Condurso di Seminara, ceramicaro eccelso, annuiva a se stesso, soddisfatto. Non produceva tali manufatti, di solito, tanto diversi da bumbuli, maschere, babbaluti.
Gli era venuto bene, nella forma e nelle proporzioni, naturale nel colore.
Pensava alla pelle di quel bambino, sembrava vera: sì, era soddisfatto.
Mezzanotte passata, la messa era finita, i fedeli uscivano dalla chiesa a coppie o solinghi, i fanciulli appena desti dopo il sonno liturgico, in frotta su la piazzola, qua e là saltando ammenzu a tricchi tracchi, surfalora, castagnoli, puru na bumba a manu ma léggia.
Un lieto romore.
Cosa si suona in una sera come questa, Chopin, Mozart? No, forse Bach.
L'organista rimasto solo nella chiesa saliva e scendeva scale armoniose, contrappuntava alla perfezione, seguiva con lievi dondolii della testa lo scorrere delle dita sulla tastiera; d'un tratto fissò lo sguardo verso il presepe sistemato a un metro da lui, sul lato sinistro del transetto, ammesso che quello sia un transetto.
Eccellente realizzazione, asino e bue mansueti, Giuseppe paziente e paterno, Maria umile, regina, mamma.
L'organista stirò la colonna dai lombi alla cervicale nel tentativo di avvicinare ai suoi occhi la figura del bambino appena nato.
Non sapeva dire, qualcosa attirava la sua attenzione. Si avvicinò più che potette, vide che la superficie del corpo del bambinello nudo non era liscia, c'erano tante piccolissime protuberanze, vicine le une alle altre.
-Ha la pelle d'oca!-
Guardò verso l'uscita, la porta della chiesa era ancora aperta. Smise di suonare, si alzò.
Raccolse il bambinello nel palmo delle mani congiunte, uscì nella piazza e si avvicinò al grande fuoco. I ccippi, pure quest'anno.
Cullava il bambino adagiato in quella sorta di amaca avanzando verso il fuoco fino a quando sentì le mani scaldarsi.
-Malumbra, chi fai? u ietti nto focu?-
Udito non aveva per sentire, solo visione per vedere il bambino sorridere e sbadigliare, forse stava addormentandosi: meglio restituirlo alla famiglia.
Or la squilla dà segno della festa che viene:
-Guglielmo, fai piano che dorme-.
Io che mai mai mai accetterei di essere chiamato cattocomunista, non credo a questa storia però mi piace.
Buon Natale.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
sabato 24 dicembre 2011
Suonala ancora, Guglielmo
U scriviu: arcade fire u iornu: sabato, dicembre 24, 2011
Argomento: Favole favazzinote
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3 commenti:
Mezzanotteetrentasette, quando si dice il tempismo.
Grazie assai, pure a me mi piace.
Piace anche a me questa storia e mi concilia il Natale.
Ricordo le recite di Natale, io
che non l'ho fatte mai, a distanza
di anni confesso la mia invidia a non avere svuto il coraggio di dire quelle rime baciate, penso alla gioia non procurata ai miei genitori.
Ma chi nasce quadrato non può morire tondo.
U turruni non m'arrivau e probabilmente sopravviverò, ma un postino almeno l'aiu a fari schiantari.
Buon Natale amici e compagni e che tutti abbiate il calore dei ceppi, chiunque l'abbia raccolti
Lunga vita alla penna di Mario. Buon Natale, Mario
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