Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

giovedì 1 ottobre 2009

Libro Cuore

Il titolo mi pare adatto: la scuola elementare si chiama Edmondo De Amicis, classe quinta, anno 1968. A Parigi lo studente Jean Paul occupava la Sorbona e urlava malintenzionato ce n'est qu'un début; a Reggio Calabria, in un'aula del pianterreno, lo studente Demetrio guardava sconsolato la lavagna piena di frazioni proprie, improprie e apparenti. Lasciamo definitivamente lo studente Jean Paul al suo combat mentre Demetrio tace, suda e subisce l'incombente maestro. Quel maestro era bravo: amava la storia del risorgimento, conosceva di fama Cavour e di persona Giolitti; Carducci e soprattutto Pascoli i suoi poeti preferiti, oh Valentino vestito di nuovo come le brocche dei biancospini solo ai piedini provati dal rovo eccetera fino a saperla tutta a cantilena fino alla nausea fino a consumare la pagina del quaderno dove te la faceva scrivere; i dettati erano sempre poesie da t'amo pio bove alla cavallina storna transitando dall'albero a cui tendevi. Era anche un fior di liberale scoprimmo quel giorno che, inorridito dalle notizie che giungevano da Parigi e anche da Milano ormai, pensò di fare un giro esplorativo fra le nostre convinzioni politiche o di quel cazzo che ne potevamo sapere. Dicemmo quasi tutti che se avessimo potuto avremmo votato per la democrazia cristiana tranne il primo della classe, bravo davvero e primo per intuito, che disse partito liberale italiano: il maestro l'avrebbe baciato ma si limitò a confermare, certo! giacché il partito liberale è Cavour, Giolitti, Croce; tranne il secondo della classe, uno sempre pronto sul carro, che ripeté partito liberale italiano, ma vatindi! rumoreggiò la classe, ma certo! assentì il maestro, i padri della patria e bla e bla; tranne Cuzzola che prima aveva risposto che non sapeva ma ora che il maestro tornava alla carica con cavour, il primo e il secondo della classe più giolitti, disse che lui avrebbe votato partito comunista italiano, come? perché? perché mio padre è comunista e io voglio essere come lui. Zitti tutti. Quando Cuzzola parlava (raramente) tutti zitti, era l'unico che portava i pantaloni lunghi, alto biondo e chiaro di carnagione, era quello dell'ultimo banco in fondo all'aula.
Demetrio non sa di quelle frazioni ma il maestro insiste e lui si fa rosso sulle guance, il maestro lo chiama cucuzza e lui stringe i denti e gli occhi, il maestro gli dice asino, scecco e lui cede smollando. Piscia. Si piscia addosso libero e fluente, il viso par che si rassereni e una pozzanghera giallastra si deposita attorno alle scarpe su quel bel pavimento in graniglia. Ridemmo ma capimmo che dovevamo smettere subito. Disgraziato che cosa hai fatto? (Demetrio è inebetito), sei un animale (appoggia il mento sul petto), ora tu stai in piedi davanti a tutta la classe fino a quando suonerà la campana (e piange) questo disse quel fior di liberale. Disse pure: (maestro, chiamo la bidella?) Cuzzola fatti gli affari tuoi, non si esce! (maestro, Demetrio sta male, lo accompagno fuori) Qua dentro si fa come dico io e basta. Ma va zzuchiti du frittuli, maccarruni, Cuzzola consigliò calmo e piano, non tanto piano da non farsi sentire poi con tre passi risalì l'aula prese Demetrio per la mano e lo portò fuori.
Rimanemmo ad aspettare che la campana suonasse, noi liberaldemocristiani, il maestro e una chiazza di pisciazza.

Non ci furono conseguenze per nessuno, il pavimento fu lavato con acqua e varechina. Io successivamente diventai comunista ma non certo per questo episodio, al più mi è servito per non diventare liberale.


*(Demetrio è un nome di fantasia come è giusto che sia, Cuzzola è il cognome vero e mi pare giusto anche questo. Pure la storia è vera quantu è veru Marx.)

5 commenti:

u'longu ha detto...

Bella storia Mario, una testimonianza toccante di quella che era la scuola e quindi la società degl anni 60, figurati come erano le elementari e la società degli anni 50.
Il mio maestro, come il tuo, parlava solo di patria e di valori cristiani, ma alla minima occasione usava la bacchetta di limunara.
Quelli un pò idealizzati, nel senso esclusivo di solidarietà per i più deboli, non so come abbiamo fatto ad uscirne vivi.
Io ne porto ancora i segni

romanaccia ha detto...

Il racconto è bello e quindi non si può dire niente. Ma il titolo è azzeccato.

peppa ha detto...

hai spolverato un periodo dell'infanzia penso pr tutti, molto traumatico.ognuno di noi ha subito e porta con sè per tutta la vita ricordi negativi della scuola elementare. ancora oggi mentre scrivo sento il bruciore nelle mani delle bacchettate , date con soddisfazione dal mio maestro BUETI GIUSEPPE.nella classe regnava la paura e mentre noi avevamo gli occhi pieni di lacrime per il dolore, i suoi erano pieni di contentezza per aver fatto un'azione secondo lui e con l'assenso dei nostri genitori più che giusta per una sana crescita.non me lo dimentico mai ci ripeteva sempre senza botti non crisciti boni.il titolo di questo post mi ricorda la supplente NINETTA (mamma di malumbra), lei si che era una vera insegnante,la dolcezza in persona e , ogni giorno l'ultima mezzora ci leggeva il libro cuore ........ non voglio dilungarmi oltre altrimenti il mio commento diventa un post.

arcade fire ha detto...

che devo dire? ndi minavunu tutti: maestri suore genitori zii cumpari d'anelli e testimoni di nozze.
Dico a quel ma che non sono riuscito a togliere tutta la melassa, me ne sono accorto e mi sono appellato al titolo.

Spusiddha ha detto...

Ritengo a mio modo di vedere e come già sai "E Biasi vinse il montone" uno dei migliori racconti scritti sul blog. Questo anche se il tema è totalmente diverso, lo ritengo, sempre a mio modesto parerere, quanto meno alla pari.
Per certi versi drammatico!