Mio padre non amava le armi e credo che in vita sua non abbia mai sparato un solo colpo di fucile.
U refulu di mio nonno, un fucile automatico, che credo si fosse portato dall’America, rimase sempre appeso al muro, fin quando i miei non lo diedero a mio zio Nino, u patri ru Longu.
Il suo unico rammarico era quando arrivava la stagione ri ceddi i passu, poiché avrebbe fatto carte false per averne uno imbalsamato, come la maggior parte dei cacciatori di Favazzina avevano nelle loro case.
Una mattina era alla vigna che avevamo a Frunti, vicino dove adesso vi è un ristorante. Era salito come sempre di buon’ora, ancora col buio, e dopo un po’ anch’io lo raggiunsi. Appena arrivai mi disse di guardare nella casetta perché c’era una sorpresa, entrai e vidi che sopra una panca di legno vi era nu ceddu i passu morto. Stupito gli chiesi come avesse fatto a prenderlo e lui mi raccontò che arrivato nel bosco di castagno che bisognava attraversare per arrivare alla vigna, mentre percorreva il sentiero, aveva sentito provenire da un cespuglio degli strani rumori. Era andato a vedere e con sorpresa aveva scorto l’uccello che, sebbene ferito ad un’ala, cercava lo stesso di alzarsi in volo, ovviamente senza riuscirci. Si era avvicinato a prenderlo, ma questi si era difeso strenuamente a colpi di becco e lui per catturarlo l’aveva ammazzato con un bastone.
Felice poiché finalmente anche lui aveva il suo ceddu i passu, lo fece imbalsamare e da quel giorno il povero uccello invece di volare libero nei cieli, fece bella mostra sopra la vetrina di casa mia.
Non voglio ora aprire una polemica tra favorevoli o contrari alla caccia, ma a me quell’uccello ha sempre fatto una grande pena e sono contento che adesso quella specie sia protetta.
Per quanto riguarda l’uccello che catturò mio padre, giace dimenticato nella vecchia casa al ponte a testimonianza dell’inutilità, che talvolta non comprendiamo, nel voler esporre certi trofei.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
giovedì 22 ottobre 2009
U ceddu i passu
U scriviu: Spusiddha u iornu: giovedì, ottobre 22, 2009
Argomento: Storie 'ì favazzina
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6 commenti:
Hai ragione Spusi, era veramente triste vedere quei poveri uccelli imbalsamati nell'atto di spiccare il volo o di posarsi, sembrava il fermo immagine di una vita spezzata per puro divertimento o incidentalmente, come nel caso di tuo padre .
C'era pure chi li mangiava, come fossero piccioni o quaglie, e pensare che erano bellissimi quando volavano liberi nel cielo
spusy, anch'io ricordo u ceddu supra a vitrina, nonno rocco lo usava ,quando io e le mie sorelle più piccole non volevamo mangiare dicendoci<<........sinnò u ceddu scindi e vi pizzica>>.noi essendo piccole per la paura mangiavamo tutto. che ricordi spusy che abbiamo di nonno rocco, te ne dico solo uno. nonno rocco quando ritornava dalla vigna ci raccontava sempre delle storielle inventate ,e noi facevamo a gara a chi doveva sedersi vicino a lui ,ma ci accontentava a tutte perchè una la prendeva in braccio . per le storie ne hai preso da lui.dove ci sono i puntini manca una parola che inizia con la emme, non la posso scrivere perchè il mio compiuter me lo vieta .
L'unica cosa che l'impagliatore non riusciva a dare era la naturalezza degli occhi perchè gli occhi muoiono prima di ogni altra cosa. Gli metteva due semiglobi finti di vetro e il falco pareva vivo per chi lo voleva vedere vivo. A me sembrava doppiamente morto.
Bel ricordo Mimmo di un'usanza che comunque ci appartiene.
Cara Peppa ricordo l'affetto di mio padre per te e le tue sorelle, e ho un'immagine nitidissima di lui seduto fuori della porta e voi tutte intorno a lui, con Adelina seduta sulla gambe.
Gran brava persona Rocco!
E' vero caro Mario era un'usanza che non possiamo rinnegare. Ricordo il fermento e l' eccitazione dei cacciatori, di noi bambini e del paese intero quando arrivava quel periodo, la verità, secondo me, che non si accontentavano e facevano a gara a chi ne ammazzava di più perpetrando delle vere e proprie stragi.
Non so se tu ti ricori, u Longu forse si, ma la famosa frase " e te ne vai" di Ciccio De G., non era riferita proprio a nu ceddu i passu?
Certo Spusi, l'ho pure raccontata la storia di "e te ne vai" riguardava proprio un ceddu i passu
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