Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

giovedì 29 aprile 2010

Leggende all'acqua di mare

...L'occhi mi nnorbunu, sciuppatimi a lingua se dicu munzogni, sogni non sunnu, non dormu a chist'ura, piscu chi nassi i da nterra o nte massi, a mari carmu, tuttu paru camora...

Se qualcuno non ci crede, padrone. Non ci credevo nemmeno io prima di vederlo in Aspromonte.
Cercavo funghi dentro un faggeto vicino al boschetto delle fate a Gambarie.
L'ho visto. Aveva appoggiato i vestiti e il cappello rosso sopra un gruppetto di chiodini, faceva la doccia sotto l'acqua grondante di una felce rugiadosa.
Non so cos'abbia percepito di me, ha raccattato i vestiti e con un salto, una corsa razzente, è sparito dentro uno squarcio di sole nel terreno. Forse è diventato una pietra. Succede sempre così, lo gnomo può vederlo una persona alla volta e non si fa mai in tempo a indicarlo agli altri.

...Viniva pa iusu na ninna na nanna, ra timpa di Jeracari, ssumava leggiu e murmuriava, rucciuliandu fint'a mari, a dda ura nto chiaru nto scuru, trasi paru camora...


Ora che ho visto uno gnomo posso credere a quelli che cantano la sirena di Chianalea.
Prima no, mi sembrava una filastrocca di pescatori storditi dal sole e intossicati da troppo vino scadente.

...Allucicava a luna nto mari, ampettu a punenti, luntanu a jiri pi fora, sunavunu trumbi di palamatari, stiddi ianchi friddi e lucenti, tuttu paru camora...


Fanfaronate di mozzi sbarcati dalle feluche per ignavia e disonore. Rematori falliti di lontri. Faleroti orbi.

...S'allanzau sciurtendu ru mari, ed 'a vitti, mi stagghiau u sangu nte vini, fimmina e pisci, donna principessa e fera, piscispatessa riali...


Bari di carte, bari di parole, corsari neri e caronti dello stretto.

...Cantava la sirena sutta o serru, ntrizzava i capiddi niri e l'occhi, luntanu di mia a vinti passi, perciunu a peddi e i carni, friccini di focu e ferru ...


Miraggi e fate morgane, profezie di maghi. Circe.

...Cantava la sirena supra e massi, vicinu di mia a deci passi, si mbicina e moru, muzzicatu nte mussa, sangu salatu e sciatu vilenu.
Cantava la sirena e non posso dire altro.


Aedi ciechi.

Con il Sangueeeeeeeeeeeeee

martedì 27 aprile 2010

La madre di Lucia L.

Per noi che siamo nati sul mare, ma a ridosso dell’Aspromonte, il mare e la montagna hanno sempre convissuto e avuto una duplice influenza su noi ma, a differenza di altri paesi della costa, che hanno prevalentemente tradizioni marinare, noi di Favazzina, abbiamo una più spiccata tradizione contadina dovuta, grazie soprattutto, al lavoro nelle campagne dei nostri padri e dei nostri nonni.
Ai miei tempi, a fine settembre, la stagione dei bagni era già finita da un pezzo e la nostra giornata era dedicata quasi esclusivamente alla campagna. L’imminenza della vendemmia occupava interamente il nostro tempo e del mare rimaneva solo un vacuo ricordo.
Settembre, tra l’altro, era il periodo dei funghi e per chi, come me, era un appassionato, andare nei boschi a cercarli era, oltre al divertimento, una gioia immensa.
Grazie a mio padre, grande esperto di funghi, anche se ancora ragazzo ero diventato abbastanza bravo (non come lui, lui riusciva sempre a prenderne più di me) e al mattino presto, con Tonino u Gneddu, mio fratello, Gennaro e altri ragazzi (cu Longu non mi ricordo di esserci mai andato) ci recavamo a Vizzari oppure o Tagghiu a cercarli.
Durante il nostro girovagare nei boschi, mi capitava spesso di incontrare altre persone, soprattutto gente adulta, che come noi erano in cerca di funghi.
Erano tutti uomini quelli che di solito incontravamo, ma spesso mi capitava di imbattermi nella madre di Lucia, l’unica donna di Favazzina che andava a funghi, in grado di competere con chiunque e molto più brava di tanti uomini.
Ogni volta che la incontravo mi avvicinavo per sbirciare nel suo paniere e tutte le volte, sempre con invidia, vedevo che ne aveva raccolti più di me.
Talvolta tentavo di seguirla a distanza per scoprire come facesse a trovarli, ma lei, come tutti i cercatori di funghi che amano la solitudine, dopo un po’ si dileguava ed io, rimato solo, mi davo ancora più da fare per trovarne, se non come lei, almeno qualcuno in più dei miei amici.
La ricordo con invidia (per i funghi ovviamente e perchè era più brava di me) e con affetto e spero che questo mio post le sia gradito, non solo a lei ma anche a Lucia, l’ultima arrivata nella nostra grande famiglia, e soprattutto ad Eleonora, sua nipote, una delle ragazze più dolci che conosco e che sono sicuro una lacrimuccia se la farà scappare.

Tanto per smuovere le acque!

SFIORISCONO LE VIOLE

Teneramente
sfoglio la tua immagine
e scorgo,
in fondo all'anima,
una velata tristezza.
Ed io, che col mio respiro
ti ho conosciuta dentro,
ancora non so,
se nel tuo cuore
c'è posto per me.
Ma l'amore
è perduto ormai
e sfiorisce come le viole,
non resta che il ricordo
di qualche carezza
e di un tenero aprile.

giovedì 22 aprile 2010

Invito a nozze (con suora)

Sono quello dei matrimoni. Un talento sbocciato nell'infanzia e coltivato nel corso degli anni.
Mi considero un vero esperto e quando arriva l'invito mi metto all'opera per decidere se sia opportuno partecipare. Valuto ogni cosa, il cartoncino coi nomi dei promessi sposi, la chiesa dove si svolgerà la funzione religiosa, il ristorante. Ho elaborato una serie di scuse convincenti per non andare, dal cimurro che m'ha colpito il cane all'idraulico che non mi trova il guasto nella casa allagata. Se vado so cosa indossare, un vestito blu dignitoso e anonimo che non faccia ombra allo sposo e gli rubi la scena. Se hanno fatto la lista dei regali ne approfitto altrimenti preparo la busta defalcando cento euro dalla prima cifra che mi è venuta in mente: non bisogna esagerare, mi hanno invitato per principio non per i soldi. Domenica scorsa, matrimonio al nord Italia quasi Svizzera. Siccome ho simpatia per la sposa, cugina alla lontana, ho scelto di andare imbucandomi nel Mercedes blu di mio fratello. Mi sono lasciato trasportare senza nemmeno dargli il cambio alla guida -seicentocinquanta km A/R- , ho solo cercato di fargli sbagliare strada con il mio navigatore satellitare.
-Stuta stu burdellu, scindi e spia- ha intimato.
A navigatore spento, siamo arrivati a casa della sposa in anticipo. In chiesa un profluvio di rose rosse e gigli della Madonna -così ha detto la signora del banco davanti, io non me ne intendo-. Cerimonia breve ma completa, allegra, anche agli sposi veniva da ridere per quello che si erano decisi a fare dopo ventun anni di fidanzamento, siccome lo dicevano tutti anche loro dissero "era ora" al posto del canonico sì.
Al ristorante i posti erano stati assegnati in anticipo dopo una rigorosa valutazione gerarchica delle parentele. Sapevo, la sposa mi aveva preavvisato, che avremmo dovuto sederci vicino a due suore. Tenni per me questa notizia riservata cercando di dirigere mio fratello verso il tavolo con indifferenza cainesca. Quello capisce la manovra, con una finta di corpo degna di Maradona si blocca improvvisamente e si siede lasciando libera la sedia vicino alla suora.
-Non ti ssetti, chi fai addritta?- mi chiede.
Occupo il posto accanto alla suora imprecando sommessamente sulle primogeniture, evito qualsiasi gesto scaramantico visibile e mi predispongo a un sano pomeriggio di passione.
Passano gli antipasti, passano i primi, passa il nostro pane quotidiano, le suore gradiscono assai dei doni del Signore. Quella accanto a me si chiama Massima, ottant'anni, quasi napoletana, di fronte a lei la consorella suor Rosa ottantottenne, lombarda. Il paragone non appaia irriverente, giusto per farmi capire, mi sembrano frà Cristoforo e don Abbondio. Austerità, orgoglio e spiritualità la lombarda, giovialità e furbizia la napoletana. Quasi, è di Nola e del compaesano Giordano Bruno dice che è stato perdonato, il tempo lenisce le ferite, fratello e cicatrizza le ustioni, sorella. Nonostante le discordanze filosofiche con questa suora scatta il feeling, è uno spasso. Quando fra i tavoli passa l'operatore per la ripresa video facciamo la scenetta dell'acqua della salute, la suora e Del Piero.
La suora lombarda è di poche parole, ha una specie di burbera simpatia nei confronti della più giovane sodale della quale dice che è una vera meridionale, tutto un lamentarsi degli acciacchi eppure sempre a spasso a far ammuina con tutti.
-Eppeforza, je sò bionica. Ci ho due protesi di titanio alle ginocchia- dice e fa per andare in bagno, temendo di perdere il giro della torta mi si raccomanda:
-Stipatammilla!
Io la torta gliel'ho conservata e con l'ultimo brindisi alle sette della sera abbiamo suggellato questa bella conoscenza.
Ho provveduto a modificare il mio personale decalogo sugli sposalizi. Ho inserito la domanda: ci sono suore tra gli invitati? Sai come, a vederlo da vicino il diavolo non è così brutto come lo dipingono.

mercoledì 21 aprile 2010

Il dottore e l'imperatore

La luna si nascondeva dietro montagne di nuvole e quando ne sembrava priogioniera per sempre, si liberava e ritornava a brillare.
Le ombre degli alberi s'allungavano sulla strada come mani furtive, ogni tanto qualche uccello notturno cambiava ramo.
La notte era immobile e stregata.
Il dottore guidava in silenzio, dormivano tutti, prima dell'alba voleva raggiungere Minsk.
Aveva sonno, decise di non rischiare e si fermò in una piccola ansa della strada, immersa in un bosco di betulle.
Mentre si stava assopendo, un rumore lontano, un brusio di uomini, nitriti di cavalli, ruote di carri.
Incuriosito scese dal camper e scrutò nell'ombra del bosco trafitta dai raggi di luna.
Vide uomini laceri e stanchi con le divise a brandelli, feriti, zoppicanti, bestemmiavano in francese.
Era l'Armata, la Grand Armèe, che si ritirava in ordine sparso.
Pareva un film.
I soldati passavano e non lo degnavano di uno sguardo, come se non ci fosse, come fosse lui il fantasma e non loro.
Al centro della moltitudine in rotta, la Guardia Imperiale a cavallo, imponente, maestosa nella divisa, negli elmi con la criniera, con le sciabole scintillanti sotto la luna.
Tra di loro, su un cavallo bianco, l'imperatore, Napoleone Bonaparte.
Lo vide e si avvicinò con il suo cavallo bianco.
Aveva il cappello di traverso, la barba di tre giorni e con la mano destra si toccava continuamente lo stomaco.
:- Siete un mio suddito o un maledetto russo - chiese arrogante
:- Io sono un uomo libero, monsieur, non sono il suddito di nessuno - rispose calmo lo Smilzo
:- E cosa fate per vivere ? uomo libero - sempre arrogante l'imperatore
:- Faccio il dottore -
Allora l'imperatore si comportò come un mutuato qualsiasi
:- Sentite dottore, ho un mal di stomaco micidiale, i miei dottori sono dei cani, non è che mi potreste consigliare qualcosa ? -
L'istinto del medico portò lo Smilzo a dirigersi verso il camper, sicuramente aveva qualcosa contro una banalissima ulcera.
Ma strada facendo ricordò quanto era stronzo il generale, aveva tradito la rivoluzione, e poi quanta altra gente sarebbe morta ancora per la sua mania di fare sempre battaglie.
Da un sacchetto estrasse una manciata di peperoncini rossi calabresi, pipi i rasta, e la portò all'imperatore.
:- Ecco, questo è un rimedio infallibile, viene dalla calabria, deve assumerne uno prima dei pasti, a stomaco vuoto - raccomandò
L'imperatore prese i peperoncini, girò il cavallo e andò via senza ringraziare, spernacchiando qualche parola in francese.
La storia, sbagliando, racconta che fu l'arsenico inglese a S.Elena a portarlo alla tomba, la verità invece è diversa, più che amara, infiammatoria.
Al mattino era convinto di avere sognato, ma non ne era poi tanto sicuro, anche perchè non riusciva più a trovare i peperoncini.

mercoledì 14 aprile 2010

МАТРЁШКА

MADRE
Se ci penso mi monto la testa. Ho attraversato l'Austria, la Germania fino quasi alla Prussia, la Polonia e la Bielorussia tutta, da sud-ovest a nord e poi ancora a sud-est. E i nomi, che nomi, Ratisbona, Lipsia, Dresda, Varsavia, Brest, Mogilev, il Dnepr e la Beresina. Non potevo non pensare a Napoleone, alle sue inarrestabili avanzate. L'ho ammirato senza mai amarlo, ricordo che provavo più soddisfazione a vederlo sconfitto, quelle rare volte che succedeva. Come con la Juventus di qualche anno fa.
Quella sera il mezzo era parcheggiato vicino a un ponte sul fiume Beresina, mi sovvenne il ricordo della disfatta, la grande armée in ritirata e i russi che ne facevano strame. Mi addormentai. Mi ritrovai nominato aiutante del capo, stavamo ascoltando le opinioni di Spusidda e u Longu. Disputavano riguardo alla tesi di uno studioso inglese che identificava Silvia di Leopardi con una ragazza di Pisa. I cugini erano concordi nel respingere la tesi, Teresa Fattorini recanatese era e sarà per sempre, ma differivano nella rappresaglia antinglese. Spusidda riteneva si dovesse scrivere che Lord Byron fosse in realtà un camallo genovese e a Porto Venere lo sanno tutti. U Longu se ne fotteva di poeti minori e avrebbe scritto la vera storia delle sei mogli di Enrico VIII, tre bagnarote, due solanote e una scigghitana. Il capo ricondusse tutti all'ordine, autorevole più di una qualsiasi madame de Staël, consigliando di lasciare le cose come stanno, la storia avrebbe fatto giustizia e concluse: -Ammirate gli eserciti schierati alle due sponde del fiume e aspettate fiduciosi: mò se menano.-
Mi svegliai e vidi riflesse sulle acque del fiume schiere di betulle allineate in file regolari e disciplinate.


INTERMEDIA 1
Il mezzo se è un camper presuppone peculiarità lillipuziane. Non solo le dimensioni fisiche degli occupanti, che certo aiutano se sei un nano, ma proprio l'atteggiamento mentale, devi farti piccolo anche interiormente. Come fai, sbatti sempre con la testa e dappertutto se il mezzo è fermo. In movimento si vola, preferibilmente dalla chambre de lit à la dinette e perchè li chiamano in francese non lo so, se si frena è sicuro che ti fracassi un ginocchio contro un qualche mobile perchè, signori, questa è come una casa arredata di tutto punto. C'è un serbatoio d'acqua da riempire sempre, più riempi e più è vuoto, un serbatoio di acque nere e uno di acque bianche da scaricare. Nonostante questa frenetica attività idromeccanica il camperista, soprattutto il neofita, si trova sempre col cesso pieno e senz'acqua. Al terzo giorno il camperista si rifugia in un qualsiasi albergo a qualunque prezzo e se ne fotte del camper abbandonato in divieto di sosta.


INTERMEDIA 2
La chiesa Santa Maria Maddalena di Minsk è una bella chiesa ortodossa, con tutte le cipolle dorate al posto giusto. Sarà stato per il periodo pasquale, la chiesa era affollata di gente che faceva una curiosa processione lungo il perimetro interno, soffermandosi davanti a quadri di santi che poi baciava con trasporto. Mi hanno detto che la cosa dura quattro ore. Guardavo incuriosito, mi si avvicina un signore anziano e comincia a parlarmi così da presso che ne percepivo l'alito, niente vodka devo dire. Non ho capito una sola parola russa ma sembrava che mi stesse rimproverando. Non reagivo, il vecchietto mi afferra la mano sinistra e me la toglie dalla tasca. Capisco, la porto dietro la schiena a incrociarla con l'altra come un ammanettato. Sbagliato pure questo. Il vecchietto continua a torturarmi in russo. Decido di andarmene, come fai a discutere con un ortodosso che per definizione è sempre dalla parte giusta? Ora lo sapete, non è per mia colpa, io ci metto la buona volontà, sono le chiese che mi respingono.


INTERMEDIA 3
Karma* è una cittadina della provincia di Gomel, sudest bielorusso, la zona più radioattiva al mondo a causa del disastro nucleare di Chernobyl, nella vicina Ucraina. In quei giorni il vento tirava verso nord ed è toccato a loro. All'ospedale di Karma abbiamo portato Misha che è stato morso da un cane leonino, penso un pastore del Caucaso. Gli hanno dato 18 punti di sutura distribuiti tra la testa e l'orecchio sinistro. Misha gioca per la strada, come i bambini quasi non fanno più, come noi favazzinoti facevamo quaranta e più anni fa, e io l'ho eletto favazzinoto ad honorem. Quando dopo qualche giorno gli ho cambiato la fasciatura in testa ho capito che ricambiava nominandomi bielorusso sul campo.


SEME
Indivisibile come si pensava che fosse l'atomo. Il seme si pianta integro e poi forse germoglierà. E' l'ultima matrioska.


* Si pronuncia Carmà ma è un quasi Cormà con quella A russa di Ada come abbiamo imparato dal signor Nabokov presentatoci dalla signora Claudette (Longu, hai il brevetto su questo nome, permettimi di usarlo almeno una volta)

I CALABRESI LASCIANO LE TERRE

I calabresi lasciano le terre
dei padri risalendo la penisola
non li ferma il triangolo industriale
escono dai confini in volontario
esilio fermandosi al cancello
di una fabbrica a un pozzo di miniera
guidati dai negrieri dell'espatrio.

I più hanno con loro famiglia
i lattanti alla minna della mamma
i ragazzi sono carichi di trusce
coi polli dentro ancora vivi e all'erta.
A volte li ha seguiti un vecchio cane
che non ricorda più di essere vivo
per non farsi buttare alla strania...

Il premio anticipato sull'ingaggio
non sempre garentisce l'adempienza
del contratto abusivo. Troppo spesso
il lavoro non c'è, si raccomanda
di ritornar più tardi, si rispondono
alla fame parole aggrovigliate
che non dicono nulla al cristincroce...

Poi il povero bracciante calabrese
beffato affamato angustiato
capisce il perchè della tardanza,
si vuole il suo lavoro sottocosto,
non c'è altra alternanza, egli si piega,
accetta, alimentando col suo odio
i pidocchi cascati addosso a lui.

Pane che rompe il fronte della paga
pane salato pane maledetto
pane fatto di spighe avvelenate
pane che resta in gola e non va giù
pane che più ne mangi e non ti sfami
pane pregato da bocche di latte
pane affettato da lame di fiele...

I calabresi lasciano le terre
dei padri risalendo la penisola
i più hanno con loro famiglia
i lattanti alla minna della mamma
e quando ogni risorsa è consumata
non resta altra alternanza all'affamato
che un padrone lo assuma sottocosto...

Pane che rompe il fronte della paga
pane salato e maledetto
il calabrese pensa alla sua casa
tra vigna e ulivo arancio e ficodindia
pensa ai suoi vecchi che non rivedrà,
ora lo afferra la malinconia
se non una viltà una pazzia
è stata la sua fuga, una pazzia
che per tutta la vita sconterà.
Bisogna restare, bisognava
lottare a migliorare
le cose contro tutti e contro tutto.
Il suo vuoto nessuno lo colmerà.

I calabresi lasciano le terre
dei padri risalendo la penisola
il pane che guadagna è amarissimo
pane che rompe il fronte della paga
pane salato pane maledetto
pane pregato da bocche di latte
pane affettato da lame di fiele
da lame di fiele
da lame di fiele...

Repaci Leonida

domenica 11 aprile 2010

Ritratto

Alto, chissà, io credo alto, e asciutto, appena dinoccolato, andava un po' sghembo, le spalle un tantino fuori asse, portate in avanti, che conferiva ampiezza all'oscillazione delle braccia e allegria all'andatura, ma senza esagerazione, senza ilarità. Aveva una di quelle camminate che si vedono di lontano e al centro della strada. Di lontano vedendolo, io ero sempre contenta dell'incontro che s'avvicinava. I calzoncini e la camicia a mezze maniche di norma così impietosi, non riuscivano ad intaccare la finezza della sua figura, che pareva anzi un signore di antica nobiltà; insieme fuori luogo e a proprio agio, esotico e al suo posto. Tanto che io me lo ricordo con un panama, ma può darsi benissimo che non l'avesse.
Il sorriso ce l'aveva soprattutto gentile ma anche velato dell'ironia dovuta ai casi della vita, in giusta dose bilanciato tra sprezzo e santità, esattamente senza pendere, cosìcchè pareva sempre appena appena divertito da qualcosa di recente o allietato da lievi pensieri e belli.
Nei gesti e nelle parole era delicato e sicuro come un congegno nautico, fatto della stessa eleganza salda. E la voce pure era così e sempre di tono basso che bisognava porgerci l'orecchio.
Aveva il dono raro di saper parlare coi bambini. Con me, per quello che ne so, ma credo con tutti perchè questo è un modo dell'essere. Non era mai condiscendente e non faceva mai finta di chiedere o di guardare ma chiedeva e guardava con intenzione e interessamento e conversava alla pari.
Il più breve saluto, il più banale scambio di battute lasciavano l'impressione emozionante che fosse avvenuto un profondo scambio e segreto, che fingendo le parole quotidiane, in codice ci si fosse scambiati importanti segreti delle cose.
A distanza di tanti anni non sono del tutto sicura che fosse così, il disincanto, lo scetticismo sono retroattivi. Forse era un'impressione dovuta al garbo dei modi, alla grazia del parlare. Ma questo non è importante.

sabato 3 aprile 2010

Attentato nella piazza S. Croce...

Venerdi 02/04/10 mentre mi trovavo spaparanzato su una panchina in piazza S. croce , baciato da uno splendido sole estivo.... Arriva chiddurastazioni... e si siede a scambiare 2 chiacchiere insieme a me. Si parla del piu e del meno... blog no blog,disagi ecc...
si spaparanza pure lui sulla mia stessa panchina... (panchina con spagliera di legno incastrata in 2 , chiamamoli pilastri d pietra,cemento... cmq capiscistu ! ). Durante la nostra conversazione arriva u Girbiu e si setta nta panchina i latu a nostra...
Chiddurastazioni iva rruvatu cu maglioncinu cammicia e maglia interna,ma resistiu pocu... si spugghiau e ristau ca magliettina chi manichi curti.
Mentre si parla del piu e del meno arriviamo a parlare di un argomento delicato... LA POLITICA !
mentre il nostro caro amico chiddurastazioni parlava veemente di sta politica... STRAPBBBUOMM .... sata a spalliera ra panchina e io non subbisco alcun danno invece chiddurastazioni si ritrova inbilico tra l' andare a sbattere rovinosamente all'indietro,e nu bbrazzu scurciatu, ma grazie o riflessu ru mister chi llonga nu brazzu e nci mbascia i ginocchia tipu cuntrappisu chiddurastazioni si salva!!!! e viva maria!!!! e viva maria!!!!!
Tragedia scampata.... ecco a quello che si corre a parlare male della politica !!!! heheheheheh
...stati attenti !!!!