Tiresa a Nera, la nonna materna ru Longu, abitava vicino casa mia e nelle sere d’estate, sotto un cielo stellato ed una luna che splendeva alta nel cielo ed orlava d’argento tutto intorno a noi, a me, mio fratello, Ciccio Carnera Tonino u Gneddu e suo fratello (non ricordo se vi fosse pure u Longu), seduti sui scalini davanti casa sua, ci raccontava storie di paura, degne di un libro di Edgar Allan Poe o di Stephen King.
I suoi racconti preferiti erano comunque quelli sui lupi mannari, poiché vedeva che erano quelli che ascoltavamo con più interesse.
Ci raccontava che uscivano nelle notti di luna piena e sbranavano chiunque incontrassero sulla loro strada, uomini o animali che fossero.
Le facevamo un mucchio di domande e lei, con dovizia di particolari, esaudiva ogni nostra curiosità.
Ad ogni modo, ci teneva a precisare, le persone, ed anche voi, si affrettava inoltre ad aggiungere, non dovevano aver paura, bastava che in quelle sere non uscissero di casa e per maggior sicurezza mettessero dietro la porta un catino pieno d’acqua, poiché diceva, i lupi mannari avevano il terrore dell’acqua. Inoltre, questo non era chiaro, i lupi mannari non riuscivano a salire le scale, per cui se uno dormiva al primo piano non aveva nulla da temere.
Nonostante le sue rassicurazioni io avevo lo stesso paura e la sera nel mio letto non riuscivo a prendere sonno. Mi ficcavo sotto le coperte e mi coprivo fin sopra la testa, aspettando terrorizzato che il lupo mannaro mi ghermisse. Poi dopo un po’ finalmente riuscivo ad addormentarmi, ma il mio era un sonno agitato, pieno di incubi e più di una volta, nel girarmi e rigirarmi capitava che cadevo pure dal letto.
Malgrado tutto la sera dopo ero seduto insieme agli altri, ad ascoltare la nonna del Longu, poiché anche se i suoi racconti mi incutevano paura nel contempo mi affascinavano.
Ed era così credibile Tiresa a Nera a raccontare quelle storie che mai, nemmeno per un istante, mi balenò il dubbio che quei racconti non fossero veri.
Questa poesia l'ho scritta a ricordo di quei racconti.
CHIARO DI LUNA
Stanotte il sonno
tarda ad arrivare,
colpa della luna,
che illumina a giorno
e rende inquieta
questa notte strana.
Arriva con eco lontana
il fiotto del mare,
che sale di tono,
col flusso crescente
dell'alta marea;
e il grido straziante
di naufraghi,
nei vortici presi,
in mezzo allo Stretto;
trascinati sul fondo, convinti,
da mostri marini.
Sarà il vento
che spira pungente al balcone,
o il chiaro di luna,
ma un brivido forte io sento.
E mentre gravi pensieri
si affollano in mente
e si ode furioso
il latrare dei cani,
con gli occhi stregati,
fissi alla luna,
la guardo incantato;
lei mi sorride maligna
e si burla di me.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
mercoledì 22 aprile 2009
Tiresa a Nera
U scriviu: Spusiddha u iornu: mercoledì, aprile 22, 2009
Argomento: personaggi mitologici
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
7 commenti:
Doppio Spus, doppio gradimento.
Bellissime.
Bella storia Spusy.Eccu pirchì u longu è così prolisso, ndi pijau ra nanna Tiresa.
Bella Spusidda.
La mia grande nonna, le piaceva sempre raccontare storie, pensa che finita la guerra, credeva ci fosse ancora la milizia a sorvegliare i binari.
Grazie per averla ricordata
Suggestivo il tuo racconto Spusy, Mi piacerebbe, come nel film di Benigni e Troisi, ritornare indietro nel tempo e parlare con le persone che spesso descrivi tu, percorrere le strade di Favazzina ancora popolate.
grazie Mimmo
Bel ricordo e bella posia. Proprio bella.
Longu to nonna, a mamma i Toninu u Gneddu e cummari Cicca sono le donne he abitavano vicino a me e che ricordo con grande affetto.
Tua nonna poi era particolare, aveva una vena di raccontare storie inesauribile, e poi il modo come le raccontava, mai avresti creduto che potesse inventarsele.
Anche quelle storie, non ho dubbi, ci hanno aiutato a crescere!
Bellissima la poesia.
Molte notti insonni ho provato le stesse inquietudini, d'estate e a Favazzina.
Grazie per averle tradotte così bene in versi.
Posta un commento