Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

mercoledì 4 febbraio 2009

L' ura ru vocunnu

Una domanda: aimu bagnaroti nta stu blog? Ma puru discendenti ascendenti collaterali marginali a latere ra marineja i purej e i ceramirapalarina. Servono perchè chiedo conferma di questo fatto che vado a raccontare e che ho appreso da un amico, persona seria e rispettabile nonostante l'argomento, ma che non so se sia vero o solo ben congegnato.
L'argomento è u cunnu, dal latino cunnus. Sappiamo tutti che gli è stato dedicato spazio nel calendario, u vintinovi giugnu esti u jornu ru cunnu. Forse non sappiamo, io non lo sapevo, che di esso Bagnara e le sue figlie hanno trovato il modo di celebrare anche l'ora.
Dice il mio amico:" a Bagnara vige da sempre il matriarcato. La donna bagnarota è sempre stata donna forte, indipendente, lavoratrice. Sempre in giro per tutte le località della provincia a vendere e comprare fin dalle prime ore del mattino quando il consorte è ancora nel tepore del letto coniugale. Attaccata alla famiglia non dimentica che ci sono comunque dei doveri da rispettare e prima di partire per il suo giro quotidiano, a quell'ora che non è giorno e non è notte, affronta il marito e simile a una ballerina di can can solleva la leggendaria veste e chiede: -'U voi 'u cunnu?- dopo di che va, ora o più tardi non sappiamo: dipende dalla risposta che riceve.

14 commenti:

u'longu ha detto...

Che donne, che donne, le bagnarote.
Non come le altre che per il solo fatto di lavorare dicono di avere sempre il mal di testa.
Un'altra perla come storico, sociologo, e intendintore di cunnu

mariuzza ha detto...

sì Mimmo, ma nui parramu ri fimmini bagnaroti i na vota, cu saju e cu farzolettu 'nta testa.
sicundi mia, nu pocu i emicrania nci veni puru 'e fimmini bagnaroti moderni.
Bellissima Arcade murìa ri risati

romanaccia ha detto...

Ou io lo ricito. Mi sembra pertinente. E molto più matriarcale della ligia aderenza al dovere coniugale di cui sopra.
Da Stefano D’Arrigo, Horcynus Orca, Milano, Mondadori, 1a ediz. Gennaio 1975 (pag. 49)
“...Ma lì ne facemmo pure di bucati senza cenere. Con chi ci fece genio, perchè no? Ci levammo qualche sfizio. Qualche capriccio, qualche voglia, qualche sghiribizzo. Non ci spettava un dopolavoro? Qualche volta qualcuno ci faceva genio. Succedeva. Una volta l'anno. Qualche volta ci sboriammo di tutto il sudore che gettavamo. Qualche volta navigammo lassòpra con uomo, a bordo al suo crigno. Io se permettete mi vorrei citare per tutte io. Io sopra allo Scilla, una volta mi appoggiai all'imbocco di una scaletta della salamacchine. Stando là assorta nei pensieri miei, a un certo punto mi sentii maniare da dietro, con tanto garbo di mano, tatto e galanteria, che non mi faccio scrupolo a dirvi, issofatto benvolontè accondiscesi, muto lui e muta io. Il tempo poi di riassettarmi le penne, mi girai e sulla scaletta non vedetti nessuno: però stetti a sentire il rumore degli stantuffi, e strano a dirsi, ci posi mente come non l'avessi mai sentito prima, quello nfunfù nfunfù. Al nuovo trasbordo sopra allo Scilla, subito m'isolai e andai e mi rimisi in quell'angolino scognito, pelo pelo agli stantuffi che soffiavano aria calda di sotto: cosa che mai, mi sentivo curiosità di vederlo in faccia, motorista o macchinista, chiunque era. Il fenomeno si ripetè tale e quale la prima volta. E poi continuò, perchè la curiosità se n'era andata e m'attirava la stranezza del percosìdire purparlè muto. Ma se badavo al rumore degli stantuffi nella salamacchine, il purparlè non era più muto: al punto che mi passò per la mente che a pigliarsi piacere con me non fosse un cristiano, ma fosse lo stesso Scilla. Pensate mi passava per mente che quella speloncazza di salamacchine si trovava nel mezzo d'una boscaglia fatata, di ferraglia e di legno alberi castelli ciminiere ponti; e nella speloncazza c'era l'incanto d'un famoso femminaro, uno, fatevi conto, come quell'attore là, quello con le basette a punta, quello che si chiamava Rodolfo e gli misero l'intesa di Valentino per dire la valentia che ci metteva nel servizietto. Nfunfù nfunfù, facevano pistoni e stantuffi come m'insordissero: e chi poteva esserci incantato se non un femminaro, uno 'spertissimo di nfunfù nfunfù? Allora, sempre a mente mia, appena mi posavo all'incunaglia solita nella speloncazza, quello scoppolava fuori di forma umana e m'abbrancava. Insomma spezzava l'incantesimo percome e perquanto mi desiderava a me. Certo, oggi, stess'io, sentendomi dire, mi dico: una millunanotte di cosa ti passava per la mente. Sì, però, il fatto era, il fatto reale, era che appena fattomi il servizietto, mi giravo e non vedevo nessuno: eppoi, sentivo il rumore degli stantuffi e m'impressionavo, mi sentivo tremare tutta, e ci fantasiavo come non mi era mai capitato prima, quando nemmeno mi colpiva l'orecchio quello sconquasso di nfunfù nfunfù, di pistoni dentro cilindri, col loro saliscendi mascolino. Però mi dissi: ma che cazzo gli vai cercando? La carta d'identità? Per giunta, data quella solitudine di scaletta, pensai: ne posso profittare, questo può essere nascondiglio ideale per il sale, né guardie né finanzieri se ne scandalieranno mai qua. Così fu, e per un gran fottio di trasbordi, io feci un viaggio e ricevetti due servizi dal galantissimo Scilla. Salivo a bordo al ferribò e veleggiavo, vento in poppa, a bordo al crigno mascolino. E ora perdonatemi se mi citai con lo Scilla. Tu come un'altra. Scilla come un altro.”

Vorrei sottolineare che non si tratta di una mercenaria operazione di copia incolla.

chinnurastazioni ha detto...

L'argomento è troppo delicato, preferisco non commentare, pensavo che questo giorno fosse quello chi non veni mai!Ciao da Nino. Guarda che non sto tanto sul blog perchè ho un pò d'impegni di lavoro e di famiglia..

georgie ha detto...

le donne bagnarote, grandi lavoratrici,simbolo del commercio. vedi a bagnara la statua della bagnarota

arcade fire ha detto...

Ci mancherebbe Nino, ognuno sta nel blog quanto può o vuole e non deve rendere conto a nessuno. Non ho capito "giorno chi non veni mai".Ciao.
aRmon, notevole questo brano.

u'longu ha detto...

Io sapevo : iornu ru cunnu, u vintinovi giugnu

u'longu ha detto...

Brava Armon, affascinante

arcade fire ha detto...

Sì 29 giugno, l'ho scritto. Però io mi riferivo all'ora

u'longu ha detto...

Scusa Mario,
lo sapevo che l'avevi scritto, era una conferma.
Non conosco nemmeno io a cosa si riferisce Nino, chi meglio di lui ce lo può dire ?

arcade fire ha detto...

Notevole quel brano Roman, mai come questo che cito senza mercenari taglincolla e a memoria chi non sacciu mancu di cu è, forsi Enricu Di Stefano e ta scrivu comu veni, si capisci non si capisci virimu chi succeri.
"Santa Rusalia si chiamava u vapuri e io spirava, ogni giorno spiranza di vita e di rispettu che volevo non avesse quando mi vedeva io lo guardavo e lui grifagnu comu nu rapacettu llungava u brazzu e ritirava u beccu. Sospiravo sollevavo il cuore mio lo portavo in superficie fra le pieghe del mio petto, nu rumuru di machini avantitutta ma lui no, rinculava dalla scala al boccaporto io ristava a buccaperta e a menzu 'o mari si pirdiva il bacio come il soffio di uno sbuffo dal cannello del vapore. Lo sorpresi sul ponte e sentivo che quassù sarebbe successo ad ogni costo dovessi mai sprofondare nei gorghi della passione del mio abissale ardimento.Ergiti di coraggio e di scorcia masculina, stagliati incontro a me appoggiata al parapetto, dolce e forte la tua spinta quasi un poco esagerata e mi sento di svenire dentro il turbine, sto cadendo in tentazione sto cadendo nel deliquio sto cadendo dal ponte. Santa Rosalia aiutatemi una scialuppa una ciambella che fa freddo qui in petto allo Sciglio nelle acque dello stretto.

chinnurastazioni ha detto...

Ho trattato l'argomento in fretta.Se è vera questa storia,i masculi i Bagnara sunnu furtunati,oltre al giorno 29/6 da festeggiare,hanno anche le ore mattutine da dedicare alla laboriosa Bagnarota.Peccato!perchè noi dei paesi vicini abbiamo solo il giorno 29 da strombazzare..ciao

romanaccia ha detto...

Enrico Di Stefano Enrico Di Stefano... io di sto Enrico Di Stefano devo aver già letto qualcosa

arcade fire ha detto...

Di chi? nenti sacciu!