Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

venerdì 11 maggio 2012

La prima Comunione

Maggio, il mese della fioritura, della fertilità, dell’esplosione della natura, il mese nel quale le giornate si allungano e si fanno sempre più calde, il mese dedicato alla Madonna (Bella tu sei qual sole, bianca più della luna, e le stelle le più belle non son belle al par di te.), della Prima Comunione, il mese della finale della Coppa dei Campioni, del Giro d’Italia e a Favazzina, tra le altre innumerevoli cose, i primi bagni e l’inizio ra mbiviratura nta l’orti. U cunduttu che attraversava tutto il paese ra vasca secolare all’officina finu a Favareca, era in quel periodo sempre pieno d’acqua e noi ragazzi muniti di legnetti, in concomitanza con l’inizio del Giro d’Italia, giocavamo ai ciclisti, facendo un nostro particolarissimo Giro. Quel sabato, il giorno prima della Prima comunione, si stava svolgendo una tappa abbastanza impegnativa, ed io nel tentativo di distanziare gli altri corridori (u me lignu aiva truatu nu filu i currenti a favuri) tutto preso dal tentativo di fuga, sciddhicai e caddi lungo e disteso nto cunduttu e, oltre al bagno, mi scurciai una gamba e puru u barbarozzu. Inzuppato fradicio e sanguinante mi recai subito a casa e mia madre, dopo l’iniziale spavento, nel constatare che a parte qualche sbucciatura non avevo riportato niente di grave, come una madre che si rispetti, mi diede una bella pettinata, dandomi pure dell’incosciente, poiché avevo messo a rischio per l’indomani di fare la Prima Comunione. Come Dio e don Rocco volle tutti noi comunicandi, dopo aver atteso con ansia e trepidazione quel fatidico giorno, ricevemmo il sacramento dell’Eucarestia e all’uscita della chiesa mia madre ed io ci recammo da Santino per farci portare, con la sua mitica FIAT 1100 bianca, dal fotografo a Bagnara per immortalare quel giorno di festa. Mentre passavamo davanti alla sua casa, una donna del paese ci fermò e chiese a mia madre se, dato che c’eravamo, potevamo dare un passaggio a lei e alla figlia così pure lei poteva farsi le foto. Anche se a malincuore (ma pirchì non si putiva fari purtare puru iddha i Santino? Disse la sera a mio padre nel raccontargli l’accaduto) mia madre li fece salire, non immaginando il bellissimo regalo che mi stava facendo e l’immensa gioia che mi stava procurando, perché la ragazza, una mia compagna di classe, era quella che a quel tempo mi faceva battere forte il cuore. La madre della ragazza salì davanti, mentre lei si sedette dietro con noi, proprio dalla mia parte. Io col mio vestito grigio chiaro riciclato (credo fosse quello di mio fratello) e lei tutta vestita di bianco, sembravamo una coppia di giovani sposi diretti all’altare (era quello che io fantasticavo) e non posso descrivervi la mia felicità nel trovarmi accanto alla mia amata. Dal fotografo sia io che lei facemmo le foto (come sarebbe stato bello farne una insieme, continuavo a pensare) e davanti a mia madre preoccupata per i segni della caduta visibili sul mio mento, il fotografo la rassicurò che con dei ritocchi li avrebbe fatto sparire. Purtroppo finì tutto troppo in fretta e Santino ci riportò a Favazzina. Avrei voluto che il viaggio non finisse, che durasse più a lungo ma, nonostante lui guidasse con prudenza, arrivammo in un attimo o almeno a me così parve. Di quel giorno e del rito religioso in particolare, ho vaghi ricordi, quasi sbiaditi, ma del mio viaggio fino a Bagnara con la ragazza del mio cuore, della quale allora ero innamorato, ancora oggi, nonostante sia passato ormai così tanto tempo, serbo un dolce e tenero ricordo.

3 commenti:

chinnurastazioni ha detto...

Bel figurino, Mimmo. U cunduttu mi pari un filo conduttore che attraversato le vite di tutti noi. Era la panchina estiva, luogo di ritrovo serale per fare baldoria. Devo confessare chi quando u cacciaru rimasi dispiaciuto. Sempre splendido Mimmo.

arcade fire ha detto...

Bella descrizione, Mimmo. Ormai sei un classico. Non sbagli un colpo.
Concordo con Nino, dopo il 1908 due soli disastri altrettanto catastrofici: la distruzione ri scaluni ra cresia e chidda ru cunduttu o campu.

u'longu ha detto...

Bella cugino, bella la foto e bello il ricordo.
Nelle ricorrenze si andava sempre a Bagnara dal fotografo, tale Cicciu ca Pezza, talmente religioso che per fare la pipì toccava l'arnese con una pezza, per non fare peccato.
Quante storie, quante persone, quanti amori innocenti nel nostro piccolo mondo, autru chi Beatiful.
Fossi Fellini o Tornatore ne racconterei di cose, ma sugnu un poviru cazzuni che sta diventando nonno.