La spasa era un miracolo di geometria, architettura e poesia. Incasellati su tre file per sei colonne diciotto pasti si tenevano l'uno con l'altro. La linguetta rettangolare di cartone formava un cupolino protettivo affinchè le creme non venissero a contatto con la carta che avvolgeva i pasti. Un nastrino rosso riccioluto rifiniva la confezione e l'anello apposito permetteva il trasporto senza danni. Prendemmo diciotto pasti per la regola che li vuole o dispari o multipli di dozzina, come le rose e come rose fresche aulentissime apparivano.
Il festeggiato ringraziò e dopo aver scartato prese un pasto dalla prima colonna, assaggiò. Masticò e subitaneamente gli venne uno spasmo facciale. Non disse nulla, un signore. La moglie del festeggiato si accomodò alla colonna opposta, assaggiò e fece una smorfia malcelata. Come il marito, una signora. Al quarto, quinto assaggio di altri volenterosi finalmente qualcuno ebbe il coraggio di dire:
-Sti pasti sunnu mucati, si citiaru.
Tra i vabbonu non ci faci nenti, cunta u pinzeru e i nd'annu a futtiri a nui sti bagnaroti del cazzo? prevalsero questi ultimi, dieci minuti dopo eravamo davanti al proprietario della pasticceria, alla cassa.
-Questi pasti sono avariati.
-Non se ne parla nemmeno, sono freschi di giornata.
-Ne abbiamo provati cinque, sunnu tutti citiati.
Abbiamo solo roba freschissima diceva mentre prendeva un dito d'apostolo dalla nostra spasa e in tre muzzicate lo finiva, tutte le mattine facciamo la crema come questa del sospiro di monaca, tre muzzicate e la monaca sparì, questo viennese per esempio facciamo l'impasto giorno per giorno, pure il viennese sparì, a ciucculata di questo bignè solo cacao del migliore, lo finì con la solita tecnica delle tre muzzicate. La stessa sorte riservò a un cannolo e a un millefoglie. Ci restituì la spasa con tanti saluti al cliente che ha sempre ragione.
Non ci potevo credere, si mangiau sei pasti da un quarto di chilo ciascuno e a noi non restò altro che tenere la spasa decimata nei suoi ranghi. La gettammo nel primo bidone della spazzatura sul corso di Bagnara. Incazzati ci consolavamo con la vendetta che certamente sarebbe arrivata sotto forma di dogghia colica, immaginavamo lavande gastriche e clisteri evacuativi, forse anche un ricovero nel reparto di gastroenterologia del Riuniti di Reggio.
Il giorno dopo entrai in quella pasticceria di Bagnara con l'apprensione di chi cerca conferma.
C'era. Seduto alla cassa, batteva scontrini e incassava danaro. Rasato di fresco, il colorito rosa dorato: un cornetto appena sfornato. Uscii senza consumare, dovevo riflettere su quegli organi interni da competizione: uno stomaco foderato d'acciaio inox e buredda meglio di un inceneritore di ultima generazione. Di più però mi affascinava la difesa senza resa dei suoi ideali. L'astio andava scemando e cominciavo ad ammirare quell'uomo. La stessa ammirazione che ho provato per Socrate quando bevve la cicuta.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
venerdì 5 marzo 2010
'A spasa ri pasti
U scriviu: arcade fire u iornu: venerdì, marzo 05, 2010
Argomento: Storie 'i Favazzina
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8 commenti:
Bella storia Mario, secondo me quello aveva fatto gli anticorpi perchè tutto l'invenduto se lo mangiava piuttosto che buttarlo.
Per quello, credo di aver capito chi era, la cicuta era una tisana per rinfrescare le budella.
Alle cinque della sera nel the ci metteva il veleno per topi, dopo cena beveva acido muriatico con una spruzzata di varechina, giusto per digerire.
Se poi c'erano soldi di mezzo, si beveva anche la vernice per le barche, quando poi pisciava era un arcobaleno.
Bellissima la ricostruzione della spasa
Bellissima la pisciata. grande Longu
Ammirevole Pasticcere Furfante. Si poti sapiri cu era? Così ci guardiamo bene di andare da questo snaturatu. Chistu pur di non ammetere u mbrogghjiu si sarebbe mangiatu puru u pastuni ri cefuli. Poliedrico Mario sei splendido, superbo. Ciao
Bellissimo puru u pastuni ri cefuli, Nino.
Ti ringrazio per il poliedrico, veramente pensavo di aver fatto una figura meno geometrica. ciao
Infatti io non riporto mai niente. Se si riuscisse a incanalare l'energia con cui i commercianti perseguono l'obiettivo di fare quattrini non ci sarebbe bisogno del nucleare
Bella storia Arcade. Cocordo con Le Long per quanto riguarda la descrizione della spasa e anche sull'immunità acquisita dal disonesto pasticcere, mi ricorda i mangiatori di Arsenico.
Bellissima Mario, ricordo il pasticcere e dico che siete stati fortunati che non vi ha mangiato il dito o una mano!
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