Il video della Romanaccia sul fatto di essere calabresi, orgogliosamente calabresi, mi ha fatto ricordare una vicenda capitatami quando ero militare e che riguarda appunto le mie origini.
Chi mi conosce bene, sa che sono un mangione di frutta esagerato, uno credo, di non avere rivali.
A casa mia la frutta non mancava mai e con tutte le vigne che avevamo, c’è n’era sempre in abbondanza per cui, per uno come me che si mangiava chili di frutta, una misera mela a pranzo e a cena, che da militare ci davano, era veramente poco.
Avevo preso perciò l’abitudine, quando vedevo che la fila era quasi terminata, di rimettermi in coda per prendermi una seconda mela. Con tutti i militari che c’erano era impossibile che chi distribuiva i pasti si ricordasse che avevo già fatto la fila, ed anche se a qualcuno fosse venuto il dubbio, potevo sempre dire che si era sbagliato.
Quel giorno, di servizio mensa, vi erano alcuni della mia compagnia, per cui a maggior ragione mi rimisi in fila, certo che mai e poi mai mi avrebbero tradito. Tra questi vi era un tizio di trent’anni, uno che da piccolo era emigrato in Svizzera con la su famiglia e che, per poter rientrare in Italia, si era deciso finalmente a fare il servizio militare.
Mentre mi stavo avvicinando, vidi il tizio accostarsi al sergente e sussurrargli qualcosa all’orecchio.
L’istinto mi suggerì di tornare al mio posto, ma mi pareva impossibile che, avendomi riconosciuto, gli avesse detto che stavo rifacendo la fila, inoltre la voglia della mela, mi fecero andare avanti.
Appena arrivai davanti a loro il sergente mi punto l’indice minaccioso ed esplodendo come una furia (non parlavano mai in modo normale) mi urlò «Vuoi fare il furbo eh! Ho visto che hai già fatto la fila. Stai punito!»
Io rimasi senza parole e mogio, mogio tornai al mio posto, ancora incredulo che quello stronzo avesse potuto tradirmi.
La distribuzione era intanto terminata e il tizio venne a sedersi nei tavoli vicino al mio. Incazzato come una iena mi alzai e guardandolo dritto negli occhi gli dissi «Non ti vergogni a fare la spia? Da tutti me lo sarei potuto aspettare, ma da uno che ha trent’anni mai!».
Lui cercò di difendersi e mi rispose che non era vero, che non aveva detto niente al sergente, ma io l’avevo visto mentre gli parlava all’orecchio e glielo dissi e gli diedi pure del bugiardo, aggiungendo «Ti meritavi una faccia così!»
«Non pensare che ho paura di te che sei calabrese e porti il coltello» rispose alle mie minacce.
Rimasi interdetto, primo perché non sapevo come facesse a sapere che ero calabrese e poi, ovviamente non era vero, che portassi il coltello.
Incazzato ancora di più, non per il coltello, ma perché mi aveva dato del calabrese (scherzo naturalmente), gli risposi che per uno come lui non avevo bisogno del coltello, mi bastavano le mani per menarlo, e feci il gesto di buttarmi addosso a lui (meno male che i miei amici mi trattennero, altrimenti quello, che era il doppio di me, mi avrebbe lui riempito di botte).
Ma lui vedendomi così risoluto o forse pensando davvero che avessi il coltello, rimase dov’era e la cosa, dopo ancora un po’ di insulti da parte mia, fini lì.
Per la cronaca fui punito per una settimana a fare lo sguattero in cucina, ma a parte pulire pentoloni e casseruole varie, grazie ai cuochi che erano militari come noi, potei mangiare di tutto e di più e, soprattutto, abbuffarmi di mele.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
lunedì 30 novembre 2009
Il calabrese
U scriviu: Spusiddha u iornu: lunedì, novembre 30, 2009
Argomento: Ricordi
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5 commenti:
Che belle le storie del militare...
Ricordo quando anche mio papa' mi raccontava delle sue vicende negli anni '60... All'epoca lui fece 18 mesi di naja...
Bella Spusidda.
Ti ricordi i mangiati i muredda ianchi all'Officina.
E i spazzanasi ?
Quanti anni, quanti
I rappuli i racina chi Spusidda si calava rrivavunu finu a da nterra, me lo ricordo.
Bella testimonianza, Mimmo.
Mureddi, ranati, racina, pescrica, eru sempri l'ultimu a smettiri.
E si mi ricordu bonu!
Pensa che nto fattu chi cuntaia, nu iornu mi mangiaia tanti puma, chi stesi cusi mali, cu mericu militari mi vuliva ricoverari nto spitali.
Mi va vinutu nu mali i panza chi mi tagghiava in dui e avivu i suduri friddi.
A popositu in dialettu si rici "matruni" o sbagliu?
Bella Spusy!
Io invece feci indigestione di ciliegie mentre traducevo a casa una versione di Seneca,quando andavo al liceo. Ancora me lo ricordo.
E stoicamente sopportai il mal di pancia!
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