Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

venerdì 22 gennaio 2010

Invito a nozze

L'invito, in cartoncino crespato coi nomi in rilievo e dorati, arrivò tre mesi prima: si maritava un cugino.
Il matrimonio del secolo. Faraonico. Cinquecento invitati. Cumpari Cecè rissi chi Carribardi cu na picca i chiù si pigghiau a Sicilia e Sprumunti (speriamu mi putimu mangiari tutta sta genti chi simu, n.d.c.C.). Prima bisogna andare in chiesa a Solano, non ricordo se di sopra o di sotto, quella del sacerdote famoso per la benedizione della corname, chiddu chi si llesti viatu p'amuri di vinu briscula e trissetti. Tantevveru chi nta du stiva stiva a ggenti ancora trasiva, u parrucu aiva già cantatu menza missa e quandu rissi iatavindi a missa esti, ducentu ritardatari mburravunu cu chiddi chi niscivunu. Megghiu cusì, aundi i mintivi, mancu nto domu i Riggiu. La strada per Gambarie intasata di macchine, quattro autobussi di Bergamo mintuti a spina di pesce, noi avevamo la seicento ma c'erano 850, 1100, 1500 e pure qualche Lancia. La giulietta Alfa Romeo degli sposi faceva strada verso Santu Lia dove c'era il ristorante immerso nella frescura dei pini, necessaria in quel caldissimo giorno d'estate. Mangiammo a scalare, chi non aveva niente nel piatto guardava chi aveva il primo guardava chi aveva il secondo e quelli alla frutta erano già fuori al fresco in attesa della torta. Inaspettatamente mangiammu bbonu, dopo tre ore lo potemmo dire. La torta fu portata sul tavolo davanti agli sposi e quasi li fece sparire, se ne intravvedevano scorci tra i sei piani di panna montata. Fu servita in fretta perchè c'era da andare a visitare la futura casa. A Gioia Tauro, nentimenu. Scendemmo dal passo verso Palmi più numerosi della carovana ciclistica del giro della provincia di Reggio (quest'anno ha vinto Dancelli, n.d.c.d.a.) entrammo a turno a elogiare la casa e ammirare i regali allocati in una stanza apposita, quella del bambino speriamo maschio e speriamo maschio. L'argenteria era in bella mostra in duplice triplice quadruplice copia giusta la fantasia delle persone, cristalli e cornici d'argento, ogni cosa che potete immaginare c'era, quantomeno raddoppiata. Mi colpì un quadro, quello sì pezzo unico, una marina grande di Scilla (questa l'ha dipinta Rocco M. un grande artista amico mio, n.d.t.d.n.) tanto mal fatta che il castello sembrava volesse precipitare nel mare. Fui contento che mio padre avesse optato per la busta. Pare che finisce, no? ndi iamu pà casa, invece gli sposi avevano affittato un locale da ballo dove si sarebbe svolta la sessione serale dello sposalizio con rinfresco, spumante e pastette in grandi spase distribuite a bizzeffe su decine e decine di tavolini. E cunfetti, maronna quanti cunfetti, a manati furtivamente mmucciati nte sacchetti ri vistiti, qualcuno incurante del danno all'abito si mboscava puru i pasticcini tantu cu su mangia tuttu stu beniddìu, si muca. Vi dobbiamo dare la bomboniera, una cosa d'argento di peltro di silver, non ndi capisciu aiu reci anni; avviene lo scambio, lui lo sposo ti da l'oggetto tu l'invitato gli dai la busta e busta su busta incassa e si gonfia la tasca destra del vestito blu, mio padre ritorna dal lascito e gli dico che se si robbunu o sposu (è stagione, n.d.m.d.c) avi u riscattu ncorporatu, m'incenerisce come lui faceva e nessun altro ha mai potuto più, cazzu ma tu non crisci mai, stattiti cittu. Obbedisco, ma se penso a tutte le cose che avrei dovuto fare a Favazzina, gli impegni che avevo nta marina o abbandasciumara, m'incupisco eppure già lo so che così gira la lancetta, troppo lenta quando sei dove non avresti voluto essere.
L'ultimo brindisi al sorgere della luna di miele (vanno a Roma, Venezia e Redipuglia, n.d.n.c.d.V.V.) e la giornata finalmente finì.

PS (d.P. p.d.S.) Auguro agli sposi tanta felicità. A saluti i sta schizza.

11 commenti:

chinnurastazioni ha detto...

A Saluti i sta schizza! Un testo da fare paura, Salvatore Tripodi è un dilettante nei tuoi confronti. Matrimonio senza limiti di ospiti,senza stop-loss, da 500 in su!

u'longu ha detto...

Che spasso Mario, i matrimoni erano tutti uguali, gli invitati gli stessi, gli sposi pure.
Essendo primogenito mio padre mi mollava tutti i matrimoni e come te mi sono fatto una cultura.
Solano, Melia, Scilla, ristoranti al mare, in collina, nell'entroterra.
Avevo sempre lo stesso vestito per l'occasione, sia d'inverno che d'estate, quindi o morivo di freddo o di caldo, secondo le scelte materne sul vestito, nel triennio o addirittura nel lustro.
Ho provato, chissà perchè, sempre una pena profonda per lo sposo, fino a quando è capitato a me, accorgendomi che avevo ragione ad aver pena.
Tu sei bravissimo, come sempre

romanaccia ha detto...

di cumpari Cecè
del cugino dell'autore
del testimone di nozze

arcade fire ha detto...

2 su 3 (compare d'anello) e poi?

romanaccia ha detto...

mi sono arenata. dammi tempo

Spusiddha ha detto...

Stupenda Mario, mi hai fatto scialare e mi hai fatto ricordare i matrimoni faraonici che si celebravano dalle nostre parti.
Ora capisco perchè alcuni facevano a fuitina.

romanaccia ha detto...

maresciallo dei carabinieri?

romanaccia ha detto...

nonso chi di Vibo Valentia
don Peppino parroco di Solano

arcade fire ha detto...

2 su 3 (nonno cavaliere di Vittorio Veneto)

4/6 mi pare eccellente

romanaccia ha detto...

A me pare eccellente il racconto. E pazienza se quel giorno hai perduto un giorno di Favazzina

arcade fire ha detto...

Vi ringrazio, anche per la pazienza. Era un pò lungo per gli standard del blog