Da ragazzo, dato che abitavo nella parte alta del paese, scendevo al mare sutta o Muntarozzu, poco più in là della caserma, lasciavo lì i vestiti e raggiungevo i miei amici nto muru i Marina, il nostro punto di ritrovo (allora fortunatamente i moli non c’erano). Un giorno mentre stavo andando a riprendermi i vestiti e tornare a casa, vidi nell’avvicinarmi un capannello di persone che parecchio concitate guardavano verso il mare. Giunto lì vicino chiesi cosa stessero guardando e loro mi indicarono in lontananza, visibile appena, un ragazzino seduto sopra un salvagente.
«E’ Peppe P. è più di un’ora che è lì, la corrente l’ha portato al largo e non c’è la fa più a tornare a riva» mi dissero e aggiunsero «Bisogna che qualcuno lo vada a prendere, altrimenti la corrente chissà dove lo porta».
La maggior parte erano donne e ragazzini e tutti si aspettavano che fossi io ad andare a prenderlo, e qualcuna me lo disse pure.
Io già d’allora (avrò avuto quindici, sedici anni) ero un ottimo nuotatore, ma siccome Peppe era davvero molto lontano, avevo paura non solo di non farcela ad arrivare fin là, ma una volta raggiunto, di avere anch’io difficoltà a tornare a riva a causa della corrente. Ebbi un attimo d’indecisione e francamente, valutata la distanza, decisi di non rischiare, ma le donne continuavano ad insistere e punto sull’orgoglio, dissi loro che sarei andato a prenderlo solo se avessi trovato un paio di pinne. Fortunatamente un ragazzino che si trovava lì le aveva e così, dopo essermele infilate, mi tuffai . Presi a nuotare di buona lena, ma per quanto mi impegnassi pareva non arrivassi mai. Quando finalmente lo raggiunsi ero così stanco che invece di aiutarlo, l’avrei affogato io stesso.
«Chi cazzu nci fai ca?» parecchio incazzato subito l’aggredii.
«Mi staiu facendu na natata».
«Ma non viri aundi si? Pirchì ti lluntanasti cusì tantu?»
«A nautru pocu tornu» mi rispose cercando di farmi intendere che non aveva bisogno d'aiuto.
A quelle parole mi incazzai ancora di più e senza preavviso lo buttai giù dal salvagente «Dai allura, torna!»
Era talmente stanco e, non vorrei sbagliarmi, non sapeva nemmeno nuotare che andò immediatamente sott’acqua. Subito lo afferrai e lo aiutai a rimettersi sul salvagente e, in preda all’ira, le mollai un ceffone «U vitti comu turnavi».
Battendo le pinne energicamente e spingendo il salvagente lentamente ci avvicinammo a riva. Intanto sulla spiaggia, avvertita dai bagnanti, era arrivata sua madre e, parecchio preoccupata, aspettava con ansia che arrivassimo a riva. Appena toccammo terra si precipitò verso il figlio, ad abbracciarlo pensai, felice per la tragedia sfiorata, invece gli mollò nu tumpuluni che gli fece girare la testa, poi lo afferrò per un braccio e a scorcicoddu e puntati nto culu lo accompagnò fino a casa. Io rimasi interdetto e non ebbi neanche il tempo di dire beh, sinceramente dispiaciuto per tutte le botte che Peppe si prese.
E si, quella volta il povero Peppe era riuscito a sfuggire alla furia del mare, ma non a quella di sua madre.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
mercoledì 21 ottobre 2009
Il salvataggio
U scriviu: Spusiddha u iornu: mercoledì, ottobre 21, 2009
Argomento: Storie 'ì favazzina
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11 commenti:
Grande e coraggioso Mimmo, menumali cchi jasti mu piji sinnò l'avivi supra a cuscienza. Scumettu che u salvagenti era na camera d'aria i machina, e u peppi si sintiva sicuru nta l'acqua.
A verità chi Peppi non sapiva natari, era ancora picciriddu, e sittatu supra o salvagenti a currenti si l'iva purati fora assai. A essere sinceri puru ieu fuia incoscente, pirchì era megghiu se iaumu cu na barca, sarebbe stato più sicuro per tutti e due.
Bella storia e viva la mamma di Peppe P! no le madri dell'aceto che vanno girando oggidì
Hai proprio ragione cara Ramon e a proposito della severità, e non solo, delle madri di una volta ripeto la citazione che fa Alfio Caruso nel suo libro Willy Melodia “Donne come mia madre non se ne fanno più”
Certe mamme. Certe commentatrici mamme.
Bella Mimmo, hai fatto bene a soccorrerlo, penso, anche se con una mamma così è meglio starsene al largo.
Save the children
I tumpuluni della mamma in questione (grandiosa) mi hanno fatto ricordare un episodio di molto tempo fa.
Bambini che "giocano" a farsi le calate a vicenda e uno di loro, molto più prepotente e "storto" degli altri, che sta quasi per affogare sott'acqua uno dei suoi amichetti.
Tempestive,inesorabili ed impietose 'i "scorcicoddu" del nonno rivolte contro il nipote stesso, reo di simili crudeltà!
Ah...Certi nonni!
Ah...Certi nipoti!
Comunque bravissimo Spusy.
E poi lo sai che sei il mio preferito ;-)
Bella Spusidda, il nostro eroe, che ignaro dei pericoli, affrontò le distanze marine.
Insomma tra te e sua madre, quel giorno, u spasciastu i corpa o maru Peppi.
Pensa che adesso (suppongo) fa il bagno nel reef australiano, nell'oceano, in mezzu e piscicani, mentre noi, provinciali, al massimo rischiamo na pungiuta i medusa o i qualche tracina.
Comunque, caro cugino, sei sempre grande
Grazie cara trilly, per i complimenti, però non esagerare, altrimenti potrei montarmi la testa.
Caro Longo sebbene Peppe P. fosse di una generazione dopo la nostra è uno di quelli che ricordo con più affetto. Le sue risate squillanti erano coinvolgenti e ti mettevano sempre di buon umore. Con Tonino u Gneddu e mio fratello erano inseparabili e facevano un trio fantastico.
Ogni volta che torno a Favazzina, quando passo davanti casa sua, chiedo sempre sue notizie a sua madre e le raccomando vivamente di salutarmelo. So che è sposato e mi pare abbia tre figli e ha una grande nostalgia di Favazzina.
e nto menzu ru mari nci vulivi jettari du scorci i corrhu povuri criaturi...(ma cu era Peppi P?)
poveru figghiu.
comunque mi capita di tirare qualche paccara ai miei figliuoli, pacenzia
Cara Mariuzza nu scorcicoddu su merirava e comu ropu a faticata chi mi fici fari.
Peppi è u figghiu i Brunu P. e i cummari Natalina, pensu chi capiscisti.
Nui criscimmu a pacchiri e non mi pari chi avimu traumi, e poi gli educatori pare che si siano ricreduti e dicono che qualche volta na sculacciata non fa assolutamente male.
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