Quando ero un’adolescente i miei genitori, non so per quale recondito motivo, decisero di regalarmi una giacca.
Non una giacca qualunque che si potesse acquistare ai Grandi Magazzini di Reggio o di Messina, ma con tanto di sarto, con scelta di stoffe, colori,misure.
Il sarto era mastru Ninu, marito di Marina a putiara, l’atelier era nel retro putia in mezzo a provoloni giganteschi, mortadelle di ogni misura, scatoloni di pasta, detersivi quasi tutti OMO e AVA, scatole di scarpe da tennis, ciabatte di plastica.
Cominciò la Via Crucis delle prove , tutte all’ora di cena, continuamente interrotti dalla clientela alimentare, cu vuliva cento grammi i mortadella, cu na fetta i provoloni, cu na gazzusa per digerire, insomma restavo in piedi comu nu trussu per ore con mastro Ninu che misurava e scappava a servire i clienti.
Manco il progetto Apollo che gli americani stavano facendo per andare sulla luna, aveva subito tante prove.
Il motivo era che essendo un’adolescente, quindi in piena crescita, la giacca si doveva adattare a tali cambiamenti, con il risultato finale che ci entravo due volte, però ero elegante, almeno secondo mia madre e l’interessato mastru Ninu.
A me faceva schifo, era di un giallo autunnale con quadratini neri, abbinata a pantaloni grigio scuro, camicia azzurra e cravatta scura a pallini bianchi
Rimaneva un vago odore di provolone piccante
Naturalmente non l’indossavo mai, poi una mattina che dovevo andare a scuola, fui costretto.
Quando arrivai in classe con giacca e cravatta l’apoteosi, specialmente le compagne, urlavano che manco avessero visto i Beatles, una presa per il culo che volevo morire, da predatore ero diventato preda, maledetta giacca.
Aula di chimica, il professore non c’era,la cattedra era in cemento piena di alambicchi e provette, i miei compagni spostarono tutto ed in coro urlarono:
:- Sfilata, sfilata, sfilata –
Non mi feci pregare, saltai sulla cattedra e cominciai la sfilata.
Mi toglievo e mi rimettevo la giacca, sbottonavo la camicia, la cravatta legata in testa tipo guerriero vietnamita, pantaloni slacciati.
Un baccano della madonna, applausi,fischi alla caprara, baci mandati, baci effettivi , lanci di libri, risate a crepapelle.
All’improvviso il silenzio.
Ero talmente scatenato che non me ne accorsi subito, continuavo a sfilare, sulla porta c’era il preside che applaudiva, da solo.
:- Bravo Velardi, mi segua in presidenza -
Raccontai tutto nei minimi particolari, della giacca, del sarto, ed il preside ridendo, lasciò perdere.
Non ci crederete ma quella giacca, a distanza di tanti anni, è ancora in un armadio in casa di mia madre, insieme alla divisa della marina e tante altre cose.
Mia madre non butta via mai niente
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
martedì 14 febbraio 2012
LA GIACCA
U scriviu: u'longu u iornu: martedì, febbraio 14, 2012
Argomento: storie vere
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14 commenti:
Minchia lu spassu, Longu! Sei un fenomeno, magari tardivu ma fenomeno puro.
Compagno, ora capisco che il tuo ritardo al mio soccorso era dovuto a esperienze sartoriali chi puru D&G ciaponnu; ringrazio per i viveri di qualità che hai fatto recapitare a quaranta verste dalla mia isba, del resto se i cavalli sono mongoli, per fortuna che non li guidavi tu, è andata ancora di lusso. Compagno non farti tentare dalla protezione civile, non è la tua strada. Meglio la scrittura, dove pare che riesci molto bene. Appena torno al Magazin ne parlo con i tre compagni di tressette, vedrai che come minimo ti pubblicano sulla Literaturnaja Gazeta.
Senti nu pocu: Nastasha?
Anche Ivan Goncarov mi aveva promesso la pubblicazione, per non parlare di Vlaldimir Majakovskij quell'ubriacone collega di mio cugino Spusiddiskij.
Autru chi Literaturnaja Gazeta, mi salva solo la Ciaponno, ma il capo non mi ama più, si è offesa per il tresette.
Avevo raccomandato la consegna a domicilio, sti cazzuni.
La solita perla ad illuminare, tranne che per qualche piccola fiammella, il buio quasi totale del Blog.
Ah se non ci fossi tu caro Longu
Chi? Come? figurarsi! Piuttosto una dedica:
http://www.youtube.com/watch?v=GAIps8dVHpk
il tuo sosia che si cimenta sull'argomento.
anzi nell'argomento
(una malattia che s'attacca)
Grazie per la dedica, Armon, ma non riesco a leggerla, forse l'indirizzo o come al solito non sono capace
la metto sugli scaluni
la pignoleria è virale, mi piaceva di più sull.
Longu, è Paulu Conti. Somiglia ma è più bello il nostro, per quello che ne posso capire io di masculi
Ho letto finalmente, grazie,con Paulu u Contino effettivamente ci assomigliamo un pò, specialmente il naso.
Mi sembra di avertelo detto che il succitato e tra i miei preferiti e non per la somiglianza.
Credo di ever visto tutti i suoi concerti a Milano, dal vivo è ancora più bravo.
Mario è spuntato il sol dell'avvenir o stai murendu ancora i friddu ?
Bellissima Mimmo! Lancia la foto della "Giacca" così che noi, ne possiamo ammirare il taglio, perchè, diciamolo, Mastru Ninu era un sartu finu e nonostante la concorrenza, lui era il migliore. Per quei tempi era meglio un eskimo e un paio di jeans, vero?
Era ancora prima Nino, penso nel 66/67.
L'eschimo è arrivato dopo il 68 almeno dalle parti nostre.
La giacca è a Favazzina come fosse nuova.
66/67? In pieno periodo beat, beh, diciamo che la giacca ci può stare, dai.
Spassosissima Longu ! La scenetta nella putia poi....... !!! Eccellente!
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