Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

martedì 6 settembre 2011

Il malocchio

Non c’era verso, non c’era esca che tenesse, avevo cambiato tutti i posti, moli nuovi e vecchi, Sutta a Frunti, sui massi di pietra della scarpata ferroviaria tra Favazzina e Bagnara, non c’era un cazzo da fare, non prendevo più un pesce.
Per giunta la mia gloriosa canna presentava segni di cedimento al terzo elemento, rumori sinistri, e ciliegina sulla torta un’infezione ad un piede che mi costringeva a zoppicare.
Ho provato con la barca a traino, niente, ho provato al fondo a surici, sono riuscito ad arroccare pure nella sabbia, addirittura pure il motore s’era rotto costringendomi ad un poco glorioso rientro a remi.
Non è che io ci tenga molto a prendere i pesci, molto spesso li libero, ma non sentire nemmeno un tocco mi faceva sentire solo, come rifiutato, come se la natura non facesse il suo corso.
Allora misi le canne in un angolo, niente più sveglie mattutine e pomeriggi assolati, solo lettura, sudoku, e orzate, quelle con lo sciroppo, fanno veramente schifo.
Il piede era guarito ed io m’annoiavo a morte, mi mancavano i massi, la maretta, il silenzio del mare, i gabbiani e pure i rompipalle che ogni tanto mi venivano a trovare.
Mia madre mai abituata a vedermi girare per casa mi chiese.
:- Cosa c’è Micuzzu ? – nell’intimità mia madre mi chiama così
Allora raccontai dei pesci che non mangiavano più, della canna quasi rotta, del motore che non partiva, del mare deserto.
:- E’ malocchiu, veni chi tu cacciu – disse sicura
Voi lo sapete come la penso su queste cose, ma per farle piacere e per la curiosità d’assistere direttamente al rito o meglio alla stregoneria, accettai.
Versò in un piatto dell’acqua, fece con la mano una serie di croci sullo stesso, recitando nel contempo, in un latino molto improbabile, una specie di litania.
Dopo avermi fatto segnare ,toccandomi la testa, intinse un dito in un bicchiere d’olio facendone cadere una goccia nell’acqua del piatto.
Dalla macchia d’olio subito se ne formarono altre.
:- C’è u malocchiu – mi spiegò – ma ora u cacciamu-
Rifece l’operazione fino a quando dalla macchia iniziale non si formarono altre macchie, alla fine il malocchio non c’era più, andato via.
Io ridendo la prendevo in giro :- Adesso sono guarito, saranno cazzi amari per i pesci -
All’indomani aggiustai la canna con l’Attak e me ne andai a pescare.
Mangiavunu paru paru, mezzu pagghiulu, e pure la canna sembrava nuova, non si lamentava più.
Ora non è che basta questa storia per farmi cambiare idea, ma una curiosità mi rimane, atroce:
:- Cu cazzu è chi mi fici u malocchiu ? –

5 commenti:

arcade fire ha detto...

Boh? Sembra una questione di puro spirito. Ma prima o dopo la batosta dai dilettanti. Sempre belle, Mimmo

arcade fire ha detto...

Dilettanti?

Spusiddha ha detto...

Il bello del malocchio, per chi ci crede, è quello che normalmente ti viene fatto da chi proprio non te l'aspetti.
Comunque pimmia tu fici du tiziu ra motu d'acqua, mi ti caccia ammenzu e peri, pirchì nci disturbavi u corteggiamentu.
Caro Longu è sempre un piacere leggerti.

u'longu ha detto...

Prima Mario, prima.
Io al malocchio non ci credo, non ci crederò mai, mi affascinano però quelli che ci credono.
E' un modo molto facile, semplice, per risolvere i problemi della vita.
Ti va male una cosa ? u malucchiu, basta un pò d'acqua e olio, qualche litania, e tutto è risolto.
Poi ci sono quelli specializzati a rompere i "curi i rattu" (trombe d'aria marine).
Fosse vero farebbero i miliardi in America, con tutti quei tornado.

romanaccia ha detto...

A riprova e controprova: che lo scrivente è il mio scrittore preferito. E poi non è consolante che le carte si possono pure leggere oltre che giocare?
(dilettanti mai: professionisti di mbidda o, come si chiama nei tornei internazionali, ruzzica-rampichino)