Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

lunedì 28 marzo 2011

CONCORSO DI IDEE

Ho un sogno!!!
Davvero hai un sogno ?
Sì... veramente più d'uno!
per esempio organizzare una festa d'estate a Favazzina.
Favazzina pulita... un sogno!
Favazzina allegra...un sogno!
Favazzina colta...un sogno!
Favazzina degustazioni di antichi sapori...un sogno!

Favazzina in festa!! un sogno che si può realizzare.
Un concorso di idee aperto a tutti i favazzinoti.
Raccolgo le adesioni, commenti a caldo, genialate. cosa ne pensate?

oh viriti chi parru a veru!

venerdì 25 marzo 2011

Viva la Svizzera


Il primo concorso pubblico per la riqualificazione urbanistica di Favazzina fu vinto da un consorzio riggitano.
A cavallo degli anni ottanta e novanta le scelte costruttive di tale consorzio furono improntate alla valorizzazione del cemento armato che meglio di tutti si prestava a soppiantare la caducità e obsolescenza dei limoneti. Una bella casa solida, un giardino asfaltato e la doccia accanto al garage, vuoi mettere? sotto un limoneto che ci fai, una spremuta?
Nei primi anni duemila il consorzio vincitore venne dalla chiana e privilegiò la scelta della bioedilizia con l'impiego di materiali naturali spesso di riciclo come truciolato di livari rosarnesi, cartongesso di panicolo solanese, ferramenta e viteria in piombo di risulta. Le prospettive sembravano buone nondimeno la cubatura degli edifici cresceva in maniera incontrollata cosicché all'inizio del secondo decennio del duemila fu indetto un nuovo concorso pubblico.

Notizia fresca di stampa: hanno vinto gli svizzeri.

Il consorzio venne a Favazzina in delegazione completa di borgomastro, la banda comunale di Sankt Gallen, quattro cantanti di jodel, gli esperti urbanisti, e le due mucche, Heidi e Klum.
Le mucche furono le prime ad acclimatarsi, si nutrivano di nuciddi sottratte all'orto degli eredi di Ninu Pinghi e defecavano cioccolata a quadretti con nocciole: al latte Heidi, fondente Klum.
Una delegazione di svizzere fu accolta nell'abitazione di Mariuzza. La casa nuova era già conforme agli standard elvetici, balconi di legno e vasi di gerani compresi: detto per inciso, al marito di Mariuzza non par vero di avere un rifugio alpino tutto per sè e la pista da sci Micuni-Officina a due passi e se proprio vogliamo pure la clinica ortopedica di Reggio è vicina.
Le signore svizzere apprezzarono il garbo di Mariuzza ma più di tutto restarono incantate dalla freschezza dell'infuso di stelle alpine raccolte a Brancatò Alta.
L'aspetto culturale fu curato dal poeta Spusidda che insieme al collega Otto Narien individuò i luoghi poetici per l'amor platonico e quelli per l'amor na mpilata e via. Il filosofo Longu organizzò con il collega Gigi Rousseau un corso di studi da tenere all'università di Ginevra con traduzione simultanea nelle varie lingue cantonali. Titolo del corso : Ma cu ndi chiama? / Pourquoi nous le faisons? /Warum wir es tun? /Ma chi ce lo fa fare? / Ma quai che lo fam?
Nel settore trasporti e viabilità Chinnurastazioni e Hansi Banhof presentarono un piano di isola pedonale totale e servizio di navette con atabussi di Bergamo a carica solare lungo gli assi Rustico-Suttafrunti, Supraponti-Caserma, Filanda-Villa; il biglietto costa 0,75 Euro / 1 franco svizzero, ha durata di novanta minuti e può essere utilizzato per il libero accesso all'antico Mulino e al museo della Cereria.
L'esperto svizzero delle politiche agricole e forestali valutò male utilizzato e improduttivo il grande spazio che si estendeva a ovest del paese.
-Chiddu è mari!- nci rissi 'u Mister.
Embè? Essi, gli svizzeri, ne avevano fatto a meno. Venne dato ordine di concimare e seminare, prima di sera era già spuntata una marezzatura verdolina. La mattina dopo, lanciando dal molo, Joe Birrittedda pescò un gallo cedrone.
Statua A fu felice, il primo esperimento era riuscito e dunque se si poteva ricavare un gallo cedrone dal corredo cromosomico del cazzo di re, sarebbe stato possibile ottenere lo stambecco dallo scazzupolo e la marmotta dall'octopus pruppo. Insieme ai colleghi scienziati svizzeri aveva preso in affitto il laboratorio del mago e già che c'erano avevano creato pure la granita allo stinco di maiale. Sistemate la flora e la fauna si doveva studiare la creazione dell'uomo favazzinoto-cantonale, preliminarmente si capì che la XY doveva essere favazzinota e la XX elvetica pertanto fu programmato l'arrivo di numerose fattrici del Canton dei Grigioni e la prenotazione dei donatori favazzinoti. Alla conta questi risultarono più numerosi del totale dell'ultimo censimento comprese donne e bambini, furono cancellate le iscrizioni doppie e depennati quelli che si erano segnati col nome del nonno morto nel corso della seconda guerra mondiale.
Va bene, finiamola qua. Come si può capire tutto andava bene e c'era solo da trovare un edificio imponente dove issare la superba bandiera svizzera. Scelsero quello che sta accanto alla chiesa, quello rosso pompeiano più precisamente rosso casa cantoniera (anvedi il destino?). Modestamente, fu mia l'idea e fui io a eseguire: due righe di vernice bianca perfettamente ortogonali con quattro angoli retti, ecco la croce/ kreuz/ croix/ crus/ cruci.
Ora che ognuno aveva la sua croce potevano cominciare i festeggiamenti, la banda Sankt Gallen partì in tromba, i cantanti di jodel passavano di vicolo in vicolo autopaccariandosi e intonando il famoso bitonale. Nel terzo vicolo Aspromonte, l'ultimo dei quattro cantanti si ebbe na cannata di pisciazza in testa ma non ci fece caso: lui lo sa, gli irriducibili son duri a morire.



mercoledì 23 marzo 2011

L' Accademia della Fava: lo Statuto

STATUTO DELL'ACCADEMIA DELLA FAVA

Art. 1
L'Accademia della Fava, fondata in Favazzina sugli scaluni ra cresia il 22 marzo 2011, destinata a promuovere e agevolare lo studio dell'idioma favazzinoto, procura l'edizione critica di testi importanti, pubblica i risultati di ricerche originali sulla storia e la struttura del favazzinoto, dedica particolari cure al mantenimento e al rinnovamento delle sue antiche tradizioni nella lessicografia.

L'Accademia ha sede in Favazzina. Sua insegna è la "vicia faba" e il suo motto è
" DI FAVA FAMA DI FAVE FAME": contrassegni esclusivi delle sue pubblicazioni.


Art. 2
L'attività scientifica dell'Accademia della Fava si svolge principalmente nei seguenti Centri di ricerca:
- il Centro di studi di filologia favazzinota, sito in palazzo CAS via Marina (citofonare Lo Faro) che ha lo scopo di promuovere lo studio e l'edizione critica degli antichi testi e degli scrittori favazzinoti. 
- il Centro di studi di lessicografia favazzinota, sito in palazzo Roccolamericano via Marina (spiatinci a Enzu G.) che ha lo scopo di promuovere gli studi sul lessico favazzinoto e la compilazione di opere lessicografiche;
- il Centro di studi di grammatica favazzinota, sito in palazzo Malumbra rione Villa che ha lo scopo di promuovere lo studio della grammatica storica, descrittiva e normativa dell'idioma favazzinoto.

Art. 3
L'Accademia si compone di quindici accademici ordinari, nominati, su designazione dell'Accademia, nella versione estiva. In inverno quelli che si trovano almeno per fare un tressette.
L'accademico ordinario, quando abbia compiuto sessant'anni di età e maturato cinque anni di anzianità come accademico, assume la qualifica di emerito, conservando gli stessi diritti e doveri; e resta in soprannumero, talché si può far luogo alla nomina di un nuovo accademico.
Almeno sei degli accademici ordinari o emeriti dovranno essere residenti a Favazzina o dimostrare che ci vengono in villeggiatura per non meno di quindici giorni all'anno.

Art. 4
Sono organi dell'Accademia il Collegio degli accademici, il Consiglio direttivo, il Presidente.

Art. 5
Gli accademici ordinari ed emeriti si riuniscono in adunanza ordinaria di Collegio almeno una volta all'anno e in adunanza straordinaria ogni volta che il Presidente li convochi o di propria iniziativa o su conforme delibera del Consiglio direttivo o su richiesta di almeno cinque degli accademici ordinari ed emeriti. La riunione è convocata presso il locale denominato "Il mago delle granite". Le granite in prima convocazione le offre e le paga Spusidda in qualità di primo accademico emerito, in seconda convocazione le paga 'U longu come primo accademico pensionato. 

Art. 6
Quando si debba far luogo a nuove designazioni, il Collegio degli accademici sarà convocato dal Presidente in adunanza generale. Questa non sarà valida in prima convocazione se non vi interverranno almeno la metà degli accademici più uno, e in seconda convocazione, la quale non potrà essere nello stesso giorno della prima, almeno un terzo.
Sarà designato accademico il candidato che avrà ottenuto la metà dei voti più uno, e comunque non meno di quattro. Il candidato nell' accettare la nomina deve recitare la filastrocca: IAVA E VINIVA CUTTUNI CUGGHIVA IANDU E VINENDU CUTTUNI CUGGHIENDU. Se sbaglia, la nomina viene annullata.
Art. 7
La nomina del Presidente è fatta dal Consiglio degli accademici in adunanza generale sotto la presidenza dell'accademico più anziano di età. Sarà nominato l'accademico che avrà ottenuto la metà dei voti più uno.
Qualora nessuno degli accademici ottenga la maggioranza dei voti, si procederà a una nuova votazione, con le stesse modalità. Nel caso che neppure la seconda votazione abbia esito, si procederà a una votazione di ballottaggio tra i due accademici che nella precedente avranno ottenuto più voti. In caso di pareggio al ballottaggio si nomina presidente Guglielmo che se lo merita da tempo.
Il Presidente dura in carica un triennio e può essere confermato.
Quando un accademico abbia presieduto per almeno due trienni procurandosi benemerenze, potrà essere nominato Presidente onorario e si manda pa casa.


Art. 8
Gli accademici possono proporre che siano aggregati all'Accademia quindici soci corrispondenti non favazzinoti, scelti nei comuni limitrofi di Bagnara e Scilla comprese le frazioni di Melia e Solano sopravia e sottovia.
Le proposte relative sono approvate dal Collegio degli accademici con le modalità di cui all'art. 6. La nomina ha luogo con decreto del Ministro per i Beni Culturali e Ambientali.
Gli art.9, 10 e seguenti sono stati abrogati

articolo ultimo
L'accademia della Fava non ammette ambigue interpretazioni degli attributi del legume, qua inteso come contraltare alla meno famosa accademia fiorentina e come elemento da cui trae origine il nome del paese e la genìa nostra. E però se in essa fava si trova l'origine é ammessa, solo come postilla, la prima cosa che vi è passata per la mente.

postilla
Porcarosi!

lunedì 21 marzo 2011

Un delfino di nome Musa

Sbuffi, penetri, ti innalzi, ti inabissi...
sinuosa, leggiadra, docile e aggressiva...
mostri nudità inespresse al cielo, ad ogni balzo...
per poi sprofondare negli abissi
timida,
di un'ingenuità latente...
tu, delfino...
il tuo mondo sorride a te:
sbruffi e risa,
onde pacate e tenui risacche
è un tenero e continuo abbraccio, questo respiro del mare,
che rasserena e induce a docili pensieri...
il vento,
tuo ora fragile ora violento compagno di giochi,
ti spinge ad osare
e a non fermarti mai...
tu, delfino...
adorabile creatura che non conosce orizzonte,
né corrente capace di frenarne la corsa,
né una tempesta degna e capace di invertire la tua rotta...
chissà se un delfino sia capace di sorridere...
se così fosse per un tuo sorriso affronterei il mare aperto
senza bussola né motore...
soltanto vela e timone,
e fiducia,
e certezza di aver incontrato un delfino
che mi farà sentire a casa
sussurrandomi parole così dolci, e lievi,
da non voler più tornare...
alla terraferma...

di Roberto Tarli

giovedì 10 marzo 2011

...delfino


Galante eccoti servito ! ;)
é ormai da 2 giorni che giace sulla spiaggia.Le cause ancora della morte non si conoscono,è causa umana o naturale la sua morte???
premesso che prima del suo ritrovamento u mari rruvava nte casi... perciò non diamo sentenze troppo scontate!! riflettiamo prima di parlare! L'unica "ferita" che si vede è quella sul ventre... per il resto stop!!!! e ora a voi la palla.... ;)

mercoledì 9 marzo 2011

Parco Solare SUD

Ecco alcuni degli avveniristici progetti del concorso internazionale lanciato dall'Assessorato all'Urbanistica e Governo del Territorio della Regione Calabria per il riuso dei tratti autostradali in dismissione dall'Anas tra Scilla e Bagnara.
......nel frattempo la S.S. 18 frana......

Maggiori info su: www.parcosolaresud.it












martedì 8 marzo 2011

La Donna

Chi l'ha criata è stato nu grand'ommo,
nun 'o vvoglio sapè, chi è stato è stato;
è stato 'o Pateterno? E quanno, e comme?
Ch'avite ditto? '0 fatto d' 'a custata?
Ma 'a femmena è na cosa troppo bella,
nun 'a puteva fà cu 'a custatella!
Per carità, non dite fesserie!
Mo v' 'o ddich'io comm' è stata criata:
è stato nu lavoro 'e fantasia,
è stata na magnifica truvata,
e su questo non faccio discussione;
chi l'ha criata è gghiuto int' 'o pallone!


Antonio De Curtis " TOTO'"

Festa della donna

"Il più bel gioiello le donne non lo mettono al dito,
lo mettono al mondo!"

Dedicata a tutte le donne

UNA DONNA SPECIALE

E' una donna che ama
nella gente la compagnia,
essere circondata
di sguardi e di voci.
Intima di occhi che vedono,
di voci che parlano
e anche di pensieri,
ma non vuole
calpestii di sguardi
e di voci su di lei.
Orgogliosa e fiera
prima di dichiararsi
getta scandagli
a tastare profondità.
Poi si fruga dentro
e tira fuori parole,
ed è un fiume in piena
inarrestabile.
Temperamento impetuoso
si lascia facilmente
trasportare dalle passioni,
anche nobili.
Ed è lei incomparabile
la donna che amo,
che serba
i miei ricordi migliori,
insieme,
aspettando il tramonto,
momenti d'amore
coglieremo ancora.

Otto di marzo

martedì 1 marzo 2011

Divagazioni di un aspirante poeta

Otre ad essere, a mio parere, il più grande cantautore della musica leggera italiana, Francesco De Gregori è sicuramente anche un grande poeta. Lo testimoniano i versi delle sue canzoni, autentiche poesie. Eppure in una sua vecchia canzone, "Le storie di ieri" riferendosi ad un personaggio tristemente famoso, della pagina più nera, della nostra recente storia, dice: “ i poeti sono brutte creature, ogni volta che parlano è una truffa”.
E’ vero quanto De Gregori afferma? Oppure ha voluto, come suo solito, cercare di scandalizzare?
Ad ogni modo, a parte quello che dice De Gregori, a me piace scrivere poesie e, siccome non ho la pretesa di credermi un poeta, non credo nemmeno di essere una brutta creatura.
Ma allora se non sono un poeta, come potrei definirmi?
Un esteta? Forse!
Un ammiratore delle cose belle? Più verosimile!
Sicuramente un amante della poesia. Un inguaribile romantico che fin da bambino, non conoscendo né metrica, né poetica, si divertiva, per gioco, a trovare rime e a cercare di comporre versi. Un eterno ragazzo, che si abbandona facilmente alle fantasticherie e che ha una fervida fantasia. Un uomo, che ha un animo sensibile e che guarda con interesse al presente, e a tutto ciò che lo circonda, ma che non dimentica il passato e, talvolta, pervaso da un velo di malinconia, si rifugia nei ricordi.
I ricordi! Come separarsi dai ricordi, soprattutto di quelli legati alla fanciullezza. Quando da ragazzi, dopo il lungo inverno, si aspettava con gioia l’arrivo della primavera. E poi col sole già caldo di marzo, le corse a piedi nudi sulla sabbia e, ancora, il primo timido contatto col mare.

IL SOLE DI MARZO

Il sole di marzo
timido scalda
la sabbia alla marina
e, a piedi nudi,
liberi corrono i bambini
segnando orme,
e ridono felici
al tiepido contatto
sulle piante molli.
Gettano le reti
in mare i pescatori
e urlano e fanno rumore
battendo a prua
con forza il tavolato;
e buttano pietre in mare
spingono i pesci verso la cattura.
Finito il rituale
tutto si placa,
veloci a riva
approdano le barche
e tirano le reti,
colme i marinai.
Anche i bambini
corsi a curiosare
dividono con loro la fatica,
diventa un gioco,
un semplice pretesto
per bagnarsi i piedi,
rigenerarsi al mare
e rifiorire, ancora,
a primavera.