Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

venerdì 21 maggio 2010

E te ne vai ?

Partì che era ancora buio.
Doveva conquistare quel "passu" a Sedda a Muletta, il giorno prima l'occupante aveva fatto una strage e lui, qualche metro più in basso, non aveva sparato un solo colpo.
Cicciu, Francesco solo per la moglie ormai italianizzata, viveva e lavorava a Torino, prendeva le ferie solo a maggio per tornare al suo paese natale, che è pure il nostro, per soddisfare la sua grande passione, la caccia ai ceddi i passu.
Aveva tutto, fucile calibro 12 sovrapposto, munizioni di varia potenza e portata, sufficienti a respingere l'attacco messicano a Forte Alamo, binocolo Zeiss talmente potente che vedeva quello che mangiavano a pranzo a Punta Faro e l'occhio furbetto di un pescespada alla ricerca di sesso, divisa di cacciatore con pantaloni di fustagno che gli facevano bollire le palle, borraccia con acqua fresca di sorgente, pane e formaggio.
Era incazzato perchè era l'unico, tra i cacciatori del paese, a non avere ancora ammazzato nu ceddu i passu.
La sera al Circolo era diventato lo spasso di tutti, lo sfottevano perchè cercava sempre delle scuse, na vota vulavunu iati, n'atra vota basci, i sciancu, 'nto mezzu, sta di fatto che quell'anno non ne aveva preso nemmeno uno.
Arrivò che era ancora buio, il passu era libero, vuoto, vacanti, non c'era nuddu.
Era la sua giornata.
Arrivarono a metà mattino, in fila indiana dal mare, grazie al binocolo lui l'aveva gia visti quando erano a Lipari.
Alla vista delle colline cominciarono a roteare per prendere quota, una volta raggiunta, si lanciarono verso nord-est, proprio sopra di lui, ma troppo alti.
Si stava calandu u calendariu, quando ne apparve uno, un ritardatario, ad un'altezza accettabile, ali spiegate.
Prese la mira e sparò, lo beccò al primo colpo, ma lui aggiunse il secondo, per sicurezza.
Stu cazzu di ceddu, invece di cadere fulminato, volle morire planando con classe, con il risultato che invece di cadere ai piedi di Ciccio, cadde nell'altro versante della collina.
Significava che per recuperare la preda, Cicciu doveva ridiscendere la collina e risalire dal versante opposto, senza strade ne violi, sulu sipaluni.
Impresa ardua, non aveva cane e pure se l'avesse avuto si sarebbe sicuramente rifiutato, anche i cani avevano un sindacato a quei tempi, sulu i cristiani ne erano sprovvisti.
Punto nell'orgoglio e per onorare la caccia, si fece coraggio e partì per l'impresa di recupero.
Raggiunse il posto dopo due ore di spine, smottamenti, cadute, iastimati, combinatu comu a Lazzaru, mancava solo Qualcuno che gli dicesse "iaziti e camina"
Si fermò per riprendere fiato, posò il fucile, e si mise a guardare in mezzo ai rovi alla ricerca della vittima.
Finalmente lo vide e si guardarono, non era morto, zoppicava, lo fissava con sfida, quasi minaccioso.
Poi accadde l'imponderabile.
Dopo averlo riguardato con disprezzo, il maledetto ceddu, prese la rincorsa e spiccò il volo, libero nel cielo, un pò incerto per la ferita ma in grado di volare.
Il fucile era lontano, Cicciu rimase a bocca aperta, ebbe solo il tempo di dire la famosa frase
:- E te ne vai ? -
Il sole cominciava a tramontare sul mare, senza orizzonte, qualsiasi cosa galleggiasse,. sembrava sospesa nel cielo.





P.S: Mi sembra di averlo già raccontato, non ricordo, se lo fosse ce ne faremo una ragione

5 commenti:

chinnurastazioni ha detto...

Ehi , dico a te, cacciatore di ceddu i passu. Si dico a te! Volu zoppu e cu n’ala.
Non capisco perché non possiamo volare su questa splendida costa senza essere impallinati. Non vogliamo volare altrove!
La primavera sta finendo e noi dobbiamo raggiungere le verdi foreste del nord, voliamo giorno e notte, attraversiamo il canale sbattendo le ali di continuo, fino a raggiungere la costa. Volteggiamo a rota e poi ci lasciamo sospingere dal vento ascensionale. E tu , vile cacciatore ci aspetti nascosto dietro la frasca per mettere fine al nostro viaggio. Ma forse questa volta non riuscirai a fermarmi raggiungerò la terra natìa. Bella Mimmo.

romanaccia ha detto...

Per me è un inedito, per cui ringrazio infinitamente.

arcade fire ha detto...

Per me non è un inedito ma ringrazio similmente alla superiora.
Bella, molto bella.

Statua A ha detto...

Ecco, questa storia racchiude in se molte cose, bisogna leggere tra le righe, cogliendo significati e dati di fatto sui quali poggia e prende corpo l'intero racconto.
Spesso si accosta la parola "caccia" a "passione", ma come si può avere la passione di uccidere? mi sembra proprio che nel tempo il vero significato di questa parola si sia denaturato; non dimentichiamo che i nostri lontani antenati praticavano la caccia per potere cibarsi e garantirsi quindi la sopravvivenza, cosa che avviene in tutto il regno animale. Ma adesso l'evoluzione dell'uomo e dei sistemi ci consente di nutrirci in modo differente. Resta solo un fatto di "tradizione".. fatta propria dai nobili che annoiati dovevano dare sfogo in qualche modo e al tempo stesso dimostrare la loro supremazia e bravura. Volendo si può collegare anche ad un fatto di "cultura e tradizione", certamente, ma anche la famosissima Corrida è una tradizione, molto macabra a dire il vero, visto che è una lotta al massacro e una tortura, del toro ovviamente. E come nella Corrida anche nella caccia, entrano in gioco i mezzi che si usano per compiere tali azioni. Vi sembra che gli animali lottino ad armi pari? Mi rifaccio ad una frase d'U Longu nella quale dice di essere contro ogni abuso sia per la caccia che per la pesca. Volete praticarle, va benissimo, ma visto che non lo si fa per sopravvivenza ma solo per le cose su dette, allora giocate ad armi pari. Non vi dico di munirvi di arco e freccia o balestra, anche se sarei fortemente tentato ma, privatevi dei fucili ultramoderni che consentono una notevolissima gittata e una successione ravvicinata di colpi.. provate con un solo colpo, una chance. Le munizioni, adoperate munizioni normali, senza studi particolari riguardo l'apertura della rosa o ancor di più, parlando della caccia al cinghiale, pallottole che non siano modificate o fatte appositamente per frantumarsi all'interno del corpo del povero animale in modo da provocargli più danno ed assicurarsi il bottino.
Ovviamente non voglio generalizzare ma i numeri e le medie a volte parlano chiaro, come anche nella pesca, ci sono quei tipi che si armano di canne ultraleggere, di materiale resistentissimo, flessibilissimo e di fili, ma soprattutto mulinelli con frizioni particolari studiate appositamente per non lasciare scampo a bestioni come tonni e marlin. Mi verrebbe da dire di provare a tirarli su con la sola forza delle mani, stile "Il vecchio e il mare" di Hemingway, ma mi limito a rinnovarvi gli stessi concetti espressi per la caccia ovviamente in chiave pesca.
Troppo prolisso lo so, scusate amici volevo esprimere il mio pensiero senza però pretendere di essere depositario di verità.

Longu questo era il mondo che mi è stato aperto dalla tua bella storia, dove alla fine vince la natura. Vorrei dire con gioia la vita ma dubito che il volatile sia riuscito nonostante tutto a sopravvivere alla lunga. Purtroppo.

Spusiddha ha detto...

E' sempre bello leggerti e rilaggerti, visto il tema hai fatto bene a riproporla.
Grande Longu!