Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

lunedì 31 ottobre 2011

Una vecchia amica

Eccola qui, pensavo di non rivederla mai più e invece... Certo che è ridotta proprio male, ma in fondo fa sempre piacere rivedere una vecchia amica.
Per chi non l'avesse capito sto parlando della vecchia fontana di Favazzina, la ricordate? Qualche anno fa fù tolta dalla sua sede storica per essere sostituita da una "più moderna" fontana in gesso. Da allora si persero le sue tracce. Pensavo che fosse stata buttata e invece, in una mia sortita di fine settembre a Favazzina, la ritrovo così, appoggiata all'esterno di una casa di Favazzina, utilizzata come sostegno per le piante!
Voglio sperare che questa collocazione le sia stata data per salvarla da qualche discarica, ma avrei un sogno che vorrei tanto si avverasse: sarebbe meraviglioso se la persona che le ha dato questa collocazione la riportasse nella sua sede storica (Via Aspromonte) e la ridonasse al Paese. La vecchia fontana, anche se non ricollegata alla rete idrica, ma semplicemente appoggiata sul suo basamento (visto che ora la fontana di gesso non c'è più) tornerebbe ad essere per tutti noi il simbolo del Paese!
PS: Per l'eventuale trasporto a spalla della vecchia e pesante fontana mi offro come volontario!

martedì 18 ottobre 2011

In Memory of Our Beloved Silvio Giuseppe Ardizzone

Purtroppo e' arrivato il momento di salutare un grande uomo, che lascera' il vuoto in tanti di noi, Silvio Giuseppe Ardizzone...
Nativo di Favazzina, come tanti sanno, aveva trovato di che vivere in Spagna, al seguito della sorella monire e del fratello magiore.
Pochi giorni fa e' tornato a Favazzina per il meritato riposo. Giace accanto ai suoi genitori ("la nonna Grazia" e "il nonno Saverio").

Come Arcade Fire ha detto, "Ci manchera' il suo sorriso"... ed e' cosi che lo ricordo e voglio condividere co Voi questo piccolo aneddoto accaduto a Favazzina quando ero adolescente:

Il caro "Zio Silvio" era molto amico di Rocco Cara....olo e durante un caldo pomeriggio favazzinoto insieme si chiacchierava nel giardino di casa de''a "nonna"...

Rocco parlava di un film nel quale aveva una parte, non una parte qualunque, era il protagonista di questo film (di cui non ricordo il titolo...), il suo personaggio era un ex-boss della mafia, collaboratore di giustizia... (questa di seguito e' la conversazione "Rocco-Silvio" di quel pomeriggio):

Rocco: "Stiamo girando questo film in cui sono il protagonista".
Silvio: "Si, si!! proprio a te sono venutio a cercare per fare il boss"...
Rocco : "Nel film sono un ex-boss della mafia"
Silvio; " Davvero? Dai! Dai!! Io faccio l'autista del boss!!!"
Rocco: "Non so, Silvio... devo p[arlare com il regista, il produtore"
Silvio: "Io faccio l'autista del boss!!!!"

Poi zio Silvio ha cominciato a predere in giro Rocco e se ne esce:

Silvio: "Ah... si, si e come cazzu e' il nome quando e' nei titoli di coda?!?!?, probabilmente "ROCCO CARA....OLO!!!!!
Rocco: "Ma no, ho il nome d'arte... e' Rocco Carato".
Silvio: "AHAHAHA!!!!! Macche' Rocco Carato.... meglio Rocco Tarato!!!!!!
Rocco: "Ahah! Sivio ma sii buffone eh?!? Sii buffone Silvio"!!

Quando ricordai questo accaduto a mia madre (la sorella di Silvio), si mise a ridere dicendo :"Guarda che quei due insieme erano una barzelletta"!!!

venerdì 14 ottobre 2011

Spusey ed il mistero del molo nuovo

A sciumara senza petri pariva comu na vecchia senza dentiera, sicca, prosciugata, e puru se c’era l’acqua, senza petri era comu un rigagnolo di pianura, lento e silenzioso.
Spusey non si capacitava, cu si futtiu i petri ? a cu nci servivunu ?
Era vero che nel pomeriggio s’era sentita una botta e come per incanto s’iva criatu un molu, latu Bagnara, tutto di petri ianchi che prima accompagnavano a sciumara finu o mari .
Spusey ricordava con affetto quando tutte le mamme favazzinote facevano il bucato, prima dell’avvento della lavatrice, e poi stendevano i panni sopra quelle pietre immacolate.
Ora c’era rina e fangu
Doveva assolutamente scoprire quel furto sacrilego, doveva indagare, cercare, capire.
Nel paese si era sparsa la voce, dato che la chiesa era inagibile, che i credenti volessero costruire un piccolo santuario a Vizzari, in collina, vicino alla sorgente, zona demaniale.
Bastava poi che qualche raccoglitore di funghi tra una caddarara e un pistuni intravedesse qualcosa nei boschi ed era fatta: la Madonna di Vizzari.
Pellegrinaggio attraverso a ‘nchianata i Brancatò, con canti e bombole di ossigeno per i vecchi e meno vecchi, specialmente fumatori di Marlboro e anche quelli che le sigarette se le fanno.
Credenti vuol dire Malumbra, bisognava sentirlo, ecco dove erano finite le pietre.
:- Ma che dici Spusey ? E’ vero che sono architetto, è vero che so fare tutto, ma un santuario ? e poi io sono un ecologista, chi spasciu a cresia pi fari a sacrestia ? -
Spusey si convinse e continuò ad indagare in altre direzioni
C’era Francesco, un’omu galanti, alto ma non lungo, che da qualche giorno andava sciumara sciumara osservando le poche pietre rimaste.
:- Strano, molto strano, direi sospetto – malignava Spusey, ma è risaputo che gli sbirri se non malignano fannu poca strada.
:- E che vuol dire che osservo le pietre ? e forse proibito ?- s’incazzava Francesco
:- E’ quantomeno strano, caro Francesco, non è che ti servono pi fari armacie nei tuoi giardini? o per adornare la tua villetta a Milano ? Confessa
:- Ma quali armacie e villette, ispettori, io le osservavo per sapere se era vero un vecchio detto calabrese.
:- Sarebbe ?
:- Che le pietre senza lippu si cala a sciumara, ma qua vedo che cu lippu o senza lippu petri non d’avi cchiu.
E Spusey si convinse un’altra volta
Era dal Mago chi si tracannava un double whiskey, acqua frisca, e lo vide che giocava a trisetti, maledetto Longu, se la spassava, vinceva come al solito.
:- Chista ma llisciu e sugnu chiumbu a un palu – diceva Le Long guardando in faccia il suo compagno.
Guardandolo, Spusey, si fece il quadro.
Molo vuol dire pesca con la canna, pesca con la canna vuol dire Longu, il molo era fatto di pietra, si era creato dopo un’esplosione, esplosivo vuol dire bomba, bomba vuol dire anarchici e comunisti, da sempre. Ecco il colpevole, si era fatto il molo ad personam, maledetto comunista.
Le Long disse : - Lasciami finire il tresette – poi lo seguì senza dire niente

giovedì 13 ottobre 2011

La Spagna, Valencia

La Spagna, Valencia, per uno che ha condotto un'azienda metalmeccanica a Milano potrebbe sembrare il luogo adatto dove finalmente fermarsi e riposare. Faceva pizze e altri prodotti di rosticceria: era stato il suo modo di reinventarsi imprenditore, aveva un localino in una delle zone meglio frequentate della notte valenciana. Me lo diceva, qualche anno fa, in piazza rimembranza: era sorpreso di quanto mangiano gli spagnoli e a tutte le ore, il locale lo aveva avuto da certe suore che gli crescevano continuamente l'affitto: "mucho dinero mi hermana, afacciaruc..." reagiva più divertito che scocciato.
Aveva trovato il sistema per fare una pizza napoletana con il cornicione farcito, una cosa di successo immediato tanto che una multinazionale del settore gli aveva rubato l'idea e produceva in serie. Silvio fece causa ma con sommo disincanto disse: non vincerò mai, sono troppo forti, a pizza però è megghiu a mia.
E' solo un episodio per ricordarlo com'era ma avreste dovuto conoscerlo, generoso, allegro e divertente, di tutte le cose belle era portatore sano: ti dava felicità solo a stargli vicino, le parole suonavano milanesi e favazzinote a un tempo, risuonavano senza che ci fosse mai in qualsiasi cosa che dicesse l'increspatura dissonante, l'astio, l'offesa, il rancore: alle nostre latitudini, rara avis.
Non aggiungo altro, farei un'agiografia e non merita questo torto.
Adios

martedì 11 ottobre 2011

Pietre di sciumara

Ufficialmente non c'era modo di avere spiegazioni: il sindaco era in viaggio di rappresentanza verso Pripjat, Ucraina, città gemellata: il vice sindaco, si parra i ciciri e rispundi faciola, ha promesso solennemente a Spusidda una bella festa religiosa: l'assessori 'e moli era dal dentista: l'opposizione non fa mai un cazzo.
Prima che venga insabbiata diamo il resoconto di una testimonianza che riteniamo importante. Una donna stava arretu alla sipala e ha visto. Onde prevenire tentativi di delegittimazione diciamo in anticipo che era con il marito. C'erano pure i figlioli, che volete di più? Hanno visto, sanno come sono andate le cose e per evitare di scrivere cazzunate disinformate facciamo parlare la signora:

" Abbandasciumara circaumu grilli, serpi, gamberetti d'acqua ruci, buffi, lucertuli virduni, questo per la zoologia, e canne palustri, papiri, zambarari, roveti ardenti per la parte botanica. Lo facciamo per i nostri figli, ci teniamo mi sunnu istruiti.
All'intrasattu abbiamo sentito na botta sicca. Sparano? si meravigghiau me maritu, ma prima di poterci orientare ci fu na grancascia di trona unu arretu all'autru e si iazau, trenta metri avanti a nui, na purbirata comu chidda chi resta quandu sparunu u trionfinu i Santarroccu a Scilla. Andammo a vedere. Una cosa da non credere. I massi della sciumara si muovevano. Rucciuliavano dandosi la spinta l'uno con l'altro, l'effetto domino mamma, rissi me figghiu u randi. Siccomu nc'esti pindenza andranno a finire a mare, stimò mio marito che è geometra di genio civile e i sti cosi ndi capisci. Ma se vanno a finire nel mare poi i pesci si spaventano papà, rissi me figghiu u picculu. I pesci di Favazzina sono abituati: un giorno ti racconterò delle bombe di Caratella, quando i pesci venivano a galla. Fu proprio come aveva predetto mio marito. I massi, a deci a centu, acquistando velocità arrivarono a ribba i mari e s'affundaru chi più avanti chi più indietro dipende dal peso disse mio marito ma pure dalla massa aggiunse me figghiu u randi. Il greto della fiumara si era sbacantato. Scendemmo in spiaggia a vedere come stavano le cose, se le pietre si erano disposte in maniera ordinata o alla cazzodicane -chianu non mi sentunu i figghioli- scillo-favazzinese. Potenza degli eventi naturali, declamò epico mio marito, o forze ctonie (chista, poi) primordiali, o energie telluriche e magnetiche, o che cazzo dici papà, il figlio grande - chianu non mi senti a mamma-. Era un fatto però che davanti a noi si era creato un bellissimo molo, anzi a guardare bene c'era già dassupra unu longu longu che pescava. Un altro, alto, non longu ma alto, vicino a un masso che era rimasto all'asciutto nda rina, toccava, palpeggiava, accarezzava, il masso dicevo, papà papà un geologo gridò mio figlio grande, forse un collega dei pontieri ipotizzò mio marito, che bell'uomo ho pensato io ma non dissi nenti, cu me maritu non si raggiuna.
Mio figlio piccolo si avvicinò all'uomo e gli chiese, figghiu ngarbatu:
-Tu lo sai perchè le pietre sono andate nel mare?-
L'uomo lo guardò e gli sorrise poi pronunciò quella frase che se ci penso mi sembra proverbiale.
-Certo che lo so, è successo perchè:
'a petra chi non faci lippu sa leva 'a sciumara.-"

giovedì 6 ottobre 2011

Spusey e il caso dei mulettuni

Correva a perdifiato. Veniva dal violo chi nchiana ra marina o rioni villa. Curvando a sinistra perse la zoccola destra ma continuò a correre verso il paese. Roccu gli urlò dietro : -Chi fai, footing?- -Si chiama jogging, sceccu! - Davanti alla scuola inciampò nella sedia dove era seduta sua suocera: fece finta di non conoscerla e proseguì. Correva, sotto il traguardo "il mago delle granite" Giuanni gli gridò: -Ferma! mangiti na granita- -Mangiatilla tu e viri mi ti veni a sciorta- Correva, passò sotto i balconi della casa rossa: - Lelong, ndo' cori?- -Mi taccio perchè siete una signora-
Travalicò con quattro giompi la nchianata della cresia, fanculeggiò vari curiosi che occhieggiavano dalle vinedde, entrò correndo nella casa d'angolo del vicolo cieco.
-O ou, ferma chi mi spasci u salottu-
-Cugino Spusey, è stato compiuto un delitto sul molo-
-Un delitto sul molo?-
-Ho subito un furto-
-Hai subito un furto?-
-Mi futtiru i mulettuni-
-I mulettuni?-
-Cugino, quando avrai finito di mettere punti interrogativi alle mie parole vedi di venire al molo per le indagini. Porta gli attrezzi del mestiere, chindisacciu, impronte digitali, guanti di paraffina, test del Dna, vedi tu ma fai viatu, corri.

mulenda†→ molenda
mulesco
[mu-lé-sco]
agg. (pl. m. -schi; f. -sca, pl. -sche)
Di, da mulo: flemma, ostinazione mulesca
muleta
[mu-lé-ta]
s.f. inv.
Nelle corride, drappo rosso sostenuto da un bastone, che il matador agita davanti al toro per provocarlo o distrarlo
muletto
[mu-lét-to]
s.m.
1 Dim. di “mùlo”
muliebre
[mu-lì-e-bre]
agg. (pl. -bri)
lett. Di, della donna: grazia, bellezza m.; ornamenti muliebri; statua m.

Nenti, mulettune non c'è. Nci spiau a Merra chi nci rissi: -Porcarusu, non ti virgogni?- Chiese a Micu 'u P.: -Ancora no sai, a to' età?-
Decise di andare da Joe Birrittedda.

Correva, veniva dalla filanda verso la piazza. Correva, dal balcone della casa rossa: -Spusey, ndo' cori?- -Siete la signora di sopra e di prima?- passò sprintando sotto lo striscione del mago, Giuanni gli disse: - Ferma! mangiti na granita- -Giuanni, ti passau a sciorta?- Correva, alla scuola mburrò contro la sedia della suocera, non sua né la sedia né la suocera, che fece finta di non conoscerlo, alla villa Roccu gli disse: -Chi fai, footing?- -Jogging. Ma si propriu nu sceccu!-
Dal violo scese in spiaggia, correndo arrivò al molo, frenò poco prima di cadere in acqua.
Sul molo due uomini giocavano a scacchi. Fissavano la scacchiera. Spusey osservava, non voleva interrompere quella partita che sembrava avvincente. Passarono dieci minuti, i giocatori guardavano fisso la scacchiera e non muovevano. Spusey era affascinato da quell'intenso lavorio cerebrale. Passarono altri dieci minuti e i giocatori non muovevano. Spusey ammirava quella capacità di concentrazione totale. Passarono altri dieci minuti, Spusey percepì una lieve tensione in sé medesimo, mi unchiaru i cugghiuni constatò, disse deciso: -Lelong, i mulettuni sono cefali-
Nemmeno distolse lo sguardo dalla scacchiera, Lelong rispose: -Cugino, diventi ogni giorno più bravo. A ogni modo li ho ritrovati, u pagghiolu era caduto in una ngrugna fra i massi.-
Spusey se ne andò lasciando quell'emozionante partita e i due giocatori che guardavano la scacchiera e non muovevano.
Dopo dieci minuti, Lelong guardò l'avversario Pinotto e disse:
-A chi tocca?

U LONGU E U MALOCCHIU

Pochi giorni fa ho visto u Longu per ben due volte tornare dalla battuta di pesca, aveva u pagghiolu sempri chinu! Longu, dopo il tuo racconto mi viene da pensare che il piattino abbia funzionato. Scherzi a parte fai bene a non crederci!
Il termine dialettale "malocchiu" può essere tradotto come il desiderio di male che una persona rivolge verso un'altra e, non c'è dubbio, che questi sentimenti esistono, eccome..
Il male però si toglie con il bene e non con il piattino e l'olio. Queste pratiche superstiziose, molto usata dai nostri antenati (nella stragrande maggioranza dei casi per ignoranza) oggi sono molto in voga e si sono adeguate ai tempi. Pensate a tutti i vari corni e cornetti, ferri di cavallo, peperoncini, amuleti, ecc, con i quali ci si "difende" dal male (per non parlare di maghi e maghini). Tutti questi aggeggi richiamano (guarda caso...) quello del piano di sotto (u riavulu).
Da credente la cosa che mi sono sempre chiesto è come può un corno difendermi dal male? Proprio il corno, che mi fa pensare subito al "cornuto" per eccellenza! magari uso il crocifisso, che dite? Dal male mi difende Dio e nessun altro. Se qualcuno desirera il mio male posso pure provare a perdonarlo, a benedirlo (che è il contrario di maledire), non dico che è facile ma ci posso pure provare. Dico questo perchè molti sono i credenti superstiziosi.

Caro Longu, mettendo pure per ipotesi che qualcuno ti abbia tanto invidiato da non farti prendere più un pesce, la "liberazione" ottenute dopo il piattino serviva solo come esca (per restare in tema). Tu da buon ateo pescatore non hai abboccato! tanti altri invece proprio dopo aver avuto questa esperienza iniziano a crederci. Appendono corni e cornetti in casa, in macchina, poi vanno dal cartomante, dal mago guaritore e, purtroppo, quella liberazione provata all'inizio finisce per diventare una schiavitù piscologica, spirituale e molte volte anche economica.
Una volta ho visto in una automobile un rosario e un corno appesi insieme, come a dire: "mi tegnu i ddu parti, non si sapi mai"........)

mercoledì 5 ottobre 2011

Anciovi salati














Dopo aver contattato mia madre vi bloggo la ricetta di Tonnarella.

Consigli: i lici devono essere rigorosamente pescati in zona e il prezzo deve essere conveniente, ne cattati più di dieci euro, pirchì sinnò non cunveni cchiù!. Megghiu si sunnu rigalati.

Attrezzi: bagnarola dove mettere i lici scapizzati, contenitore di legno di rovere cosidetto “cugnettu” con relativo coperchio, un peso di circa due chili da posare sopra il cugnettu, bastunu du petri ra marina e sale grosso di Sicilia .

Preparazione: lavorazione in loco, praticamenti n’ta casa. Scapizzari le alici con le mani tirando fora le interiora , lavare con acqua di mare, in alternativa usare acqua salata. Dopo spolverare di sale grosso e lassari riposare una nottata n’ta bagnarola.
Lavare bene u cugnettu con acqua di mare e fare asciugare. Salari con una spolverata di sali e uno strato di alici,sistemate una di testa e una di coda, fino a a due dita dal bordo del cugnettu. Mettere il coperchio e il peso.

Conservazione: u salatu deve essere conservato per cinque sei mesi sempre coperto di salmola sennò si rancia.

Consumazione: Sei mesi dopo. A-licia è pronta! Portatela in tavola dopo averla lavata con aceto, condita con olio, limone, origano e se volete anche peperoncino.

Buon appetito.

martedì 4 ottobre 2011

'U pisci all'ogghiu

La mattanza di Favignana, al confronto, una pesca di pesci rossi al luna park: dieci palline mille lire. 'U Longu, dopo la strage ha prenotato un'intera cuccetta di prima classe e si è intronato regale assieme al pescato. Destinazione Milano, dove, parole sue, ha intenzione di fare 'u pisci all'ogghiu.
Dubito forte della riuscita, mi da l'idea che non saprebbe cucinare mancu na opa friuta. Speriamo nei congiunti e a essi ci rivolgiamo.
Se posso permettermi, darei qualche consiglio. Non capisco nulla di tonnetti, non distinguo un letterato da un correttore di bozze, figuriamoci palamiti o pisantuni. Allora che parli a fare? Parlo per conoscenza teorica di tradizione familiare innervata da contributi di vari sangiovanni che come sapete non portano inganni ma scassano la minchia e non poco.

Il pesce
-Mutuli e basta, rassati futtiri atri pisci. I pisantuni sunnu pisantuni e i palamiti sunnu palamiti- (compare Ciccio, il tautologico).

Il sale
-Cinquanta grammi pi chilu di mutuli, sennò veni salatu- (cummari Carmela)
-Chiccazzu rici Mela, cusì si muca. Centuvinti grammi e non menu- (cummari Rosa)

La cottura
-Ava a bugghiri na menz'urata, chiù ssai diventa lignu- ('mpari Cecè)
Spalancate le finestre della cucina, nella cottura si sprigionano miasmi pestilenziali potenzialmente mortali per animali domestici come canarini, criceti, iguane.

L'asciugatura
Stendete il pesce su un cannavazzo pulito e lasciate asciugare per un giorno e una notte. Il pesce dev'essere perfettamente asciutto. Cummari Fiorinda per sicurezza nci runa na passata di asciugacapelli tiepido.

Inscatolamento
Eliminate la buzzonaglia, il mosciame, la ventresca e il lattume se capite quali sono se no inscatolate tutto e fregatevene: come dice cumpari Pascali -U tunnu è comu o porcu, non si jetta nenti-

Le boccacce
Vanno bene quelle di vetro con tappo a vite. Le migliori sono quelle vecchie: commare Fortunata usa ancora quelle del corredo che sua mamma gli ha lasciato nel '58. Il vetro ngromato di olio tonnato è opaco come alabastro, i tappi sunnu nu pocu ruggiati, ma il sapore del pisci all'ogghiu è inconfondibile: -Minchia, cumpagna Furtunata, pari caviale del Volga (cumpari Roccu, il marito, abbonato a l'Unità).

L'olio
Riempite d'olio poco a poco, coprite tutti gli interstizi, non ci devono essere bolle d'aria. Sì, ma chi ogghiu?
-Ogghiu i semi, chiddu i liva è troppu pisanti (compare Nino)
-Ma quandu mai, l'ogghiu i semi mi pari pisciazza. I liva ra chiana ava a essiri. (compare Mico).
-Cinquanta e cinquanta (cummari Maria, mugghieri di Nino e amante di Mico)

Sterilizzazione e stoccaggio
Fate bollire le boccacce per almeno venti minuti, fate raffreddare. Riponete in luogo fresco e al buio.

Antica ricetta favazzinota
Me nonna era gentile e ngarbata, prendeva appunti ma poi faceva 'u pisci all'ogghiu secondo l'antica ricetta favazzinota. U faciva comu nci riciva a so testa e sindi futtiva di tutti.

Generosa famiglia Velardi, in nessun modo mi si deve ringraziare per questi disinteressati consigli ma se proprio s'insiste verrò di buon grado ad assaggiare il prodotto prima che sia finito: u pani biscottu u portu ieu.

lunedì 3 ottobre 2011

Dalla padella alla brace

Dopo dieci anni di amministrazione, due legislazioni di seguito, che non si possono certo definire buoni, grazie alle ultime elezioni, al comune di Scilla si è insediata una nuova giunta.
Ci aspettavamo delle novità ed eravamo fiduciosi che a Favazzina finalmente cambiasse qualcosa e qualcosa effettivamente è cambiato, l’acqua che prima ci veniva tolta dalle dieci di sera fino alle sette di mattina, quest’estate ci è stata tolta anche di giorno, dalle undici alle tredici e trenta.
Ci siamo chiesti il perché e varie sono state le giustificazioni che ci sono state date, perdite nella rete idrica, utilizzo sbagliato dei cittadini con notevole spreco, come l’irrigazione dei giardini o il lavaggio delle strade, serbatoi di capacità sproporzionate sempre in aumento nelle case, allacciamenti abusivi.
Come cittadini di Favazzina abbiamo chiesto un incontro col sindaco e una mattina siamo stati convocati, solo che il sindaco era impegnato in una udienza privata e siamo stati ricevuti dal vice sindaco.
Ci eravamo segnati i punti che avevamo ritenuto più importanti, dopo aver raccolto le lamentele dei cittadini di Favazzina, e li abbiamo illustrati al vice sindaco.
1- Razionamento dell’acqua: Notevoli disagi alla popolazione, allontanamento del turismo.
2- Traffico: In paese serve una segnaletica. Una presenza costante, soprattutto sabato e domenica, delle forze dell’ordine. Creare parcheggi fuori dal paese, ad esempio ai margini del torrente o utilizzare l’ampio spazio sulle carreggiate della Statale, vicinanze stazione, poco usato. Fare multe ai contravventori e bloccare il traffico nelle fasce orarie più a rischio. Il paese ha una sola entrata/uscita (la strada del torrente ufficialmente non è abilitata. Cosa si aspetta a renderla agibile?) e nei giorni festivi il paese è nel caos più totale, in un giorno si calcolano in entrata e in uscita circa 600-700 macchine parcheggiate ovunque. In caso di un incendio o di un’urgenza grave non osiamo immaginare le conseguenze.
3- Elettrodotto: Dato che oramai il danno è stato fatto, controllare che i lavori siano fatti secondo le normative e che a lavoro ultimato non vi sia rischio per i cittadini.
4- Pulizia del paese : Il paese è sporco (colpa nostra), le strade e la spiaggia sono piene di rifiuti (sempre colpa nostra che siamo degli incivili), ogni tanto però andrebbero pulite. D’estate occorre fare frequenti disinfestazioni poiché le zanzare sono sempre più numerose. D’inverno il paese diventa una discarica a cielo aperto e nei pressi della spiaggia vengono buttate macerie di ogni tipo. Fare più controlli.
5- Torrente-Moli: Il letto del torrente è stato depredato. Come mai le pietre sono state rimosse? I moli sono stati realizzati in modo non appropriato, molto diverso dal progetto iniziale illustratoci dalla precedente amministrazione.
6- Luce elettrica: D’inverno al minimo temporale la luce salta con notevoli disagi per coloro che vivono a Favazzina.
7- Progetti futuri: I massi verranno rimossi? Il litorale sarà ripristinato? La fogna scaricherà ancora in mare? L’area della ex scuola elementare verrà riutilizzata come bene pubblico a favore della collettività? Vi sarà una salvaguardia dell’ambiente (es. le cascate e i sentieri montani)? Chiunque potrà venire a Favazzina e fare impunemente quello che vuole?
Siamo consapevoli che non si può risolvere tutto con la bacchetta magica e che l’impegno e l’aiuto dei cittadini sono indispensabili, ma ci auguriamo che la nuova amministrazione si faccia carico di quanto da noi segnalato e si dia da fare per risolvere almeno i problemi più impellenti, non vorremmo ritrovarci ancora la prossima estate, come abbiamo fatto negli ultimi dieci anni, a dover far fronte alle stesse problematiche che ormai da anni assillano il nostro paese.
Stanchi ormai di promesse non mantenute, lo diciamo con molta franchezza, non vorremmo finire dalla padella alla brace.

sabato 1 ottobre 2011

U' Capuni









Sugnu prontu! Lenzi, lenzuni e filosi, brazzoli ca lana russa e finali artificiali a forma e pisci siliconato, cucchiarini alla piuma d’oca con tanto di certificazioni, ruccheddi i pilivermu i tutti i misuri. Pisantuni e littirati , palamiti e tunnacchioli, capuni e pampini. Definisco gli ultimi dettagli e poi …… mi abbandono al sogno.