Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

martedì 20 ottobre 2009

VITA DA PESCATORE


La chiamano vela latina; ma il suo vero nome è Trina, dal latino triangolo.
Era stata ricavata dal tessuto di un paracadute americano. L’albero e il boma dove veniva fissata erano di olmo. La barca era lunga 38 palmi, era stata verniciata con colori vivaci: rosso, blu, verde e arancio. Il legno di prua era alto un metro, e sormontato da una palla di legno color arancio. La poppa era tonda, bella e formosa, come il sedere di una donna; il timone la intersecava fino a sfiorare il remo.
L’equipaggio era composto da nove uomini ed un gatto, che vivacchiava sotto la prua. Erano tutti bruciati dal sole e dalla salsedine. La loro vita era dura: si svegliavano la mattina presto e affrontavano il mare con fierezza. Salpavano, e favoriti da una moderata brezza, issavano la trina, puntando direttamente verso le isole Eolie; se il vento mancava, c’erano otto remi che consentivano di raggiungere la meta in cinque, sei ore.
Vulcano era la meta più vicina, dista appena 20 miglia dalla costa. Serviva come base d’approdo, prima di proseguire verso nord, dopo Salina, dove per via delle correnti che arrivano da ovest, il mare è particolarmente pescoso.
Le battute di pesca avvenivano soprattutto di notte e senza luna. Non sempre filava tutto liscio; nella stagione fredda era molto probabile un repentino cambiamento di tempo, che costringeva a tirare a bordo le reti e veleggiare verso un approdo di fortuna.
Il rientro a riva avveniva, la maggior parte delle volte, nella prima mattinata. Un volta a terra il pescato veniva consegnato in cooperativa, dove si stabiliva il prezzo di vendita ai Riatteri.
Di seguito le reti di cotone venivano stese sulla sabbia per essere asciugate e rammendate, e infine raccolte e depositate nella barca.
Durante l’estate i pescatori del luogo avevano la consuetudine di fare un riposino pomeridiano all’orru ra barca, cioè andavano a dormire sotto la murata al fresco.
Il particolare tipo di rete utilizzato dipende dalla pesca fatta. Per il pescespada e tonni si usa la palamitara, per le acciughe la minaita e per opi, sauri capuni ecc.. u cenciolu

La storia a cui mi sono ispirato è quella di mio nonno Vito e del suo equipaggio composto tutto da parenti.
Un omaggio alla dura professione del pescatore, agli uomini di mare e di molo!

11 commenti:

u'longu ha detto...

Bella storia Nino, interessante, completa, informata.
Potessi tornare indietro, vorrei essere uno dell'equipaggio di tuo nonno, magari il mozzo, ma veleggiare verso le isole, puro a remi.
Credo che la loro esistenza sia stata più interessante della nostra, sicuramente più della mia

Spusiddha ha detto...

Dura e affascinante la vita del pescatore, sempre meglio però che otto ore in fabbrica!

arcade fire ha detto...

Si vede che sei un bravo cuoco e bravo restauratore. Ottimi ingredienti utilizzati con passione e gusto. Bravo Nino, proprio bella questa descrizione.

romanaccia ha detto...

Segnalazione
http://www.ibs.it/code/9788807740343/de-seta-vittorio/mondo-perduto-cortometraggi.html
Il mondo perduto. I cortometraggi di Vittorio De Seta. 1954-1959. DVD. Con libro
Nel 1954 Vittorio De Seta gira sei documentari in Sicilia ("Lu tempu di li pisci spata", "Isole di fuoco", "Surfarara", "Pasqua in Sicilia", "Contadini del mare", "Parabola d'oro"). Fortemente innovativi, sono subito riconosciuti a livello internazionale. Nel '58-59 dirige altri quattro importanti cortometraggi, in Sicilia ("Pescherecci"), in Sardegna ("Pastori di Orgosolo"; "Un giorno in Barbogia"), in Calabria ("I dimenticati"). De Seta rivolge sempre il suo sguardo partecipe a realtà già allora minacciate da "uno sviluppo senza progresso", donando una preziosa testimonianza di riti, usanze e saperi ormai scomparsi. E lo fa senza trascurare la bellezza delle inquadrature, le innovazioni tecniche più recenti e l'eredità del cinema più importante del mezzo secolo precedente.

chinnurastazioni ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
romanaccia ha detto...

Nino come hai fatto l'hai scaricato?

chinnurastazioni ha detto...

No, ho solo usato rapidshare sulla rete

chinnurastazioni ha detto...

Ramon Eccoti qui la trama + la critica del filmato di Vittorio Seta "Lu tempu di li pisci spata".
Tra aprile ed agosto il pesce spada va a deporre le uova nelle acque che separano la Sicilia dalla Calabria. Da Bagnara Calabra a Scilla, fino a Messina e Punta Faro, i pescatori attendono questo momento per far scattare la pesca e ucciderli. L'attesa è lunga ed estenuante: gli uomini siedono sulla barca e sono pronti ad afferrare i remi. Il silenzio è rotto soltanto dallo sciabordio delle onde e dal lento raccontare dei più anziani che ricordano gli anni della grande abbondanza di pesce. Finché la vedetta non dà l'allarme: ecco i pesci. Calcolando la luce, la direzione dei pesci e quella della corrente, la vedetta deve guidare l'avanzata delle imbarcazioni. Il fiociniere, in piedi sulla prua della barca, deve colpire prima le femmine dei pesce spada, perché poi uccidere i maschi sarà più facile e dovrà fare attenzione perché quelli non colpiti al cuore, non moriranno subito e tenteranno in ogni modo di inabissarsi e liberarsi dell'arpione. Al tramonto i pescatori tornano alla riva dove li attendono donne, anziani e bambini, che si accalcano curiosi, pronti alla festa che si svolgerà nella notte. Tutto ciò che rappresenta il solito e consunto bagaglio folcloristico e turistico del documentario stile propaganda è stato messo alla porta. Ciò che per altri registi diviene, opportunamente manipolato, motivo di superficiale cornice, De Seta lo ritrae invece con assoluta aderenza alla realtà. E' naturale quindi che il racconto - suddivisibile grosso modo in tre brani principali: l'attesa prima della pesca, la pesca, il ritorno - si avvantaggi in misura notevole di una siffatta autenticità"

chinnurastazioni ha detto...

Ciao Roman, non sapevo di Vittorio Seta,grazie per la segnalazione. Sono riuscito a guardare il filmato"Lu tempu di li pisci spata" è girato a Bagnara e nello stretto. Bellissimo, sono sempre affascinato dalle tradizioni popolar marinare delle nostre genti. In genere il pop-folk, è la mia fonte d'ispirazione.

Malumbra ha detto...

ci sono altri filmati girati da De Seta in calabria, tutti "reperti archeologici". C'è anche "la mattanza" girata all'epoca in sicilia.

mariuzza ha detto...

molto bello grazie Nino,
e grazie anche aRmon per la segnalazione sul regista e cortometraggi.
compro subito su IBS il pacchetto, vale la pena averlo
ciao