Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

venerdì 30 ottobre 2009

PRIMA SI GIOCA, POI SI MANGIA....

Mi sa che Koky e u longu hanno a che fare con questa storia..





Bucatini "Panna e menta"

Signori, vi sto per svelare la preparazione di un piatto semplicissimo e sublime:

"Bucatini alla panna e menta" (Se volete usare un altro tipo di pasta e' ok, ma credo che i bucatini siano piu' azzeccati):

SOFFRIGGERE: Sedano, carota e cipolla in olio extra vergine;
AGGIUNGERE: La passata di pomodoro, il sale e fare cuocere per 30/40 minuti e spegnere;
A FUOCO SPENTO: Aggiungere una manciata di foglie di menta e di conseguenza aggiungere la panna da cucina.

mercoledì 28 ottobre 2009

UN'ALTRA FAVAZZINA...

Per gentile concessione di peppa pubblico queste foto! qui ci vuole memoria ed età per riconoscerli:



Il mitico maestro!



Questa è straordinaria, io non sapevo che quel rudere in piazza Rimenbranza è stato l'ex asilo di favazzina. Ho contato 28 bambin. Sullo sfondo la casa ru longu, il garage di peppino e in alto lo spettacolo delle armacie...


lunedì 26 ottobre 2009

Favazzina: segnalazione anomala

Buongiorno, sono il comandante Pirillo della polizia stradale e chiedo ospitalità per poter rettificare, chiarire e precisare in relazione a quanto pubblicato in codesto blog in data 25 Ottobre u.s. alla voce Segnaletica anomala.
Se si intende dare dei numeri diamoli giusti signor Crucitti: un chilometro percorso in 15 minuti significa 4 km orari. Non sappiamo che mezzo di locomozione usi il suddetto giornalista in ogni caso è nei limiti e non ha motivo di preoccuparsi. Ci si chiede: se vado a 21 km con un limite di 20 rischio la multa? La considero una domanda retorica, rischierebbe uguale (seppur con diversa percentuale) se ci fosse un limite di 130 e lei andasse a 131 perchè è il limite che fa la multa, il comune incassa solamente. Se ne sentono tante sul perché di quel limite ma è evidente - in parte Crucitti lo rimarca in premessa- che si cerca di valorizzare la lentezza per poter apprezzare le bellezze del paesaggio che meritano più di un' occhiata distratta e fuggitiva. Al noto provocatore Malumbra che mette nel mezzo pure le ferrovie dello stato rispondo che a quella velocità si può ammirare il panorama: rallentare il treno e offrire a miliardi, miliuni, di potenziali villeggianti la visione dell'ameno paese è una forma di pubblicità positiva a costo zero. Le solite rimostranze veterocomuniste di qualunquistico egualitarismo, altro non sono le osservazioni riguardo al limite di 50 km/ora per chi viene da Bagnara. No comment, nel caso lo farà il collega Morello della sezione di Bagnara che è competente per giurisdizione. In ossequio alla trasparenza e nel rispetto della privacy allego gli ultimi accertamenti eseguiti con il rilevatore elettronico Autovelox nel tratto Suttafrunti-Vigna ru zi Micu in località Favazzina di Scilla (RC).

I miei ossequi, andate piano
cap. Fortunato Pirillo
Polizia Stradale


Autovelox infrared marca Lo Faro numero di serie 215834

Infrazione n°1 - Ape del signor Giacomo G. km 23. Limite eccedente rilevato +3. In considerazione del carico di muluni varietà zipanguli è verosimile ipotizzare una velocità, per la sola tara, oltremodo superiore pertanto vengono comminati 50 euro di multa.
Il guidatore concilia.

Infrazione n°2 - Ape del signor Peppi L. km 27. Limite eccedente rilevato +7. Il guidatore contesta la rilevazione, a verbale: -Cu vu resi u permessu mi faciti fotografii? Ratimi u rullinu o nci iettu na carcagnata.- Non luogo a procedere per la scarsa qualità dell'immagine (foto non a fuoco).

Infrazione n°3 - Roccu u nau allo sprint, 22 km orari, primo; Spusidda 19 Km orari, secondo. Si procede solo nei confronti del primo per +2 oltre limite. 40 euro di multa. Ricorso presso il giudice di pace che annulla l'infrazione per veicolo mancante di targa e pertanto non identificabile.

Infrazione n° 4 - Scooter del signor Nino ficonsgi, 15 km orari sulla sola ruota posteriore. Con buona estrapolazione al termine dell'impennata si possono ipotizzare 30 km orari. +10 oltre il limite. Guida senza casco. Guida con passeggera non regolamentare a bordo. 200 euro di multa, confisca del veicolo e acquisizione delle generalità della passeggera.

Infrazione n° 5 - Autovettura del signor Malumbra. 10 km orari. -10 al di sotto del limite. Intralcio alla pubblica circolazione. 100 euro di multa, revoca della funzione di amministratore-blog e 30 ore al mese di colloqui rieducativi col Mister. Sentenza emessa in contumacia.

Arrivano

i temporali d’estate come prove generali dell’apocalisse
e noi senza peccato in costume andiamo a fare il bagno

il PARTITO PIRATA



Bersani ha vinto le primarie, è il segretario del PD !
Ma avete sentito parlare del PARTITO PIRATA? In tutta Europa se ne parla, in Italia no! Nasce nel 2006, nel Web in Svezia, e vuole candidarsi alle politiche, per protestare contro il copyright e il diritto d’autore in generale. Ma il fatto importante e che l’adesione giovanile è molto alta e sono contro una serie di leggi che oscura internet. Secondo il partito, infatti, il copyright e più in generale, il diritto d'autore sono attualmente troppo sbilanciati in favore dello sfruttamento economico a scapito dello sviluppo culturale della società.

domenica 25 ottobre 2009

Favazzina: segnaletica anomala


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Volevo pubblicare questo simpatico articolo segnalatoci da T@to qualche giorno fa e che dovrebbe fare un pò riflettere. Certe volte penso a chi passa per i nostri paesi e vede, per la prima volta, cose che noi siamo abituati a vedere e che consideriamo ormai "cose normali".




Sabato 17 Ottobre 2009 08:06

favazzina2

di David Crucitti - Favazzina è un paese di poche anime, di una bellezza indiscussa e una fama nazionale grazie al suo mare. Meta di migliaia di bagnanti, questo paesino tra Scilla e Bagnara si potrebbe definire tra i più frequentati nei mesi estivi.

Semplicissimo arrivarci in auto, la strada che porta al paese è ben asfaltata ma presenta delle serie lacune in fatto di segnaletica.

L’ultimo chilometro che porta da Scilla a Favazzina infatti, se si vuole rispettare la segnaletica, bisogna percorrerlo a 20 km orari, circa un quarto d’ora di viaggio.

Comunque, i segnali vanno rispettati in ogni caso, ma la cosa che non si spiega, è che cosa ci facciano i segnali di “ controllo elettronico della velocità”. Transitare a 21 km orari significa rischiare una multa.

Le cose però non vanno così per chi arriva da Bagnara, infatti loro, più fortunati, possono entrare nel paese ad una velocità di 50 km orari, una velocità accettabile, e che si potrebbe definire normale.

favazzina3

sabato 24 ottobre 2009

A PARTITA I PALLAVVOLU

Era l'estate del 1992, come ogni anno, vicino al molo dell'allora unico lido si svolgevano interessanti ed avvincenti incontri di pallavolo, la regola per giocare era semplice la squadra che vinceva rimaneva e chi perdeva salutava. Si giocava al meglio dei tre set. La mia squadra quel giorno era in camp da più di un'ora, con me c'erano il negretto, u ferroviere, i gemelli ru pilu e boem. Dall'altra parte della rete si era schiwerata la squadra dei fighetti soprannominati foconsgi, in onore a nino. Oltra ai due ficonsgi c'erano ilpompiere, jovanotti, la manu e l'avvocato Marco. Il primo set va avanti molto combattuto, tra schiacciate di roberto u ficonsgi pompiere e jovanotti da una parte e gemelli ru pilu, ferroviere e boem dall'altra. Da un lato e dall'altro si combatteva su ogni palla perchè in quel campo no si giocava per un'oro olimpico o un premio in denaro, su quel rettangolo di spiaggia ci si giocava la faccia e chiperdeva era costretto a subire gli sfottò per tutta la sera e doveva aspettare 24 lunghissime ore prima di poter avere l'occasone di rivalsa. Dopo un estanuante tie-brek (19 a 17) riusciamo a portare a casa il primo set. Ilsecondo set inizia bene per noi e la grande difesa mia, del ferroviere e del negretto ci fa prendere il largo. I ficonsgi, spinti da un orgoglioso nino riescono ad avvicinarsi nel punteggio fino ad un 13 a 11 con mileto alla battuta per noi. In prima linea loro hanno i due ficonsgi a fianco di manu, noi invece il ferroviere davanti al fratello e boem dall'altro lato con il negretto in mezzo. Abbiamo appena fatto un punto dopo che roberto ilficonsgi ha sbagliato una schiacciata, o neglio ha subito un muro da boem degno del miglior mastro. Gia i muri erano l'onta più grande per chi schiacciava, vedere la palla che ribatteva sul tuo campo non si poteva sopportare, viceversa fare ilmuro era un gesto memorabile che ti riempiva d'orgoglio e ognivolta che ne facevamo uno iniziavano risa sommese e le note di the wall dei pink floid. Ma ritorniamo alla partita... Nino u ficonsgi incita i compagni all'iltimo sforzo: Forza chi su cotti, se facimu chistu vincimu e mentre die ste parole fa un cenno alla manu, voleva essere lui a fare il cambio palla decisivo. Batte mileto, bagher del pompiere e alzata di manu degna del miglior tofoli, la palla invece che su roberto va verso nino, il quale dopo una breve rincorsa spicca un salto e vola in cielo come un'aquila (qualcuno disse invece un'ocu, ma pirchi????) davanti a lui si levano le braccia infinite del ferroviere affiancate da quelle del negretto, un muro quasi impossibile da superare, ma il ficonsgi è li in aria e mentre copisce ilpallone pensa : Michia se mimurunu fazzu na figura i merda e ore chi cumbinu?. Già che combina ora il ficonsgi? Era partito per schiacciare, n onvoleva saperne di fare un pallonetto inutile così tira forte e basta, ma la paura del muro gli fa alzare leggermente la traiettoria, lui cade in terra, ferroviere e negretto si girano verso il pallone che vola forte e compie ilprimo rimbalzo dentro il cancello del cortile di casa del ficonsgi. Noi esultiamo per il punto i compagni di squadra del ficonsgi iniziano a dirgliene di tutti i colori e lui tenta una timida difesa:A tuccau me frati, sapendo di mentire. U ferroviere prima guarda lui e poi si gira verso casa suae alza il braccio per farsi notare dalla mamma, quando lei se ne accorge, u ferroviere ietta ne buci cu sentunu i sutta a frunti: MAMMA CALA I SERRANDI SENNO TO FIGGHIU TI RUMPI TUTTI I VITRA. Inutile dire che la partita fu sospesa per farci riprendere tutti dalle risate. Per la cronaca abbiamo vinto noi 15 a 11 e furu pigghiati pu culu pi tutta a sira

venerdì 23 ottobre 2009

Il treno della sera

Una bella persona, del capo Mataloni non c'è espressione più appropriata per definirlo. Penso che sia stata bella pure la sua vita e il resto me lo immagino così



La voglio fare allegra
per l'ultima chiamata della sera
un treno lento accelerato

trillano le maniglie da Villa a Battipaglia
din di din un giro per aprire gli scambi
cambio in rosso da verde me lo fermo
non è nelle mie mansioni però ci salgo
la prima classe
a me è dovuta per il servizio reso
per quanti ne ho visti passare
ora guardo dal finestrino
le luci che corrono le nuvole nere
le gocce di pioggia scivolare
vado per dove devo andare
l'uniforme blu mi sta a pennello
pardon ho dimenticato il cappello
lo troveranno domani
tra le rose e i crisantemi

facciamola allegra
lo dicevo già prima
un sorriso per me e un piccolo gesto
quasi un buffetto
al mio eterno berretto.

Ancora tresette 2

Essendosi attenuato il dolore per la frattura dello scafoide, dovuto ad un busso esagerato (un tre quinto) mi permetto di aggiungere qualche consiglio per un perfetto svolgimento del gioco del tresette:

: non assumere mai l'aria del grande giocatore, l'errore o strunzata e dietro l'angolo, per tutti

: all'inizio della partita, nel dubbio, andare sempre a coppe

: se dopo diverse partite continuate a non prendere un cazzo, tutti lisci, allora alzatevi e fate il giro della sedia oppure se in possesso di un accendino, accendetelo e fatevi lambire dalla fiamma, per bruciare la cutra (controindicazioni: non esagerate con il "lambimento")

: se giocate con uno alle prime armi che non 'ndi 'nzerta una, non abbattetevi ma fategli capire che ci sono altri giochi interessanti a carte, l'asso pigliatutto, rubamazzetto (a latra)e che la prossima volta non vi rompesse i coglioni

: se il vostro compagno sbaglia un uscita, non deprimetelo con accuse infamanti sulla sua intelligenza, menzionate San Rocco con il cane ed il bastone, vedrete che starà più attento

: non giocate mai sotto l'ombrellone, e facile distrarsi, possono circolare elementi che superano l'interesse del gioco (u pilu)

: se posssibile scegliete sempre lo stesso compagno\a, ci sarà più affiatamento e meno bestemmie

: non rispettare mai gli avversari, è gente che con il semplice culo vuole vincervi (De Coubertin ma putiva...)

: studiate l'avversario e se vedete che è pronto ad accusare un buongioco, distraetelo con tutti i mezzi (perde i punti se non accusa prima che si chiuda la mano)
Ad esempio: se l'avversario è un pauroso gridate "o mamma u terremotu" se invece è un dongiovanni dite piano "varda chi pezzu i s... chi sta passandu" oppure se è un goloso " u Magu offri a granita" (anche se è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago...)

Questi sono consigli in linea di massima, sono disponibile a qualsiasi altra spiegazione sempre all'interno del nostro amato BLOG

Necrologio

E' venuto a mancare questa notte Antonino Matalone, capo stazione titolare della stazione di Favazzina. Sono molto addolorato, lo conoscevo da sempre. Condoglianze alla famiglia.

giovedì 22 ottobre 2009

Favazzina, Estate 2009
















Favazzina Agosto 2009- Il chiosco di Pino!

Come al solito....
Manco da Favazzina da 12 anni ed eccomi ad Agosto con al seguito la consorte...
Pochi giorni ma intensi...
Porto mia moglie Theresa da Pino... Un paio di birre e due panini che meriterebbero la medaglia d'oro! (Mia moglie ancora me ne parla!).
Due sere prima della mia partenza, mi sono ritrovato (da Pino) con dei vecchi amici: Peppini Inn.....a, Ale I....li, Luca (colui che grido' a Pietrino: "Petrooo..... Tu 'u fici u sciampo!!!!!"), Nino S...i, Ale di Milano F..a' ed altri....
Comincio a bere una birra e nel frattempo parlo con i miei amici... Racconto che cosa faccio, dove vivo ecc...
Le birre poi cominciarono a moltiplicarsi.... Per rendere l'esempio, all'una del mattino bevo la prima birra (Euro 2,50).... Alle cinque del mattino avevo l'ultima birra in mano e avevo speso (solo per la birra) 25 Euro.
Ricordo ancora che tentavo verso la fine della serata/albeggiare del giorno dopo a conversare con Pino, ma ero ubriaco all'ennesima potenza! Ricordo che mentalmente c'ero ma non riuscivo a formulare una frase fatta! Pensavo mentre Pino mi guardava incredulo: "Cazzo sto cercando di parlare ma biascico.... Chissa' che cosa sta pensando Pino!!!"
Alle 5 mi trascino a casa, entro in camera svegliando mia moglie e le dico: "I am fucking wasted!" che significa in pratica: "Sono fottutamente ubriaco (o da buttare)!".
Il giorno dopo si sveglia alle 9 e mi sveglio anche io (con la testa sotto assedio che chiede pieta'), sento mia moglie che sale le scale e va in cucina dove mia madre stava spignatando e sento mia madre: "Ciao Theresa!" mia moglie invece di rispondere a modo dice (in italiano): "E' ubriaco!!"
E mia madre: "Ecco, io non capisco perche' la sera devono andare in giro a fare i gradassi!!!".
Poi il giorno dopo mia madre mmi fa: "Ho incontrato una ragazza che lavora al chiosco e mi ha detto: -Ieri sera a tuo figlio abbiamo venduto tante birre!!!".

A Volte Ritornano!!!

Dopo aver letto delle incazzature del Mister, sento il bisogno di agguingere:
"Ci sono quelli che hanno dimenticato la password e scrivono (ora locale) alle 4 del mattino..."
Comunque posso capire la sua frustrazione (seguita da accuse di vigliaccheria varia!!!).
A Mister! La vita e' gia' abbastanza corta, ti devi incazzare a causa degli assenteisti?
Come si dice dalle mie parti: "Come on!!!"... E poi non ti incazzare dicendo che scrivo cose di 10 anni fa! Scusa ma erano 12 anni che mancavo!
Oh, la prima cosa che mi ha detto il Mister quando mi ha visto e' stato: "Occhio che io sono 'U Mister" e poi non scrivere le cose di 10 anni fa"... Comunque Ciao Mister..... L'ultima volta che to ho visto eri 'nu figghiolo!!
A presto (ho appena recuperato la password)!!!

foto storiche

Cari amministratori,
propongo di raggruppare le foto storiche di Favazzina, già pubblicate e non, in qualche spazio sul Blog, chiedo agli amministratori se è possibile farlo. Che ne
pensate? compresa la foto di Mimmo il Lungo di quando era bellissimo (ancora adesso
lo sei intendiamoci...)

U ceddu i passu

Mio padre non amava le armi e credo che in vita sua non abbia mai sparato un solo colpo di fucile.
U refulu di mio nonno, un fucile automatico, che credo si fosse portato dall’America, rimase sempre appeso al muro, fin quando i miei non lo diedero a mio zio Nino, u patri ru Longu.
Il suo unico rammarico era quando arrivava la stagione ri ceddi i passu, poiché avrebbe fatto carte false per averne uno imbalsamato, come la maggior parte dei cacciatori di Favazzina avevano nelle loro case.
Una mattina era alla vigna che avevamo a Frunti, vicino dove adesso vi è un ristorante. Era salito come sempre di buon’ora, ancora col buio, e dopo un po’ anch’io lo raggiunsi. Appena arrivai mi disse di guardare nella casetta perché c’era una sorpresa, entrai e vidi che sopra una panca di legno vi era nu ceddu i passu morto. Stupito gli chiesi come avesse fatto a prenderlo e lui mi raccontò che arrivato nel bosco di castagno che bisognava attraversare per arrivare alla vigna, mentre percorreva il sentiero, aveva sentito provenire da un cespuglio degli strani rumori. Era andato a vedere e con sorpresa aveva scorto l’uccello che, sebbene ferito ad un’ala, cercava lo stesso di alzarsi in volo, ovviamente senza riuscirci. Si era avvicinato a prenderlo, ma questi si era difeso strenuamente a colpi di becco e lui per catturarlo l’aveva ammazzato con un bastone.
Felice poiché finalmente anche lui aveva il suo ceddu i passu, lo fece imbalsamare e da quel giorno il povero uccello invece di volare libero nei cieli, fece bella mostra sopra la vetrina di casa mia.
Non voglio ora aprire una polemica tra favorevoli o contrari alla caccia, ma a me quell’uccello ha sempre fatto una grande pena e sono contento che adesso quella specie sia protetta.
Per quanto riguarda l’uccello che catturò mio padre, giace dimenticato nella vecchia casa al ponte a testimonianza dell’inutilità, che talvolta non comprendiamo, nel voler esporre certi trofei.

mercoledì 21 ottobre 2009

Il salvataggio

Da ragazzo, dato che abitavo nella parte alta del paese, scendevo al mare sutta o Muntarozzu, poco più in là della caserma, lasciavo lì i vestiti e raggiungevo i miei amici nto muru i Marina, il nostro punto di ritrovo (allora fortunatamente i moli non c’erano). Un giorno mentre stavo andando a riprendermi i vestiti e tornare a casa, vidi nell’avvicinarmi un capannello di persone che parecchio concitate guardavano verso il mare. Giunto lì vicino chiesi cosa stessero guardando e loro mi indicarono in lontananza, visibile appena, un ragazzino seduto sopra un salvagente.
«E’ Peppe P. è più di un’ora che è lì, la corrente l’ha portato al largo e non c’è la fa più a tornare a riva» mi dissero e aggiunsero «Bisogna che qualcuno lo vada a prendere, altrimenti la corrente chissà dove lo porta».
La maggior parte erano donne e ragazzini e tutti si aspettavano che fossi io ad andare a prenderlo, e qualcuna me lo disse pure.
Io già d’allora (avrò avuto quindici, sedici anni) ero un ottimo nuotatore, ma siccome Peppe era davvero molto lontano, avevo paura non solo di non farcela ad arrivare fin là, ma una volta raggiunto, di avere anch’io difficoltà a tornare a riva a causa della corrente. Ebbi un attimo d’indecisione e francamente, valutata la distanza, decisi di non rischiare, ma le donne continuavano ad insistere e punto sull’orgoglio, dissi loro che sarei andato a prenderlo solo se avessi trovato un paio di pinne. Fortunatamente un ragazzino che si trovava lì le aveva e così, dopo essermele infilate, mi tuffai . Presi a nuotare di buona lena, ma per quanto mi impegnassi pareva non arrivassi mai. Quando finalmente lo raggiunsi ero così stanco che invece di aiutarlo, l’avrei affogato io stesso.
«Chi cazzu nci fai ca?» parecchio incazzato subito l’aggredii.
«Mi staiu facendu na natata».
«Ma non viri aundi si? Pirchì ti lluntanasti cusì tantu?»
«A nautru pocu tornu» mi rispose cercando di farmi intendere che non aveva bisogno d'aiuto.
A quelle parole mi incazzai ancora di più e senza preavviso lo buttai giù dal salvagente «Dai allura, torna!»
Era talmente stanco e, non vorrei sbagliarmi, non sapeva nemmeno nuotare che andò immediatamente sott’acqua. Subito lo afferrai e lo aiutai a rimettersi sul salvagente e, in preda all’ira, le mollai un ceffone «U vitti comu turnavi».
Battendo le pinne energicamente e spingendo il salvagente lentamente ci avvicinammo a riva. Intanto sulla spiaggia, avvertita dai bagnanti, era arrivata sua madre e, parecchio preoccupata, aspettava con ansia che arrivassimo a riva. Appena toccammo terra si precipitò verso il figlio, ad abbracciarlo pensai, felice per la tragedia sfiorata, invece gli mollò nu tumpuluni che gli fece girare la testa, poi lo afferrò per un braccio e a scorcicoddu e puntati nto culu lo accompagnò fino a casa. Io rimasi interdetto e non ebbi neanche il tempo di dire beh, sinceramente dispiaciuto per tutte le botte che Peppe si prese.
E si, quella volta il povero Peppe era riuscito a sfuggire alla furia del mare, ma non a quella di sua madre.

martedì 20 ottobre 2009

VITA DA PESCATORE


La chiamano vela latina; ma il suo vero nome è Trina, dal latino triangolo.
Era stata ricavata dal tessuto di un paracadute americano. L’albero e il boma dove veniva fissata erano di olmo. La barca era lunga 38 palmi, era stata verniciata con colori vivaci: rosso, blu, verde e arancio. Il legno di prua era alto un metro, e sormontato da una palla di legno color arancio. La poppa era tonda, bella e formosa, come il sedere di una donna; il timone la intersecava fino a sfiorare il remo.
L’equipaggio era composto da nove uomini ed un gatto, che vivacchiava sotto la prua. Erano tutti bruciati dal sole e dalla salsedine. La loro vita era dura: si svegliavano la mattina presto e affrontavano il mare con fierezza. Salpavano, e favoriti da una moderata brezza, issavano la trina, puntando direttamente verso le isole Eolie; se il vento mancava, c’erano otto remi che consentivano di raggiungere la meta in cinque, sei ore.
Vulcano era la meta più vicina, dista appena 20 miglia dalla costa. Serviva come base d’approdo, prima di proseguire verso nord, dopo Salina, dove per via delle correnti che arrivano da ovest, il mare è particolarmente pescoso.
Le battute di pesca avvenivano soprattutto di notte e senza luna. Non sempre filava tutto liscio; nella stagione fredda era molto probabile un repentino cambiamento di tempo, che costringeva a tirare a bordo le reti e veleggiare verso un approdo di fortuna.
Il rientro a riva avveniva, la maggior parte delle volte, nella prima mattinata. Un volta a terra il pescato veniva consegnato in cooperativa, dove si stabiliva il prezzo di vendita ai Riatteri.
Di seguito le reti di cotone venivano stese sulla sabbia per essere asciugate e rammendate, e infine raccolte e depositate nella barca.
Durante l’estate i pescatori del luogo avevano la consuetudine di fare un riposino pomeridiano all’orru ra barca, cioè andavano a dormire sotto la murata al fresco.
Il particolare tipo di rete utilizzato dipende dalla pesca fatta. Per il pescespada e tonni si usa la palamitara, per le acciughe la minaita e per opi, sauri capuni ecc.. u cenciolu

La storia a cui mi sono ispirato è quella di mio nonno Vito e del suo equipaggio composto tutto da parenti.
Un omaggio alla dura professione del pescatore, agli uomini di mare e di molo!

Ancora tressette


(...) questo manuale è prezioso. Avrei dovuto scriverlo io, purtroppo nel recente torneo di Cardeto bussando a coppi mi fratturai lo scafoide della mano destra. Ho trasmesso oralmente al mio allievo le mie conoscenze del gioco e pertanto la teoria che troverete esposta in questo libro è farina del mio sacco, sta a voi metterla in pratica nel migliore dei modi (...)
U longu Introduzione

La dedica
A Malumbra: non ndi pigghiasti i nenti
Al Grecu: tu, nenti ru tuttu

(...) i quattro ai lati del tavolo sono necessari, gli otto-dieci attorno sono indispensabili. Chiusa la mano si apre l'assemblea che dovrà decidere pirchì non ti lisciasti l'asu, pirchì non ti chiumbasti u dui e pirchì ti ostini a voler giocare quando di questi dieci ce ne sono almeno nove che giocano meglio di te. Il decimo, il cane Girbiu, dorme sotto il tavolo e non è interessato. Se giocate indoor aumentate la velocità del ventilatore a soffitto senza farvi vedere da Giuanni perchè a lui la corrente fa male a causa della cervicale da bolletta enel; all'aperto state attenti a non sedervi schiena alla strada fuori dal riparo del vano videogiochi, potreste trovarvi sul cofano dell'automobile 850 Fiat di Vicenzu proveniente dal rione Villa,(...)

(...) ricorda che esiste la partita perfetta: se il tuo compagno ti dice che hai sbagliato a giocare il venticinque non fare il permaloso anche se avete dato cappotto. Chiamati fuori dichiarando forte e chiaro "mi chiamu fora" ma prima conta bene i punti: perdere con trenta e due figure è una figura del cacchio. Puoi chiamarti fuori anche prima di giocare: devo andare a messa (Dio), parto soldato (Patria), devo uscire con mia moglie (Famiglia), le tecniche più usate; quello che disse vado a comprare le sigarette e tornò dopo 25 anni non riuscì a chiamarsi fuori, "settiti e ioca, a cu spetti?", si sa i giocatori di tressette hanno la pazienza di Giobbe e memoria di ferro (...)

(...) attingendo alla casistica riportiamo qualche esempio di finale di partita. Partita 1 punteggio 27 pari, alla mano si bussa bongiocu e già si sorride, l'ultimo bussa bongiocu anch'egli. "Chi mindi futtu" fa il primo "ci aiu tri tri" e ne gioca uno per vincere. "Puru ieu mi ndi futtu, aiu quattru asi e mi chiamu fora" ride bene l'ultimo di mano. Partita 2 punteggio 30 pari, il primo di mano gioca la sua unica carta di buongioco, il tre di denari, per fare il punto. A manu girandu raccoglie figura, liscia e liscia. 30 e due figure, gioca scartina a spadi gli avversari incassano l'asu col tre e vincono la partita. Si calano le carte, il compagno di quel tre di denari aveva in mano il due dello stesso seme. Manicomiu: "chicazzufacisti, pirchì no mintisti?", "non mi hai chiesto la migliore", "ma cazzuni ca mbragghia cu dui facivumu trentunu", "a prossima vota parra chiaru", " ma chiù chiaru i cusì", "i reguli sunnu reguli", "ma vafantoculu", "ma vafantoculu tu". La disputa tra miglioristi e pragmatisti durò tre mesi. Voi per chi parteggiate?
FINE


lunedì 19 ottobre 2009

.....Per tutti gli amici di Favazzina

Grecu, fatti 'ddu 'rrisati!!

Mike Spusey il Presidente e la escort

«Pronto, Mike Spusey?»
Nell’udire quella voce Spusey trasalì, possibile fosse proprio “LUI”?
«Pronto c’è nessuno?» udì ancora quella voce chiedere.
«Si, sono io, chi parla?»
«Sono il Presidente del Consiglio, possibile non mi abbia riconosciuto?»
«Mi perdoni Presidente, ma non me l’aspettavo una sua telefonata?»
«E’ lei il famoso ispettore Mike Spusey?»
«Si, sono io?»
«Allora perché si meraviglia?»
«In che cosa posso servirla?» Spusey gli chiese
«Credo sia al corrente di quanto stampa e televisione vanno dicendo su un mio presunto incontro con una escort e sul fatto che io abbia pagato la sua prestazione?»
«Si ne ho sentito parlare» Spusey confermò.
«Bene! Vorrei adesso raccontarle come si sono svolti realmente i fatti e poi le dirò perché l’ho chiamata. Come lei certamente saprà, ogni tanto a palazzo Grazioli organizzo delle feste con degli amici. Come in tutte le feste ognuno porta quello che vuole, chi il vino, chi i liquori, chi lo spumante, chi la Coca e qualcuno pure le donne. Dopo aver mangiato e bevuto, appena i miei ospiti se ne sono andati, mi sono recato in camera mia a dormire. Non le dico la sorpresa quando ho visto che nel mio letto vi era una donna. In un primo momento, dato che ero un po' bevuto, ho creduto di aver sbagliato stanza, ma quando sul comodino ho visto la foto di Veronica ho capito che era la mia. Prima ancora di chiederle chi fosse e cosa ci facesse nel mio letto, questa tira giù il lenzuolo e completamente nuda mi dice “Gradisca”, la stessa frase che una volta una donna disse al Duce. Allora ho pensato, se il Duce a suo tempo gradì, non vedo perché non posso gradire anch’io, e così caro Spusey, lei mi capisce, ho gradito. Certo di aver conquistato quella donna col mio fascino e il mio savoir-faire, non le dico la sorpresa e l’indignazione quando lei è andata in televisione a dire che per la notte trascorsa con me io l’avrei pagata.
Sono tutte calunnie, infamie, messe in giro dai comunisti per sputtanarmi, ma non c’è la faranno mai perché la maggior parte degli italiani mi amano e sono con me. Ora quello che io voglio e che lei scopra chi ha cercato di incastrarmi, di rovinare la mia immagine, la mia reputazione. Lo scopra e vedrà che saprò ricompensarla adeguatamente.»
«Stia tranquillo Presidente vedrà che saprò rintracciare i colpevoli.»
«Mi fido di lei» con queste parole il Presidente mise fine alla conversazione.
Non era certamente facile trovare gli autori del complotto, ma Spusey non si scoraggiò, aveva risolto brillantemente tanti di quei casi e sicuramente avrebbe risolto anche questo.
Un indizio comunque c’è l’aveva, il Presidente nel raccontargli come si erano svolti i fatti, gli aveva detto che erano stati i comunisti ad architettare tutta quella messa in scena e anche Spusey era convinto che fossero stati loro, due in particolare. Sapeva dove trovarli e senza perdere tempo si diresse al famigerato molo. Infatti erano là, le Long come al solito pescava, mentre Arcade stava leggendo il famoso trattato “Ma u pruppu con tutti quei tentacoli è di destra o di sinistra?”
«Chi stai piscandu?» Spusey chiese a le Long.
«Mutuli!»
«Ca canna?»
«Se tu na vota cuntasti chi bagnaroti i piscaunu ca rizza, ieu i pozzu benissimu piscari ca canna!»
Spusey non replicò, le Long riguardo la pesca sapeva il fatto suo e se diceva che stava pescando mutuli non c’era motivo di non credergli.
«Devo chiedervi un favore» disse ai due.
«Che cosa?» rispose Arcade.
«Lo so che siete stati voi a giocare quello scherzetto al Presidente del Consiglio, è inutile che cercate di negare. L’altra sera ho visto in televisione Maria a Ciaciola che, spacciandosi per un’altra donna, raccontava della serata passata col Presidente a palazzo Grazioli e non mi è stato difficile collegare i fatti. Solo voi che la conoscete così bene potevate convincerla ad andare a letto col Presidente, perciò il favore che vi chiedo, in nome della nostra vecchia amicizia, e di farla ritrattare. E’ sufficiente che le dite di tornare in televisione e dire che tutto quello che aveva raccontato era falso, che, rifiutata dal Presidente, si è inventato tutto.»
«A tia i tutta sta stori chi ti ndi futti?» le Long l’aggredì.
«Lo sapete come sono fatto. Mi dispiace che un padre di famiglia e di tutti gli italiani, sia messo in ridicolo. La moglie l’ha lasciato, è basso, non ha più capelli, il Milan va male, ci mancava solo che lo accusassero di andare a puttane. Ma a voi uno così non vi fa pena? Non c’è l’avete un po’ di cuore?»
Le Long e Arcade parvero colpiti da quelle parole e ammisero che, in effetti, avevano esagerato e così il giovedì sera ad Annozero, a Ciaciola, in tono dimesso, riferì che si era inventato tutto e che non era mai stata col Presidente del Consiglio.
Il giorno dopo il Presidente telefonò a Spusey e dopo averlo ringraziato per aver svolto in maniera egregia il compito affidatogli, gli disse che come ricompensa l’avrebbe messo nelle liste del suo partito e l’avrebbe fatto eleggere deputato. Spusey rimase parecchio sorpreso e in un primo momento pensò di rifiutare, anche in virtù dei suoi trascorsi nella sinistra, ma poi pensando ai diecimila euro al mese che prendevano i deputati per non fare niente e che lui invece campava con la pensione, in cuor suo si disse che, diecimila euro al mese, bastavano e come a lavare la coscienza ed esclamando «In culu a politica», accettò l’offerta.
Un paio di giorni dopo il Presidente telefonò ancora e, alquanto dispiaciuto, disse a Spusey che nelle liste del suo partito, purtroppo, non c’era più posto, però per tenere fede alla sua promessa l’avrebbe fatto inserire nelle liste della Lega Nord.
Non è possibile riferire quello che Spusey disse al Presidente, sappiamo soltanto che lo videro seduto al bar ru magu mentre si scolava una bottiglia di whisky, e tra un bicchiere e l’altro, con la bocca impastata, ripetere «A mia nta Lega? Megghiu mbriacuni chi leghista».

domenica 18 ottobre 2009

CHI FINI FICIURU I BLOGGER? E ndo menzu mi mentu puru ieu

Ciao a tutti innanzitutto, volevo scrivere questo post dopo aver letto l'ennesima richiesta di partecipazione attiva, quaesta volta da parte di spusiddha, al blog. Avrei voluto scrivere le stesse cose che ha detto chinnurastazioni, perchè anche io considero il blog come un grande diario non personale o privato ma da condividere con tutti gli altri, mentre cercavo il tempo per scrivere queste righe, il mister ha come sempre avuto la capacità di partire dalla ragione e passare a quella del torto con i suoi modi poco ortodossi di spiegare le proprie idee. Quando ho visto su internet questo blog mi sono tornate in mente le idee con le quali il greco ci riempiva la testa a favazzina e soprattutto la cosa che mi è venuta in mente era il motivo per il quale il greco si è sbattuto tanto per realizzarlo cioè come un ritrovo di amici dove raccontare e ricordardsi di episodi successi a favazzina. Alcuni amici si sono iscritti al blog per fare delle pseudo campagne politiche per guarire i vecchi mali che affliggono favazzina, inquinamento, caos estivo prevaricazioni varie del comune di scilla, belle idee ma pochi fatti e soprattutto la cosa interessante è stata la loro sparizione quando hanno visto che favazzina non si guarisce via internet e che il loro problema principale no poteva essere risolto. Quale problema? Quello che non potevano parcheggiare con la macchina sotto casa per via dei turisti. Dopo l'ondata sociale è stata la volta dei cuori solitari,infranti e via discorrendo tanto che questo blog è diventato un'incrocio tra agenzia matrimoniale e il gioco delle coppie. Queste due fasi del blog hanno fatto si che alcuni di noi si allontanassero e riscoprissero altri interessi, cu si ittau nde chat i pilu cu si fici abbonamenmti cu l'alitalia e iava e viniva ra merica. Per fortuna nel frattempo sono arrivati grandi personaggi tra i blogger (longu, arcade e chinnu) che nsieme a spusiddha hanno continuato a dare linfa al blog riportandolo alla sua naturale dimensione di cazzeggio, intellettuale si, ma sempre cazzeggio con storie di fantasia, racconti e fatti di cronaca vera. Spero che questo ritorno alle origini faccia ritornare anche la voglia a tanti amici di riprendere a scrivere cazzate come ai vecchi tempi. Lascio qualche invito personalizzato ad alcuni desaparecidos, cu voli capiri capisci:
1) A spagna è cchi vicina ra merica quindi ora mpocu i tempu u po truvari mi scrivi;
2) Vistu chi ora i robbi nci porti a to mamma mi ti lava, puru tu po scriviri mpocu;
3) tra na lrda e l'autra ngagghiata su internet cuntatindi cacchi cosa. (rivolto ad almeno 3 amici).
Vabho 4 cosi i rissi, vi rumpia i scatuli abbastanza, un ultimo saluto a peppa, che non credo di conoscere, ma che sono conento che abbia voglia di scrivere sul blog

sabato 17 ottobre 2009

19-07-1931 FAVAZZINA...

... c'è scritto così dietro questa fotografia che ho ritrovato in un cassetto di casa. Mio padre mi raccontava sempre che a favazzina c'era una spiaggia enorme e che una volta un tenente dell'aeronautica con il motore in avaria scelse proprio questa spiaggia per effettuare un atterraggio di emergenza.




Risveglio a Favazzina

Corre l'anno 1997, o forse 1996. Mi sveglia un urlo incomprensibile filtrato da una sorta di megafono rudimentale "SSSPPPPPAAAAAAAAAAAATULLLLLLLLLYYYYYYYEEEAAAAAHHHHH". Riprendo consapevolezza. Sono impastato dal sonno. Cazzo ieri sera siamo andati a dormire alle 5. Ma che ore saranno? Mi giro e vedo u Bambino che interrompe il russare, si gira, si rigira, piroetta a 360 gradi sul letto e ripiomba nel sonno. Il russare dei miei amici batte all'unisono. quattro quarti, 120 bpm, cassa, rullante, charleston. Ma che cazzo stò pensando? Chiudo gli occhi e riprovo a dormire. "PUMARORU P'A 'NSALAAAAAAAAATAAAAAAAA!!!!!!", motori di auto, moto, scooter, bici, peri, insomma di tutto. Non demordo, ficco la testa sotto al cuscino e comincio a contare le pecore. "PIRA, PUMA, PESCICANUCIPESCICA, BANANA CICHITA!" ma che cazzo ha in gola un subwoofer, e poi che fiato! questo doveva fare il cantante lirico, mica cazzi!

Per un attimo tutto sembra fermo. Il fermento di Favazzina alle sette del mattino è impressionante, e a pensare che fino a poche ore prima c'era un silenzio surreale, ma ora sembra che si siano calmati tutti, mi rigiro e riprovo a dormire. Tutt'un tratto sento urla lancinanti che sembrano provenire dall'altra stanza! E' la bagnarota che si è piazzata sotto casa e, con un'emissione di decibel da soprano elenca tutta la sua mercanzia.
Un rumore nell'altro letto. Vedo Scibbalocchiu che si alza di scatto dal letto. E' in mutande e tiene gli occhi chiusi, inciampa sulle scarpe "Mannaja ###???!!!!!, Putt!!!##!!! San°°### Roc°°°£$"£", Attraversa la stanza, esce sul terrazzino, identifica il target, prende fiato e "MALANOVA MI TI VENI!!!! TI RUGNU RECIMILALIRI SI TI 'NDI VAI!!!!". Inutile dire che la risata riusci a svegliare tutti.

mercoledì 14 ottobre 2009

Un Demenziale Progetto di Integrazione

S'incontrarono una volta alcuni strani personaggi.
Uno era un gallinaceo veritiero, un altro un gatto intellettuale, sostenitore della virtù dei polli, e il terzo un'elefantessa ammirabile ma pazza, e convinta per questo d'essere un piccolo pollo.
Il gallinaceo verace era, come tale, ardente sostenitore del proprio modello sociale. Che poi qualcuno mai dovesse sgozzarlo o strozzarlo era cosa che ovviamente non lo riguardava.
Il gatto gallinologo, a sua volta, per sé non aveva scelto di vivere in una stia, ma avendo tempo da perdere, e in ragione della sua assuefazione ai polli (abitava tra di essi e non ne mangiava mai nessuno), non era restio a pollificarsi di tanto in tanto, e a sostener pertanto le ragioni del gallo.
L'elefantessa, a sua volta, nella sua disgrazia e follia, credendosi una gallina, s'ostinava a pensare come se fosse tale, nonostante che di tanto in tanto le capitasse di accoppar per caso con un pestone qualcuno dei suoi presunti, così assurdamente presunti, simili. Ma neppure ciò le mostrava la luce della sua natura, e così essa andava lamentandosi che la universale giustizia non le fornisse una stia.
La sua essenza, però, di tanto in tanto emergeva, sicché un dì la vide un animale che non nomineremo se non come il Cercaguai, il quale ficcandosi nel suo bestiale capo, per un acceso senso estetico, che fosse uno sconcio che gli elefanti si tenessero per polli, volle perciò cercare di sconvincere l'elefantessa dalla sua aberrazione.
Sennonché ella venne ad avere nei suoi confronti uno straordinario atteggiamento. La luce della sua natura, cioè, conoscendolo per un proprio simile, in quanto fomentatore della sua verità, se ne sentì attratta a seguirlo; ma la sua ragione di tutti i dì, assuefatta alle pollerie, vide e descrisse da pollo pure il Cercaguai.
In quest'oscena testardaggine era ovviamente coadiuvata, tra gli altri, dai due succitati personaggi pollificatori che, ritenendola, nonostante l'evidenza, un vero pollo, ne avevano una ingiustificata pietà, tenendo la ovvia mancanza di un pollaio che la imprigionasse per una grande sventura.
Il Cercaguai tuttavia un dì ebbe tant'uggia di questi intralciatori della vera natura che giocò loro uno scherzo.
Ovverosia con incanti e leggendarie parole condusse l'elefantessa in una cupa foresta, piena di insidie e fantasmi, in modo tale che chi la dovesse seguire, lo potesse se era un elefante, ma s'era un pollo fosse inghiottito, dopo pochi passi, da un qualunque serpentello o altra insidia.
Tutto andò infatti come aveva previsto: l'elefantessa si trovò a suo grande agio, ma il gallinaceo, per istinto di conservazione, nella foresta non entrò affatto, e preferì la stia. Quanto al gatto pollologo, colse piuttosto l'occasione per formulare una novella teoria circa la virtù sociale delle razze nate da uovo.
In tal modo nessuno seguì l'elefantessa, gli altri piuttosto la scordarono, e per essi non esistette più perché, non più gallina, si scordò la sua follia e così morì all'universo dei pollai. Per gentile concessione della rete.

La cresima

Erano gli inizi degli anni '60, mese di maggio o giugno, non ricordo, ci preparavamo alla prima comunione e alla cresima.
A quei tempi comunione e cresima si facevano in un'unica soluzione, diventavi soldato di Dio anche se ti chiedevi dove fosse la guerra, anzi non tichiedevi proprio niente, pensavi al regalo, sapevi che era il solito orologio, speravi soltanto che fosse più bello di quello degli altri.
Si faceva tutto in un'unica soluzione per risparmiare, pertanto un solo vestito, un solo paio di scarpe, una sola festa e naturalmente un solo regalo.
Un'unico rompimento di palle anche per la Curia, perchè a quei tempi veniva nientepopodimenoche Sua Eminenza l'Arcivescovo, di persona personalmente (direbbe Catarella).
Era vestito con paramenti di verde smeraldo, con un cappello che l'allungava di mezzo metro e con un anello grande quanto la mano, che tutti, dico tutti, dovevano baciare, i più fanatici con genuflessione, quelli leggermente impegnati, con inchino, quelli che se ne fottevano, avec nonchalance, come si baciasse la mano ad una signora.
Fervevano i preparativi, per l'occasione la chiesa era tirata a lucido dalle pie donne che la frequentavano, non mancavano mai i fiori e le candele nuove, le statue di cartone dei santi spolverate che sembravano nuove, nuovi arredi sacri che mani pazienti avevano lavorato all'uncinetto, insomma come fedeli si faceva sempre un dio (è proprio il caso) di bella figura.
Il programma prevedeva:

una delegazione popolare, formata da industriali e da esponenti politici del paese (Agnelli e De Gasperi 'ncha putivinu s..)che accoglieva l'alto prelato, offrendolo all'applauso della folla festante, quasi un'ovazione (dico quasi perchè c'era tale Rocco detto "u capraru" che aveva il maledetto vizio di fischiare sempre e comunque)

messa solenne, durante la quale, dopo un'omelia che non finiva mai (gli Agnelli e i De Gasperi s'addormentavano sempre) i ragazzini venivano cresimati e comunicati (si dice così ?)

ultima, ma non ultima, per puro diletto dei fedeli, specialmente i genitori delle reclute, la gara di catechismo

Il probabile porporato, dall'alto del suo scranno, faceva delle domande a caso ai cresimandi, naturalmente di catechismo, non sia mai che chiedesse una volta qualcosa sullo sfruttamento del lavoro minorile.
Tutto, sapevamo tutto, eravamo preparatissimi, io poi sapevo tutto il catechismo a memoria, sapevo sia le domande che le risposte, altro che Lascia o Radoppia.
A chi va a fare le prima domanda il sant'uomo ? all'unico, ripeto unico, raro, introvabile, incurabile, scemo del villaggio.
:- Bel bambino, chi è Dio ? - chiese mieloso il gerarca cattolico allo scemo
:- E ch'indi sacciu ieu ? no vitti mai - rispose lo scemo,( adesso è un assessore del Carroccio in un comune importante del nord, parla brianzolo e odia i tèrun)
:- Quanti sono i peccati originali ? - insisteva il futuro cardinale con lo scemo
:- E torna a coppi, ma chi boi ? Vatindi a to casa inveci mi pigghi a schiaffi a tutti quanti - lo scemo era ancora incazzato per lo schiaffo della cresima
Il prete lo avrebbe fucilato, le Signorine di Napoli erano per l'impiccagione, noi bambini invece ridevamo tutti come matti, troppo forte il nostro eroe.
Nonostante il mio sapere non mi fu mai posta una sola domanda, con mia grande delusione, ma sopravvissi e come vedete sono qua, a vostra disposizione, e se campa ancora, anche dell'arcivescovo o cardinale o papa, però qualche domanda, gliela vorrei fare pure io

martedì 13 ottobre 2009

La fuitina parte seconda

Amore, cori ru me cori, ora chi nda fuimmu comu rissi Chinnurastazioni ora aimu a iarmari nu matrimoniu comu rissi U longu e ropu truvamu na casa in affittu comu rissi l'agenzia Mi vindu tuttu puru i mutanti e apoi ndi scrivumu nto blog.
Zuccuru mei ci vogghiu cuntari a prima notti, a quandu veni.
Cà, fuimmu fuimmu, a zia è peiu i ta mamma, ndi curcammu ieu cu to ziu e tu cu ta nanna.
Chi notti di desideriu vita mia e chi sfurtuna nta ddu scuru senza luna: cercavo a tentoni la mia beneamata nel giardino complice, mpaticai una fresca cacata o porco d'un cane! confermo: del cane libero liberatosi la nfrascata comu rissi Spusidda con le scarpe nuove ma porta bene pare che porti bene e se non ora me misero e nzivato presto un dì verrà mio grande amore presto sarà mio grande amore lunga lunga l'attesa purtroppo lunga e dolorosa l'attesa e to ziu runfa a scutulari livari, non mi pozzu ddurmintari e ti penso amore mio ti penzu chi ti spogghi. Ora u fantali ora la maglina ora la camicetta ora la gonna ora la canottierina ora la sottana ora, non si bada a spese per il corredo nta sta cazza i famigghia, dicevo ora che la beltà tua si pare ta nanna sempri ammenzu e palli si para, canziativi nci ricu ma non mi sente alzo la voce ma non mi sente, sono muto e ammutolito da quello che non vitti, orbo di tanto spilo, così percosso e attonito aspettando mi brisci matina cuntu i pecuri e fazzu na considerazioni: certu Faeli e Stedduzza hannu menu problemi, comu si piaciru subutu si ncudduriaru belati e contenti. Noi no, noi umani ci complichiamo la vita ben sapendo che è bastarda comu rissi Peppa sostenuta da Galanti. Io, per me, se rinasco voglio rinascere ovino e vivere in una famiglia vegetariana.

lunedì 12 ottobre 2009

Il mio primo libro

Il ragazzino era molto goloso così, appena riusciva a racimolare dieci lire, (era quasi sempre sua nonna a darglieli) correva 'nda putia ra Burzamata ad acquistare uno di quei cioccolatini triangolari rivestiti di stagnola colorata, dei quali era assai ghiotto. Appena fuori ra putia, sebbene morisse dalla voglia di mangiarselo, lo scartava con estrema calma, attento a non farne cadere nemmeno una scaglia. Poi, finito di scartarlo, lo assaporava con gusto, a piccoli morsi, cercando di farlo durare il più a lungo possibile e si leccava persino le dita con quello che inevitabilmente, squagliandosi, si attaccava ai polpastrelli. Erano squisiti quei cioccolatini ripieni di pezzi di nocciole e il ragazzino, finito di mangiarli, già pensava a come procurarsi le dieci lire per acquistarsi il prossimo.
Ovviamente ci rimase assai male quando la volta dopo, recatosi alla putia a comprarsi il solito cioccolatino, a Burzamata gli disse che di quelli non ne aveva più, però, se voleva, sempre con dieci lire, poteva dargliene un altro, di forma quadrata ma, poteva fidarsi, altrettanto buono.
Un po’ deluso, il ragazzino, si fece dare il nuovo cioccolatino e, non del tutto convinto, uscì dalla putia. Nello scartarlo si accorse con sorpresa che sul retro vi era incollata una figurina. La guardò incuriosito e vide che vi era disegnata una barca piena di uomini che remavano e in piedi, a prua, un marinaio nell’atto di lanciare un arpione ad una balena bianca, sotto un breve racconto spiegava la scena, rimandando con la scritta (continua…) alla figurina successiva. Il ragazzino mangiò il cioccolatino e, come immaginava, non lo trovo buono come l’altro, ma la curiosità di come sarebbe continuata la storia, fu più forte del suo essere goloso.
Così, da quella volta, quando si recava alla putia, alla Burzamata, invece di quello triangolare, chiedeva espressamente il cioccolatino quadrato e, figurina dopo figurina, la storia della balena bianca (Moby Dick scoprì si chiamava) e del suo acerrimo nemico, il capitano Achab, che le aveva giurato vendetta dopo che questa gli aveva tranciato e divorato una gamba, cominciò a delinearsi con chiarezza.
Non riuscì a completare tutte le figurine, erano ben cento, ma anche con qualche buco, ebbe comprensibile lo stesso tutta la storia, l’inizio e il suo tragico epilogo.
Grazie ai cioccolatini e alla Burzamata, Moby Dick è stato il primo libro che, forzando il termine, posso dire di aver letto, d’allora la mia voglia di leggere e la mia sete di sapere, non si sono mai esaurite.

domenica 11 ottobre 2009

LA FUITINA

La fuga d’amore alternativa al matrimonio. Gli aspiranti coniugi, per indurre e costringere le rispettive famiglie alla concessione del matrimonio, li piazzavano di fronte al fatto compiuto. Con questa pratica si accelerava il matrimonio riparatore. Tante volte le famiglie stimolavano la fuitina per evitare i costi matrimoniali che non potevano sostenere. I miei genitori sono stati attori di una fuitina con complice la zia di mia madre
Dopo vari contrasti familiari si decide “La Fujtina”: Si prendono accordi con un parente disposto a prendere in casa la coppia Fujuta, si avvisano parenti compiacenti, si organizza il viaggio. E poi si scappa. La fuga è un modo per placare i conflitti attraverso il fatto compiuto e generare tra le famiglie contrastanti un sentimento di pace e tregua. A questo punto il consenso dei familiari diventava inevitabile.

La Peppa

Peppa,
la tua storia mi ha colpito particolarmente, anche perchè non ero al corrente della tua situazione.
Mi è subito venuta in mente questa canzone di Giorgio Gaber,poco conosciuta ma molto toccante e che ben descrive gli umori di una corsia di ospedale.
Molti anni fa ,era l'89,anche a me è toccato frequentare un reparto di oncologia per la malattia di mio padre.E' stato veramente struggente venire a conoscenza di storie simili a quella che hai raccontato tu.Ricordo ancora i volti di bambini di 5/6anni colpiti da leucemia, completamente calvi e inconsapevoli di quello che gli sarebbe successo.
Ho imparato tanto in quei tre mesi e concordo pienamente con te ....la vita è BASTARDA.



sabato 10 ottobre 2009

vita bastarda

dov'è dio, perchè in alcuni casi chiude gli occhi? scusate se questa mattina apro un post non molto allegro , ma dentro di me sentivo che dovevo sfogare la mia rabbia . e dove se non con amici pronti a condividere cose belle e cose brutte, in un blog che ritengo casa mia. per potervi spiegare quello che mi ha spinta a scrivere questo post ,devo fare una piccola introduzione. da mesi ormai la mia vita è cambiata, tutto quello che facevo prima (vita attiva, impegni, lavoro passatempi ,famiglia) l'ho dovuto mettere da parte con difficoltà e dispiacere. due volte al mese per 4 giorni , vengo in ospedale nel reparto di oncologia, dove quando tu entri ,la paura ti assale per l'orrore di quello che c'è. l'ansia inizia quando ti arriva la telefonata che devi presentarti in ospedale per la terapia e non sai con chi capiti , può esserci una malata terminale , una che fa la cura come te oppure qualche raccomandata anziana che la famiglia per riposarsi un pò , la deposita prendendo il posto a chi ha bisogno. tutto è sempre una sorpresa , una lotta con te stessa, devi farcela devi resistere , devi capire e accettare che la vita è un soffio e approfittare a viverla nei migliori dei modi , con umiltà principalmente.adesso posso raccontarvi cosa mi ha spinto a scrivere. ieri nella camera dove sono io è arrivata una donna di 35 anni , vedova e con due 2 figli ancora studenti . all'inizio io mi sono scoraggiata e non volevo stare più in ospedale perchè la signora è molto grave , ho passato mezza giornata in corridoio , ogni tanto entravo in camera per prendere qualcosa , ma gli occhi mi andavano sempre nel viso scavato e sofferente della donna nel letto accanto al mio. le leggevo la morte in faccia . la figlia non si staccava un attimo da lei , l'accarezzava , le massaggiava le gambe doloranti ,ogni tanto delicatamente le puliva il viso con le salviettine profumate , insomma si vedeva tutto l' amore che una figlia già sofferente per la morte del padre morto 3 mesi prima imppiccatosi per una brutta depressione, può dare alla madre che per poco ancora è in vita. dio dove sei.piano piano , mi sono fatta coraggio e sono rimasta in camera , tutta la mia paura piano piano è scomparsa prendendo il suo posto il coraggio. quando è giunta sera la figlia era ancora li ,al suo fianco , non aveva intenzione di andare a casa e così è stato. durante la notte in un momento di trgua della mamma, perchè i medici le hanno dato un calmante per i dolori, io e la ragazza ci siamo sedute un pò in veranda e lei mi ha raccontato tutta la sua storia molto triste. rinunciare al 2 anno di università, prendersi cura della mamma , fare da madre e da padre al fratello e la cosa più importante essere forte con umiltà e in silenzio sopportare tutto e andare avanti . io in quei momenti mentre lei mi raccontava ,mi sono sentita fortunata e miracolata,vergognata perchè io ho tutto e lei ha solo un fratello.non so quanto ho scritto , perchè quando lo fai non ti rendi conto,ne del tempo che passa ,ne di quello che scrivi ,ne come lo scrivi , ma ti sfoghi.ho tralasciato tante cose per non appesantirvi ,ma tengo a divi che la vita è bastarda e in qualsiasi momento ti può dare ,o togliere tutto.

venerdì 9 ottobre 2009

AAA

Affittasi per il mese di giugno abitazione semi indipendente a soli cinque minuti di cammino dall’elettrodotto. Totalmente arredata. Munita di gruppo elettrogeno alternativo in caso di blackout del sistema elettrico. Solo amatori astenersi perditempo.
Agenzia di servizi ‘LA SEDUTA’ offre posti auto per il periodo estivo. Per prenotazioni rivolgersi al numero verde 800 e tante
Coppia di ingegneri serissimi e referenziati amanti della cultura cerca camera doppia uso cucina nei pressi dell’elettrodotto. Ci piacciono le meraviglie della tecnica: abbiamo visitato la rete wireless tra Castrezzato e Visano e osserviamo la sera dal balzolo le connessioni satellitari tra cielo e cielo e tra cielo e terra.
Terreno edificabile 200mq vendesi con progetto approvato per la costruzione di 85 villette a schiera, ma famo pure 90.
Villetta 30 metri quadri su sei piani vendesi o affittasi mesi estivi. Possibilità di innalzare settimo piano e babelici ulteriori (ça va sans dire)
-Visto quanto sopra -CEDESI APPARTAMENTO al piano nobile. Centro storico. A un tiro di sputo dalla Chiesa di Santa Croce (non è un’iperbole, ma scusate l’irriverenza) disponiamo di appartamento in stabile d'epoca. Ragguardevole quantità di metri quadri e anche più ragguardevole di cubi -dati e datati gli alti soffitti.
Cinque vani. Quattro camere da letto , una di passaggio – ultima risorsa, dato il fastidio di chi passa e di chi è passato. Campane dalla prima stanza come nella e lame di luce dalle persiane nel primo pomeriggio.
Quattro balconi uno vista mare perpendicolare alla perpendicolare via Marina che sarebbe come dire fronte mare. e si può intuire l’umore.
Un bagno d’epoca (e questo sì è un eufemismo), ma con lucernaio. Cambia poco più che impercettibilmente la luce al sorgere della luna dalla montagna e si sa a farci attenzione durante le serali abluzioni che è sorta.
Non c’è salone, salotto o salottino. Ci vuol pazienza; è per l’antica divisione latitudinale che orbò, a parere di quelli di sopra, il piano superiore della sua sacrosanta base terrena e, a parere di quelli di sotto, il piano terreno dal suo naturale tendere al cielo. C’è una camera da pranzo.
Cucina non abitabile appena appena cucinabile. Fornelli a gas. Qualcuno funziona qualcuno no ma non vi venga in mente di chiamare il camioncino i fuochi rotti rotti resteranno*.
Si cedono insieme all’abitazione oltre agli scuri scurissimi mobili, gli oggetti che vi si trovano e di cui segue un breve ed approssimativo inventario. Piatti posateria e pentole. Vecchi abiti. Certe fotografie incorniciate (un giovane seminarista dallo sguardo un po’ stupito, alcune pose di una vedova di guerra evidentemente madre di cinque figli. Il di lei giovane marito caduto. Un fantolino grassoccio nudo e col collo adorno di una collana a grossi grani rotondi . Un vecchio prete dall’aria sorniona) Un messale. Certi giocattoli lignei di rozza fattura (spade, uno scudo, un fucile, attrezzi da cucina). Un televisore quasi nuovo col vetro leggermente scheggiato (ma tanto non si vede niente lo stesso)
Trattative riservate.

In memoria degli alluvionati di Sicilia.

HO VISTO

E ho visto
uomini
le braccia
al cielo levate,
chiedere aiuto.
E ho visto
donne sconfitte
per terra sedute.
E ho visto
bambini
piangere nudi.
E ho visto
una vecchia signora
di nero vestita.
E ho visto
fuggire la vita.

Le donne del sud e il matrimonio

Il post, davvero bello, del Longo sul matrimonio in una Favazzina che ormai non c’è più, mi ha fatto venire in mente uno scritto che avevo trovato in un libro e che si riferisce ai primi anni cinquanta. Ve lo ripropongo così com’è.

“In Calabria, così come in Sicilia, non era inconsueto che una ragazza sposasse un uomo con cui non aveva mai passato un momento da sola. Quando le donne sposate sedevano fuori dell’uscio di casa, le nubili dovevano disporsi sempre di profilo, come richiedeva una buona reputazione, e non guardare mai verso la strada, se non lo facevano, si attiravano l’accusa di scostumate.
I giovani di passaggio non potevano parlare loro se non in chiesa, dove alla loro protezione provvedevano la statua della Vergine e il freddo sguardo delle madri. Se un giovane si innamorava perdutamente del profilo o delle poche parole di rispettosa cortesia, doveva dichiarare le proprie intenzioni per iscritto, inviando una lettera redatta nelle dovute forme. La lettera era una faccenda seria, tanto seria, da richiedere molte volte il ricorso a uno scrivano di professione, perché, un errore di tono, poteva condurre a un funerale, anziché a un matrimonio.

Ninna Nanna d'amore

Ai miei genitori

Dolcemente sfuma
l'imbrunire
rosa
nel cielo glicine
e
brillano lontane
le case
ai piedi della rupe
silente.

Aromi della cena
nel buio.

Tra grilli felici
e
oleandri sfacciati
ombre di bimbi
per il viale.

Li guidano
sguardi
d'amore
di genitori
timidi
e
giovani.

Si
uniscono
le ombre
in un abbraccio
protetto.

Con cantilene
piccine
li cullano al ritorno
sotto la
luna
bianca
silenziosa
in cielo.

giovedì 8 ottobre 2009

Il matrimonio

La chiesa era molto bella, l'altare colmo di fiori, le sedie ai lati dall'ingresso sino all'altare, formavano un corridoio di gigli, gardenie, biancospino.
Un matrimonio, un matrimonio favazzinoto
All'uscita, i parenti degli sposi, lanciavano confetti mischiati a monetine da dieci lire e noi bambini facevamo a gara a chi ne prendeva di più.
Poi c'era la festa, u sposaliziu, a mangiata.
Le struggenti note del tango, uscivano dai vecchi balconi che davano sull'orto, poi rimbalzavano ai piedi della collina, attraversavano le strette strade e s'immergevano nella corrente del mare, per andare a cercare amori perduti, amori lontani.
Io ero un bambino, si faceva festa, non ero invitato.
Mi ero cercato un angolino lontano, mi piaceva guardare le coppie ballare.
Erano veramenti belli i miei ballerini, tutti vestiti di nuovo o quasi, qualche leggero ritocco per qualche chilo preso o per segni di antiche baldorie di sughi e spumanti.
Ballavano, qualche coppia timida affrontava i passi con leggero distacco, altre si lasciavano pervadere dall'aderenze del tango, e allora erano colpi di tosse, del marito geloso, della madre guardinga, della moglie appiedata.
Io non capivo, credevo fossero tutti ammalati
Con il valzer i colpi di tosse scemavano, cominciavano i lamenti per un piede schiacciato, per le ancate delle coppie vicine, per i passi sbagliati.
Poi passavano lo spumante, quante bollicine, freddo, che faceva appannare le coppette di metallo argentato, il gelato, il "pezzo duro" di cioccolato e crema e canditi, scivolava come saponetta nei piattini, dello stesso metallo di prima.
Poi gli sposi versavano, con un mestolo del rinomato metallo (era un servizio completo) confetti bianchi, la sposa rideva sempre, lo sposo era serio e pensava:
:- Ridi, ridi, più tardi ti faccio ridere meglio -
Ricordi lontani, soffusi, inebriati dall'odore di zagara e di alghe marine, di terra appena bagnata dall'acqua di fiume, boccioli di rose, garofani ai balconi, gardenie aperte alla notte.
Colori, tanti colori, di verde e d'azzurro, il bianco del confine del mare che si perdeva dentro il bianco del confine del cielo, senza orizzonte ogni cosa sembrava sospesa
Io mi ricordo, mi ricordo

u porcu avi tri pili e tri pili avi u porcu!!!!

Ancora una volta si discute il perchè di tutta questa latitanza sul blog!!!
mmmm.... spusy ha elencato i 9 motivi piu validi e veritieri del perchè di tutto questo assenteismo!!!!
SIIIIIIIIIIIIIIIIIIII... ti piaciva spusy mi ha raggiuni !!!!! hehehee
non avete capito niente!!!! e icavulati rassatili iari... "non scrivo piu perchè sono stato/a aggredito/A da tizio"o "mi mancha il tempo per un commento" ... e intantu mi trasunu mi legginu l'hannu!!! ...SUNNU TUTTI CAZZATI !!!!!!!!!!
Il motivo, l'unico motivo piu valido di tutta sta latitanza è CHI SI NCRISCIRU!!!!tanti hanno (solo) la voglia di leggere e spettegolare in privato e alle spalle!!!! e non hanno il coraggio,l'umiltà ecc di confrotarsi,discutere,e perchè no farsi 2 chiacchiere 2 risate e skerzare con gli altri... PERCHé NON NE SONO CAPACI !!!!!!.... non sanno accettare critiche,consigli e di conseguenza NON SONO INGRADO DI FARLE!!!
Sono tutte persone senza carattere e personalità, incapaci e timorosi di mettersi in gioco ed esporsi a critiche e a quant'altro... ( per me)persone insignificanti !!!! E CU STI ELEMENTI parlo con i vari... malumbra ,grecu,arcade ecc ... VULIVU RIPIGGHIARI A FAVAZZINA!!!!!!
...HE!!!!!! quantu erunu veri i me ridiculi !!!!!!!!
...U signuri mi ndi iuta!!!!!!

Prettamente per arcade(poi se interessa ad altri ben venga)... sabato incomincia il campionato,
FAVAZZINA BEACH è il nome della squadra e giochera sabato pomerigio alle 15 e 45 speriamo che quest'anno il nome di FAVAZZINA si legga in testa alla classifica fino a maggio ! IO E I MIEI RAGAZZI CI CREDIAMO!!! ... e voi cosa ne pensate?????? ;)

QUELLO CHE TUTTI VOGLIONO

Durante il primo semestre di partecipazione al BLOG, mi sono reso conto di un’evidente e crescente necessità di comunicare e discutere con i paesani e dico “TUTTI”.
Sentivo la necessità di contatti con le persone del luogo dove ero cresciuto.
In genere si parla e si scrive di cose che interessano, divertono, che fanno parte del quotidiano, che alcune volte diventano anche grottesche e banali. In fondo, non importa il contenuto di ciò di cui si parla, l’importante è comunicare. Il Blog non è un tribunale dove bisogna individuare chi ha ragione o chi ha torto, nel rispetto delle aspettative di ognuno, si può esprimere le proprie idee e divertirsi un po’, basta conoscere quali sono il pensiero e gli interessi degli altri.
Vorrei fare la mia piccola parte, incoraggiando tutti a scrivere su qualsiasi cosa essa sia, banale o non, del tipo “stamattina non ho voglia di lavorare” oppure “il mio gatto ha fatto la pipì sul divano” è importante comunicare e parlare di se stessi , perché è così che ci divertiamo e cominciamo di nuovo a prendere gusto di stare online.
Siamo tutti importanti,.....

Perchè non scrivo sul blog

Vista oramai la scarsa partecipazione al blog, vorrei spiegare, a mio modo di vedere e, suscitando ovviamente delle polemiche (quello che in parte voglio), i motivi che hanno allontanato molti blogger.
1- La mancanza di tempo. La frase che più di frequente si sente dire è «Con tutto quello che ho da fare, il lavoro, i figli, la famiglia non ho assolutamente tempo di scrivere sul blog, al massimo riesco a leggere quello che scrivono gli altri, dovete credermi, nemmeno per un commento ho tempo!»
2- Le innumerevoli liti che in passato hanno coinvolto alcuni blogger e la prevaricazione, talvolta fuori dai limiti, da parte di qualcuno su altri.
3- La paura di esporsi e di prendere posizione su certi argomenti ritenuti compromettenti e di avere delle ritorsioni!
4- Un raffreddamento da parte di alcuni dopo l’iniziale entusiasmo.
5- La mancanza di argomentazioni!
6- Non trovarlo più interessante come all’inizio ed essersi tirati fuori definitivamente.
7- Con l’ingresso di alcuni blogger, l’inevitabile innalzamento culturale del blog e la fuga, spero non sia così, di chi non si sente, sbagliando ovviamente, all’altezza di controbattere. (Quanto mi mancano i post e le polemiche del Mister!)
8- L’errore di credere che, siccome sono sempre i soliti quattro che scrivono, il blog sia una cosa loro.
9- Per ultimo, sempre a mio modo di vedere, la rubrica “i scaluni ra cresia” che diventa uno spazio ristretto, toglie coesione e impedisce commenti e nuovi post.

ARTICOLO TRE

TUTTI I CITTADINI HANNO PARI DIGNITA' SOCIALE E SONO UGUALI DAVANTI ALLA LEGGE, SENZA DISTINZIONE DI SESSO, DI RAZZA, DI LINGUA, DI RELIGIONE, DI OPINIONI POLITICHE, DI CONDIZIONI PERSONALI E SOCIALI.
E' COMPITO DELLA REPUBBLICA RIMUOVERE GLI OSTACOLI DI ORDINE ECONOMICO E SOCIALE, CHE,LIMITANDO DI FATTO LA LIBERTA' E LA UGUAGLIANZA DEI CITTADINI,IMPEDISCONO IL PIENO SVILUPPO DELLA PERSONA UMANA E L'EFFETTIVA PARTECIPAZIONE DI TUTTI I LAVORATORI ALLA 'ORGANIZZAZIONE POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE.



Grazie Corte

mercoledì 7 ottobre 2009

...................

MA QUESTO BLOG E' MORTO?

Il silenzio

Ancor mi sfugge perchè non rugge
direbbe Mauro il greco Ugo
l'animus favazzinoto al blog incognito
poteva mettersi in evidenza
scegliere la costumanza
partecipare con costanza
senza tema di dipendenza
e pur vagare libero sempre libero
di farsi i cazzi suoi e pure i nostri
saremmo stati onorati
come che fosse
ardito discreto neutro
una parola un saluto un vaffanculo
tutto si fa si dovrebbe fare per non morire
tutto per infondere un soffio al fiato
l'elenco qua a lato inerte e muto
stele funeraria al post ignoto
qua si chiude par di capire
oltre ogni resistenza umana
potè il silenzio dei coscritti
uno per tutti
Dampyr chi era costui?

domenica 4 ottobre 2009

La Muttetta

La butto la com'è, mi piace il testo in dialetto, drammatico e struggente.

Figghiu, ca simu tutti siddijati
figghiu, pensando a ‘ttìa simu dannati.
Li nostri mura sunnu ‘ncatinati
di guardii, carbineri, e di sordati.
Sunnu daveru ‘ncatinati forti
li nostri mura, cu li nostri porti:
ca non potimu fari ddu’ pedati
d’appressu nd’i vidimu, com’e morti.
Figghiu, mu vegnu ‘ccà nd’eppi a penari,
miraculu di Ddiu potti scampari.
Sendu ca mi trovava a Badolari
mi dissi ammìa lu sindacu d’Arduri:
«partiru milleccincucentu militari,
tutti fureri, e capuralmaggiùri!»
Allura eu mi misi a caminari
e chi caminu su’ quarantott’uri.?
Vajitivindi, patri, e stativi bbonu;
a mamma e soru, mi li salutati.
Dicitinsi ‘na preghéra ‘i Sant’Antoni
pemmu mi guarda ammenzu a sti sordati.
Supra ‘a ‘nu sordu tutti sti sordati,
e cchiù di la mità sunnu pagati.
Chiamativilli, a tutti sti nimali
ca a unu a unu i mandu allu spitali;
ca pe’ pigghiari ammìa si vonnu scali
e puru è trapazzusu lu caminu,
e puru è trapazzusu lu caminu
e pe’ pigghiari a Peppi Musulinu.
Eu non disiju no’ carni e no’ vinu;
tabaccu, pozzu armari un putichinu;
armi ‘nd ‘avimu pe’ li occasioni,
si ‘ndi potimu dari soddisfazzioni!
Vaju girandu ammenzu a ‘sta campagna
sempri cu lu penzéru di Camagna;
no’ nesci fora no, ca si brigogna,
no’ nesci fora no, ca si spagna:
se nesci fora di sangu s’abbagna
e non si va ‘n galera cu’ menzogna.
Se poi Cristu la so’ vita si sparagna
non mi diciti ca sugnu carogna!
Eu sacciu quandu fu lu me’ sali
tandu la pena mia, lu cchiù doluri:
‘ntisi vint’anni di bagnu penali,
davant’all’occhi mi calaru ‘i veli!
Tandu su’ diventatu ‘nu nimali,
mentri chi era ‘na lapa di meli.
Ma doppu chi nescìa di quelli porti
c’aju scassatu cu’ manera ed arti,
di li carogni si damu la morti,
genti dabbèni li dassamu ‘i parti.
Ca eu fazzu comu faci lu scurzuni:
non mi toccati ammìa, ca non vi toccu;
sennò, cu ‘nd’avi ‘a corda attacca ‘o porcu!
E se San Petru sona la campana
mara la pecura c’avi a dari ‘a lana!

venerdì 2 ottobre 2009

'A querela

Amministratore Malumbra e per conoscenza puru a chidd'autru chi non si viri cchiù, con questa mei ti faccio sapere che nta stu blog mi stati ruppendu i palli e pertanto ho incaricato lo studio legale Mazzuca & cu. di adire le vie legali a tutela della mia dignità. Vi querelu a tutti! Cà si parra a vanvira e si cugghiunia supra a cosi serii. Quanti ingegneri e economisti e ecologisti e scienziati nta stu Favazzina, oh foraiabbu e maravigghia, chi ittaru a simenza ra saggizza? Per quanto riguarda gli aspetti legali della diffamazione nci penza Mazzuca o so cumpari mi ti liscia u pilu, ieu ti rispundu an meritu i chiddu chi iati ricendu e non sapiti: ora ccà unu si iasa a matina, parra e ietta cantuneri di muru. Prima cosa prima i tuttu, consiglio comunale aperto: aundi cazzu i mintiva centu favazzinoti? si portunu i seggi ra casa o s' hannu a sittari dda nterra? chistu non si poti ma puru sulu pi rispettu di centu culi e ra sala consiliare. Ndi riunimmu nto bar i Peppinu embè? Peppinu ti fici ncu na cosa? Mangiti na granita e viri chi cangi opinioni. Un miliuni e quattrucentu mila euro autru chi terna, cà ficimu tumbula, va trovili tu tutti sti sordi e se trovi fammi na friscata chi vegnu ieu e ti spiegu comu si spendunu pirchì è chistu chi vi manca, parrati e non cunchiuriti mai nenti. Noi decidiamo, noi siamo uomini del fare e se c'è di mezzo il mare ndi futtimu. 'Azzu chi fiancheggiatori chi hai Malumbra? rinci o poeta non mi si spagna chi currenti non ndi pigghia: mintimu cavi termoisolati coibentati ignifughi e idrofobi, manculicani chi tecnologia c'aimu. Rinci puru a chiddu longu e tisu supra a du massu chi pari na ntinna di palamatara chi se non pigghia pisci mi si ndi vai a fungi, chiddu chi succiriu u sannu tutti: mbivi vinu bonarda dell'oltrepò pavese e no teni. Tu parli di pennelli Malumbra e pari chi nta sti cosi si competenti. Malumbra ca stamu parrandu i autri pennelli, varda nto vocabolario. E chi si beddu e comu u rici: facciamo il pennello, la sciumara scende, porta terra di qua, porta terra di là. E se poi non scindi? e se poi vai a na parti ambeci ca n'autra? nciu rici tu all'acqua chiddu c'avi a fari? tu sei Mosè e non lo sappiamo? Tu ricu ieu comu facimu, schiavamu e mmunzeddamu, chiccazzu voli riri risulta: terra i Favazzina è, a cacciamu i na parti e a mintimu a n'atra parti. Ti schianti chi si sbilancia u mundu? Cu da terra fazzu nu lungomari chi puru a Nizza ncia ponnu sucari e lo consegnerò ai favazzinoti nei tempi previsti. Un mese prima delle elezioni comunali.

Firmatu
'U sinducu

PS. Non parramu i mazzetti, Malumbra e non iaprimu armadii. U pani ca pumaroru chi nci futtisti a Ninuzzu all'asilu a quantu tu vindistI? Preferisci riferirlo in un consiglio comunale aperto o è megghiu mi ndi mbozzamu nto nozzulu?

giovedì 1 ottobre 2009

Libro Cuore

Il titolo mi pare adatto: la scuola elementare si chiama Edmondo De Amicis, classe quinta, anno 1968. A Parigi lo studente Jean Paul occupava la Sorbona e urlava malintenzionato ce n'est qu'un début; a Reggio Calabria, in un'aula del pianterreno, lo studente Demetrio guardava sconsolato la lavagna piena di frazioni proprie, improprie e apparenti. Lasciamo definitivamente lo studente Jean Paul al suo combat mentre Demetrio tace, suda e subisce l'incombente maestro. Quel maestro era bravo: amava la storia del risorgimento, conosceva di fama Cavour e di persona Giolitti; Carducci e soprattutto Pascoli i suoi poeti preferiti, oh Valentino vestito di nuovo come le brocche dei biancospini solo ai piedini provati dal rovo eccetera fino a saperla tutta a cantilena fino alla nausea fino a consumare la pagina del quaderno dove te la faceva scrivere; i dettati erano sempre poesie da t'amo pio bove alla cavallina storna transitando dall'albero a cui tendevi. Era anche un fior di liberale scoprimmo quel giorno che, inorridito dalle notizie che giungevano da Parigi e anche da Milano ormai, pensò di fare un giro esplorativo fra le nostre convinzioni politiche o di quel cazzo che ne potevamo sapere. Dicemmo quasi tutti che se avessimo potuto avremmo votato per la democrazia cristiana tranne il primo della classe, bravo davvero e primo per intuito, che disse partito liberale italiano: il maestro l'avrebbe baciato ma si limitò a confermare, certo! giacché il partito liberale è Cavour, Giolitti, Croce; tranne il secondo della classe, uno sempre pronto sul carro, che ripeté partito liberale italiano, ma vatindi! rumoreggiò la classe, ma certo! assentì il maestro, i padri della patria e bla e bla; tranne Cuzzola che prima aveva risposto che non sapeva ma ora che il maestro tornava alla carica con cavour, il primo e il secondo della classe più giolitti, disse che lui avrebbe votato partito comunista italiano, come? perché? perché mio padre è comunista e io voglio essere come lui. Zitti tutti. Quando Cuzzola parlava (raramente) tutti zitti, era l'unico che portava i pantaloni lunghi, alto biondo e chiaro di carnagione, era quello dell'ultimo banco in fondo all'aula.
Demetrio non sa di quelle frazioni ma il maestro insiste e lui si fa rosso sulle guance, il maestro lo chiama cucuzza e lui stringe i denti e gli occhi, il maestro gli dice asino, scecco e lui cede smollando. Piscia. Si piscia addosso libero e fluente, il viso par che si rassereni e una pozzanghera giallastra si deposita attorno alle scarpe su quel bel pavimento in graniglia. Ridemmo ma capimmo che dovevamo smettere subito. Disgraziato che cosa hai fatto? (Demetrio è inebetito), sei un animale (appoggia il mento sul petto), ora tu stai in piedi davanti a tutta la classe fino a quando suonerà la campana (e piange) questo disse quel fior di liberale. Disse pure: (maestro, chiamo la bidella?) Cuzzola fatti gli affari tuoi, non si esce! (maestro, Demetrio sta male, lo accompagno fuori) Qua dentro si fa come dico io e basta. Ma va zzuchiti du frittuli, maccarruni, Cuzzola consigliò calmo e piano, non tanto piano da non farsi sentire poi con tre passi risalì l'aula prese Demetrio per la mano e lo portò fuori.
Rimanemmo ad aspettare che la campana suonasse, noi liberaldemocristiani, il maestro e una chiazza di pisciazza.

Non ci furono conseguenze per nessuno, il pavimento fu lavato con acqua e varechina. Io successivamente diventai comunista ma non certo per questo episodio, al più mi è servito per non diventare liberale.


*(Demetrio è un nome di fantasia come è giusto che sia, Cuzzola è il cognome vero e mi pare giusto anche questo. Pure la storia è vera quantu è veru Marx.)