...L'occhi mi nnorbunu, sciuppatimi a lingua se dicu munzogni, sogni non sunnu, non dormu a chist'ura, piscu chi nassi i da nterra o nte massi, a mari carmu, tuttu paru camora...
Se qualcuno non ci crede, padrone. Non ci credevo nemmeno io prima di vederlo in Aspromonte.
Cercavo funghi dentro un faggeto vicino al boschetto delle fate a Gambarie.
L'ho visto. Aveva appoggiato i vestiti e il cappello rosso sopra un gruppetto di chiodini, faceva la doccia sotto l'acqua grondante di una felce rugiadosa.
Non so cos'abbia percepito di me, ha raccattato i vestiti e con un salto, una corsa razzente, è sparito dentro uno squarcio di sole nel terreno. Forse è diventato una pietra. Succede sempre così, lo gnomo può vederlo una persona alla volta e non si fa mai in tempo a indicarlo agli altri.
...Viniva pa iusu na ninna na nanna, ra timpa di Jeracari, ssumava leggiu e murmuriava, rucciuliandu fint'a mari, a dda ura nto chiaru nto scuru, trasi paru camora...
Ora che ho visto uno gnomo posso credere a quelli che cantano la sirena di Chianalea.
Prima no, mi sembrava una filastrocca di pescatori storditi dal sole e intossicati da troppo vino scadente.
...Allucicava a luna nto mari, ampettu a punenti, luntanu a jiri pi fora, sunavunu trumbi di palamatari, stiddi ianchi friddi e lucenti, tuttu paru camora...
Fanfaronate di mozzi sbarcati dalle feluche per ignavia e disonore. Rematori falliti di lontri. Faleroti orbi.
...S'allanzau sciurtendu ru mari, ed 'a vitti, mi stagghiau u sangu nte vini, fimmina e pisci, donna principessa e fera, piscispatessa riali...
Bari di carte, bari di parole, corsari neri e caronti dello stretto.
...Cantava la sirena sutta o serru, ntrizzava i capiddi niri e l'occhi, luntanu di mia a vinti passi, perciunu a peddi e i carni, friccini di focu e ferru ...
Miraggi e fate morgane, profezie di maghi. Circe.
...Cantava la sirena supra e massi, vicinu di mia a deci passi, si mbicina e moru, muzzicatu nte mussa, sangu salatu e sciatu vilenu.
Cantava la sirena e non posso dire altro.
Aedi ciechi.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
giovedì 29 aprile 2010
Leggende all'acqua di mare
U scriviu: arcade fire u iornu: giovedì, aprile 29, 2010
Argomento: Favole (para)favazzinote
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10 commenti:
Mi sembra particolarmente bella. Straordinariamente bella la parte marina. Ma la rileggo domani che ora ciò sonno.
No no proprio bella. Anche da svegli. A parte gli gnomi che non mi hanno mai fatto simpatia.
Epperò razzente riscatta un'intera orda di gnomi
Che mi si rilegga, questa poi. grazie.
Sei sicura che non siano gli elfi? quelli stanno antipatici pure a me. Lo gnomo è tutta un'altra cosa.
A proposito di rileggere, Platonov l'ho portato alla quarta lettura. Sempre più bello. Mi identifico con l'orso. Ci potevano essere dubbi?
Gnomi, elfi tutti uguali. Son tutte ste creature silvane di barbara provenienza che non digerisco bene. Anche se adesso sto facendo una terapia d'urto con dosi massicce di signore degli anelli che piace tanto ai bambini. Al limite meglio fauni e ninfe.
Platonov. Io sto leggendo "Da un villaggio in memoria del futuro". Fuori catalogo, non lo stampano più. Che vergogna. Dall'introduzione: "(...) Seguirono anni di nera miseria, Platonov si era dato all'alcool. Gli amici lo aiutavano di nascosto, gli trovarono un posto di portiere presso l'Istituto di letteratura intitolato a Gor'kij(...) Circolava in quegli anni la storiella seguente, di tipico humour russo. Di primo mattino un portiere esce da un cortile di Mosca e si mette ad annaffiare il marciapiede. Passa uno in bicicletta e il portiere pensa: "Potessi averla anch'io! Via dalla città, un riposino sull'erba, una boccata d'aria fresca, un cielo azzurro senza fumo!" Intanto un motociclista sorpassa l'uomo in bicicletta e questi pensa: "Avessi un motore! Me ne andrei a due, trecento chilometri da Mosca, magari riporterei un sacco di patate a buon mercato!" Poco dopo un'automobile sorpassa il motociclista ed è la volta di questo d'invidiare: "Ah bello viaggiare su quattro ruote e per di più sotto un tetto!" Al volante dell'automobile sta uno scrittore, ricco e famoso, totalmente privo di talento. E conscio d'esserlo. Tra sé e sé pensa: "Ho tutto, perfino l'automobile, ma il talento no, mi manca. Potessi scrivere come quell'americano, Hemingway!" Intanto Hemingway se ne sta alla sua scrivania a l'Avana e si tormenta: non gli riesce di acchiappare la frase che gli occorre e borbotta nella barba: "Ah, sapessi scrivere nella maniera espressiva di quel portinaio di Mosca, Platonov!-
Maria Olsoufieva"
Fuori tema. Non lo merita questo post. Mi ripeto ma è veramente bello, Misha. Il dialetto struggente.
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Bella Mario, mi piaciunu le favole. Però potrebbe esserci qualcosa di vero in questa storia, non è che per caso hai avuto un incontro ravvicinato del quarto tipo? Ciao
Veramente bella Mario, rispecchia la nostra terra di boschi e di mare, di fudditti, sireni, giochi di luce, sangue di pesce.
Bella, rileggo, sempre più bella.
Turnaia
Quello che apprezzo di più di te a parte la bravura è la tua originalità.
Mitico Mario!
A proposito di dialetto ho in serbo per tutti gli amici del blog una sorpresa che vi farà "scialare".
Spero di darvela personalmente quest'estate a Favazzina.
Cazzu Mimmu, comu penzi chi putimu resistiri finu a sta stati
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