio albero. Le devo comprare al mercato.

Statua A ha detto...

Mio padre ha letto adesso...e dice:
Mario, leggendo mi sono rivisto in tutti quei gesti che necessitavano di precisione e attenzione massima, uno sbaglio poteva portare ad uno scoppio anomalo all'interno del fucile con ripercussioni su chi avesse premuto il grilletto.
Io conoscevo tuo padre e posso confermare che, soprattutto in questo, era assolutamente preciso.
Un bel ricordo, ciao Mario.


Mimmo, è vero anche quello che dici tu, "una concessione", sempre per lo stesso motivo, ci voleva concentrazione massima, non si poteva sbagliare. Mi hanno detto che ricordi il Saetta.. altri tempi, ormai ho mollato, nemmeno con la canna, ma chissà, vedremo quest'estate. Ciao Mimmo.

arcade fire ha detto...

Enzo è un grandissimo piacere. Ciao da parte del "bahino".

chinnurastazioni ha detto...

Caricava cartocci anche mio padre, fino poco tempo fa avevamo tutta l'attrezzatura, compresiva di bilancino, misurino, tappini di cartone, sipi, piombo e cartucce di cartone sbiadite, vuote e cariche. La caccia è un ottimo passatempo da esercitare nel rispetto della flora e della fauna. Io amo la pesca. Splendidi questi ricordi Mario.

romanaccia ha detto...

Tiè che ripasso. La cartuccia è composta dal bossolo in cartone o plastica, chiuso alla base con fondello di metallo, al centro del quale si trova la capsula, contenente fulminato di mercurio.
Il bossolo contiene: la capsula, polvere senza fumo a contatto con la capsula (nitrocellulosa con o senza nitroglicerina), cartoncino impermeabile appoggiato sulla polvere, borra di sughero o feltro (per mantenere la giusta compressione nella cartuccia), pallini, cartoncino friabile, orlatura (chiusura stellare nel bossolo in plastica.
Potremmo poi passare alla numerazione del piombo, ma anche no.
Quanta maestria andata sprecata.

Spusiddha ha detto...

Qualsiasi argomento tratti, lo fai sempre con grande classe.
Dolcissimo ricordo!

u'longu ha detto...

Ciao Enzo, che piacere leggerti, ultimamente ci siamo visti poco.
Spero di fare una pescata con la canna insieme a te.
Porto tutto io, canne, lenze, esca, ce la spasseremo.
Ciao

u'longu ha detto...

Hai ragione Mario, quanta durezza, potessi tornare indietro, adesso che scopro quanto è difficile essere padre.
Claudette perchè sprecata ? ti bocciaru ? non dirmelo che scrivo direttamente alla commissione esaminatrice e faccio un macello.
Come si permettono ? Brutti manichei, menscevichi, troskisti.
Se vuoi faccio intervenire direttamente la CGIL, settore caccia e pesca, me li mangio.

romanaccia ha detto...

Ma no Mimmo figurati io è già tanto se riesco a ricordarmi un po' di teoria. Parlavo della maestria dei fabbricatori di cartucce. Non mi possono bocciare se non mi fissano l'esame.

u'longu ha detto...

Si sono salvati, sono terribile nelle rivendicazioni.
Talmente terribile che sono l'unico pirla che ancora lavora con 37 anni di contributi.