La bussata fu lieve a tal punto che a momenti si spundava a porta, era cummari Giuvanna, la vicina di Spusey
:- O mali pi mia, s'arrubbaru a me figghia - disse con voce strozzata
:- Comu s'arraubbaru ? e chi nera na cascitta i limuni ? - rispose Spusey
:- Vi ricu chi non c'è, scumpariu -
In effetti era scomparsa, il letto era intatto, mancavano poche cose di vestiario.
Era stata inghiottita dalla notte umida e senza vento
Filumena era una bella ragazza, ma sulu i facci, per il resto era para, come un lottatore di sumo, solo che apposta ra panza aveva le minne, smisurate, immense, due larghi promontori attaccati alla costa.
Non era grassa, era giunonica, robusta, china, molto alta.
Aviva na caminata strana, caracollava, comu na palamatara a'nmezzu a maretta.
Unica figlia femmina, le avevano fatto una dote invidiabile, casa, vigne, orti, un corredo chi pariva u mercatu i Bagnara, soldi.
Insomma, u beni i Diu
Nonostante avesse varcato da un pò la soglia dell'eta da marito, non si presentava nessuno, nisba, zero assoluto, anche perchè la famiglia aveva delle pretese chi cazzi, aviva a essiri bellu, pulitu, sistimatu, 'mbucca ostie, possibilmente con presenza, data la stazza dell'ereditiera.
La ragazza sfogava i suoi digiuni sessuali a corpi i scorcicoddu pi tutti, parenti, passanti, vicini, si salvava solo Spusey perchè impugnava la pistola d'ordinanza.
:- Mangiano ? - chiese Spusey
:- Si, ma mi cacunu l'amu, che mi devi dire Spusey - rispose e domandò Le Long
:- Scumpariu Filumena a figghia i cummari Giuvanna - e gli raccontò tutto
:- Fuga d'amore, fuitina - sentenziò Le Long
:- Chi cazzu rici Le Long, ma l'hai presenti a Filumena ?
:- Un salvadanaio ca spacca - rise Le Long, aggiungendo:- Ou, stasira trisetti -
La ragazza era sicuramente rimasta nel paese, aveva l'incarico di cercarla, ma dove ? con chi ? Spusey si scervellava e girava per il paese alla ricerca di qualche minimo indizio.
Non poteva fare domande perche la cosa doveva rimanere segreta, l'onore, non si poteva denunciare subito la scomparsa perche era maggiorenne.
Un casinu
Al tavolo il dottore, compagno di tresette di Spusey, era incazzato come una biscia:
:- Ma se non sai iucari chi ti setti a fari ? ti chiamu a coppi e veni a spadi ?- diceva a Spusey
:- Scusami aiu cazzi pa testa e poi chisti hannu nu culu quantu na cascia -
Al pensiero della cascia si ricordò di Filumena, aundi cazzu era ?
Le Long e Mastro Natale ridevano divertiti, giocavano contro la serie B, dilettanti allo sbaraglio, parenti poveri del tresette.
Con una napoletana e tre tre Mastro Natale pose fine all'agonia, insieme a le Long si alzarono stringendo le mani agli avversari, presentandosi con nome e cognome ai rispettivi fratello e cugino, una sottile presa per il culo.
Spusey aveva notato che stranamente non c'era Pascali, di solito immancabile al bar per le partite serali di tresette, era uno di quelli che aveva u viziu mi si metti i latu, e a fine partita sparare cazzate immani su come avrebbero dovuto giocare i contendenti.
Spusey lo detestava garbatamente.
Pascali era un giovanotto tantu picculu quantu malignu e ignorante, disoccupato, aveva fatto trecento concorsi, duecento domande e mille ricorsi, come il fratello di Pasquale Cafiero, il brigadiere che faceva il caffè a don Raffale, nella canzone omonima. (faber)
Nonostante i cugni restava a spassu, troppu sceccu. Sa passava mali.
:- Voi viriri chi Pascali si sistimau ?- pensò Spusey
Dopo poche ore li beccò che uscivano furtivamente dalla casa di una zia ruffiana e disse semplicemente : - Ch'imu a fari ? -
Fu un matrimonio riparatore, anche se non c'era niente da riparare data la differenza di mole, se mai, sosteneva Le Long, era lei che doveva riparare.
Si favoleggia che, per fare l'abito da sposa, avessero comprato il velame di un tre alberi fermo al porto di Scilla, la vela maestra per l'abito e lo spinnaker per lo strascico.
Nella foto davanti la chiesa, l'abito nuziale nascondeva il fatto che lo sposo fosse sul terzo gradino, e la sposa, senza tacchi, sul selciato della piazza.
Dopo qualche anno Pascali sa quagnau, dicono sia stato una malore, ma Spusey rimane convinto chi muriu soffocato a non vulendu, so mugghieri 'nto sonnu si girau 'nto lettu e con i promontori u "ffuau.
Vulendo fu na bella morti, se l'era cercata, non s'iva cacciatu u viziu mi si metti sempri i latu.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
mercoledì 24 marzo 2010
Spuesy e la fuitina
U scriviu: u'longu u iornu: mercoledì, marzo 24, 2010
Argomento: CAZZATE VARIE.
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4 commenti:
Minchia che ridere! Uno che piglia napoletana e tre tre non è mio fratello: figlio unico mi sento.
Salvadanaiu ca spacca è spettacolare.
Bellissima.
Che posso dire: mi sono messo a piangere dalla nostalgia del dialetto (che non so bene) e a ridere come un pazzo alla ricostruzione mentale degli avvenimenti descritti. Mimmo si tantu randi quantu longu; na colonna tra i rinomati di Favazzina.
Una delle più belle della serie. Solo la metafora della camminata è di un lirismo altissimo. I miei complimenti.
Bella, bella, bella!
C'è di tutto, humor, poesia, prosa, canzoni, dialetto, nostalgia (ri carti e degli amici), tradizione, ecc. ecc..
In una parola stupenda.
Spusey ti stimola proprio!
Rici a verità, du nisba ti scappau!
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