Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

domenica 3 ottobre 2010

Cari amici del blog, non so se quella strafavazzata di corsa di cui si parla nel post di Mario Bross (“Strafavazzina”) sia la stessa a cui partecipai io, in qualità di cazzone rotolante, e adesso vi spiego il perché:

Avevo forse 13 anni, e con il Marco (che adesso pare si interessi di moto e di diritto, come a dire "Io sono uno che fila dritto") si scianfulìava spesso per quelle anguste viuzze che circondavano il grande castello dei Pia***tini, dal quale non ci si sarebbe meravigliati di essere scacciati con olio bollente e lancio di sassi, tanto era imponente, merlato, roseabondo e spropositatamente signoresco in quel presepuzzo di casine tutte incastonate, colorate dal sole e schiaffeggiate dal mare, ma fatte per l'estate e per l'inverno, come a dire, forse a dargli un'occhiata adesso a Favazzina, si capisce solo da come sono fatte le case che qualcosa non quadra... e insomma, però, senza stravagare, a proposito della Strafavazzina, i tempi erano quelli.

A me non me ne fregava assolutamente nulla della Strafava (detta così, poi), ma mi sembrava una buona occasione per mettersi in mostra e prendersi una di quelle tipiche soddisfazioni virili da tredicenne che danno un qualche senso al fatto che ti stanno uscendo dei peli sotto al naso ma ancora non te li puoi tagliare e tutto a un tratto parli come Amanda Lear, inoltre, messa la posta sul competitivo, fosse quello che fosse, dal mangiarsi una lucertola al sotterrarsi vivi con una cannuccia della cocacola in bocca per respirare, io reagivo sempre come un cane di Pavlov, solo non con l'atletismo né con la capacità di scatto tipica dei canìdi. Essendo dunque io voluto partecipare alla grande alla Strafavazzina, ma ingiustificatamente in ritardo (ero tornato tardi dal mare, dove mi aggradava fare il bagno con l'ultimo sole, infilando l'acqua proprio nella striscia infocata che quello pennellava al tramonto, anche se poi, però, quando ero in acqua, che ero nella striscia non si vedeva più, e dunque avrei dovuto sospettare un qualche inganno dei sensi, ma, giustamente, a 13 anni se sospetti che stai sentendo qualcosa sei già vecchio, e dunque va bene così, ma torniamo a noi), essendo dunque che le squadre erano già state divise per età ed io ero fuori dalla lista dei pari perché ritardatario di mare, ma essendo ancora nondimeno irremovibile nel reclamare l'esigibilità del mio diritto a competere, gli organizzatori, felici di liberarsi di un moccioso tanto vanaglorioso e piagnone, la risolsero collocandomi nella muta successiva, dalla quale mi differenziavo più in lunghezza delle leve che in ispirito ardimentoso e sete di vittoria. A mo' di compensazia (e qui il mio amico giurista potrà questionare ed eventualmente assistermi ove ci fossero ancora gli estremi per rivalersi in giudizio, anche se io preferirei un giro in moto), mi si concessero una decina di metri di vantaggio, che a me, in cuor mio, mi pareva già di avere vinto e di prendermi gli applausi nella pubblica piazza con le campane suonate a festa dall'inossidabile Guglielmo. Del tutto ignaro di Achille, paradossi e tartarughe, all'udir del Via! mi gettai a scavezzacollo giù per la discesa, verso Piazza Rimembranza, più inseguito da bestie feroci che in fuga verso la vittoria; raggiunto infatti all'altezza della fontanella davanti le scuole da quello che mi pareva un inarrestabile levriero favazzinoto, abituato a saltare gli alberi di limoni a piedi uniti e probabilmente aduso alla libera corsa in campo aperto come antico e più sano rimedio ad un manesco cazziatone paterno (è per questo che noi, gente di città, siamo cresciuti con un carattere più malinconico ed introverso), fracassaimi le genocchia insul cemento, lamentaimi moltissimo, imprecai le ingiustizie dei grandi, e conobbi le antiche doglie dello strapparsi la garza dal ginocchio con la crosta dentro, come ebbi a fare esperienza qualche settimana dopo, in seguito ad un frettoloso automedicamento. E questa fu la storia della mia partecipazione alla Strafava, ché come sempre io, i miei ricordi di Favazzina, innanzitutto ce li ho iscritti sopra a gomiti e ginocchia.

Still Bleeding

Gianluca (della Nobile stirpe dei Galanti)

12 commenti:

u Grecu ha detto...

Benvenuto Gianlu. Bellissimo post di avvio. Però dovresti aggiungere un titolo!

Gianluca G. ha detto...

Grazie Grecu, è che volevo aggiungerlo come commento al Post, ma era troppo lungo e continuava a rifiutarlo... Così, di nervosismo, l'ho buttato come Post, prossima volta non mancherò...

Galanti ha detto...

Cugino,
potrò essere accusato di partigianeria ma il tuo eloquio è sublime così come la sintassi
.....e cusì a fini ri cunti ti scurciasti i rinocchia!!

Gianluca G. ha detto...

Dire che mi tciunkài è dire poco, anche se ci tengo a sottolineare che il mio infortunio non fu, giustamente, causa di interruzione della corsa (quando si dice che lo sport educa alla vita...)
Quanto alla prosa, cugino, è tutto merito dei classici: anni e anni di letture di Borghezio l'Aerofagita, Fabio Quinto detto Ructator e le opere di Don Ciccio il Sinopolita...

u'longu ha detto...

Bella Gianluca G., sia la storia che come la racconti.
Non ho il piacere di conoscerti o forse si, comunque, a prescindere,
ottimo acquisto.
Ciao

arcade fire ha detto...

Bravo, molto bravo. Complimenti.
Un titolo come "Il cazzone rotolante" l'avrei visto bene.

Gianluca G. ha detto...

Caro Le Long, io ho l'impressione che Lei mi conosca e che io La conosca, : ) solo che io, a quei tempi, facevo parte dei piccoli, Lei dei grandi, che per quei tempi poteva forse dire che ci passavamo 10 anni; questo algoritmo dei Grandi/Piccoli, adesso, ho come l'impressione che sia leggermente variato, ma questa è un'altra storia.
Con la referenza tipica dei piccoli,
G.

chinnurastazioni ha detto...

Ciao Gianlu, bella storia, appassionante, l'importante è partecipare. Benvenuto tra noi. Ciao

u'longu ha detto...

Gianluca se ci conosciamo perchè mi dai del Lei ?
Hai ragione sull'algoritmo (?) grandi/piccoli, l'ho subito anch'io, almeno credo.
Non darmi del Lei, non me lo merito, sono un modesto libero pensatore, tragicamente portato alla cazzunaggine.

Gianluca G. ha detto...

Le davo del Lei per cazzunaggine, in quanto anch'io sono bene avviato sulla carriera di libero pensatore, quindi, mi porto avanti col lavoro. Un grande ed affettuoso abbraccio Le Long, saranno veramente 20 anni che non ci vediamo, ed io ero piccolo, piccolo... Poi, forse conosco anche qualcun altro sul blog, che però non riconosco dal nickname, che non sempre, mi sa, coincide con la 'ngiuria. Come che sia, saluto anche loro con atavico affetto.

Statua A ha detto...

Mitica la STRAFAVAZZINA.
Benvenuto Gianluca.

mario bross ha detto...

ciao Gianluca, bel racconto, bei ricordi anche per te.