Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

giovedì 30 dicembre 2010

Spusey e le bombe di Natale

Pioveva
Il rumore del mare in tempesta saliva dalla marina insieme a nuvole di salsedine, tutto sembrava salato, anche il caffè che stava bevendo.
Spusey era incazzato perchè la sera prima giocando "a stuppa" aveva perso la bellezza di ventisettemilacinquecento lire, una somma sproporzionata, un capitale.
Ricordava specialmente un mano, aveva un cinquantacinque e due sette di altri pali, gli mancava solo il palo di spati.
Quel culo scassato di Le Long era riuscito a fare cinquantacinque e fregargli il piatto di mano.
Nonostante la parentela l'avrebbe arrestato volentieri, anche per un colpo di tosse, una risata inopportuna, ma l'unica cosa per cui era facile arrestarlo era per blasfemia.
Bussarono alla porta, era cummari Giuvanna
:- Mi dovete aiutare perchè mi hanno mancato di rispetto - disse tutta 'nfervurata
Spusey pensò subito a qualche maniaco sessuale, solo quello poteva mancare di rispetto a cummari Giovanna.
Era para para, trugghia trugghia, per giunta vestita di nero per un lutto risalente almeno ad un ventennio prima, roba da guerra.
Ora uno pensa, almeno era bella i facci, manco quello, anzi.
:- Ma cosa stati pinzandu cumpari? magari fussi - e raccontò quello che era successo
La mattina di Natale era scesa in piazza con la conca e na palitta per prendersi un pò di brace rimasta dal falò della notte prima.
Riempita la conca con la brace se l'era messa in testa e stava rientrando a casa quando avvenne l'esplosione, qualcuno aveva messo delle bombe carta nella conca causando il botto.
A parte la paura, s'era bruciata na maglietta quasi nova, due dita della mano chi tiniva a conca e cosa ancora più grave, s'era calato dui Maronni proprio il primo giorno della puerpera.
:- Ma c'era qualcuno in piazza - spiò Spusey
:- Si, c'eranu l'anima longa di vostru cuginu e Arcati o comu cazzu si chiama, chi sa chiaccheravunu _
L'ho fottuto - pensò Spusey - tentato omicidio, possesso di esplosivi , forse anche baro, caro Le Long , ora su cazzi toi.
Nonostante la tempesta Le Long pescava da terra, lanciava con il mulinello, naturalmente non pigghiava nenti, sulu acqua e friddu.
:- Ciao Le Long, hai saputo ? - spiò
:- Che cosa ? -
:- A cummari Giuvanna 'nci satau a conca in testa -
:- Muriu ? -
:- No, si schiantau -
:- E a mia chi m'indi futti di schianti i cummari Giuvanna ?
:- Hai messo le bombe confessa e il tipo di scherzo che preferisci e poi ti ha visto in piazza -
:- Varda che in piazza c'era mezzu paisi, vitti a mia pirchì sugnu longu -
:- Lo vedremo caro cugino, lo vedremo, per adesso sei indagato -
Risalendo in paese Spusey andò a cercare Arcati o meglio il dottore. lo trovò al bar che si faciva na scupa cu Firriolu.
Alle accuse il dottore s'indignò, suggerendo al nostro investigatore un clistere di zippi insieme a sua cummari.
Era pronto a fargli la ricetta
Erano i maggiori indiziati, ma non aveva prove, testimoni, e poi era Natale ed erano anche suoi amici.
Si bevve un dobble viski, comu riciva u Mericanu, si fici na partita a trisetti e poi s'avviò verso casa.
Bussarono alla porta, era la solita scassa minchia
:- Cumpari vi devo diri na cosa - disse
:- Sugnu tuttu ricchi - rispose Spusey, sperando in una cosa i prescia
:- Cicciuzzu, me nfigghiu u picculu, mi rissi ch'iva 'mmucciatu i bumbi 'nta ciniri ra conca -
Ecco risolto il misteero
Il bambino per paura che gli altri fratelli gli rubassero le bombe, l'aveva nascoste nella cenere fredda della conca, quando poi la madre ci aveva messo la brace era scoppiato tutto.
Era stato un incidente familiare
Più tardi passò Le Long ad invitarlo per una stoppiata
:- Spusey veni chi ti futtu i sordi, principiante, a senti, sugnu sempre indagato ?
:- Ma quali indagato, sulu na cosa mi devi spiegare -
:- Dimmi caro - sorrise Le Long
:- Comu cazzu fai m'hai tantu culu e carti -
:- E' bravura, Spusey, solo bravura -
Il mare cominciava a calmarsi lasciando odore di alghe, leggero un'alito di scirocco addolciva la sera

martedì 28 dicembre 2010

Meteore...

'U paisi i Giufà

Chist’è ‘u paisi undi si perdi tuttu,
aundi i fissa sunnu megghiu i tia,
‘u paisi 'i “m’incrisciu e mi ‘ndi futtu”
e tutti i cosi sunnu “fissarla”…”

…E, ssi vò sapiri n’atra 'i cchiù,
chistu è ‘u paisi 'i “scindi e falla tu”!

Aundi c’è ‘nu rittu disgraziatu:
“né ieu cuntentu, ne tu cunculatu”!
Pirciò non resta chi ‘nu fattu sulu:
mi iti tutti e mma faciti ‘an culu!...

Buoni propositi per un buon 2011

-----------------------ISTRUZIONI PER LA VITA
1.Dà alle persone molto più di quello che si aspettano e fallo allegramente.
2.Impara a memoria la tua poesia preferita.
3.Non credere a tutto quello che senti, spendi tutto quello che hai e dormi quanto vuoi.
4.Quando dici "Ti amo", sentilo veramente.
5.Quando dici "Mi dispiace", guarda la persona negli occhi.
6.Fidanzati per almeno sei mesi prima di sposarti.
7.Credi nell'amore a prima vista.
8.Non ridere mai dei sogni degli altri.
9.Ama profondamente ed appassionatamente. Puoi ferirti, ma è la sola maniera di vivere la vita completamente.
10.Quando sei in disaccordo, lotta onestamente. Non ingiuriare.
11.Non giudicare le persone dai loro familiari.
12.Parla lentamente ma pensa velocemente.
13.Quando qualcuno ti fa una domanda alla quale tu non vuoi rispondere, sorridi e chiedi "Perché lo vuoi sapere?"
14.Ricorda che grande amore e grandi imprese comportano grandi rischi.
15.Chiama tua madre.
16.Dì "Salute!" quando qualcuno starnutisce.
17.Quando perdi, non perdere la lezione.
18.Ricorda le tre "R": Rispetto per se stessi, Rispetto per gli altri, Responsabilità di tutte le tue azioni.
19.Non lasciare che una piccola disputa ferisca una grande amicizia.
20.Quando ti rendi conto di avere fatto un errore, prendi immediatamente provvedimenti.
21.Sorridi quando alzi la cornetta del telefono. Chi ti chiama lo sentirà nella tua voce.
22.Sposa un uomo/donna con cui ti piace parlare. Quando invecchierai, l'abilità del conversare sara importante quanto altre abilità.
23.Ogni tanto stai da solo.
24.Apri le tue braccia al cambiamento, ma non lasciar andare i tuoi valori.
25.Ricorda che il silenzio è, qualche volta, la risposta migliore.
26.Leggi più libri e guarda meno televisione.
27.Vivi una buona e onorevole vita. Quando sarai più vecchio e ti guarderai indietro, sarai felice una seconda volta.
28.Credi in Dio, ma chiudi a chiave la tua auto.
29.Un'atmosfera amorevole in casa tua è molto importante. Fà tutto quello che puoi per creare una casa tranquilla e armoniosa.
30.Quando sei in disaccordo coi tuoi cari, affronta la situazione del momento. Non rivangare il passato.
31.Leggi fra le righe.
32.Condividi la tua conoscenza. È una maniera per ottenere l'immortalità.
33.Sii gentile con la Terra.
34.Prega. C'è un incommensurabile potere in questo.
35.Non interrompere mai quando ti stanno adulando.
36.Pensa agli affari tuoi.
37.Non fidarti di un uomo/donna che non chiude gli occhi quando lo/la baci.
38.Una volta l'anno vai in qualche posto dove non sei mai stato.
39.Se ti fai un sacco di soldi, usali per aiutare gli altri durante la tua vita. Questa è la grossa soddisfazione data dalla ricchezza.
40.Ricorda che non ottenere quello che vuoi a volte è un colpo di fortuna.
41.Impara le regole e poi rompine qualcuna.
42.Ricorda che la relazione migliore è quella in cui il vostro amore reciproco è piu grande del vostro bisogno reciproco.
43.Giudica il tuo successo da ciò cui hai dovuto rinunciare per ottenerlo.
44.Ricorda che il tuo carattere è il tuo destino.
45.Accostati all'amore e alla cucina con noncurante abbandono

Da aggiungere:
46. ''Mula castiata non torna chiu nto sdirrupu''
47. '' acqua ravanti e sciroccu rarreru''
48. '' tacca u sceccu aundi voli u patruni''
49. '' jiatta presciarola faci i jattareddi orbi''
50. '' U rispettu e' misuratu cu ndi porta ndavi purtatu''

domenica 26 dicembre 2010

Auguri di buone feste

Scusate il ritardo, ero ospite, ho però rispettato le nostre tradizioni alimentari, baccalà fritto, piscistoccu, cruspeddi, turruni i Bagnara, susamelli e pittipì.
Non ho rispettato invece le tradizioni che amavo di più, stop, poker, bestia, tresette a cinque, solo tombola e, me ne vergogno, ho pure chiamato il tombolone.
Però mi sono vendicato, i numeri li chiamavo in favazzinotu strittu, 'nto culu e milanisi.
La notte della vigilia ho sognato, un sogno bellissimo.
Tavolo di poker: io, Aurelio, Petru u Corazzeri, u Mericanu, Birrittedda e Ninu Scheccia, a casa di Aurelio, quella vecchia sulla sponda alta ra sciumara.
Sembrava vero, siamo rimasti solo io e Birrittedda, gli altri non li dimenticherò mai.
Mi hanno regalato una sigaretta elettronica, nesci puru u fumu, per evitarmi le quaranta Marlboro quotidiane, non si può più scegliere mancu comu si mori e che cazzo.
Tanti auguri a tutti e anche al Blog, ne ha bisogno.

sabato 25 dicembre 2010

I Regali ru Longu

Era il lontano 16 dicembre 2008 e a proposito di un sondaggio lanciato dal Negretto su quali regali avremmo fatto a Natale u Longu si era espresso così:

Arcade: al genio un'altro genio, quello della lampada, che possa esaudire ogni suo desiderio
Trilly: un presepe gigantesco, Favazzina in miniatura
Georgie. una gita in Sud America
Ninuzzu: un paru i sci cu frenu a manu
ferrovieri: na filosa a 50 ami
Romanaccia: una gita alle cascate, dove mi aiuti lei
Spusidda: che possa diventare celebre per le sue poesie e la sua bontà d'animo
Mariuzza: un giro in moto, andando piano
Galanti: un giardino bonzai di limunari
Olivia: un biliardino calcio balilla, io e lei contro tutti
Koki: un'auto nuova
Hannalee: un premio speciale per la sua sincerità e bon ton
Luna Piena: un binocolo per ammirare meglio la luna
Malumbra: un pianoforte a coda
Belloepossibile: un contratto con il Milan per il figlio
Scibalocchiu: successo nel mondo musicale
Grecu: na pistola ad acqua
Minnie: un gattino, cusì si sciarria cu cani
Mariuccia: una gita negli Stati Uniti
Pacciu: na confezioni i 30 Kg i gelati
Mboù: u tempu mi partecipa o Blog
Negretto: un'agendina cu tutti i numeri i cellulari i tuttu u megghiu pilu ru mundu
Mister: na vagonata i camomilla, ogni tantu ma 'mbivu puru ieu

16 dicembre 2008 14:11

Ieu u giardinu i limunari bonsai ancora no vitti!!

Buon Natale a tutti voi, pace e serenità

venerdì 24 dicembre 2010

L'araucaria di Natale




Araucaria, quello era il nome, ora sappiamo. Prima no, la nostra ignoranza l'aveva incasellato in qualche sottospecie di abete fuori luogo e strafottente delle condizioni climatico-ambientali.
Se non aveva un nome era però ben chiaro dove si trovasse, e dove si trovava non subiva possesso anzi che dava egli stesso, con maestosa imponenza, lustro ai viciniori, cose e persone. Del tutto logico che appo di noi ognuno lo nominasse "l'arburu 'nti don Mimì".

S'ammenavano peri peri peripatetici nel senso più alto e filosofico, avendone i requisiti, il poeta e il filosofo, ra chiazza fint'a caserma e la sera aveva visto sparire il sole dentro una cchetta del mare, ora s'avanzava una notte con luna a mezzaluna araba, più giusto, palestinese.
Passiavano e ripassiavano a latu ill'arburu.
U vonnu tagghiari, diceva il poeta, pirchì è vecchiu e malatu.
Niente di nuovo sotto il sole rispondeva il filosofo.
Isolato e bisillabico, breve e bestiale come d'animale impaurito, un verso.
-Aimu scecchi nto paisi, cugginu filosofo?-
-A sicundu, cugginu poeta. Se ti riferisci al nimale nobile, no non d'aimu.-
Il cancello del palazzotto era solo accostato, entrarono. Alla base dell'albero una corona di candele avvolgeva il fusto.
-Chi è, fannu festa 'nta cereria?-
Si avvicinarono, ora si vedeva l'animale ma non corrispondeva al verso dianzi.
-All'anima, cugginu poeta, scangiammu nu boi cu sceccu.-
-No, guarda bene, c'è pure l'asino.-
E c'era pure una signora con i capelli e gli occhi neri e dolci e un signore che non voglio dire anziano ma certo non giovane giovane e c'era, adagiato su una piccola stuoia di canapa, un bambinello che dell'essere appena nato dava segno con il suo primo vagito.
Fu il poeta che rinvenne per primo dalla stupefacente visione e disse:
-Cugino, ho come l'impressione, qualcosa mi dice che quel bambino salverà il mondo.
-Sono un filosofo cinico, cugino, e credo che ciò non sarà. A me basterebbe che salvasse l'albero.


Buon Natale

THE DIGITAL STORY OF THE NATIVITY

Buone Feste a tutti.


Mis mejores deseos para una feliz Navidad y feliz año nuevo a todos............Nino

giovedì 23 dicembre 2010

Buon Natale...

Il countdown e' iniziato...
AUGURO un Buon Natale a Tutti gli amici del Blog Vicini e lontani...
Che sia sereno e ricco di gioia...che sia Natale per tutti
UN bacio Oly

Auguri!

Auguri di Buon Natale a Tutti!

lunedì 20 dicembre 2010

TERRONI

In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (1861-2011), il giornalista e scrittore Pino Aprile ha scritto un libro che ha per titolo “TERRONI” e come sottotitolo “Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del sud diventassero meridionali”.
Se non l’avete ancora letto vi consiglio vivamente di farlo, scoprirete (se ancora non lo sapevate) che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto, ma tante volte, per anni e cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni anti-terrorismo, come i marines in Iraq.
Scoprirete che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, che in nome dell’Unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero diritto di saccheggio delle città meridionali e che praticarono la tortura come Pinochet in Cile.
Scoprirete che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tarmelano, Gengis Khan e Attila». Un altro preferì tacere «rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire» e Garibaldi parlò di «cose da cloaca».
Scoprirete che si incarcerarono i meridionali senza accusa, senza processo e senza condanna, centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali e tutto a norma di legge.
Scoprirete che il paesaggio del Sud divenne come quello del Kosovo, con fucilazioni di massa, fosse comuni, paesi che bruciavano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi in marcia.
Scoprirete che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del Sud, a migliaia, forse decine di migliaia (non si sa perché li squagliavano nella calce.
Scoprirete che il ministro degli Esteri dell’Italia unita cercò per anni una landa desolata, fra Patagonia, Borneo e altri sperduti lidi, per deportarvi i meridionali e annientarli lontano da occhi indiscreti.
Scoprirete che i fratelli d’Italia arrivati dal Nord svuotarono le ricche banche meridionali, regge, musei, case private (rubando persino le posate), per pagare i debiti del Piemonte e costituire immensi patrimoni privati e, scoprirete anche, che i Mille erano quasi tutti avanzi di galera.
Scoprirete che, a Italia così unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali, per pagare le spese della guerra di conquista del Sud, fatta senza nemmeno dichiararla.
Scoprirete che l’occupazione del Regno delle Due Sicilie era stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia e parzialmente finanziata dalla Massoneria (detto da Garibaldi e dal gran maestro Armando Corona, nel 1988).
Scoprirete che il Regno delle Due Sicilie era, fino al momento dell’aggressione, uno dei paesi più industrializzati del mondo (terzo, dopo Inghilterra e Francia, prima di essere invaso).
Scoprirete che lo stato unitario tassò ferocemente i milioni di disperati meridionali che emigravano in America, per assistere economicamente gli armatori delle navi che li trasportavano e i settentrionali che andavano a “far stagione”, per qualche mese in Svizzera e che l’Italia unita faceva pagare più tasse a chi stentava e moriva di malaria nelle caverne dei Sassi di Matera, rispetto ai proprietari delle ville sul lago di Como.
Lo sapevate che i meridionali stavano così male, nell’inferno dei Borboni, che per obbligarli ad entrare nel paradiso portato dai piemontesi ci vollero orribili rappresaglie, stragi, una dozzina di anni di combattimenti, leggi speciali, stadi d’assedio e lager? E che quando riuscirono a farli smettere di preferire la morte al loro paradiso, scelsero piuttosto di emigrare (e non era mai successo prima)?
Io avevo sempre creduto ai libri di scuola e alla leggenda di Garibaldi, ma Pino Aprile, con Terroni, mi ha fatto conoscere la verità dell’Unità d’Italia e perché, grazie ai “fratelli del Nord”, sono diventato meridionale.

mercoledì 15 dicembre 2010

I cazi appesi

Raccolgo un po' in ritardo l'invito di Olivia e racconto uno storia favazzinota natalizia.
La storia risale al Natale del 1990. Forse era uno degli ultimi Natale con il fuoco in Piazza, ma il primo che io riuscissi a vedere.

Qualche giorno prima della Vigilia, la popolazione favazzinota era intenta alla raccolta dei famosi cippi natalizi. La sera si pazzeggiava allegramente 'nta Piazza commentando l'andamento della raccolta. Il capo combriccola era un noto personaggio favazzinoto, un po' abbondante, con vistosi baffetti neri, celebre per la sua simpatia e la battuta sempre pronta. In subordine c'erano il sottoscritto, Pelè e il nostro gruppetto di ragazzi.

L'animata conversazione era inframmezzata dalle esplosioni ri bumbuni che allegramente ci facevamo esplodere tra i piedi. La nostra attenzione fu attirata da un'altro famoso personaggio che si avvicinava nel buio della sera. Look di festa, capello biondo al vento. Era lui, il mitico Gianni B****a.

Il nuovo arrivato fu immediatamente accolto da una dirompente scarica di bumbuni lanciati all'unisono. Tra i colpi inferti ce ne fu uno particolarmente vivace che colpì inesorabilmente i pantaloni del nostro provocando diverse bruciature.

Come buona tradizione favazzinota vuole, si diede subito avvio alla contrattazione tra il nuovo arrivato e il capocombriccola di prima. Il motivo del contendere era sull'eventuale risarcimento monetario del pantalone bruciato. Considerato il livello di usura, l'ammoratamento, il concorso di colpa, la rivalutazione ISTAT, sentiti autorevoli pareri di esperti, dopo ampia e proficua discussione fu avanzata la richiesta di risarcimento di lire settantamila dicando SETTANTAMILA!

L'altro protagonista, dopo attenta riflessione, con un malcelato sorriso, accettò la richiesta aggiungendo però una clausola "i sordi ti ramu, ma i cazi restanu a nui". Detto fatto, dopo una rapida colletta fino a raggiungere la cifra pattuita, il danno fu risarcito e i pantaloni bruciati furono ceduti.

Qui si denota il genio. La notte di Natale, oltre al fuoco 'nta Chiazza, troneggiavano, appesi al filo elettrico dell'illuminazione della piazza, un paio di pantaloni bruciati ri bumbuni.

Vedere i pantaloni appesi non ha prezzo, per tutto il resto c'è MasterCard.

domenica 12 dicembre 2010

Il commendatore...

Tra i personaggi che ricordo con piu' curiosita' che accompagnano i ricordi della mia infanzia...
C'e un uomo di nome Giuseppe,
che in tal caso il nome potra' anche non dir nulla...
infatti nel paese era ricordato solo per la sua onorificenza di rango elevato che alla fine non era un' injiuria ma una qualifica del suo essere
''U Cummendaturi''
non so quanti di voi hanno dato spazio alla vita di questo personaggio in questo blog, ma credo che meriti un pensiero...
Non aveva grandi caratteristiche che lo riguaradassero almeno fisicamente,
era un uomo mite e singolare,non si vedeva mai in giro se non nel tragitto che lo accompagnava da casa sua al suo giardino.
Lo vedevo apparire come un miraggio dalla piazza con il suo solito paggjiolu(secchio) a seguito,non c'era incertezza nel sapere che nell'impatto dell'incontro ti avrebbe fermato,
la sua parola era ricchezza e non c'era skiaffo di mia mamma nell'animo che lui non riusciva a cancellare con un sorriso,
verseggiava la qualunque,poesie,favole,magie e soprattutto aforismi di Toto',
tutto rigorosamente in rima,aveva la capacita' di arricchire il tuo viso con un sorriso,bastava anche solo guardarlo,non aveva grande cultura ma le sapeva tutte,con la sua mano ti fermava e fino all'ultimo dei suoi pensieri ti tratteneva come in una sorta di obbligo piacevole ad ascoltarlo,
era un ridere sul ridere.
Non ho mai visto negli occhi di quell'uomo un angolo di tristezza, era l'espressione della serenita'e qualunque cosa portasse con se...limoni, aranci ecc...
lui doveva donartene uno come una sorta di ricompensa all'ascolto...
Ricordo che da piccoli l'accanimento preferito che avevamo noi bambini era quello di andare giardini giardini a rubare limoni e quel che veniva...
ma nel suo giardino non si andava mai,non c'era soddisfazione ne rischio anche perche' lui per primo ci permetteva di entrare a raccogliere quello che volevamo...(cosa non gradita a noi piccoli ladruncoli)
era un uomo d'altri tempi,una rarita', un esempio di allegria e saggezza da non dimenticare...
Adesso sono anni che non percorre piu' la strada che lo portava al suo giarino...
ma la cosa divertente e che quando entro nel cimitero di Favazzina ...
la prima lapide che viene a tiro e' la sua e il suo sorriso anche in foto e'ancora li' caloroso e contaggioso come allora...e non ce' volta che io non mi fermi a guardarlo nella speranza di pensarlo in giro per le vie del paradiso a far ridere gli angeli e gli spiriti che lo accompagnano nel suo eterno riposo...
anche del suo giardino non e' rimasto niente,solo cemento e costruzioni,
forse il profumo di limoni sta sfumando...e gli uccelli non hanno piu' spazio per i loro nidi,le cicale non cantano piu' e le formiche secondo me ormai campano di rendita ,forse veramente e' tutto finito...
ma certi ricori e certi sorrisi restano eterni...chi nella vita lascia il meglio di se non potra' mai essere dimenticato...E per finire come avresti fatto tu...
Io ti porto nel cuore ...
un saluto a te ''Commendatore''

giovedì 9 dicembre 2010

Oltre l'anima,,,

Come stormi di uccelli spicchiamo il volo a nuovi orizzonti...
in cuor nostro inseguiamo la scia di una speranza che ci fa strada in un faticoso batter d'ali
alla ricerca di nuovi traguardi vittoriosi...
la luce che ci riscalda porta su di noi il suo materno amore...
il vento che ci trapassa asciuga le lacrime di ogni fatica...
la pioggia che ci impedisce il battere delle nostre ali rafforza le nostre certezze...
la notte oscura insegue i nostri pensieri catturandoli in un profono riposo e liberandoli all'alba di un nuovo giorno...
non ce' tempesta che puo' impedirci di volare se conosciamo la forza del nostro essere...
attenderemo le nostre carezze...raccoglieremo le nostre fatiche sapienti e coscienti non di aver lottato invano...tutto accadra' per nostro volere...tutto sara' ricompensa...
...tutto sara' oltre L'anima...


Unisco a queste poche righe di un mio insolito pensiero
(nulla a che vedere col mio caro amico Spusy anzi sarei onorata di un tuo critico commento...)
...una tra le piu' belle sinfonie della ''cinematic Orchestra''
...musica che va' veramente oltre l'anima...
per regalare ''almeno'' musicalmente un momento di serena spensieratezza...e staccarvi per pochi minuti dalla realta'...

La Fiera dell'Artigianato

Come ormai faccio da quando è stata aperta, pure quest’anno sono andato alla fiera dell’Artigianato.
Una visita, soprattutto allo stand della Calabria, per immergermi nell’atmosfera e nei sapori che ci sono tanto cari e scambiare qualche parola in dialetto, sono cose alle quali non so rinunciare.
Quest’anno, per la prima volta, e con diversi stand nei quali erano esposti i nostri prodotti tipici, era presente la provincia di Reggio Calabria.
Come potete immaginare ho assaggiato un po’ di tutto, dal capicollo alla nduja, dal torrone alla liquirizia, fino alla marmellata di cipolle di Tropea.
Nello stand di accoglienza, la foto di Scilla capeggiava in primo piano e le ragazze, davvero carine, quando ho detto loro che ero di Favazzina, mi hanno regalato un libro sulla provincia di Reggio e un c.d. con le più belle immagini della stessa, raccomandandomi vivamente di fare pubblicità alla nostra terra.
Le ho parlato del nostro blog e le ho detto che, insieme a tutti voi, ne facciamo tanta di pubblicità alla nostra zona.
Ma quando mi sono trovato davanti allo stand di Bagnara, dove Minutolo esponeva il suo famoso torrone, mi sono sentito davvero a casa nostra. Mi sono messo ha parlare in dialetto con i ragazzi e le ragazze e mia moglie mi ha dovuto staccare a forza per farmi proseguire.
Sono tornato a casa molto soddisfatto, più che gli altri anni, davvero contento per essermi immerso, anche se per poco, nei sapori, negli odori e nelle tradizioni della nostra terra.

martedì 7 dicembre 2010

Tempi di Natale

Avevo le tasche piene
Da un lato castagne 'nfurnati, nuciddi, turruni all'ostia e mezza pittipì.
Dall'altro, muccaturi (non c'erano ancora i kleenex) di un metro quadrato, non piegato, comportava un rigonfiamento che se non fossi stato un bambino poteva sembrare un eccesso di dotazione non menzionabile, e le bombe.
Ah, le bombe
Erano grandi quanto un mezzo pollice e scoppiavano solo se scagliate con forza per terra sul cemento, dove c'era, o contro altra superficie solida.
Siccome a quei tempi le strade del paese non erano molto asfaltate, si preferiva piazza S.Croce con la pavimentazione in pietra o i muri delle case o meglio ancora le mura della chiesa, c'era più spazio e non c'erano finestre e più che altro non c'erano estimati dei proprietari di case.
Le bombe erano composte da polvere nera e pietrisco (bricciu) rinchiusi dentro una carta spessa e legata strettamente con lo spago.
Le producevano a Bagnara, Rione 'Ngrisi, dieci lire l'una, un capitale.
Non erano pericolose, ogni tanto sibilava qualche pietruzza, mai incidenti seri.
C'era una guerra per bande, consisteva nel fare scoppiare vicino ai piedi dell'avversario quante più bombe possibili, facendogli ballare una tarantella improvvisata e senza musica.
L'agguato
Scendevo dalla terza vinedda dove ero nato e vivevo, 'mmucciatu arretu all'angulu mi aspettava tale Carluccio B., amico di giochi ma nemico di bombe, di cui aveva fatto rifornimento.
Sembrava l'attacco a Pearl Harbur, ero circondato dalle esplosioni.
Lesto misi la mano in tasca e nella frenesia, preso dalla sete di vendetta, cominciai a scagliarne il contenuto, ossia turruni, castagni e la mezza pittipì.
Avevo sbagliato tasca.
Prima si srotolare il muccaturi ed accedere al vano bombe, il nemico si era dileguato.
Capivo come si erano sentiti gli americani dopo l'attacco giapponese.
Da ragazzo, una di queste bombe rimastami dalle feste di Natale, la misi nell'uscio della porta della mia classe al Piria.
Quando arrivò l'insegnante, quella di italiano che più mi amava, trovando giusta difficoltà a chiudere la porta, la sbattè.
Ancora credono sia stato un' attentato.





P.S.
questo racconto vero lo dedico ad Olivia, senza pretese se non quella di farla ridere un pò.

venerdì 3 dicembre 2010

Divertissement notturni

Fino a qualche anno fa a Favazzina non c'erano i chioschetti 'nta piazza, non c'erano i lidi.... Praticamente non c'era quasi nulla. Difficile riempire la serata, in special modo quando verso la mezzanotte si rimaneva in 5 o 6 nottambuli a vagare per i vicoli quasi deserti. Cosa fare in queste serate? Semplice. Si ricorreva alle infinite risorse messe a disposizione da diversi personaggi più o meno pittoreschi.
Uno di essi, noto per portare il nome di un famoso cantante, accompagnato da un soprannome calcistico-ereditario non pronunciabile in sua presenza, pensò bene di compiere qualche dirompente azione che potesse risollevare il morale della truppa.
Tanto per cominciare dimostrò a tutti le proprie capacità scalando a mani nude una palazzina fino al terzo piano. Oggi sarebbe stato definito free climber, all'epoca "unu chi sapi 'nchianari". Successivamente, visto che la prestazione non aveva pienamente soddisfatto le aspettative, decise di osare di più.

Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione! (CIT. Amici miei).
Infatti, in modo fulmineo, il nostro amico decise di "liberare" il proprio corpicino proprio sul portantino di ingresso di una nota abitazione. Non che il gesto in sé avesse connotati di offesa nei confronti di chicchessia... Così... Fu fatto per la cazzatta in sé.

Il gesto estremo però lasciò nel nostro protagonista un vago senso di incompiutezza. La cazzata era consistente e visibile, ma un vero artista sa sempre fare di meglio e non delude mai il proprio pubblico, infatti, dopo un'attenta riflessione volta a completare l'opera senza appesantirla con inutili orpelli, il nostro, servendosi di un giornale abbandonato, avvolto il "prodotto", mediante un perfetto lancio a parabola, riuscì a colpire il vetro di una finestra dei piani superiori affrescandolo abbondantemente.

Inutile dire che il gesto riuscì a sollevare la serata e rimase nella storia per anni.

giovedì 2 dicembre 2010

Lentamente muore


Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

(P. Neruda)

N.B. Nulla togliere al mio caro amico Mimmo spusidda...ma questa poesia di Plabo e' un inno alla vita per ogni cammino da percorrere...consapevoli del fatto che ogni passo e' costituito dalla forza che abbiamo dentro e che non va' mai sottomessa mai sotterrata... per niente e per nessuno...non bisogna esiste...ma vivere...questa e' la nostra liberta'...questo e' quello che dobbiamo per dovere...a chi ce' l'ha donata...non restare mai nell'ombra ma arricchirci e arricchire

ogni istante del nostro cammino con la nostra esistenza...

dedicata a tutti gli amici del blog!!!