Faceva freddo quella domenica mattina e c’era un’umidità che entrava nelle ossa, ma freddo o non freddo dovevamo andare alla vigna a lavorare e con mio padre non c’erano giornate brutte o giornate belle, per lui erano tutte le stesse, tutte buone per travagghiari.
Quella domenica aveva deciso di andare a Brancatò e lui, mia madre ed io di buonora ci avviammo. Io ero ancora un bambino, avrò avuto sei anni, e li aiutavo come potevo data la mia giovane età. Avevamo finito il lavoro che c’era da fare ed eravamo pronti a tornare a casa, ma mio padre che non era mai sazio, volle andare in una vigna li vicino a completare un altro lavoro e insieme a mia madre si allontanarono lasciandomi lì ad aspettarli. Rimasto solo mi sedetti sul ciglio di una armacia (sono sempre ricorrenti nei miei pensieri) e mi misi a guardare il mare e a contemplare lo splendido panorama che da Brancatò si può ammirare e di tanto in tanto mi giravo verso la vigna, nella speranza di vedere arrivare i miei genitori. Ad un tratto nel voltarmi, vidi venire verso di me una fuliggine densa, compatta che, man mano che si avanzava, avvolgeva ogni cosa come in una coltre. Ben presto mi raggiunse e passò oltre nascondendo alla mia vista tutto quello che vi era intorno a me, isolandomi. Non sapevo cosa fosse tutto quel fumo che mi avvolgeva, ne da dove arrivasse e mi sentii completamente perso in quel buio fitto. Una greve paura si impossessò di me e il terrore di non essere più visto dai miei genitori e che non sarei più stato ritrovato, mi fece scoppiare in lacrime. Cominciai a chiamarli a squarciagola tra i singulti che mi scuotevano tutto, ma non ottenni nessuna risposta. Quando ormai ero disperato e pensavo che li avevo definitivamente persi e che non mi avrebbero più trovato, finalmente attraverso quella fitta fuliggine, li vidi spuntare. Mio padre vedendomi piangere mi strinse tra le braccia e prese a consolarmi, dicendomi che non dovevo aver paura, che quella era solo nebbia. Non avevo mai visto la nebbia e ormai al sicuro gli chiesi cosa fosse e mio padre prese a spiegarmelo. Ma a quel punto non mi interessava più saperlo, la cosa più importante era aver ritrovato i miei genitori, sentirmi di nuovo protetto e quello mi bastava.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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Salutamu!
UGRECU
venerdì 16 gennaio 2009
La nebbia
U scriviu: Spusiddha u iornu: venerdì, gennaio 16, 2009
Argomento: Storie 'i Favazzina
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7 commenti:
Un racconto lieve e delicato, dalla trama tenue ma pregnante. Come la nebbia. Molto bello
Spusiddha sei un uomo dall'animo leggero, molto sensibile. complimenti
Bravo Spusidda, mi è sembrato di vederti da bambino, insieme ai tuoi genitori, uno struggente ricordo di persone e luoghi per me familiari.
Quanta nostalgia
Ci sei mancato Mimmo......:(
Grazie Mimmo e ancora bentornato.
Provo sempre un "tuffo al cuore" nel leggere i tuoi racconti.
Ricordo le passeggiate fatte su quelle montagne per godere di bellissimi panorami, certo che adesso alla nebbia ti sarai abituato....
spusidda...l'abbraccio di tuo papa' e' stato commovente...e' bello questo racconto...perche' credo che almeno una volta tutti abbiamo ritrovato la speranza tra le braccia di un genitore...
bravo...
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