Nelle lunghe serate invernali al paese, un rifugio sicuro e punto di ritrovo era il Circolo o meglio il C.A.S., Circolo Autonomo Sportivo, che date le sue dimensioni ridotte ed il baccano che vi si produceva, poteva essere chiamato benissimo il CASino.
Il CAS era composto da due grandi stanze, nella prima, all'entrata, c'era un grande biliardo a stecche che la occupava tutta, con qualche problema agli angoli, infatti quando si era costretti a tirare dagli angoli si usava una stecca ridotta, detta stecchino, poi c'era la rastrelliera per le stecche ed il segnapunti con annessa specchiera, sempre imbrattata,perchè c'era un giocatore che quando sbagliava, si guardava allo specchio e si sputava, la psicologia moderna la chiamerebbe "crisi di autostima"
Separata da un'arco monumentale con mattoni disegnati, l'altra stanza, con tavoli da gioco e relative sedie e sullo sfondo, appollaiata su di un trespolo altissimo, a televisioni.
Ancora oggi non capisco come facessero gli estimatori a seguirla, tra le bestemmie dei giocatori di carte e le urla dei giocatori di biliardo, tra il fumo di nazionali senza filtro e quello delle Parisienne degli emigrati di ritorno, gente che russava sulle sedie stanca di una giornata di lavoro e gente che raccontava sempre la stessa scena di caccia, insomma il nome del Circolo era veramente appropriato.
Un angolo speciale va riservato ai giocatori di carte.
Non era facile per le mani callose dei contadini distribuire le carte, scivolavano,
alcuni di questi ovviavano con una intensa insalivazione delle dita, na liccata, con il risultato, oltre lo schifo, che il mazzo di carte dopo un pò sembrava di ottanta invece di quaranta, si gonfiava per l'umidità.
A volte mi offrivo a distribuire il mazzo in loro vece, qualcuno accettava senza problemi, altri, la maggioranza, si rifiutavano sdegnati, "chi mi voi 'mbrugghiari",
non li sfiorava l'idea che qualcuno si schifasse dell'insalivazione, era naturale, faceva parte del gioco.
La regola del gioco, specialmente del tresette, era una variante impazzita, subiva l'influsso dei giocatori esterni, fino a quando i saggi stabilirono il "tresette alla favazzinota", un ibrido, praticamente si poteva fare qualsiasi cosa bastava camuffarla con frasi ad effetto tipo: "pi na carta non chiumbu a un palu" oppure "ma lisciu cu n'autri dui cchiù brutti" o ancora "per uscire" che significava che mancava pochissimo per la vittoria finale, credo che Chitarrella si sia rigirato diverse volte nella tomba, anzi, credo che facesse proprio le capriole.
Ma i saggi favazzinoti contavano molto di più di Chitarrella, che altri non era che un piccolo suonatore di chitarra o un suonatore di chitarra piccola, fate voi.
Il televisore funzionava sempre, solo quando c'erano le partite di calcio, specialmente quelle della Nazionale, assumeva delle strisce verticali, quando c'era invece qualche buon film, assumeva le strisce orizzontali, era allergico alle partite e ai film, ma noi avevamo le contromisure, un tecnico coi fiocchi e controfiocchi, un genio.
Il tecnico specializzato, riconusciuto a furor di popolo, altro che Scuola Elettra di Torino, altri non era che Paquale detto il Contino, fratello maggiore del mitico Scheccia.
Lui era il precursore dell'analogico, digitale terrestre e del satellitare, la sua alta tecnologia consisteva in questo: un pugno ben assestato sulla testata del televisore, secco, rapido, e ritornava nitida l'immagine in bianco e nero.
Se ci provava qualcun altro non funzionava, non conosceva l'arte, lui solo sapeva dove picchiare, accompagnava il pugno con parole magiche "funziona vecchia ciucculatera o ti iettu 'nta spazzatura", appena aggiustato il televisore si sedeva e si addormentava immediatamente, raro esempio di altruismo da una parte e di bisognu di burdellu dall'altra, senza casinu Pascali non s'addurmintava.
Poi c'era Marianu, grande lavoratore e nel contempo il più grande russatore che io abbia mai sentito, si sedeva sempre al solito posto defilato e un, due, tre, attaccava un russare che sembrava una raffica di mitra, un Kalaskhinoff con serbatoio infinito, smetteva un attimo quando sbandava con la testa, appena ritrovato l'equilibrio, riprendeva a mitragliare, faceva sembrare un film di guerra anche "Marcellino pane e vino" che andava per la maggiore all'epica (alla Sordi)
Ogni tanto, quando il bordello raggiungeva il culmine, il sovrastante ragioniere bussava con il piede sul pavimento, per noi solaio, e per un attimo il bordello si calmava, poi ricominciava più forte e intenso che pria.
I posacenere erano degli optionals di lusso, ce n'era uno solo in ceramica della Crodino, ma in una disputa da tresette era andato in frantumi, le cicche finivano sotto il tavolo con relativa carcagnata per lo spegnimento, molto spesso si sbagliava mira creando delle micro fratture agli astanti che reagivano interpellando San Rocco, il santo più amato dei favazzinoti nelle partite di carte e biliardo, specialmente quando le cose andavano male.
Rientravo sempre a notte fonda, quasi l'alba, al buio senza farmi sentire,invece mia madre mi sentiva sempre, non per il rumore, che sembravo un bradipo nella notte,
ma per la puzza di fumo.
:- C'ura è, disgraziatu ?
:- Mezzanotti
:- Curcuti chi dumani a pigghiari u trenu mi vai a scola -
Erano quasi sempre le tre o le quattro, ed il treno la mattina passava alle 06,50,
ma questa è un'altra storia, ve la racconterò un'altra volta.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
mercoledì 1 aprile 2009
Il C.A.S.
U scriviu: u'longu u iornu: mercoledì, aprile 01, 2009
Argomento: Storie 'i Favazzina
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
Scuola di vita u circulu, entrammo favazzinoti e uscimmo cittadini del mondo. Bellissima Mimmo.
CAS:è stata la forgia di tante generazioni di favazzinoti.Ricordo con nostalgia quel luogo pieno di fumo e grida. D'estate e D'Inverno era sempre colmo di gente. A gazzusa,u gelatu e tanto tempo ho consumato in quell'angolo di paese..
Bello, ma proprio bello. E più sono lunghi, meglio sono. Grazie Longu.
Longu a vo puru tu na viuzza i favazzina cu to nomu?
Longu è già da un pezzo che ho iniziato un libro chiamato "Il circolo" credo che dovremmo continuarlo insieme, troppo belli questi ricordi e scritti in maniera esemplare per tralasciarli, sarebbe un vero peccato, altrimenti ti chiedo di farmeli mettere ugualmente, senza per altro rubarti i diritti e citando ovviamente la fonte!
Grazie per i commenti, ci sono altri personaggi che vorrei mettere in evidenza, prima o poi appena affiorano meglio, lo farò.
Spusidda puoi farne l'uso che vuoi, quando avremo un pò di tempo faremo una carrelata dei personaggi di allora, serviranno per il tuo libro
Posta un commento