Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

mercoledì 26 dicembre 2012

I petrali

La frolla
Farina doppio zero, burro, zucchero, buccia di limone grattata, lievito, un bicchiere di marsala, uova senza albume sennò la pasta "runchia".

L'intimo
Fichi secchi spezzettati a lama di coltello, gherigli di noci sbriciolati con le mani, zucchero, cedro candito, il caffè di una moka da quattro, cacao amaro in polvere, non frullare che ti diventa palta, cuoci dieci minuti nel mosto cotto (saba, anche sapa).



"Idda inchìu a ugghia e fici u ruppu, 'u riavulu u ruppu no fici, picchistu 'a fimmina esti nu puntu avanti". Quando mia moglie dice una cosa, giusta o sbagliata, io mi rassegno: la sua sicurezza è proverbiale. 
Avi du iorna chi cucina petrali, c'aimu a fari cu tutti sti petrali non ho fatto in tempo a chiedere e già sono stato nominato fattorino presso la casa della signora Maria che ieri ha partorito un masculeddu.       Maria chi, come chi, la moglie di Giuseppe il carpentiere, Peppinu u falegnami provai a chiarirmi le idee, carpentiere ti dissi, mia moglie non parla molto ma quando parla è vangelo.
Non sapevo che Peppinu u falegnami si fosse maritato, me lo ricordavo vecchio e signorino già da prima che lasciasse il paese anni fa, ora è tornato ringiovanito e prolifico, a quanto pare.
Stasera, ventisei dicembre, vado per la consegna; dal rione Villa alla rimembranza buio che non vedo i miei piedi, non c'è luna, qualche stella e, nel cielo verso nord, una striscia bianca grande un dito mignolo, luminosa quanto il bagliore del fanale di una bicicletta.     Una sagoma s'affianca repentina alla mia destra, mi piglio schianto, il commendatore esce dall'orto degli agrumi, vuole sapere dove vado, decide di venire con me, con lo zappone sulla spalla e un panaro di limoni. Vicenzu il muzzo torna dal mare, ha una cannistra di pescato fresco, per dove andate se è lecito vengo con voi. La porta nella bottega del sarto è aperta, Ntoni ci sente passare, esce e ci segue portando con se tre asciugatoi di canapa. Stava sulla strada ad affilare il marrancio, ciaf ciaf duellavano la mano destra e la sinistra, Roccu u bucceri neanche chiede, incarta una grossa noce di carne bovina e si unisce al gruppo. Domenico de' parmentari, sull'uscio ci ferma così, con il braccio teso e il palmo della mano spalancato, aspettate, prendo il vino della botte migliore.                
Entriamo nel vicolo cieco, scuru fittu, nemmeno le stelle si vedono, nel cielo solo quella striscia di biacca a luce fievole.
L'ultima casa dev'essere ed è, la porta è chiusa. Bussiamo.
Da dove debba venire la luce non si sa nel rispetto di questo contare rabbuiato: di Giuseppe si vedono gli anni, la gioia e la sorpresa mentre ci guarda, ci riconosce a uno a uno, stai a vedere che siamo anche noi degli illuminati, dice che il bambino dorme e Maria riposa. Ringrazia per gli omaggi e ci benedice.
Scendiamo in piazza; io li avevo raccolti shrata shrata, senza volere, è me che guardano ma non so cosa dire, Vicenzu tossicchia poi dice:
-U sapiti chi fu? Facimmu 'u presepiu-


martedì 18 dicembre 2012

POKER FAVAZZINOTU Avremo avuto vent’anni o qualcosa di meno, Favazzina d’inverno, ore piccole al C.A.S., i soliti nottambuli, nella fattispecie, io u longu, Mario P.detto il Firriolo e Roccu G. detto u ‘Nchiumbu. Poker a tre all’italiana. Eravamo rimasti soli, tranne Tonino detto u Gneddu che dormiva su quattro sedie accostate e Pascali u Continu che dormiva su una sola, risparmiava. Eravamo orfani dell’Americano alias Roccu l’orfanu, anche lui, assente perché era ricoperato all’ospedale per una difficilissima operazione, come diceva lui, l’avrebbero tagghiato a du mezzi, che macellai. La partita a poker correva veloce, io vincevo spudoratamente, u firriolo era chi soi, perdeva tutto u ‘nchiumbu che, non abituato dato il culo immenso, piangeva come un vitello. Si picciiava ch’era na bellizza, aveva consumato n’accendino a furia di bruciarsi i contorni, faciva giri intorno alla seggia, invocava il Padreterno e parentela, nenti, non era sirata. Faciva tris e qualcuno faciva scala, faciva scala e qualcuno faciva full, poi visto che era spaventato gli bleffavano spesso e lui scappava. La partita non finiva mai perché Rocco si voleva rifare, ora un giro di consolazione, ora un giro della disperazione, poi che era ancora presto, insomma si stava facendu matina. :- Basta, non è possibile, vaiu e mi pisciu i mani – dissi u ‘Nchiumbo e uscì di corsa. Come saprete il CAS non era fornito di bagno, il posto che più si confaceva alla bisogna era a vinedduzza, all’ombra di una nespolara che sorgeva dove adesso c’è il Residence, nespolara talmente grande che faceva ombra anche di notte. Nell’attesa della pisciatina di mani mi venne in mente un scherzetto simpatico e, d’accordo con Mario, sistemai le carte in modo seguente: Rocco avrebbe avuto una scala reale, Mario un poker d’assi ed io un colore. Appena rientrato Rocco, io distribuì le carte annunciando solennemente l’ultimo giro. A mano a mano che Rocco spizzicava le carte cambiava colore , all’inizio normale, poi rosso, poi bianco e alla fine rosso vivo. Mario continuava a rilanciare su Rocco ed io su Mario e Rocco su di me, ad un certo punto i soldi erano tutti sul piatto e Rocco li accarezzava con lo sguardo, mi sono rifatto pensava, anzi andrò a vincere. Rocco era uno spettacolo, aveva gli occhi spiritati, assaporava la vendetta. Ad un certo punto, dopo l’ennesimo rilancio, decisi che era meglio finirla e dichiarai: :- Rocco tu hai un scala reale, Mario un poker d’assi ed io un colore – e buttai le carte sul tavolo :- E tu come fai a sapere che ho una scala reale - disse Rocco incazzato :- Semplicemente perché te l’ho data, era uno scherzo, avevo sistemato le carte – :- Scherzo sta minchia, allora anche prima era uno scherzo ? – Finì a tarallucci e vino, rimaneva lo spasso, la solita pisciata a ribba i mari prima di andare a dormire. A proposito di sonno gli altri due continuavano a dormire mentre i primi chiarori dell’alba s’affacciavano dal mare.

martedì 4 dicembre 2012

Quando si dice i tifosi

Ieri sera mentre guardavo la partita Reggina – Crotone,
le telecamere si sono soffermate, solo per un attimo,
su uno striscione che un tifoso mostrava con orgoglio,
giusto il tempo per riuscire a leggere quello che c’era scritto.
“U ME CORI BUGGHJ COMU NA CADDHARA CHINA I FRITTULI”
Amore per la propria squadra?
Rabbia?
Ironia?
Non saprei dire, comunque uno striscione bellissimo.
Quale altra tifoseria potrebbe scrivere una frase simile?
Onore al tifoso!
Per la cronaca la partita è finita 1-1

giovedì 15 novembre 2012

Il bagnino e Spusey

L'ispettore Spusey rientrava da Suttafrunti. Aveva onorato il debito economico con Cittuemutu, la talpa e ora calpestava soddisfatto la ghiaia dirigendosi con ampie falcate impazienti verso lo stabilimento balneare. Lo sapevano tutti che aveva risolto anche quell'ultimo caso -Il mistero del pruppo monco, avevano titolato i giornali, pure la Gazzetta del Sud- e ora si trattava di minimizzare, sedare con la modestia e la buona educazione, l'entusiasmo degli ammiratori che certamente lo stavano aspettando. I favazzinoti lo consideravano l'uomo che più di tutti onora il paese, hanno ragione pensava Spusey ma non l'avrebbe mai confessato a nessuno, nemmeno a don Rocco F.
Lo stabilimento balneare sembrava deserto -sarà l'ora dell'acquagim, pensò Spusey- vide un ragazzetto seduto vicino al frigo dei gelati, succhiava un ghiacciolo -all'arancia, notò.
-Non c'è nessuno qua?- chiese al ragazzo.
-Sunnu a mari, allijà.
Si fece strada tra le file degli ombrelloni, scansò le sdraie vuote, raggiunse le retrovie del labbro di mare e si ricavò un posto, spingendo, in mezzo a una folla densa e appiccicaticcia.
C'era un uomo in mare, uno solo. Sbucava le onde da ribba e salmonava pi jintra, apoi si mortificava in balia del cavallone, s'ingagghiava al vortice, dal turbine sbucava sciacquato nel misto bricciorrina, arenato a cristancruci da finto naufrago si opponeva alla ritiragna. Applausi, la folla si spellava. L'uomo si rituffò: il bis?
Esibizione ridicola pensò Spusey.
-Ostrega com' è bravo e coraggioso, con quelle onde così grosse, disse il vicino a destra
Aundi? Carmaria quasi chiatta pensò Spusey.
-E che bell'uomo, disse la bionda vicina a sinistra
Inzomma, forsi pi so mamma pensò Spusey
-Hai notato, Carla? Pare a posto, bello sano, sussurrò la vicina davanti
Pi forza, si è messo il costume con il riportino, pensò Spusey.
Un altro applauso e l'uomo del mare continuò a evoluire, faceva la boa ora sopra ora sotto la superficie del mare.
Insopportabile, concluse Spusey
Tornò allo stabilimento balneare, vide il ragazzino di prima che succhiava un ghiacciolo- al limone, notò.
-Non c'è il bagnino, in questo bagno?
-Allujà, chiju niru- rispose il ragazzo.
Bagnaroto, ipotizzò Spusey, e preciso: ha detto nero, non abbronzato. Deve essere quello.
-Sono l'ispettore Spusey. Voi siete il bagnino?
-Ah?
-Siete il bagnino o no? come vi chiamate?
-Nkono Omobono Makelele.
-Che minchia fate qui?
-Vendo cuperti, linzola, sciugamani. Tu compra, cugginu?
Spusey tornò dal ragazzino, ghiacciolo alla menta.
-Mi hai detto che il bagnino era il nero. Quello è africano.
-Dissi niru pirchì Pascali è niru, chijujà è di colore.
Minchia la precisione dei bagnaroti, pensò Spusey.
-Sei di Bagnara?
-No, i Purej.
-Porelli è Bagnara.
-Pe nui i Purej no.
Azzo che giornatina, ispettore Spusey, se mi iettu a mari nesciu sciuttu.
Aveva capito che si chiamava Pasquale, il più era fatto, ora bisognava trovarlo.
-Ispettori Spusey quale onore, era da tanto che non vi potevo vedere. Finalmente!
-Lei è...?
-Pascali, u bagninu.
-Ma certu, ovviamente. U sai chi si propriu niru?
-Aiu melanina chi cazzi, ispettori. Ispettori sono un vostro ammiratore. Voi ci fate onore.
-Bravu Pascali, ora sittamundi che ti devo raccontare una storia lunga e triste.
Ci mettiamo comodi, prendiamo qualcosa, magari un ghiacciolo, finiru i ghiacciola?, allura una gazzusa classica, ti devo dire Pasquale che mi vedi in veste semiufficiale, per via della parentela. Dobbiamo fare uscire quell'uomo dal mare, u sacciu Pascali, è mari unu e menzu, dui a bon pisu, ma puru tri, non c'è pericolo fisico, ccà si tratta di salute mentale, Pascali. Non è pacciu, Pascali, è disturbatu. Devi sapere che un giorno di tanto tempo fa, era un ragazzo, si trovava in campagna col padre. Volle salire su un albero e fu una tragedia: cadde dalla ficara perchè si schiancau la megghiu rama. Quel giorno d'estate c'era una mareggiata a muntagni d'acqua, lui dalla sua casa poteva vedere i suoi migliori amici sfidare il mare, il mare stesso con il suo mugghio, nu burdellu Pascali, sembrava chiamarlo. Era pronto ad andare, indossò il suo costume rosso, proprio quando stava per uscire, suo padre lo fermò, vieni con me alla vigna, ma papà ma pepè, nenti, dovette seguirlo. Poi ci fu la caduta, minau ca testa, commozione cerebrale, una lunga convalescenza, sembrava tutto a posto, inveci, Pascali, nci vinni na malatia di ciriveddu. I migliori specialisti, Pascali, da Chiasso a Reggio Calabria, alla fine fu fatta la diagnosi di Pelagofilia esibizionistica da innesto detta anche Sindrome di Niente e Nettuno, non sacciu cu sunnu, Pascali. Ti ripetu, non è pacciu, solo che quando vede na maretta e quattru cavalluni si tuffa e faci u spettaculu, come sta facendo ora. I dottori dicono che così compensa affettivamente la mancata dimostrazione di coraggio e valentia di quel giorno che si schiancau la rama. Pascali, dobbiamo farlo per lui, anzi tu lo devi fare, per prima cosa devi allontanare la folla, non è che devi raccontare per filo e per segno, nemmeno devi esagerare, rinci chi avi turbe mentali ingravescenti, insomma chi si poti ncazzari, falli sfollare, in questo modo blocchiamo la componente esibizionistica, lui è uno che se non c'è la platea mancu pisca a cefali, poi vai da lui e nci rici bellu bellu -Scusi, le dice niente la bandiera rossa? Magari ti manda afantoculu ma poi cede e si ndi nesci tranquillo. Vai Pascali, ora vado pure io, meglio se non mi vede, per via della parentela.
Spusey, mucciato dai massi del molo di Falò, cattiava e vedeva tutto, la folla si era dispersa, Pascali faciva signu cu itu nto cielu, a bandera, l'uomo iasau nu brazzu alla fasciu ma cu pugnu chiusu, Pascali cu brazzu a falciare il grano, iamu nesci, l'uomo ca manu a carcioffulu, chiccazzu voi?, però esce, l'uomo esce dal mare.
Fatto, ora devo solo raccontarlo a chi so io e poi tutti sapranno, sorrideva Spusey e canticchiò mbasciu che nessuno poteva sentire,
Luglio col bene che ti voglio lala-lala-là/ la-lala-là
O era agosto?
 
 
 

martedì 13 novembre 2012

Il bagnino

Era una calda giornata di fine agosto, quest’anno ,una leggera maretta s’infrangeva sulle nostre amate sponde ed io pescavo beato dal molo di Falò, cefali, occhiate e qualche sarago. Finito di pescare, un po’ stanco, decisi di fare un idromassaggio con le onde sempre più piccole che si approssimavano a riva. Uno spasso, marcavo le onde completamente sdraiato a ribba i mari, unico inconveniente l’invasione di briccio dentro il mio vecchio costume una volta rosso ora fucsia tendente al rosèe sfumato. Nel contempo la stessa invasione mi dava carattere di superdotato, e non mi dispiaceva. Quand’ecco una voce :- Scusi non le dice niente la bandiera rossa ? – era un ometto nero, forse un bagnino. Risposi :– Certo, bandiera rossa la trionferà evviva il comunismo della libertà – :- Non faccia lo spiritoso ed esca dall’acqua che è pericoloso, non vede che onde – :- Onde ? Aundi sunnu ? Chista è calmeria i sciroccu Trastullandomi con la maretta ero andato a finire nel lido antistante ed il relativo bagnino , vedendomi sempre a riva, cu sapi chi si pinzava. E allora mi vennero in mente le passate stagioni e la presente ed il suon di lei, come diciva Giacumino, non chiddu ra frutta, io che bucavo le onde di punenti con i miei amici, quando la spiaggia era una lama di coltello, andavamo a caccia delle onde più grosse, qualche volta rimanevamo sotto ed era come una centrifuga,non si sapiva quando è come si sarebbe usciti. E ora, veni un bagnino qualunque e m’invita ad uscire, come un turista qualsiasi, a mia, Mimmu u Longu,mangiatore di cavalloni. Lo stavo mandando affanculo, poi pensando che in fondo faceva il suo mestiere, uscì dall’acqua non prima di aver bucato l’ultima onda, di sciancu, alla Ninu Scheccia.

Il vicepresidente

E' un leitmotiv e dunque pure a me è capitato di essere beneficato a mia insaputa. Io manco c'ero, avevo impegni, l'assemblea ha votato e sono stato eletto vicepresidente con un voto in più del presidente, farò le mie rimostranze per questo al primo consiglio direttivo, appunto, la sera del primo consiglio ricevo una telefonata in pizzeria, da cliente, non possiedo pizzerie, Che fai, non vieni?, Dove devo venire?, Alla riunione del consiglio, Riunione? va bene si è capito che si sono dimenticati di avvisarmi. Alla riunione successiva sono presente, seduto tra la presidente e la delegata alle famiglie, di fronte alla segretaria, in diagonale con la tesoriera, il consiglio direttivo al completo. Chiedo la parola, mi alzo enfaticamente e faccio presente che ho ricevuto più voti di tutti, Come mai sono arrivato secondo?, Interessato al comando, compagno?, la segretaria mi ha riconosciuto anzi io l'ho riconosciuta, portava zoccoli dalla primavera all'inverno, maxigonne gipsy e scandiva chiaro e forte che lei era sua.
Mi guarda ora con gli occhi di allora, capisco che non ha perso niente delle sue proprietà, mi siedo e dico, Cosa volete che sia un voto in più o in meno, minuzie. Chiarito il mio ruolo le cose vanno come devono, il primo mercoledì di ogni mese, agosto escluso, partecipo e condivido, quando capisco cosa condividere, quando no vado a far compagnia al pappagallo della presidente, è femmina e l'hanno chiamata Frida.
Mi ricordo sempre di portarle i semi di girasole, lei apprezza e mi dice, Beato tra le donne. Beato? Santo subito!

mercoledì 7 novembre 2012

mercoledì 31 ottobre 2012

Il sogno

Si potrà mai avverare questo sogno?

venerdì 19 ottobre 2012

盆栽 (per Windows: bonsai)

Il maestro riconosciuto del genere bonsai è Galanti. Mi cimento con un episodio che mi ha divertito e che sembra avere i requisiti per essere tramutato in bonsai.

Il padre di uno studente liceale di Reggio a fine anno scolastico va a vedere i "quadri". Accanto al nome del figlio una sequenza di NG e il risultato finale: RESPINTO.
Va dal preside a chiedere spiegazioni.
- Non giudicato. Nessun professore l'ha mai potuto interrogare. Suo figlio ha fatto cinque presenze in tutto il secondo quadrimestre. L'abbiamo giudicato respinto.-
- Sbagghiastuvu.-
-Perchè, scusi? Gli ultimi tre mesi non l'ha visto nessuno.-
-Apposta! l'aivuvu a  giudicari disperso.-

venerdì 12 ottobre 2012

Massi che il mare ha consumato

Se penso al gruista che getta massi dda nterra non mi sorprendo: per scaricare nel mare ci vuole la patente nautica. Quella di quello che non voleva salire nè a prua nè a poppa e nemmeno a bordocazzo.
Certo che a Favazzina siamo sfortunati, sai il ritorno mediatico se l'avesse arenata qua?
Un evento che avrebbe attirato nuovamente l'attenzione dopo quella volta dell'uomo in mare forza 10.
Ci ha provato pure quest'anno ma ormai le mareggiate non sono più quelle di una volta.


mercoledì 3 ottobre 2012

Legambiente ritorna a Favazzina

Anche quest’estate e solo per un giorno abbiamo avuto la visita di Legambiente, un manipolo di bravi ragazzi prevalentemente del nord che, grazie a questa associazione, colgono l’occasione per farsi le ferie al mare nella nostra splendida Calabria. Al mattino e nel primo pomeriggio, dato che fa troppo caldo, se ne stanno sotto la tenda a bere, mangiare anguria e soprattutto a fumare (che diamine sono ragazzi!). Nel tardo pomeriggio poi, quando il sole brucia meno, (d’altronde come non giustificarli, sono del nord e hanno la pelle chiara) tirano su un po’ di rifiuti, una goccia nel mare che ci sommerge, peccato che, forse perché non avevano tempo, (purtroppo le loro giornate sono frenetiche, devono pulire tutte le spiagge della Calabria), qualche sacco lo hanno lasciato sulla spiaggia nella speranza che qualcuno lo portasse poi ai bidoni, sono sicuro che, se nel frattempo non c’è stata qualche mareggiata, i sacchi sono ancora là. Durante la loro permanenza sulla spiaggia, nel passare davanti alla loro tenda ho visto che vi era una ragazza, una dirigente suppongo, che parlava ai ragazzi seduti in cerchio davanti a lei, intenti ad ascoltarla. Il tema era la raccolta delle arance da parte degli extracomunitari nella Piana di Rosarno. Che ci cala ho pensato con Legambiente e soprattutto con la pulizia della spiaggia di Favazzina? Incuriosito mi sono fermato ad ascoltarla. La ragazza parlava dello sfruttamento degli extracomunitari costretti, sotto l'egida e le minacce dei caporali, spesso connazionali delle vittime, a raccogliere le arance per poche lire e della condizione miserevole nella quale erano costretti a vivere in tendopoli o baracche fatiscenti. Un argomento interessante e per certi versi anche drammatico, niente da dire, ma continuavo a chiedermi che ci cala con Legambiente? Sono intervenuto e all’oratrice ho fatto presente che il lavoro che adesso facevano gli extracomunitari tanti anni fa lo faceva mio padre, il padre ru Longu e tanti altri contadini di Favazzina che all’alba partivano col camioncino ru Magu (allora non faceva ancora le granite) a spaccarsi la schiena e non solo, tutto il santo giorno negli agrumeti della Piana e anche in quelli della Jonica e chi c’era allora ha difendere i loro diritti e ha dire se erano “sfruttati, malpagati e frustrati” (Mio fratello è figlio unico, Rino Gaetano)? Eppure mio padre lo vedevo ritornare sempre sorridente, felice nel portarmi un’ arancia, la più bella che era riuscito a cogliere. Che coglioni che erano i nostri genitori mi è venuto da dirle, invece le ho detto, se alzando gli occhi avesse visto tutta la mole di cemento che la circondava, se avesse notato le recinzioni sulla spiaggia, le costruzioni abusive sempre sulla spiaggia e se soprattutto fosse a conoscenza dei lavori della Terna e del disastro ecologico che era in atto, temi, a mio avviso, più inerenti con quelle che sono le finalità di Legambiente (salvaguardia e rispetto del patrimonio ambientale), che non lo sfruttamento degli extracomunitari nella raccolta delle arance. Mi ha risposto molto evasivamente che era a conoscenza del problema e che quello era un argomento del quale, loro di Legambiente, avevano intenzione di discutere. Come? Dove? Quando? Campa cavallo mi sono detto. Se non ci riesce un’associazione così importante a difendere l’ambiente, possiamo riuscirci noi quattro scalzacani che non vivono nemmeno sul territorio? Ecco perché sono demoralizzato, depresso, sfiduciato … “e ti amo Mariù” (sempre, Mio fratello è figlio unico, Rino Gaetano).

martedì 2 ottobre 2012

CRONACHE FAVAZZINOTE Notizie importanti da Favazzina, pare che dopo tanti anni ci sia stato un fermo biologico per i mesi di giugno-luglio, niente pesci per quel periodo, il mare si stava ripopolando. I meriti, come sempre, se li sono presi i politici, pare che l’assessore regionale alla pesca abbia fatto un accorato intervento in una TV locale prendendosi la civile responsabilità, la verità invece la conoscono in pochi ed io tra quelli e ve la dico: il Maestro inteso come Beppe Birrittedda aviva a sciatica. Alla fine dell’estate favazzinota, quindi fine agosto, abbiamo avuto l’onore di una visita istituzionale, niente popodimenoche il sindaco in persona che dopo aver latitato per l’intera stagione, preso da chissà quanti e quali problemi di governo, dopo una serata con cantante simil Ramazzotti, ha voluto, bontà sua, fare un bagno di folla. Ho dovuto interrompere una complicata partita di tresette per ricordargli che era il sindaco del paese più abbandonato d’europa , mentre dicevo questa pura e semplice verità, qualche coglione ha pensato bene di prenderne le difese, anzi come mi permettevo quell’eclatante lesa maestà. Servi e leccaculo, ma torniamo alle cose serie. Ho capito finalmente perché non decolla il progetto del grande molo,quello che doveva partire dalla Sena fino a sciumara, già approvato e finanziato. Voi penserete malignamente che le colpe sono della mafia, delle raccomandazioni, dell’interesse privato sui fondi pubblici, sbagliate, niente di tutto questo. La colpa è del gruista, di quello che mette i massi, siccome ha una paura fottuta dei fondali, arriva a qualche metro dalla riva e poi si schianta e torna indietro buttando massi a casaccio. Cosi fa un ammasso di pietre davanti alla spiaggia che per puro caso, solo per puro caso, vanno a difendere le costruzioni presenti e quelle future di quella zona. Non sento più quegli accorati appelli contro la Therna, centinaia di miglia di Kw che attraversavano la spiaggia, l’apocalisse, forse sono bastati un po’ di soldi per aggiustare la chiesa e i Kw sono diminuiti anzi fanno bene. Non riesco a capire come hanno fatto, in un paese dove arriva il gas per tutta Italia, l’elettricità per la sicilia, e noi siamo ancora con le bombole e con le luci pubbliche che si spengono ad intervalli, come nel programma di austerità energetica degli anni settanta. Mancu sa facivunu apposta. Vi lascio i miei doveri di nonno mi chiamano, sempre e comunque Favazzina uber alles

lunedì 10 settembre 2012

Avevamo pagato anche per l'ombrellone e due gazzuse al caffè.

sabato 8 settembre 2012

Piero tuttofare

Fra tutti i mai che affliggono Favazzina e sono davvero tanti, quello sul quale più diffusamente vogliamo soffermarci, sono la pulizia della spiaggia e quella delle strade. Da quando Guglielmo, ormai novantaduenne e al quale mando un saluto affettuoso, è andato in pensione e ha smesso di pulire il paese, le strade, la colpa è solo nostra, sono diventate una pattumiera a cielo aperto e i rifiuti si trovano ovunque. Il comune non manda nessuno a raccoglierli e tanto meno si impegna a far lavare le strade, per rimuovere la scia appiccicosa e maleodorante che il camion della nettezza urbana lascia tutte le volte che viene a prendere i rifiuti nei cassonetti. In questi ultimi anni il nostro paese è sempre più invaso dai villeggianti, così detti della domenica, che arrivano in massa e creano un caos indescrivibile, parcheggiano ovunque, perfino a ridosso della spiaggia, intasando interamente il paese e per ultimo, come regalo, ci lasciano i sacchetti con i rifiuti. Il comune non fa niente per ovviare a questo stato di cose e a nulla sono valse le nostre richieste per farci inviare un vigile a disciplinare il traffico e a limitare almeno il sabato e la domenica l’afflusso di macchine nel paese. In questo scenario non certo edificante, come una goccia d’acqua nel deserto, per fortuna nostra e del paese c’è Piero. Ma chi è Piero? Piero, per quelli che non lo conoscono, è un milanese che ha sposato Grazia L., una nostra compaesana, e che da diversi anni vive ormai nel nostro paese. Animato da una voglia e da una carica inesauribile e soprattutto da un grande senso civico, lo vedi, nelle ore più disparate, armato di scopa e bidone pulire strade e a tirare su rifiuti con solerzia ed allegria. Non solo e dato che anche lì il comune latita, pulisce il cimitero invaso dalle erbacce e cura gli alberi e i fiori, rendendo quel luogo di mestizia e preghiera, caro a tutti noi, decisamente più presentabile. Sempre disponibile non si tira mai indietro quando qualcuno lo chiama per qualsiasi genere di lavoro, ricevendo in cambio, spesso e volentieri, solo un grazie e il più delle volte neanche quello. E pensare che vi è gente che lo deride, che trova disdicevole quello che fa, pazzesco! Ve ne fossero di Piero, certo non basterebbero a cambiare lo stato di cose che vige dalle nostre parti, ma almeno contribuirebbero a rendere più vivibile e civile il nostro paese. Grazie Piero, a nome di tutti i favazzinoti, che come me, apprezzano e condividono il tuo operato.

La mia casa di Favazzina

"Clank". Lo scatto secco della chiave che fa scattare la serratura mi riporta indietro nel tempo, quando da ragazzo, rientrando a casa ad orari impossibili, volevo evitare di farmi sentire dai miei per non dover dare spiegazioni. Maledetto "Clank". Eppure, ogni estate, questo suono mi accoglie nella mia casa di Favazzina quasi fosse un saluto .
Aprendo la porta arriva l'inconfondibile l'odore di casa mia. Un misto di sabbia, plastica, legno, polvere, salsedine che mi porta alla memoria tante emozioni. La mia casa di Favazzina vive solo pochi giorni l'anno, per il resto conserva gelosamente mobili e oggetti in una bolla temporale immobile. Si sovrappongono stili, mode, età. Il mobiletto con le rotelle del Nordmende a colori si affianca allo Sfornatutto retaggio degli anni '80. Il calendario datato 1995, sul quale è annotato il numero del fornitore della bombola, sporge dal sovrastante 2011. Gli oggetti vari creano accostamenti di forme e colori assolutamente improbabili. "Tanto è solo per l'estate" è la frase che accompagna la scelta degli oggetti e "magari tra qualche anno serve" è la frase che li salva dal cassonetto.
Saluto il vecchio granchio impagliato che fa bella mostra di sé dalla parete del soggiorno e, come ogni anno, penso di buttare 'sto schifo, mi specchio in bagno e mi vedo un po' più grigio e calvo dello scorso anno. Dal comodino della camera riscopro il volto di due calciatori dimenticati di qualche squadra ignota che sorridono dalle figurine appiccicate lì da un bambino che ormai mi somiglia poco. Mi addormento leggendo un Topolino datato 1982.

mercoledì 5 settembre 2012

Il Trofeo mancato

Questa estate l’ormai tradizionale Trofeo Arancino d’oro, organizzato e sponsorizzato dalla rosticceria “Nonsolopizza” di Luca e Peppe De Franco, per la disperazione dei numerosi turisti e in particolare modo dei favazzinoti, purtroppo non si è potuto svolgere. A differenza dell’estate scorsa il comune, anche se in un primo momento l’aveva promesso, non ha messo a disposizione il palco, pare che in quei giorni fosse impegnato a Scilla per delle manifestazioni in occasione della festa patronale di San Rocco, e così a malincuore abbiamo dovuto rinunciare ad una manifestazione che ormai era diventata l’evento principale dell’estate favazzinota. Vi è d’aggiungere che, dato l’afflusso dei turisti che sempre più numerosi accorrono alla rosticceria a gustare le svariate prelibatezze, arancino in primus, che la cuoca Patrizia, Lina e Lorena propongono, nei giorni in prossimità di Ferragosto era praticamente impossibile per Peppe, impegnato a servire e a intrattenere i clienti, trovare il tempo per organizzare ed allestire la serata (vero è che per l’estate prossima Peppe ha deciso di far svolgere il trofeo anziché a Ferragosto nei primi giorni all’inizio del mese). Un contentino comunque Peppe ai suoi fan l’ha dato e alcune sere dopo, in piazza della Rimembranza nel chiosco di Pasquale, dopo una piccola parentesi alla Celentano nella quale ha evidenziato alcuni problemi ormai atavici che riguardano Favazzina (la mancanza di acqua potabile su tutti), si è poi esibito riproponendo alcuni dei più famosi brani di Mino Reitano, riscuotendo come sempre un grande successo, culminato con una vera ovazione quando si è messo a ballare il twist con una carriola che si trovava li per caso nella piazza, evidenziando, se ancora ve ne fosse bisogno, le sue doti di showman. Il mancato svolgimento del trofeo, oltre che tutti noi, ha lasciato nello sconforto proprio Peppe, conscio di aver deluso i suoi numerosi estimatori che aspettavano con palpitante attesa l’evento, tanto da impegnarsi fin da ora, costi quel che costi, (cchiuttostu cantu nte scaluni ra cresia) a riproporre per la prossima estate il trofeo. Conoscendolo sappiamo che nonostante la mancanza di aiuti, sia da parte del comune che di altri (il trofeo è sponsorizzato solo dalla rosticceria “Nonsolopizza”), farà di tutto per onorare l’impegno, poiché, anche lui ne è consapevole, sarebbe troppo deludere ancora una volta i suoi fan, che ogni estate attendono con ansia questo irrinunciabile evento.

giovedì 30 agosto 2012

Ru barcuni

venerdì 10 agosto 2012

mercoledì 8 agosto 2012

Casa tua

Magù, dovrebbe essere la casa sullo sfondo prima della palma. Questa foto l'aveva pubblicata Malumbra tempo addietro.

lunedì 23 luglio 2012

Foto di casa mia

Ciao a tutti. Sto cercando foto d'epoca della mia casa di Favazzina (di fronte all'ex giardino del Commendatore Labozzetta). So che fino agli anni '60 c'era una casa padronale molto bella, poi andata in rovina. Se vi doveste ritrovare qualche foto d'epoca mi piacerebbe vederla

sabato 19 maggio 2012

Ecco l'ultimo dei motivi per il quale non sto più collegandomi al blog

sabato 12 maggio 2012

PASCUNI

Il pic-nic favazzinotu per eccellenza era u pascuni, pasquetta per i non addetti ai lavori, “lunedì dell’Angelo” per gli osservanti. Quand’ero una ragazzino il pascuni veniva organizzato molto spesso dall’Azione Cattolica favazzinota, con a capo il previti don Roccu, che diciamoccelo, non aviva tanta fantasia e forse mancu tanta gana, pertanto gli itinerari eranu sempri i stessi. Gambarie con la seggiovia e Ganzirri con il lago salato. Per Gambarie affittavano un vecchio pullman con enfisema al motore, specialmente d’inchianata a Ganzirri invece, una volta traghettati fino a Messina, a pedi finu alla meta, almeno deci chilometri. Attraversare Messina e Torre Faro a pedi, più che un pascuni era un pellegrinaggio senza Madonna finale, un atto di fede che allora non mancava, se no eranu maschiatuni autru che dibattiti teologici. Un po’ più grandicelli finalmente l’affrancamento. Una sera in una libera e democratica riunione presso i noti scaluni dedicemmo, prossimo pascuni da soli a Taormina, senza tutori. educatori e scassa minchia vari. Per noi ragazzini di quei tempi, andare a Taormina era un po’ come andare all’estero, dimenticando che i nostri padri erano tornati dalla Russia, dai campi di concentramento tedeschi, dalla prigionia in Inghilterra, Sud Africa e chissà da quali altri posti, ci avevano cresciuti nella bambagia ancora impauriti di quello che era successo a loro. Fervevano i preparativi, tutto era pronto, unica incognita il tempo, ci sarebbe stato il sole o chiuviva ? La sera di pasqua bisognava guardare il tempo in televisione, poi ci saremmo regolati. Bernacca quella sera mise tra Messina e Catania, quindi a Taormina, quattru umbrella, una saetta e gocciuluni d’acqua comu muluni, pertanto significava che se non era diluvio pocu ‘nci mancava. :- Che fare ? – disse Lenin e puru nui. Decidemmo di partire lo stesso, però equipaggiati per la bisogna, umbrelli, ‘mpermeabili, giacchi pisanti,cazettuni. Il sospetto mi vinni i prima matina aspettando il treno, faciva caddu e di nuvole nemmeno l’ombra. Ma andavamo all’estero e oltre lo stretto c’era l’incognita, il salto nel buio. Per farla breve quando arrivammo a Taormina si facevano i bagni e pure noi, di sudore. Da quel giorno non ho più amato i pic-nic e Bernacca, bonanima, non l’ho più tenuto in considerazione, anche se, qualche volta c’inzirtava. p.s – questa storia vera può essere che l’abbia già raccontata, se così fosse perdonatemi

venerdì 11 maggio 2012

La prima Comunione

Maggio, il mese della fioritura, della fertilità, dell’esplosione della natura, il mese nel quale le giornate si allungano e si fanno sempre più calde, il mese dedicato alla Madonna (Bella tu sei qual sole, bianca più della luna, e le stelle le più belle non son belle al par di te.), della Prima Comunione, il mese della finale della Coppa dei Campioni, del Giro d’Italia e a Favazzina, tra le altre innumerevoli cose, i primi bagni e l’inizio ra mbiviratura nta l’orti. U cunduttu che attraversava tutto il paese ra vasca secolare all’officina finu a Favareca, era in quel periodo sempre pieno d’acqua e noi ragazzi muniti di legnetti, in concomitanza con l’inizio del Giro d’Italia, giocavamo ai ciclisti, facendo un nostro particolarissimo Giro. Quel sabato, il giorno prima della Prima comunione, si stava svolgendo una tappa abbastanza impegnativa, ed io nel tentativo di distanziare gli altri corridori (u me lignu aiva truatu nu filu i currenti a favuri) tutto preso dal tentativo di fuga, sciddhicai e caddi lungo e disteso nto cunduttu e, oltre al bagno, mi scurciai una gamba e puru u barbarozzu. Inzuppato fradicio e sanguinante mi recai subito a casa e mia madre, dopo l’iniziale spavento, nel constatare che a parte qualche sbucciatura non avevo riportato niente di grave, come una madre che si rispetti, mi diede una bella pettinata, dandomi pure dell’incosciente, poiché avevo messo a rischio per l’indomani di fare la Prima Comunione. Come Dio e don Rocco volle tutti noi comunicandi, dopo aver atteso con ansia e trepidazione quel fatidico giorno, ricevemmo il sacramento dell’Eucarestia e all’uscita della chiesa mia madre ed io ci recammo da Santino per farci portare, con la sua mitica FIAT 1100 bianca, dal fotografo a Bagnara per immortalare quel giorno di festa. Mentre passavamo davanti alla sua casa, una donna del paese ci fermò e chiese a mia madre se, dato che c’eravamo, potevamo dare un passaggio a lei e alla figlia così pure lei poteva farsi le foto. Anche se a malincuore (ma pirchì non si putiva fari purtare puru iddha i Santino? Disse la sera a mio padre nel raccontargli l’accaduto) mia madre li fece salire, non immaginando il bellissimo regalo che mi stava facendo e l’immensa gioia che mi stava procurando, perché la ragazza, una mia compagna di classe, era quella che a quel tempo mi faceva battere forte il cuore. La madre della ragazza salì davanti, mentre lei si sedette dietro con noi, proprio dalla mia parte. Io col mio vestito grigio chiaro riciclato (credo fosse quello di mio fratello) e lei tutta vestita di bianco, sembravamo una coppia di giovani sposi diretti all’altare (era quello che io fantasticavo) e non posso descrivervi la mia felicità nel trovarmi accanto alla mia amata. Dal fotografo sia io che lei facemmo le foto (come sarebbe stato bello farne una insieme, continuavo a pensare) e davanti a mia madre preoccupata per i segni della caduta visibili sul mio mento, il fotografo la rassicurò che con dei ritocchi li avrebbe fatto sparire. Purtroppo finì tutto troppo in fretta e Santino ci riportò a Favazzina. Avrei voluto che il viaggio non finisse, che durasse più a lungo ma, nonostante lui guidasse con prudenza, arrivammo in un attimo o almeno a me così parve. Di quel giorno e del rito religioso in particolare, ho vaghi ricordi, quasi sbiaditi, ma del mio viaggio fino a Bagnara con la ragazza del mio cuore, della quale allora ero innamorato, ancora oggi, nonostante sia passato ormai così tanto tempo, serbo un dolce e tenero ricordo.

mercoledì 9 maggio 2012

Picnic

La merenda all'aria aperta, mi ha detto mia moglie. E' arrivata la bella stagione, c'e' il sole, andiamo in valle per un picnic. Nino prepara: presto fatto, mi precipito in cantina e pigghju u tavulinu. Cazzu! I seggi non mi ricordu aundi i mintia, intantu cogghjiu borracce e bidone i cincu litri pi l'acqua, mi manca u focu e u carbuni e simu al completo, ah! Ecco, truvai i seggi erano dietro u muntarozzu ri giurnali e giochi di Lorenzo. Carico in macchina e poi partite. Io sono gia' scoglionato. +

sabato 5 maggio 2012

Sdraiato sulla poltrona a guardare il cielo

Colpi di sole e profumo di zagara, spadderi ingiallite di ginestre, strisciati di sciroccu sulla spiaggia e in lontananza una leggera foschia che avvolge lo stretto …

mercoledì 18 aprile 2012


Ciao Luca, mentre giravo su internet ho trovato questa... e t ho pensato...!
non è mai troppo tardi per farti un saluto...


I poeti immortali bambini

Sanno i poeti d’essere speciali,
d’un tocco aver divin per l’emozione.
Seducono i lettor con madrigali
di versi, di magia, di suggestione.

Può incanutir la chioma ma ’l sorriso
rimane sempre quel ch’era bambino,
che meraviglia trascolora il viso
delle scoperte lungo il suo cammino.

La falce quando vien son giovinetti
che tutto votan per immenso amore.
Pur anco essa li vuol a sé costretti

onde abbia a suscitar il batticuore.
Non li piangete or dunque se perfetti
volano a rimeggiar con il Creatore.

domenica 1 aprile 2012

A Luca

La fine del giorno

Come corre, danza e si torce senza ragione
la Vita, chiassosa ed impudente,
sotto una luce scialba!
Poi, appena la notte
sale voluttuosa all’orizzonte
e placa tutto, anche la fame,
e cancella tutto, anche l’onta,
il poeta si dice: < Finalmente!
Il mio spirito e il mio corpo
ardentemente invocano il riposo;
col cuore pieno di funebri sogni
mi stenderò supino
e m’avvolgerò nei vostri veli,
rinfrescanti tenebre!>

Charles Baudelaire

giovedì 29 marzo 2012

Volevo soltanto amare

In vita costrinsi il pensiero,
un incanto distrusse i sogni
di un ragazzo vero,
nessuno consolerà quel che ero.

L'abbandono mi ha reso solo,
l'amore non è oro,
di tristezza la mia vita coloro.

Devo riuscire a imparare,
che perdere
è sinonimo di amare.

Per una volta mondo di merda ti ammiro,
tu non soffri!!!
Adesso toglimi il respiro.

Luca Caccamo




Anche se il mondo ti ha tolto il respiro
il soffio di Dio ti ha già dato l'Amore Eterno,
quello vero.. che tanto hai desiderato.

Ciao "Stazionario"

mercoledì 28 marzo 2012

Luca

Era un batterista e anche poeta, un ragazzone scherzoso e sorridente, il povero Luca adesso suona e scrive dall'altra parte del cielo. Ciao Luca

mercoledì 21 marzo 2012

Io c'ero (Griffith-Benvenuti- I)

Se vogliamo incrociare i guantoni sono pronto, fuori i secondi. In quell'anno 1967 si capiva già quello che sarei diventato: un peso medio naturale, una leggera predisposizione al fighettismo e altre considerazioni estetiche, scherma, schermaglia, la noble art. Per questo tifavo Nino Benvenuti. Mazzinghi, già solo il nome, braccia come bastoni, ci stava menando di brutto ma l'abbiamo steso alla sesta con l'uppercut perfetto, la botta di culo del fuoriclasse. Nino era il campione mondiale dei medi junior, lo sfidante ufficiale di Emile Griffith campione del mondo dei medi e basta. Era una notte d'aprile, il grande di noi tre fratelli organizzò il match posizionando la radio su un tavolino in mezzo ai letti. Il buio attorno al ring del Madison Square Garden lo evocammo spegnendo la luce nella stanza. Paolo Valenti, il cronista, iniziò piano in una fase di studio simile a quella dei due pugili. Alla seconda ripresa Benvenuti centra al mento e manda al tappeto Griffith, ora la voce dello speaker rimbomba facendosi largo in mezzo ai transistor trasmettendo nella stanza l'eccitazione e la sorpresa del Madison. -Vinci?- chiesi al fratello maggiore ma la domanda fu assorbita dal suono del gong. Alla terza ripresa il campione in carica aveva già smaltito il knock down, diceva Valenti, e tentava di tagliare la distanza portandosi sotto. Al quarto round un largo gancio di Griffith sbarella Benvenuti che tenta di aggrapparsi alle corde ma cade, il nostro campione è al tappeto dice la voce dall'etere. -Perdi?- chiesi al fratello di mezzo. Nino subisce il conteggio ma si riprende e conclude la ripresa. Seguirono vari round in equilibrio. All'ottava ripresa si apre la porta della stanza, mio padre di ritorno da un treno notturno cattìa dallo stipite: -Comu iamu?- chiede. -Pareggiamu- risponde il maggiore.-Mazzinghi nci vuliva!- e poi cercando di scorgere nel buio -U figghiolu dormi?- Sì, mi addormentai subito dopo. L'indomani i fratelli mi raccontarono come eravamo diventati campioni del mondo, con tanta dovizia di particolari che potei mettere assieme la spocchia di quelli che ve la meneranno sempre dicendovi: -Io c'ero! -

venerdì 16 marzo 2012

Post-it







giovedì 1 marzo 2012

Ciao Lucio

Purtroppo è vero, la notizia si sta diffondendo su tutta la rete, Lucio Dalla è morto.
Con lui scompare uno dei più grandi interpreti della canzone italiana, anzi a detta di molti, critici e gente comune, il migliore.
Con l’album “Dalla” del 1980, il più venduto quell’anno, a mio modesto parere credo abbia toccato l'apice del successo e della maturità artistica, mentre i singoli “Caruso” e “Come è profondo il mare” sono due perle che rimarranno indelebili nella storia della canzone italiana.
Francesco Guccini alla domanda, qual‘era la canzone che avrebbe voluto comporre, rispose senza esitazione “Come è profondo il mare”.
Ricordo ad un concerto con De Gregori nell’attesa che questi arrivasse, alcuni facinorosi si misero a gridare “nudo, nudo” e lui senza scomporsi minimamente rispose “Se questo può servire a qualcosa sono pronto a farlo”,ricevendo dal pubblico un fragoroso applauso e zittendo quegli imbecilli che volevano deriderlo.
Un grande Lucio Dalla che lascerà un vuoto enorme nel panorama musicale, poiché sia come interprete che come autore, ha inciso profondamente nella storia della musica italiana.

"Tu corri dietro al vento e sembri una farfalla
e con quanto sentimento ti blocchi e guardi la mia spalla
se hai paura a andar lontano, puoi volarmi nella mano
ma so già cosa pensi, tu vorresti partire
come se andare lontano fosse uguale a morire
e non c'e' niente di strano ma non posso venire.
Così come una farfalla ti sei alzata per scappare
ma ricorda che a quel muro ti avrei potuta inchiodare
se non fossi uscito fuori per provare anch'io a volare. . . .

Ora che sei lassù insieme agli angeli, puoi davvero volare, ciao Lucio.

domenica 26 febbraio 2012

Benvenuta Anna !!

Auguri infiniti a Malumbra e consorte.

mercoledì 15 febbraio 2012

Uno spaccato di vita contadina

Umberto, u bucceri, che mio padre aveva preventivamente contattato e al quale aveva già fatto vedere il maiale, arrivava con la sua lambretta da Scilla direttamente all’orto, solitamente la domenica mattina.
L’acqua nella caldaia bolliva già e la grande panca sulla quale il maiale veniva poi steso per essere sgozzato era pronta.
Umberto arrivava sempre con un aiutante e insieme a mio padre, dopo aver fatto uscire il maiale ra zimba e avergli immobilizzato le zampe con una corda, non senza una certa fatica (il maiale pesava quasi sempre oltre il quintale) lo stendevano sulla panca.
Come sapesse già il destino che l’attendeva il maiale lanciava dei grugniti strazianti che a me ragazzino facevano accapponare la pelle.
Mentre gli altri due lo tenevano fermo, Umberto, brandendo un lungo coltello si avvicinava al maiale e con un colpo deciso lo sgozzava.
Il sangue fuoriusciva a fiotti e veniva raccolto in un secchio che mia madre aveva precedentemente sistemato vicino alla panca.
Le urla del maiale erano talmente forti che io per non sentirli mi tappavo le orecchie, poi col defluire del sangue le urla lentamente scemavano e quando il secchio era quasi completamente pieno, finalmente cessavano.
A quel punto, mio padre, Umberto e il suo aiutante tiravano su il maiale dalla panca e lo appendevano a testa in giù in un ramo robusto di limunara e, usando l’acqua calda, lo mondavano dai peli.
Completata questa operazione Umberto lo squartava, dividendolo in due parti perfettamente uguali, una per noi e l’altra per lui (mio padre invece di pagarlo gli dava metà del maiale, era questo l’accordo).
La sua parte la caricava intera sulla lambretta, mentre la nostra la macellava secondo le richieste di mia madre in modo da poter ottenere, oltre alla carne da consumare fresca, come costine, braciole, lonza, filetto eccetera, tutte le parti, ad esempio le budella, che servivano poi per fare satizzi, suppizati, capicoddhu e la parte più grassa per ricavare u lardu, tutta roba da consumare poi nei mesi successivi.
Niente veniva sprecato e tutto veniva rigorosamente utilizzato, perché come certamente sapete, del maiale non si butta mai niente.
Anche se mi dispiaceva per il povero maiale, (la carne però me la mangiavo, eccome!) ho voluto ricordare questo spaccato di quando ero ragazzo, di quando Favazzina era diversa e tutto era gioia, come per l’imminente arrivo ru Carnaluari, al quale, mio padre mi diceva sempre, “i satizzi nci ficiru mali”.

martedì 14 febbraio 2012

LA GIACCA

Quando ero un’adolescente i miei genitori, non so per quale recondito motivo, decisero di regalarmi una giacca.
Non una giacca qualunque che si potesse acquistare ai Grandi Magazzini di Reggio o di Messina, ma con tanto di sarto, con scelta di stoffe, colori,misure.
Il sarto era mastru Ninu, marito di Marina a putiara, l’atelier era nel retro putia in mezzo a provoloni giganteschi, mortadelle di ogni misura, scatoloni di pasta, detersivi quasi tutti OMO e AVA, scatole di scarpe da tennis, ciabatte di plastica.
Cominciò la Via Crucis delle prove , tutte all’ora di cena, continuamente interrotti dalla clientela alimentare, cu vuliva cento grammi i mortadella, cu na fetta i provoloni, cu na gazzusa per digerire, insomma restavo in piedi comu nu trussu per ore con mastro Ninu che misurava e scappava a servire i clienti.
Manco il progetto Apollo che gli americani stavano facendo per andare sulla luna, aveva subito tante prove.
Il motivo era che essendo un’adolescente, quindi in piena crescita, la giacca si doveva adattare a tali cambiamenti, con il risultato finale che ci entravo due volte, però ero elegante, almeno secondo mia madre e l’interessato mastru Ninu.
A me faceva schifo, era di un giallo autunnale con quadratini neri, abbinata a pantaloni grigio scuro, camicia azzurra e cravatta scura a pallini bianchi
Rimaneva un vago odore di provolone piccante
Naturalmente non l’indossavo mai, poi una mattina che dovevo andare a scuola, fui costretto.
Quando arrivai in classe con giacca e cravatta l’apoteosi, specialmente le compagne, urlavano che manco avessero visto i Beatles, una presa per il culo che volevo morire, da predatore ero diventato preda, maledetta giacca.
Aula di chimica, il professore non c’era,la cattedra era in cemento piena di alambicchi e provette, i miei compagni spostarono tutto ed in coro urlarono:
:- Sfilata, sfilata, sfilata –
Non mi feci pregare, saltai sulla cattedra e cominciai la sfilata.
Mi toglievo e mi rimettevo la giacca, sbottonavo la camicia, la cravatta legata in testa tipo guerriero vietnamita, pantaloni slacciati.
Un baccano della madonna, applausi,fischi alla caprara, baci mandati, baci effettivi , lanci di libri, risate a crepapelle.
All’improvviso il silenzio.
Ero talmente scatenato che non me ne accorsi subito, continuavo a sfilare, sulla porta c’era il preside che applaudiva, da solo.


:- Bravo Velardi, mi segua in presidenza -
Raccontai tutto nei minimi particolari, della giacca, del sarto, ed il preside ridendo, lasciò perdere.
Non ci crederete ma quella giacca, a distanza di tanti anni, è ancora in un armadio in casa di mia madre, insieme alla divisa della marina e tante altre cose.
Mia madre non butta via mai niente

sabato 11 febbraio 2012

Lettere dal gelo



Товарищ Доминик Антонович Велардск,
ne abbiamo fino ai maroni di questa neve reazionaria e zarista. Prima di quest'ultima nevicata si era fermata alle ginocchia e qualcosa ancora si riusciva a fare, ma così? se non smette ce la ritroviamo al collo, seppur bianca e inodore saranno comunque cavoli acidi, con o senza smetana. Devi farmi un favore, batiuska, quando vedi quello Smerdjakov della protezione civile mandalo, prima a cagare e dopo, a ripassare la matematica: al sindaco di Roma aveva detto millimetri e erano centimetri, a noi qua a Krasnoyarsk (Siberia, allura chi?) aveva detto centimetri e sono metri! Sono scherzi del cazzo! diglielo, tovarish. Sono solo e isolato nell'isba. Non posso neanche andare al Magazin, della troika è rimasto solo il normanno, gli anglo-arabo-sardi purtroppo non si sono acclimatati. Solo tuo cugino Spusidskij poteva pensare che gli unterzisangue sono i cavalli più resistenti. Ci ha convinto ma avevano ragione le nostre perplessità, compagno: le carcasse giacciono ai piedi di un tumulo nevoso e Spusidskij mi dicono, se la gode nel tepido golfo dei poeti: imperialista e controrivoluzionario! Non poter andare al Magazin significa niente sigarette, ma di più mi manca il giro di трессетте ora che l'avevo insegnato a Fëdor Michajlovič, Lev Nikolàevič e Nikolaj Vasil'evič. Per la cronaca, io gioco con Cola, sempre per la cronaca Liuni è u chiu scarsu, peggiu ru Cicala. Dominik Antonović, se ci riesci manda qualche genere di primo conforto -ce l'hai il numero di telefono di Nastasha Filippovna?- comunque con i viveri sono a posto, conservo svariate boccacce di storione sott'olio e numerose scatolette di caviale di mulettuni. E vodka. Compagno, se hai modo ringrazia per mio conto la Signora delle Torte: apprezzo molto, mais, toujours tatin? falle capire con garbo che sarebbe apprezzata pure qualche pernice. Hai mai potuto dubitare del mio coraggio, Dominik Antonović? Mi hai mai visto in difficoltà nelle contese politiche e nella pugna? Tovarish, fuori nella neve c'è un orso! Si è mangiato gli anglo-arabi-sardi e si avvicina sempre di più all'isba. Questa è una situazione che non ho mai affrontato, compagno, ma non tremo, me la caco solo un poco. Spero che il cavallo normanno viva ancora qualche giorno e poi si faccia mangiare con gusto e lentamente. Soprattutto spero che quello che vedo ogni giorno, non solo quando bevo, quel biancore che dirada le nubi, quei raggi di luce ancor timidi, finalmente annunci il trionfo rivoluzionario. Il sol dell'avvenir.

Do svidaniya

venerdì 10 febbraio 2012

Tatintin




Come si vede la mia è più spiaccicata.
Come si vede ho preso in prestito l'alzatina di mia suocera per abbindolare lo spettatore.
Come si vede ho addirittura tagliato una mela per fare la foto.
Come si vede lo strofinaccio è sbagliato perchè c'è su la pera, ma con la mela non l'avevo.
Non è malaccio. è buona.

Tarte tatin





Non è che voglio retrocedere il flamenco, bellissimo e infinito, ma anche gli ispiratori (o cospiratori) meritano soddisfazione.
Esame organolettico:
Brisè: è venuta bene, croccante e friabile. A me non s'è ammollata: siccome ho visto nel rivoltare la torta che si era formata parecchia acqua (le mele, credo) l'ho scolata il più possibile.
Ho usato mele golden, la prossima volta penso di usare le renette, più acidule ma forse meno acquose, più acquiescenti alla buona riuscita.
Pel caramello penso di aver messo un eccesso di zucchero, il burro andava bene: ho usato un burro tedesco comprato a Monaco di Baviera, ormai prossimo alla scadenza.Dicevamo che la pasta brisè va lavorata a freddo, come freddo deve essere il burro. L'ho stesa con una bottiglia di vetro presa dal frigo, anche perché non ho ancora capito dove cavolo teniamo il matterello in questa casa. Au revoir.

venerdì 13 gennaio 2012

Flamenco



Film e colonna sonora sublimi.

martedì 10 gennaio 2012



Ciao amici del blog... auguri a tutti anche se in ritardo... :D !



E scusate anche per il ritardo con cui pubblico le foto di una vecchia tradizione di favazzina ma per via di danni tecnici del fotografo e per il tempo impegni affari eccc...



Grazie a queste persone da 2 anni a questa parte , è tornata a spopolare la mitica CACCIA A TESORO...




Anche se i "FAVAZZINOTI" di un tempo che vi partecipano non ci sono piu... infatti è un taglio vedere tutti correre per mete o luoghi ipotetici ecc... rallegrano un paese intero... e "assalgono" i vecchietti chiedendo e facendo indovinelli per trovare il posto estatto....
eccone alcuni insieme alla locandina....

LOCANDINA
Estate Favazzinese 2011
Caccia al tesoro
Le iscrizioni delle squadre parte-cipanti devono essere formalizza-te entro e non oltre la sera del 21 luglio 2011 presso il chiosco del "Lido Nausicaa".
Campo di gioco: tutto il territorio di Favazzina al di qua della Nazionale.
Data evento: 23 luglio 2011 dalle h. 17.30
Gli Organizzatori
(I Pirati ri carrubi)
Quota di partecipazione 20 euro
max 10 giocatori per squadra
(Solo frequentatori abituali delle spiagge di Favazzina)
Ricchi premi e cotillons.
Corri a iscriverti!

INDOVINELLI



Indicazioni crittate per le dieci stazioni:

Le vuote stanze e le rotte mura, già rosse, osservano l’entrata
di quei che giungon dentro la cintura
di case giù per la ferrosa arcata.



Son gemelli, grassi e duri,
di minori sono fitti.
Son dimora di paguri,
lì nel mezzo son gli scritti.
La Lungo la strada per l’estremo viaggio
ove ognun vuol recarsi adagio adagio
se ben seguirai quel che ti dico
Braccio di ferro troverai sotto un fico.



Sfida ponente, greco, maestrale
e pur tramontana. Salso la frange
ritta dietro il naviglio quando sale
dalla cresta dell’onda suo legno tange.
Del Del borgo all’estreme latitudini
è il posto ove, a sprezzo del pericolo,
a chi scoppiò il fegato ad altri i tendini
per vincer nell’agone del ridicolo.



Lo strumento è superato, virtualmente trasformato. Testimone d'altri tempi, di notizie e di tormenti. Rosso fuoco il suo mantello. piccolino ... lo sportello.
C’era in paese, è viva la memoria,
non lungi da chi batte il petto e prega
chi in un canto, sempre la stessa storia,
curava gli interessi di bottega.



"Parlami del Cavour e del Manzoni,
sette per sette scrivi con l’inchiostro,
racconta dei Latini e degli Ausoni."
Quanti ricordi aleggiano in quel chiostro.



Muto avamposto senza presidio giace
come a difender dal saraceno attacco
la costa dalla quale si compiace
scrutare l’onda con militar distacco.



Il clivo incombe e qualche volta scende
ad infangar l’impianto che trasporta
dall’altra sponda e dalle negre tende
la carica domestica porta a porta.
Al limitar torna d’indré di un passo
e sulla porta di monte sposta il sasso.



Questi sono alcuni indovinelli... :) vi metto le soluzioni sotto...??? troppo facile vediamo chi li indovina tte???? vediamo chi se ci sono ancora ingiro "FAVAZZINOTI DOC" .... divertitevi...


PS: la locandina nn si vede bene perchè il "tecnico" non ndi faci una giusta!!!

mercoledì 4 gennaio 2012






A Favazzina sono andate distrutte sei case e un giovane è rimasto sepolto tra le rovine. L’acqua è penetrata in questo villaggio demolendo una spessa parete del nuovo ponte di legno il quale è stato molto danneggiato.Infine molti altri villaggi vicini hanno subìto danni più o meno considerevoli