Vi vorrei raccontare di quando ero piccola e in estate vivevo i pomeriggi nella mia vineddha. Arrivava l'estate, di pomeriggio quando nta vineddha battiva u friscu (e a me vineddha scusati era bella pirchì era a cchiù curta ed era piena di piante) ndi sittaumi tutti davanti casa e ci si riposava.
Nella prima parte dell'estate, appena finita la scuola e prima che arrivassero i turisti, mi sedevo con le "nonnine" vicine di casa, cu cummari Giuva***a a Camilla, a cugina Maria***la 'a mericana e imparavo a lavorare all'uncinetto.
Cominciavo con commare Giov. e lavoravo all'uncinetto per pomeriggi interi a fare i miei centrini, poi succedeva qualcosa e cambiavo postazione andavo dalla cugina a mericana. Cummari Giuv** però non me lo perdonava. Ferma, decisa mi guardava negli occhi e mi diceva: - Senti, t'insignu na cosa viri chi a petra chi non faci lippu sa leva a sciumara!
Io non lo capivo lì per lì ma rieccheggiava nelle orecchie e me lo ricordo ancora oggi.
Ricordo con tanto affetto 'a Camilla che per me è stata come una nonna mi ha aiutato tante volte quando ero in difficoltà.
Benvenuti a Favazzinablog
Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU
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UGRECU
mercoledì 25 febbraio 2009
Proverbi
U scriviu: mariuzza u iornu: mercoledì, febbraio 25, 2009
Argomento: Ricordi
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7 commenti:
Vistu chi satavi i na cummari a l'autra senza pigghiari lippu, t'insignasti almenu mi lauri a l'uncinettu?
Brava Mariuzza bel ricordo, mi fai venire in mente mia nonna che, come loro, mi diceva sempre un sacco di proverbi!
Bellissima Mariuzza.
Sia la storia che il proverbio. Sono curioso di sapere com'era l'americana, sorella di mio nonno, quindi prozia, nonostante la parentela non ci siamo frequentati molto
Ho imparato a lavorarare all'uncinetto sicuro, e' da tempo che non lavoro più però.
A cugina Mariangiela bonanima, aveva come dire il suo bel caratterino. Guai a contraddirla, parlava sempre dell'America. Mi ricordo i suoi vestiti a pois, le gonne larghe, le sue borsette. Sa pigghiava spessu cu cuginu Franciscu suo marito, più docile ma mi pareva in un certo senso più saggio. Si sittava ca seggia i lignu ravanti a porta, con il suo cappello tipo Borsalino e fischiettando si dondolava.
Stava tranquillo fin quando una voce da dentro casa: Franciscu trasi pi nditra é prontu!
Bel ricordo mariuzza. Credo che mia nonna rachele abbia provato a farmi piacere l'uncinetto una o due volte, mi mostrava i suoi lavori e mi diceva quanto fosse complicato questo o quello.Io ascoltavo, ma appena finiva di parlare in 2 frasi le facevo i complimenti, le dicevo che era tutto stupendo e poi sparivo veloce come il vento per andare al mare.U me lippu mancu s'appoggiau!:)
Franciscu era il fratello di mio zio Nino che viveva a Bagnara (marito della sorella di mio padre). Ironia della burocrazia italiana, ad un certo punto della vita si ritrovarono sebbene fratelli con due cognomi diversi: mio zio, Vilardi e suo fratello, Velardi.
Bella rievocazione Mary, per me i vineddi sunnu le arterie in cui scorre il sangue del paese
Conoscevo benissimo sia zia Mariangela che zio Francesco. Verso la fine degli anni 60 erano tornati all'America e vista la parentela toccava a me fargli tutti i servigi.
Zia Mariangela era un generale, ma con me stranamente era sempre gentile anche perchè, diceva, mi chiamavo come il suo amato fratello Domenico. Mitici davvero i suoi vestiti portati dall'Ameica e le sue borsette, brava Mariuzza a ricordartelo.
Zio Francesco invece era un pezzo di pane e lei lo comandava a bacchetta, come appunto hai rimarcato.
Per quanto riguarda il cognome pure mia madre all'anagrafe era stata registrata Vilardi, mentre mio zio Nino, il padre ru longu, e mio zio Peppino, i suoi fratelli sono Velardi.
Spusidda tua madre portava il vero cognome, Vilardi.
Se guardi la tomba dei nostri antenati, i nostri bisnonni, il loro cognome era Vilardi, quindi io sarei un Vilardi e tu un Velardi, giustamente da parte di padre.
Chi casinu
La zia Mariangela io non la digerivo, mancu cu nu chilu i citratu, però bisogna riconoscere che aveva le caratteristica dei Velardi o Vilardi, un carattere tosto al limite del rompimento di palle
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