Era una delle solite estati favazzinote, passate da mia zia Peppina la postina, la buon'anima.
In quell'anno la compagnia si arricchi' di due giovani reggitani Franco e Lino V. Loro, Antonella A., a soru i Gennaru, ed io formammo una piccola banda di amici che, essenzialmente, passo' quella particolare estate quasi sempre insieme.
Tra le molte cose che facevamo per passare le giornate, mi ricordo quando Lino, Antonella ed io ce ne andavamo nta marina e nuotavamo 10 o 20 metri al largo e poi, uno alla volta, ci immergevamo e spingevamo la testa di quello sotto coi piedi (ve le ricordate quelle calate?) fino a che il primo immerso toccava il fondo. Con la base fermamente piantata sul fondo sabbioso, ci ponevamo uno sopra l'altro stando all'impiedi sulle spalle di quello sotto fino a che il primo, o l'ultimo dovrei dire, stava eretto col capo fuori dall'acqua. Poi si contava quanto tempo uno resisteva senza prendere fiato.
Io non so perche' facevamo sta torre ma vi devo dire che ci passavamo le ore in allegria.
Un giorno mi ammalai con la tosse forte. Quando gli amici si presentarono alla porta di mia zia Peppina, lei disse loro che ero malato e che non avrei potuto uscire. Antonella, armata di spirito samaritano disse che a casa sua lei aveva visto uno sciroppo per la tosse, e se commare Peppina vuliva, lei lo poteva portare per il mio beneficio e sollievo.
Mia zia Peppina, non sapendo come rifiutare un atto di generosita' si' grande, acconsenti' all'operazione di salvamento e cosi' mi ritrovai con la bottiglia di sciroppo sul comodino.
Mi ricordo benissimo che la bottiglia di plastica marrone trasparente aveva un bel pino verde come etichetta, con sotto scritto il nome del medicinale con tutti gli altri ingredienti.
I miei tre amici pensarono bene di assistere alla prima somministrazione del liquido che era giallognolo e denso e sapeva di...sapone. Era cosi' disgustoso che quasi vomitai.
Franco, che allora studiava medicina (ora e' primario di neurochirurgia infantile al Bambin Gesu' a Roma) mi disse di non preoccuparmi tanto del gusto dello sciroppo. Infatti, uno degli ingredienti, disse lui pomposamente, era palmitato di sodio!!!
Dopo il primo disgustoso ingoiamento di quel medicinale se ne andarono ed io me ne tornai a dormire. Quando venne il tempo per la seconda dose, io non la volevo prendere la medicina, mia zia Peppina, facendomi notare il mio miglioramento, mi dette du cocci r'uva "mi ti fai a'bbucca Ntonuzzu beddu ra zia".
L'indomani era Sabato, giorno che Mariangela, madre di Antonella e Gennaro, veniva, come usuale, da Reggio a Favazzina per passarsi il weekend.
Mia zia Peppina, contentissima che lo sciroppo cominciava a funzionare, non si pote' trattenere dal ringraziare profusamente Mariangela per il dono dello sciroppo miracoloso. Mariangela, sorpresa, chiese: "ma di che cazzu i sciroppu stati parrandu?" "Chiddu intallarmadiu ru bagnu vosru" disse mia zia. Eccolo qui, disse mia zia trionfante, presentando la bottiglia marrone col liquido giallognolo. "Cu tu resi?", chiese Mariangela, "tu figghia Antonella, cosi' gentile, ciu resi a'Ntoni chi teniva na tussi chi nun putiva rurmiri a notti o u jornu.
Mariangela comincio' a prendersi la faccia a schiaffi e comincio' a dire "malanova mi'nci veni, a da disgraziata, nun si faci mai i cazzi soi" In una atto di pregiera si fece la croce ripetutamente dicendo "Matri, matri ru Bambinu Gesu, u mbelenaru" Mia zia Peppina, ora molto preoccupata perdette la calma e chiese "che cazzu mi stai ricendu, storta, cu mbelenaru? "Commare Peppina, chistu non e' sciroppu esti shampu pi capiddi!"
Mariangela, spiego' che quando preparo' le cose per andare a Favazzina la settimana prima, aveva bisogno di un contenitore per lo shampoo. Lei vide sta bottiglia di sciroppo quasi vuota, la vaco' completamente e ci mise dentro lo shompoo della Palmolive.
Mia zia Peppina comincio' a gridare "O mamma, o mamma e cu n'ciu rici a me frati Cicciu chi nci'mmazzaia nu figghiu" Tutta la vinedda era in subbuglio. Il dottore fu chiamato, rimedi furono proposti, visite in abbondanza ricevute, preghiere levate al cielo, ed io sopravvissi.
L'indomani mattina, mentre ero in bagno, notai che la evacuazione era facilitata da un certo non so che di lubrificante ed il procedimento naturale si compiva senza sforzo alcuno.
A quel punto, dal basso della casa, nel bel mezzo del vicolo, sentii la voce rauca ru prufessuri Bueti che, con il solito giornale nelle mani, e nella sua solita cannottiera bianca, chiese ad alta voce: "Ntoni o Ntoni, i facisti i buscichi?" Ed io, guardando il prodotto appena depositato, risposi: " i fici, i fici cumpare, e puru randi sunnu".
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
venerdì 9 gennaio 2009
Tosse, sciroppi e...buscichi.
U scriviu: Antonio u iornu: venerdì, gennaio 09, 2009
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6 commenti:
bellissima antonio. raccontata molto bene. chi risati
Grande Antonio, da tenere presente in caso di stipsi ostinata. Che bello sentire la voce di Peppina e Mariangiula
Bella storia Antonio. Un altro strepitoso narratore in forza alla Ciaponno.
Bella Antonio...staiu murendu ri risati....facivi i bulli i sapuni, però a tussi ti passau.....:)
Bella Antonio, mi pare di sentire ancora la voce di tua zia Peppina.
Scusa la mia scarsa conoscenza medica, ma pure quando facevi pipì uscivano le bollicine ?
Non c'ha fazzu cchiù ri risati.I mei colleghi mi pigghiaru pi pacciù !!
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