Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

venerdì 7 novembre 2008

u funerali

Quando moriva qualcuno al paese (poteva capitare)naturalmente dovevano svolgersi i funerali e, per l'occasione, c'era una gara di solidarietà, altruismo, commiserazione
Le donne aiutavano a piangere il morto, tessendone le lodi in vita (quasi sempre inventavano di sana pianta), gli uomini, più rudi, non essendoci ancora imprese di pompe funebri, si facevano carico del trasporto del feretro, prima in chiesa e poi al cimitero.
Poteva capitare che il morto fosse un cadavere di proporzioni normali, con grande sollievo dei portatori (chiddi chi 'mbuttavunu)quasi sempre i giovani del paese, poteva capitare, al contrario,che il morto fosse una vecchia quercia favazzinota , e allora erano cazzi amari.
Comunque, data la mia altezza, io ero esonerato dal servizio, perchè sbilanciavo la salma e non era dignitoso.
Per far vedere che facevo qualcosa, appoggiavo una mano sulla bara con senso di partecipazione, beccandomi , sottovoce, questo commento dai portatori:
- Longu maledettu, non basta quantu pisa, t'appoggi puru -
Risate nascoste, fino alle lacrime
Poi avvenne la rivoluzione, non chidda francisi, mancu chidda industriali, semplicemente chidda ri pompi funebri, mu ricordu bonu, un evento.
Bisognava solo caricare la salma sul carro funebre, scaricarla in chiesa, ricaricarla un altra volta sul carro funebre e scaricarla in cimitero, quasi come a prima, si risparmiava solo il tragitto, che poi non è che fosse cosi tanto, a Favagreca è a du passi.
Però vuoi mettere il carro funebre, una Mercedes nera luccicante, con cromature i tutti i parti, na cruci a prua e n'autra a poppa, ghirlande di fiori dai lati, all'autista ci ristava sulu na 'ngagnia mi viri a strata.
Poi c'era il manifesto (da non confondere con quello meno famoso di Marx) che relativamente alla parentela del morto, poteva essere striminzito, chi si pigghiava n'angoleddu i muru, che recitava sempre:
Oggi si è spento, munito dei conforti religiosi (non sia mai), xxxx , all'età di 98 anni (u maru). Ne da il triste annunzio la vedova inconsolabile ( a 92 anni vuliva viriri propriu cu a consulava). I funerali avranno luogo alle ore 15,00, partendo dalla casa dell'estinto.
Minchia alle ore 15,00, e tri i pomeriggiu, a Favazzina, d'estati, c'era mi si mori n'autra vota.
Poi c'era u manifestu ra famigghia numerosa, na facciata i muru, figghi, nuore, cugnati, tutti partecipavano all'immenso dolore, ra Merica, Australia, Argentina, Francia, Germania, un'immenso dolore universale, cosmico.
Era cchiù longu dell'altro già citato Manifesto.
Na vota succiriu nu guastu a Mercedes, non ci trasiva a marcia ridotta e quindi l'autista, per non bruciare la frizione (ci trasiva sulu a prima) faceva scatti di cento metri, cu previti e i parenti ru mortu cu curriavunu, appena raggiunto, faciva n'autru scattu i cento metri, chi parenti chi ci fuivunu d'arretu.
Cusì finu o cimiteru, i parenti arrivaru ropu un quartu d'ura,cu sciatuni, estimandu in grecu anticu, socratiano.
All'ingresso del cimitero, il prete, con un chierichetto che portava un secchio con l'acqua santa, si apprestava a benedire la salma.
Appena scaricata la bara, tenuta da sei portatori, due d'avanti, due nel mezzo e due di dietro, il prete immerse nel secchio l'aspersorio (grandi comu na cipudda i Tropea), u 'nzuppau bonu bonu, e benedisse la salma.
Nu gavettuni gigantesco pi dui portatori d'avanti, d'acqua santa, ma sempri gavettuni
Adesso non voglio essere scurrile, ragazze non leggete quest'ultime righe, ma ricordo benissimo cosa disse uno dei portatori.
Non voleva dirlo, voleva solo pensarlo, gli è scappato
Bagnato come un pulcino, alzò lo sguardo verso il prete che ancora benediceva schicciandu acqua e nci dissi: u sticchiu i to mamma -
Non sacciu se u previti sintiu, sacciu sulu ca bara ballava pericolosamenti supra e spaddi ri cristiani chi ridivunu, ridivunu puru i parenti, e forsi, ma non sugnu sicuru, ridiva puru u mortu.

10 commenti:

koky ha detto...

e rido pure io!!!...non ho seguito il tuo consiglio e ho letto fino alla fine!!!...bella papo!!...

arcade fire ha detto...

E riru puru eu Koky. To pathri è un professore. Camilleri rassamulu futtiri, puntiamo in alto : puru Verga nda poti sucari, pi Pirandellu c'è tempu.
Grande longu.

Nino u ficonsgi ha detto...

Longu ha liggia che ero ancora in cantiere, credimi gli ridevo in faccia ai miei colleghi, chi poi mi rissiru Nino ma che hai, ridi solo?....ncia fici liggiri erumu morti ri risi, ndi scindivunu i lacrimi a tutti....:-)

romanaccia ha detto...

Edizioni Ciaponno.

u'longu ha detto...

M..., Ninuzzu, sono contento vi sia piaciuto il racconto
Romanaccia l'edizioni Ciaponno vanno bene.
A Sucari faremo fare l'introduzione.

trilly ha detto...

Ho iniziato meravigliosamente questo sabato mattina. GRAZIE LONGU! Questa è davvero teatrale.
E io sono seduta in prima fila a ridere e a batterti le mani.

u'longu ha detto...

Grazie a te, Trilly, sei sempre carina

Spusiddha ha detto...

Longu a parti a storia stupenda, non pu mortu naturalmenti, cu era u preveiti?

u'longu ha detto...

Ciao Spusidda, era don R.F., ma non ciù riri a nuddu

arcade fire ha detto...

DON RAFAE'...ah che bellu u cafè...