Tutte le mattine alle otto e mezza in punto Ferruccio si fermava, con la sua Mercedes, davanti casa mia, mi chiamava «Mimmo cè sei?» con la sua voce roca, inconfondibile, io uscivo e andavamo a Bagnara a prendere il giornale e a berci il caffè, rigorosamente amaro.
Se per la sera avevamo organizzato una spaghettata a casa sua, allora andavamo in pescheria a comprare cozze, vongole veraci e quant’altro ci occorreva per la cena.
Tornati a Favazzina, giusto il tempo di metterci il costume, e ci ritrovavamo in spiaggia, con gli altri amici, a giocare spettacolari partite a pallavolo. Poi grondanti di sudore come fontane ci buttavamo in mare e, con un rituale che si ripeteva ogni giorno, iniziavamo le sfide di nuoto che noi, per stuzzicarlo, gli lanciavamo. Sui venticinque metri pretendeva, poiché era quella l’autonomia di Ferruccio, dato che fumava due pacchetti di sigarette al giorno. Ovviamente ci stracciava tutti poiché da giovane, come ha già accennato Arcade, era stato un nuotatore professionista di livello nazionale e, spesso mi raccontava, che col Pentathlon moderno, disciplina che poi aveva abbracciato, non era riuscito ad andare alle Olimpiadi per una serie di circostanze negative. Dopo essere saliti dalla spiaggia, finito di pranzare, andavo a casa sua a bere il caffè e l’immancabile bicchiere di whisky McDonald’s, invecchiato da almeno dieci anni, il suo preferito.
Due volte alla settimana, dalle due alle quattro, quando il sole picchiava implacabile, io e Ferruccio andavamo a giocare a tennis con Mario (il nostro Arcade) e mio cugino Pino V. partite memorabili che ci facevano divertire un sacco e ci sfiancavano sotto quel sole cocente. L’orario ovviamente lo sceglieva Ferruccio poiché voleva sudare e mantenersi in forma dato che ci teneva parecchio al suo fisico, un fisico davvero possente.
Quando invece non andavamo a giocare a tennis, scendevamo subito al mare e, all’ombra di una barca, ci facevamo la pennichella fin quando non arrivavano i primi a disturbarci. Poi, per tutto il pomeriggio, mare e ancora mare e sul tardi, interminabili partite a pallavolo, che terminavano all’imbrunire, o per sopraggiunta oscurità.
Dopo cena andavamo spesso al Pilone a ballare e, talvolta, a mangiarci la pizza, dopo la mezzanotte, o ad ascoltare qualche cantante (mitico il concerto di Califano, il suo cantante preferito, con Ferruccio in prima fila e tutti noi ragazzi intorno a lui a fare da supporter), oppure stipati nella sua Mercedes e con la mia Mini, andavamo a Bagnara a mangiarci la granita (il mago ancora non le faceva) ed è inutile ricordare che pagava sempre lui e non c’era verso, almeno una volta, di poter pagare uno noi.
Rientrati a Favazzina, dopo una breve sosta in piazza, si finiva tutti a casa sua a fare la solita spaghettata, il peperoncino non doveva mai mancare, poi sazi e parecchio bevuti, cominciavamo con i gavettoni che andavano avanti fino alle quattro di mattino. Indimenticabile il gavettone fatto a Tonino e Peppe P. con l’acqua dove avevamo cotto gli spaghetti, tutta appiccicosa. Finalmente dopo una giornata così intensa andavamo a letto a dormire, pronti però, almeno io e Ferruccio, alle otto e mezzo di mattino a ricominciare un’altra fantastica giornata.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
lunedì 8 giugno 2009
Ferruccio story
U scriviu: Spusiddha u iornu: lunedì, giugno 08, 2009
Argomento: Storie 'ì favazzina
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3 commenti:
Al tennis Pino gli smorzò una pallina, non ci arrivò per un pelo. Ridacchiai per lo sforzo inutile e lui che fece? mi rancau a racchetta satau a rizza e mi curriau campu campu. E tu, Spus, suo compagno di doppio ti tagghiavi a du menza per il ridere. Bei tempi, grande Mimmo.
Ricordo che s'incazzau pirchì nci ricisti chi non iva ruatu a pallina pirchì era vecchiu.
Minchia comu s'incazzau!
Se ti pigghiava!
Era troppu forti, anzi robustu, comu riciva iddu, pirchì arretu e forti nci cacunu i surdati.
Ti ricordi?
Proprio così, immenso Ferro.
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