Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

martedì 7 dicembre 2010

Tempi di Natale

Avevo le tasche piene
Da un lato castagne 'nfurnati, nuciddi, turruni all'ostia e mezza pittipì.
Dall'altro, muccaturi (non c'erano ancora i kleenex) di un metro quadrato, non piegato, comportava un rigonfiamento che se non fossi stato un bambino poteva sembrare un eccesso di dotazione non menzionabile, e le bombe.
Ah, le bombe
Erano grandi quanto un mezzo pollice e scoppiavano solo se scagliate con forza per terra sul cemento, dove c'era, o contro altra superficie solida.
Siccome a quei tempi le strade del paese non erano molto asfaltate, si preferiva piazza S.Croce con la pavimentazione in pietra o i muri delle case o meglio ancora le mura della chiesa, c'era più spazio e non c'erano finestre e più che altro non c'erano estimati dei proprietari di case.
Le bombe erano composte da polvere nera e pietrisco (bricciu) rinchiusi dentro una carta spessa e legata strettamente con lo spago.
Le producevano a Bagnara, Rione 'Ngrisi, dieci lire l'una, un capitale.
Non erano pericolose, ogni tanto sibilava qualche pietruzza, mai incidenti seri.
C'era una guerra per bande, consisteva nel fare scoppiare vicino ai piedi dell'avversario quante più bombe possibili, facendogli ballare una tarantella improvvisata e senza musica.
L'agguato
Scendevo dalla terza vinedda dove ero nato e vivevo, 'mmucciatu arretu all'angulu mi aspettava tale Carluccio B., amico di giochi ma nemico di bombe, di cui aveva fatto rifornimento.
Sembrava l'attacco a Pearl Harbur, ero circondato dalle esplosioni.
Lesto misi la mano in tasca e nella frenesia, preso dalla sete di vendetta, cominciai a scagliarne il contenuto, ossia turruni, castagni e la mezza pittipì.
Avevo sbagliato tasca.
Prima si srotolare il muccaturi ed accedere al vano bombe, il nemico si era dileguato.
Capivo come si erano sentiti gli americani dopo l'attacco giapponese.
Da ragazzo, una di queste bombe rimastami dalle feste di Natale, la misi nell'uscio della porta della mia classe al Piria.
Quando arrivò l'insegnante, quella di italiano che più mi amava, trovando giusta difficoltà a chiudere la porta, la sbattè.
Ancora credono sia stato un' attentato.





P.S.
questo racconto vero lo dedico ad Olivia, senza pretese se non quella di farla ridere un pò.

7 commenti:

arcade fire ha detto...

Leggendo questo delizioso racconto si capisce perchè CIAPOTEVANO.
Bella Lelong, sei sempre unico.

Galanti ha detto...

La grandezza della prosa ru Longu sta nei particolari:"....e mezza pittipì".
Una intera era un'immagine troppo scontata.
Mi sono sempre chiesto l'etimo di questo dolce che ho imparato a gustare solo in età adulta.
Il più plausibile mi sembra essere petit pies segno che gli Angioini hanno lasciato la loro impronta.
Non conosco per niente il francese ma dal suono di Google translator mi sembra non ci siano dubbi.
Cliccate l'icona ascolta di questo link:
http://translate.google.it/translate_t?hl=&ie=UTF-8&text=piccolo+dolce&sl=it&tl=fr#fr|it|petit%20pies

chinnurastazioni ha detto...

N'ci voleva! Bella Mimmo.

olivia ha detto...

Certo che sull'attacco di Pearl Harbor come paragone sono partite piu' di tre risate...mi hai fatto ricordare quando una volta da bambina...per non essere da meno ai maskietti della mia eta'...raccolsi tutta la polvere delle minerve gia' sparate e cartuccia dopo cartuccia ero arrivata ad un pugno di polvere da sparo...nemmeno Mac gyver a confronto poteva tanto...cmq raccolta in un tovagliolo di carta e arrotolato a miccia gli diei fuoco...non fece rumore..ma una fiammata che mi brucio tutti i capelli e le ciglia ahahah non era tanto la preoccupazione i quello che era successo...ma di come andarlo a spiegare a Caterina ;-)...quando si dice incoscienza...ero una teppista....;-) grazie Longo Ti mando uno dei miei sorrisi migliori fino a MilaNo...

u'longu ha detto...

Mario mi piace sempre scrivere, certu chi ciaponnu, perchè ci divertiamo.
Francesco è un caso non una ricercatezza, di questi tempi si butta via tutto, allora si tendeva a conservare, non c'erano molte pittipì a disposizione.
Ciao Nino

olivia ha detto...

Galante...il vero e reale significato io non lo so'...ma se vuoi sapere come le producevano nel bar dove ho lavorato per un anno a Bagnara ...senza fare nomi
''DA CARDONA''
ti faccio passare il desiderio pure di andare a comprare...;-)
N.B. Salutami ''La Carmen E La Letizia'' Ciao Sga...

Spusiddha ha detto...

Era ura chi ti facivi sintiri.
Il blog (nessuno che si offenda)era come mutilato senza il tuoi scritti che definirei unici, ricchi, come sottolinea Galanti, di vera prosa.
Grande Longu.