Come il cavaliere ha realizzato milano 2, anche noi avevamo creato la nostra favazzina 2. Vi chiederete che sto dicendo, eppure è stato così, naturalmente non sto parlando di aver progettato e costruito palazzi, il posto al quale mi riferisco è sempre esisto anche prima della nostra nascita. E’ stato per diverse stagioni estive la seconda favazzina (adesso qualcuno forse inizierà a capire a cosa mi sto riferendo), l’unico altro posto che frequentavamo alla ricerca di mare sole e facce nuove, si adesso è chiaro, ameno per quelli che, con e come me, hanno passato bellissime e divertenti giornate a tropea. Le occasioni per andarci erano svariate e almeno una volta l’anno era la nostra meta per un divertimento non proprio fuori porta. Mi vengono in mente tanti ricordi, quello che racconto adesso risale al 1992. Come sempre il viaggio fu organizzato all’ultimo momento la sera prima, parlando in piazza rimembranza, io, il ferroviere, peppe di reggio (u fotografo), un altro amico suo (ferroviere forsi ti ricordi tu u nomi) e un mio omonimo di Genova. La prima cosa che mi colpì la mattina della partenza fù l’eleganza del ferroviere, che si presentò alla stazione di favazzina in maglietta e jeans LEWI’S bianco appena stirato, per fortuna per farci capire che non era impazzito, ai piedi non aveva niente, si era propriu a scaza.
Arrivati a tropea, prendemmo posto sulla spiaggia e decidemmo subito di fare un bel bagno rilassante, fondamentale dopo il viaggio iniziato all’alba. Lasciammo gli zaini sulla spiaggia e ci godemmo il mare di tropea. Smossi dalla fame ritornammo ai nostri zaini e iniziammo a mangiare i panini preparati con tanta cura dalle nostre mamme (panini cunzati ca frittata e provula e prosciuttu). Uno di noi portò una bottiglia di aranciata e il generose gli chiese di berne un po’. Quando prese la bottiglia per bene gli venne il dubbio che fosse calda e chiese rassicurazioni, che giunsero subito:”No, non ti preoccupari, non è cadda pi nenti!”, al che ne trangugiò un gran sorso, che dopo un secondo sputò in faccia al proprietario della bottiglia dicendogli:”Belin, ma lo sai che cazzo vuol dire CALDA?”. Per la cronaca l’aranciata era bollente. Il pomeriggio si decise di andare nella grotta sotto il monastero per fare dei tuffi. Arrivati dopo varie peripezie, il genovese no riusciva a camminare sugli scogli e i suo passi erano scanditi da innumerevoli “Belin! Ma qui si scivola, Belin! Mi sono fatto male ecc. ecc.”. Arrivati alla grotta, incontrammo alcuni reggitani amici di peppe e decidemmo di fare dei tuffi dalla parte più alta del costone (15 metri circa). Scalata la montagna, il generose, sempre lui si girò verso di noi e disse ”Belin è troppo alto, io non mi tuffo!”Al che uno dei reggiani gli indicò la strada per tornare indietro (quella che avevamo fatto per salire, impossibile da ripercorrere all’inverso) così il genovese suo malgradò si lanciò e in quei pochi secondi che lo divisero dall’impatto pronunciò parole incomprensibili. Pronto per il ritorno, dopo il consueto cambio di costume fatto in mezzo alla strada con l’asciugamano a mò di pareo, alla stazione ci attese una brutta notizia. Il nostro treno era fermo alla stazione e per problemi sulla linea aveva un ritardo imprecisato. E ora chi facimu? Non ricordo chi di noi ebbe la risposta. Partito per la prima bottega che avrebbe incontrato, portò un pacco da 50 palloncini. Iniziammo una guerra senza quartiere che coinvolse anche gli altri passeggeri, che almeno si distrassero e non pensarono all’attesa della partenza. Ad un tratto al nostro treno se ne accostò un altro e iniziammo a scambiare battute con le ragazze che si affacciavano dai finestrini. Una ragazza si rivolse al genovese”Bello il tuo orologio me lo regali?” e lui di risposta, in perfetto stile inglese “Si, una fetta di culo no?”.
Partiti sul treno avevamo ancora qualche palloncino, che farsene? Li abbiamo riempiti nei bagni e uno dei riggitani lo lanciò dentro lo scompartimento, no quelli a sei posti, uno di quelli aperti, provocando le reazioni dei passeggeri che si rivolsero al capotreno. Questi ci venne incontro e pensai “Eccu ndi rovinammu a iurnata”, giunto davanti a noi ci disse”Figghioli u sacciu chi vi vuliti scialari, puru ieu mi divertiva e me tempi, ma non ci rumpiti i palli all’autri”. Le sue parole furono ascoltate da tutti noi (tantu i palloncini erunu finuti).
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
martedì 13 gennaio 2009
MISSIONI (IM)POSSIBILI
U scriviu: mbù u iornu: martedì, gennaio 13, 2009
Argomento: Ricordi
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16 commenti:
Bella storia Mbù, sei tornato coi botti...di palloncini.
Riguardo al liscio e busso penso che si dica quando hai il tre e l'asso oltre alla scartina, un asso secondo non direi che convenga però non sono un gran giocatore. U longu sarà più preciso.
Oppure credo si possa fare ma con l'asso terzo o più. Io nel palo dell'asso secondo non muoverei, avendo delle alternative ovviamente.
Grazie arcade, oggi la rete dell'amministarzione mi ha concesso sta grazia e ne ho approfittato per scrivere qualcosa.
con asso e tre l'hai detto tu che si dichiara il 29 o si cerca u dui, comunque vediamo che dirà u longu
Del 29 o altri ho dato il significato, come si debba giocare compete al lungo: è lui che cura l'aspetto pratico del gioco, io curo l'aspetto lessicale. Aimu n'allieva esigenti.
Comunque interessante la soluzione dell'asso secondo. Pensandoci, se fossi forte agli altri pali con i due o i tre terzi e sono di mano quasi quasi conviene giocare nell'asso secondo però giocherei l'asso.
Bella 'Mbù, certo che ve la spassavate anche voi, anche meglio di noi.
Riguardo il liscio e busso, vuol dire che si ha l'asso, almeno quarto, perchè se terzo, si rischia che facendo la presa con il re, e poi con il venticinque, l'avversario ti mangi l'asso.
Come dice Arcade, l'asso terzo non si tocca, se secondo si liscia, sperando che il compagno abbia almeno un pezzo (il tre o il due)
Ciao Mbu. Evviva la rete dell'amministrazione! Ma che bellino il mio compare M. scalzo e con i calzoni bianchi.
ahahahahah bella Mbu. cuginazzo anche le nostre gite a Palmi con la combriccola erano a numero uno
Urgono nozioni sulle uscite di liscio. (quarto liscio, terzo liscio) Perchè? Come?
Se hai una "longatura", tante carte lisce ad un seme, chiedi la Napoli, sperando di affrancare qualche presa a quel seme.
Si indica la misura del liscio (secondo,terzo,quarto)per aiutare il compagno nel conteggio delle carte di quel seme, se eventualmente ha gioco.
ma è un'uscita che si fa quando non si sa dove battere la testa? quando si hanno dei giochi non ben definiti?
Brava Armon, te lo volevo dire, ma non volevo complicare la lezione.
E' un gioco che si fa quando non hai completamente niente in mano
Georgie, cuntili tu l'informazioni richieste a palmi.ahahah
Romanaccia allenati che quest'estate sfidiamo u longu e arcade a briscola e tresette, anche se la vedo dura
Belin.. fatti i ca... tuoi! - "tinitimi cu 'mmaaaaazzu"
Questa era pure da raccontare no mbù?
Malumbra chista non ma ricordu propriu, di chi stiamo parlando del fantozzi favazzinoto?
Si, di quando faceva pesca subacquea in riva al lido e il bagnino dell'epoca gli diceva "R.... vatindi i cà, tu rissi nzaccu i voti non mi 'cucchi pi ccà".
e poi c'è la risposta e il seguito....
Malumbra, non pensi che sia giunto il momento di raccontare tale fatto?
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