Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

venerdì 24 dicembre 2010

L'araucaria di Natale




Araucaria, quello era il nome, ora sappiamo. Prima no, la nostra ignoranza l'aveva incasellato in qualche sottospecie di abete fuori luogo e strafottente delle condizioni climatico-ambientali.
Se non aveva un nome era però ben chiaro dove si trovasse, e dove si trovava non subiva possesso anzi che dava egli stesso, con maestosa imponenza, lustro ai viciniori, cose e persone. Del tutto logico che appo di noi ognuno lo nominasse "l'arburu 'nti don Mimì".

S'ammenavano peri peri peripatetici nel senso più alto e filosofico, avendone i requisiti, il poeta e il filosofo, ra chiazza fint'a caserma e la sera aveva visto sparire il sole dentro una cchetta del mare, ora s'avanzava una notte con luna a mezzaluna araba, più giusto, palestinese.
Passiavano e ripassiavano a latu ill'arburu.
U vonnu tagghiari, diceva il poeta, pirchì è vecchiu e malatu.
Niente di nuovo sotto il sole rispondeva il filosofo.
Isolato e bisillabico, breve e bestiale come d'animale impaurito, un verso.
-Aimu scecchi nto paisi, cugginu filosofo?-
-A sicundu, cugginu poeta. Se ti riferisci al nimale nobile, no non d'aimu.-
Il cancello del palazzotto era solo accostato, entrarono. Alla base dell'albero una corona di candele avvolgeva il fusto.
-Chi è, fannu festa 'nta cereria?-
Si avvicinarono, ora si vedeva l'animale ma non corrispondeva al verso dianzi.
-All'anima, cugginu poeta, scangiammu nu boi cu sceccu.-
-No, guarda bene, c'è pure l'asino.-
E c'era pure una signora con i capelli e gli occhi neri e dolci e un signore che non voglio dire anziano ma certo non giovane giovane e c'era, adagiato su una piccola stuoia di canapa, un bambinello che dell'essere appena nato dava segno con il suo primo vagito.
Fu il poeta che rinvenne per primo dalla stupefacente visione e disse:
-Cugino, ho come l'impressione, qualcosa mi dice che quel bambino salverà il mondo.
-Sono un filosofo cinico, cugino, e credo che ciò non sarà. A me basterebbe che salvasse l'albero.


Buon Natale

6 commenti:

olivia ha detto...

Pensare che L'ho visto ogni mattina per trentanni e' giusto ora scopro che aveva un nome ;-)
...Auguri Arcade!!!

arcade fire ha detto...

Auguri bellissima. Salutami E.& C.

chinnurastazioni ha detto...

Dunque, Mario, Auguri e Buon Natale. Cumpari Araucario sta bene è solu un pocu spinnatu, pigghiau troppu ventu i mari, e poi, avi na vita che sulu e mi pari chi divintau nu pocu burbero. Bella mario. <>

u'longu ha detto...

Auguri Mario, tante cose a te e famiglia.
Ci sentiamo con calma

Statua A ha detto...

Pefetta Arcade!
Felice che qualcuno continui a dare luce al "nostro" albero.
Buon Natale.

u'longu ha detto...

"L'albero i don Mimì", perfetto, così lo chiamavamo.
Per quanto mi riguardava putiva essiri puru na pesricara, restava sempre l'albero i don Mimì.
Immaginarvi un presepe è da grandi.
Speriamo si salvino tante altre cose, insieme all'albero i don Mimì