Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

domenica 29 marzo 2009

Ricetta della domenica: cazzarola chi merluzzu!

Foto numero 1
Foto numero 2
Si sentono profumi di manicaretti 'nta stu blog che uno è invogliato a darsi alla culinaria ma tu cerca di rimanere coi piedi per terra, in umiltà, se vuoi imparare almeno il necessario per principiare. Ascoltami principiante, oggi proporremo in alternativa al tonno un bel piatto di merluzzo alla cazzarola. Seguimi, andiamo in pescheria dove per prima cosa dobbiamo comprare un bel merluzzo morto. Non farti distrarre dal pescivendolo che, con occhio di triglia, cerca di sviarti: - Cattativi chistu, è ancora vivu!- No, no e no, non abboccare, dopo non riusciresti a convincere il pesce a entrare nella pentola nemmeno se la camuffi da acquario. Il merluzzo dev'essere cadaverico. Non preoccuparti, non devi fargli l'autopsia. Prima di metterlo in pentola dagli una botta in testa a mo' di colpo di grazia chè se per caso fosse in coma vegetativo persistente non potresti cucinarlo ma dovresti accudirlo amorevolmente fornendogli gamberetti o, chennesò, quello di cui si nutrono i merluzzi. C'è una legge, non si scherza. Deponi il merluzzo nella pentola -da qui in avanti, cazzarola- dove hai soffritto nell'olio del Garda i cipuddi i Tropea, aggiungi molto sale perchè l'olio è d'acqua dolce e il pesce potrebbe trovarsi spaesato come fosse fuor d'acqua. Disponi alla rinfusa pomodori maturi a pezzi e tocchetti senza preoccuparti dell'aspetto che andrà assumendo la cazzarola. Non dobbiamo indulgere nell'eccessivo estetismo, in cucina conta il buono non il bello per quanto al mio vicino di casa gli sono venuti degli spaghetti al niru di siccia (Sepia officinalis) talmente graziosi che sarebbe stato peccato mangiarli. Li incorniciò (foto numero 1) e appese il tutto a una parete della sala: meglio di un quadro di Pollock, converrete con me. Intanto la cazzarola va fumantina e borbottante, il merluzzo è pesce polemico, si sa, non dargli retta e lascialo cuocere nel suo brodo. Continuerà a sputazzare schizzi di sugo su tutte le piastrelle della cucina, attenzione: quando gli schizzi diventeranno crostosi il piatto è pronto (foto numero 2). Ora fai assaggiare ai tuoi commensali e aspetta. Se diranno: -ma, chi cazzarola i pisci è chistu?- devi ancora migliorare, se invece diranno: -Cazzarola chi merluzzu!- hai eseguito la ricetta alla perfezione. Bravo

*Grazie a Nino Chinnu per aver fornito le stoviglie color nostalgia (F.G.)
Buona domenica e buon appetito. Io vado al ristorante.

17 commenti:

u'longu ha detto...

Invece di Che ti dovevo chiamare Che..f, nei racconti argentini.
E' buono il pesce e pure come lo racconti.

romanaccia ha detto...

Cara donna Letizia,
ho seguito scrupolosamente i suoi consigli. Mi sono accertata che il merluzzo fosse morto, ma proprio morto. Per sicurezza gli ho sparato con il fucile da caccia di mio marito, caricato a palla asciutta. L'ho adagiato in pentola, pace all'anima sua, tra olio e cipolle e ricoperto di pomodori. Per tagliarli il più irregolarmente possibile ho pensato di muzzicarli con i miei propri denti. Il pesce sobolliva e sobillava ma io irremovibile. Lì l'ho messo e lì l'ho lasciato finchè gli schizzi di sugo sulle piastrelle sono diventati così crostosi che non venivano via manco con lo scalpello. Ho portato la portata in tavola e donna Letizia mia, è capitata un'evenienza che neanche lei aveva previsto nella sua lugimiranza e saggezza. I commensali hanno esclamato all'unisono: “Meruluzzo! che cazzarola”. Sono perplessa e agitata. Mi aiuti a capire per carità.
In fede
una affezionata lettrice

arcade fire ha detto...

Cara signora Anita,
non l'avevo previsto e vorrei ben vedere, come potevo immaginare che il nostro fosse conosciuto anche fuori dalla cerchia dei suoi amici e dei suoi confini naturali. Il fatto che l'abbiano chiamato per nome e lo stupore di vederlo là agghindato come una burrosa carlucci in rosso da sera mi fa propendere per questa interpretazione: "Meruluzzo e che diamine, è questo il modo di presentarsi in tavola?". Questione di bon ton signora mia, chiederò conferma all'amica Linasotis.
Continui a leggerci.
Sua
Donna Letizia

chinnurastazioni ha detto...

Divertente e istruttivo, racconto comico-culinario,da rappresentare dal vivo,in cucina.Però comincio a provare un certo dispiacere per il povero merluzzo alias "Lupittu ri fundali i Favazzina".

u'longu ha detto...

Cara donna Letizia,
mi hanno presentato un volgare piatto di piscistoccu "a ghiotta", maledetti buddaci, dicendomi che era merluzzo.
Siccome oltre al pesce di mio marito non sono mai andata, vorrei dei lumi in proposito.
Un'appassionata lettrice di longa frequentazione della sua rubrica.
Mi saluti Gualtiero

arcade fire ha detto...

Amica di longa frequentazione bisognerebbe che lei precisasse se il pesce di suo marito è d'acqua dolce o salata prima che si possa far delle rimostranze verso i buddaci. Nell'attesa si astenga da volgari piatti impunemente catalogati come "ghiotta"di incerta provenienza.
Saluterò Gualtiero ma la consideri un'eccezione, non sono usa a dar confidenza ai pelapatate.
Sua
Donna Letizia

u'longu ha detto...

Cara donna Letizia,
il pesce di mio marito oramai non nuota più ne nell'acqua dolce e manco in quella salata, solo al mattino sembra voler riprendere a navigare, ma sono falsi allarmi.
Dei vicentini, maledetti mangiagatti, mi hanno presentato un piatto puzzolente di baccalà, dicendomi che era merluzzo, c'era pure la polenta.
Mi posso fidare, una longa fedeltà mi lega alla sua rubrica, mi saluti suo marito, sperando che il suo pesce ancora nuoti
Con ammirazione

arcade fire ha detto...

Cara amica via!grave non è, porti suo marito in Via Gramsci e vedrà che la brezza marina lo farà tornare arzillo.
Per quanto riguarda il mio di marito le confesso che sono schetta e per un motivo: sono interamente dedita al giornale e alla rubrica.
Polenta e merluzzo pare una ricetta di Tafazzi, rifiuti categoricamente.
Sua
D.Letizia

u'longu ha detto...

Cara donna Letizia,
delle beghine mi hanno consigliato di portarlo a Lourdes, ci sono andata, ma non sapevo come chiedere il miracolo.Probabilmente il miracolo avverrà se viene un accidenti a Veltroni e a chi non l'ha fatto andare in Africa.
Mi meraviglio sia rimasta schetta, una bella donna come voi, con tutte le cose al punto giusto.
Dia uno sguardo a Gualtiero, non è poi tanto male.
Un longo saluto
Un'ammiratrice a digiuno forzato di fosforo

arcade fire ha detto...

Cara ammiratrice afosforata,
non mi sono spiegata evidentemente: niente Lourdes, molto più vicino: alla prima farmacia di Via Gramsci quella via grande via graziosa via grata, comu vi l'haiu a calari ca cucchiarina?
Non mi abbasso con gli sguatteri da cucina, non è certo uno stalliere.
Della mia schettezza si faccia gli azzisua.
D.L.

u'longu ha detto...

Cara signora Anita, mi rivolgo a lei perchè pare che la signora Letizia non capisca molto di pesce, ne come si cucina quantomeno come si conservi.
Ho già provato in farmacia ma pare che l'azzurro non faccia effetto, se dico che ci vuole un miracolo, è un blocco psicologico dovuto al "ma anche", ci vorrebbe un "solamente" e forse ci sarebbe la guarigione. Mi rivolgo a lei in quanto pare che con Giuseppe non ci fossero problemi, anche se Camillo incombeva.
Alla signora Letizia ricordo solo che gli anni passano e se non impara presto a gustare il pesce, schetta o non schetta, avrà anche lei una carenza di fosforo.
Auguro una longa vita nella storia,
a Letizia un grosso tonno pinna gialla.
Vostra Mimma detta Mimì, con la manina molto calda, altro che gelida

romanaccia ha detto...

Care signore,
due donne d’esperienza come voi, suvvia contegno! Non facciamoci prendere dai bollori. Mi permetto di intervenire nel vostro acceso scambio d’opinioni essendo anche io una pasionaria della rubrica.
Cher madame Letizià le dirò; io sono schetta come lei, ci mancherebbe altro (tutto il giorno a cavallo in mezzo alla soldataglia, non ci mancavano che certi pruriti, per carità). E le dico in tutta onestà, sono convinta: facciamo meglio noi che tutti i pesci e i Delfini del mare. Ma la signora Mimma ha le sue ragioni: alla lunga, cara signora, cominciano a girare certe voci insistenti, e vuoi o non vuoi si finisce per dar loro retta, con tutte le conseguenze del caso. Perciò mi creda signora quando le dico che a volte è meglio un poisson oggi che un Cauchon domani.
Quanto a me è già molto tempo che ho in odio ogni tipo di cottura e preferisco di gran lunga le crudites e non vorrei invadere il campo della nostra incomparabile Donna Letizia, ma vorrei dirle, cara madame Mimi: se il merluzzo non le piace né secco né fresco perché non prova un altro pesce?
Vi saluto con caloroso affetto e vive la France
Jeanne

arcade fire ha detto...

Signora Giovanna
ah, l'ironia. Nella piazza dove esalò il vostro inconfondibile profumo(un filino carico di legni bruciati per la verità) mangiai il mio ultimo indimenticabile pesce accompagnandolo con del sublime Calvados. Vorrei dire all'amica Mimma di concederci assieme una cenetta di caccia. Di piuma o di penna, a vostra scelta. Basta con questi pesci congelati senza rigor.
Vostra
Donna Letizia

u'longu ha detto...

Care donne Anita e Letizia. non so cosa dire, la prima mi suggerisce di cambiare pesce, la seconda m'invita ad uccelli, di piuma o di penna sempre uccelli sono.
Sono leggermente scandalizzata, arrosisco al pensiero, ma qualora volessi cedere ai vostri turpi consigli, mi vorreste indicare, voi de l'haute cuisine, per quali tipi di pesci o uccelli dovrei optare ? ah saperlo, saperlo.
La menopausa incombe e vorrei fare una cura di fosforo e cacciagione molto intensa, dice che fa bene alla pelle.
In attesa di una vostra non breve ma lunga risposta,
cordialmente
Mimma detta "mano di fata"

romanaccia ha detto...

Cara signora di longa manu,
mi dispiace di dover convenire con la nostra donna Letizia quando col garbo che le è solito la definisce afosforata. Non so proprio chi sia questa donna Anita di cui lei va cianciando. Ha da venire ancora un'Anita qualsivoglia con cui mi si possa scambiare.
Comunque mi pare che tutta la sua brama di squame e penne sia devastante per il suo già compromesso apparato neurointestinale e le vorrei consigliare una dieta il più possibile vegetariana.
in fede la sua
Jeanne

arcade fire ha detto...

Signora Mimma,
a signura Giuanna avi ragiuni. Rassamu futtiri i nimali e ittamundi chi virduri. Chi ndi pinzati i nu bellu citrolu?
Ronna Letizia

u'longu ha detto...

Cara donna Letizia, cara pulzella d'Orleans, protettrice dei pompieri, (ah perfidi inglesi farsi l'arrosto il venerdì), la volete girare a verdura per nascondere i vostri bollori.
Il cetriolo non lo digerisco e mi sa che disdico l'abbonamento, io amo il pesce o al limite l'uccello, di natura morta mi basta quella di mio marito.
Io ancora incontro, brutti incontri, ma incontro.
Una lunga solidarietà mi lega alla rivista e vi perdono.
Mimi detta anche "coscia lunga"