Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

lunedì 31 agosto 2009

Maciste ricorda Reitano

Anche questa estate purtroppo sta volgendo al termine e come in ogni estate che sta per concludersi, già si tirano le somme di quanto è avvenuto a Favazzina, si fanno i resoconti degli avvenimenti più significativi che hanno animato le nostre serate favazzinote.
Sicuramente questa estate sarà ricordata per il traffico caotico che come sempre ha paralizzato il paese (chissà quando avremo dei parcheggi a pagamento e l’accesso riservato solo ai residenti). Per la chiusura serale della rete idrica, con i disagi che potete immaginare. Per la sporcizia cronica delle strade e ancora di più della spiaggia, grazie ai turisti locali “gli invasori” che lasciano, sparsi sulla spiaggia, ogni sorta di immondizia e che ne loro, ne gli addetti del comune, si sognano di tirare su. Per i cassonetti stracolmi di rifiuti, lasciati per giorni a macerare al sole, spargendo per il paese un lezzo insopportabile. Per l’assenza totale dei rappresentanti del comune, sindaco in testa, e della polizia municipale atta a disciplinare il traffico e a mettere un po’ d’ordine nel paese.
Eppure, beato lui, c’è chi prevede un grosso sviluppo per il paese (visionario o ottimista?), in realtà, a mio modo di vedere, stiamo assistendo alla lenta agonia di Favazzina. Di questo passo il paese precipiterà sempre più nel caos e se non si prendono seri provvedimenti (ma chi?) Favazzina diverrà sempre più un paese invivibile.
Chiusa parentesi e torniamo alle serate favazzinote, che è poi il tema principale del nostro racconto.
Purtroppo non vi è stato niente di eclatante e tranne per qualche serata di karaoke nella piazzetta, tutto è scivolato nella normalità.
Per fortuna ci ha pensato Maciste a dare una scossa, con una serata memorabile dedicata a Mino Reitano, illuminando, con la sua performance, un’estate che altrimenti sarebbe passata nell’anonimato.
La serata, splendida, si è svolta presso il bar di Peppino F. “Il mago delle granite” e ha visto la partecipazione di turisti e paesani che hanno applaudito Maciste durante tutta la sua esibizione, divertendosi tantissimo per la sua straripante ed innata comicità.
Lo spettacolo è iniziato alle 9,30 e un duo, un uomo e una donna, hanno intrattenuto con musica e canzonette i clienti del bar venuti, come ogni sera, a gustare le favolose granite del mago e la gente del paese accorsa numerosa ad ascoltare Maciste. Alle 10,30 annunciato dal duo, Maciste ha fatto la sua comparsa in scena vestito in modo elegante, indossava pure la giacca, e reggendo in mano una valigia di cartone e una chitarra, chiaro riferimento a due delle canzoni più famose di Mino Reitano “L’uomo e la valigia” e “Una chitarra cento illusioni”.
Ha esordito dicendo che la serata la dedicava ai suoi compagni dell’elementari e ha citato tutti i nomi, compreso quello del sottoscritto. Poi ha iniziato lo spettacolo cantando “C’è una ragione di più” sicuramente la canzone più bella scritta da Reitano. Tra una canzone e l’altra ha raccontato episodi di gioventù, in particolare uno che lo ha visto coinvolto insieme a Enzo G. e a due ragazze, di cui una, a sentire lui, brutta come una scimmia. Ha fatto monologhi, inventato storie e ha letto pure delle sue poesie, due mie le ha fatto leggere anche al sottoscritto. Infine tra il serio e il faceto, Maciste, in una lettera scritta al sindaco, nella quale sottolineava i problemi più impellenti di cui il paese ha bisogno, ha ricordato che Favazzina merita più rispetto e soprattutto maggior attenzione da parte dell’amministrazione comunale. Poi come in un copione precedentemente scritto, a sorpresa, ha fatto la sua comparsa il sindaco, venuto pure lui a mangiarsi la granita e Maciste, sorpreso quanto noi, gli ha ribadito i concetti su Favazzina appena espressi, fra l’indifferenza, almeno apparente del sindaco, che ha incassato senza battere ciglio.
Lo serata è poi continuata con altre canzoni di Reitano cantate da Maciste, in un crescendo irresistibile e lo spettacolo si è concluso dopo quasi due ore in un tripudio generale, con Maciste che ha fatto da mattatore, tra l’entusiasmo di quanti erano accorsi a sentirlo.
Ovviamente come in tutti gli spettacoli, non tutti i giudizi sono stati positivi, ma al di la dei giudizi, positivi o negativi che abbiamo sentito, quello che a noi importa è che Maciste ancora una volta con la sua verve e la sua bravura, ci ha regalato una serata memorabile, da incorniciare, che rimarrà nella storia di Favazzina e ci farà ricordare a lungo questa estate del 2009, che malinconicamente sta ormai volgendo al termine.

venerdì 28 agosto 2009


Un semplice saluto ai miei più grandi amici di Favazzina... A quelli che ho rivisto ed a quelli che non sono riuscito ad incontrare..

Auguri. Due anni di blog favazzinoto

Chi lo avrebbe detto? E invece sono già passati due anni da quel primo post. Tra iscrizioni, post (quasi 1.300), polemiche varie, e altro, il nostro piccolo blog va avanti. Certo, potrebbe andare meglio. Personalmente mi piacerebbe che molti degli autori tornassero a scrivere. Mi piacerebbe anche che chi non ha mai scritto iniziasse a farlo, ma su questo ormai ho perso ogni speranza.
Mi rivolgo agli autori che da un po' di tempo sono silenti.

Qualunque sia stato il motivo che vi ha fatto abbandonare (provvisoriamente o definitivamente) il blog, non vi sembra che sia ora di tornare? Il vostro apporto è stato fondamentale per far crescere questo progetto. Non venite a dirmi che non lo sentite nemmeno un po' anche vostro!
Vorrei commentare anche un po' di dati: dai 75 post dei primi mesi del 2009 siamo calati ai soli 15 di agosto, magari il calo sarà stato causato dalle ferie di molti, ma vorrei sperare in una ripresa di settembre. Rimane alto il numero di accessi, tanto che mi viene da pensare che il blog sia letto anche da chi non conosce affatto Favazzina. Mi piacerebbe che costoro postassero qualche commento (anonimo) per farci sapere cosa ne pensano... La cosa mi incuriosisce.

Comunque, come ogni anno vorrei fare gli auguri a tutti gli autori, a tutti i lettori e al nostro piccolo blog!
Auguri di cuore dal vostro amico.
U Grecu

giovedì 27 agosto 2009

Pangallo's wedding

Ed ecco le prove che l'evento inimmaginabile si è realmente verificato.
Lo sposo è arrivato in ritardo alla cerimonia (.... per i bagordi della sera precedente).
Signora: "Gino ti sei fatto attendere!"
Pangallo:" Me mamma spittau 43 anni mi mi viri maritatu, vui non putiti spittari 10 minuti?"






Pangallu varda avanti ca strata è longa e china i curvi !!!



L'ingresso in sala non è stato accompagnato dalla classica marcia Nuziale ma da una trascinante Tarantella eseguita con maestrìa da Malumbra



Dopo 5 minuti via giacca gilet cravatta e.... scarpe!!!





Auguri di vero cuore Amico mio!

lunedì 24 agosto 2009

Post di fine estate

Questo post è stato scritto venerdì scorso, lo pubblico solo ora per mancanza di collegamento

E' quasi mezzanotte, ma non ho molto sonno. Anche quest'estate è purtroppo finita (almeno per me). Domani mattina abbandono Favazzina e torno a casa. Partire da qui mi lascia sempre un po' l'amaro in bocca. Avrei voluto vedere qualche amico che non sono riuscito a vedere, con qualcun'altro avrei voluto passare più tempo, ma non è stato possibile. Oggi sono andato in spiaggia a fare l'ultimo bagno dell'estate. Su un molo della "mia" spiaggia c'è scritto LASCIA PULITO, ma mi sembra che l'avvertimento sia stato ignorato da molti. Fa male vedere un posto che ami coperto da buste bianche di plastica piene di rifiuti. Ogni volta che vedo tale scempio mi viene da chiedermi "perchè?????"
Mi rivolgo al signore dalla busta di plastica bianca.
Sei arrivato questa mattina a Favazzina ed hai parcheggiato l'auto "a castello" o comunque in modo improbabile. Sarebbe bastato metterla sul viale della stazione, o sulla nazionale, o sulla strada nuova e fare due minuti di strada a piedi. Così evitavi pure di incazzarti in mezzo alle vinedde e di morire di caldo. Hai pure rischiato di graffiare la punto sporting gialla del 2002 (con spoiler posteriore, volantino sportivo e leva del cambio in pelle). Sarebbe stato un danno spaventoso! Parcheggiarla fuori paese proprio no? Dai che nun t'a futtuno.

Ti sei accampato in spiaggia a 'mo di tuareg, con l'ombrellone contornato dagli asciugamani. I tuoi figli ci hanno rallegrato bagnando tutto nel raggio di sei chilometri e tu e la tua compagna avete potuto mettere in mostra i vostri tatuaggi e i vostri perizomi al suono di Gigi d'Alessio che proviene dal tuo stereo.

A mezzogiorno hai estratto pasta al forno, mulingiani, muluni e altre amenità. Hai banchettato e nessuno ti ha rotto i coglioni.

Visto che hai raccolto tutti i residui alimentari, anche i pannolini dei tuoi figli e li hai imbustati ti costava tanto arrivare ai cassonetti e buttarli? Perchè li hai lasciati in spiaggia? per prenotare il posto, per dimostrare che sei passato di qui? Per quale altro motivo? Perchè ti fa rabbia che a Favazzina c'è il mare e dove vivi tu no?

Non penso che a queste domande avrò mai risposte e, visto che dal chiosco viene una musica un po' stonata di karaoke e che si è alzata un po' di brezza mi 'ndi vaio a durmiri. Ciao Favazzina, a prossimo anno.

domenica 23 agosto 2009

Raffaeli i Genova

Ricevo e volentieri pubblico.

Cari amici infavazzinati e affavazzinatori, favazzinesi autoctoni o per elezione, di rito o di passaggio, emigrati con solide radici e nordiche fronde o smigrati virtuali, ritornanti o recalcitranti, viaggianti o residuali, A tutti gli amici e colleghi del favazzinese zoo litoraneo, qui è un favazzinaro di secondo grado che parla, della nobile casata dei Galanti, e che vorrebbe, umilmente, fare la sua parte.

Io non so se qualcuno, tra gli abbondanti contenuti di questo mirabile blog, ne abbia già fatto menzione, nel caso imperdonabile in cui ciò non fosse, vorrei fornire il mio personale ritratto di uno dei personaggi più bizzarri che si sia mai spellato le ginocchia o fracassato i gomiti sul duro suolo favazzinoto: il suo nome è Raffaelle, e la sua abbacinante circolazione a Little raw Fava si colloca nel fiore degli anni '80. Io non so che fine abbia fatto, se si sia più fatto rivedere in quèldi, o se, come me, si sia in qualche modo dileguato, ma sono certo che i più antichi di noi se lo ricorderanno come uno dei 'bbuccazzari più fecondi, imprevedibili, e accreditati delle nostre aspre estati favazzinare.

Raffaele di Genova compariva al principiar di luglio, armato di comune ciabatta da mare blu con tomaia bianca, pantaloncino scuro tipo "sport" fluorescente, che più spesso non portava, limitandosi, come molti di noi, all'essenzialità di un anonimo costumino (altri tempi, altra modestia), polo gialla o rossa d'ordinanza e una faccia che pareva ti stesse prendendo per il culo qualunque cosa ti dicesse e in qualunque modo ti guardasse. Il tutto su tonalità biondo albino, capello liscio semilungo con pendulo ciuffo sulla fronte martoriata, e un corpo un po' grassoccio, non esattamente da atleta, ma capace di fare cose impensabili.

Qualunque cosa tu avessi fatto, Raffaele la aveva già fatta e correndo molti più rischi mortali di te. Se tu andavi sott'acqua per 1 minuto, lui ci andava, legato mani e piedi, per 10.
Se tu sapevi saltare il muretto della stazione, lui lo sapeva saltare all'indietro e fischiettando la cucaracha.
Se tu ti tuffavi dagli scogli del molo infilando l'interstizio in mezzo a due massi, Raffaele prima lanciava nuovi massi, con la sua forza potentissima, e poi si tuffava ad occhi chiusi col salto mortale, perché riusciva a percepire le distanze e gli spazi con una specie di sonar, come i pipistrelli, caratteristica genetica che aveva solo lui, nella sua originalità di essere umano unico al mondo.

Tutto ciò ci porta ad una seconda, e ancora più strabiliante, caratteristica di Raffaele: la sua capacità, davvero ineguagliabile, di massacrarsi fisicamente, di 'cciuncarsi della madonna, se volete, e, nonostante questo, di sopravvivere, più o meno integro, e ripetersi come niente fosse.
Si sa che quello dei ragazzini è un mondo severo, dove per quanto alte siano le capacità di convincimento di un pregevole 'bbuccazzaro, sarà comunque atteso alla prova, pena la condanna, e volte le maschiate, dei suoi cinici coetanei. Questo faceva sì che Raffaele, onde dimostrare sul campo quanto proferito di eccellente e superaggettante le comuni prestazioni di noi bambini normali, di volta in volta rischiasse di morire per annegamento, soffocamento, svenimento, traumi cranici e contusioni varie. Fatto è che Raffaele, una volta emessa la cazzata, ci credeva! Era la realtà che si doveva adeguare a come lui la raccontava e non lui ad adeguarsi ai limiti, fisicamente invalicabili, della realtà. Quel ragazzo, per me, era una meraviglia, un artista vero, completo, totale della 'bbuccazzata.

Accanto poi alle cose di cui giustamente si chiedeva dimostrazione, ve ne era una gran quantità su cui avere prova certa era impossibile. Ed anzi io sono convinto che Raffaele abbia rischiato più volte di morire in così tenera età giusto per darsi l'autorevolezza di raccontare, creduto, che lui, da piccolo, era stato sulla luna, e ci era appena tornato perché vi aveva dimenticato l'orologio che gli aveva regalato Pertini; di notte poteva contattare i defunti e chiedergli delle ricette eccezionali con cui cucinare la spigola; era un maestro avanzatissimo di arti marziali ma non poteva usarle perché aveva giurato al suo maestro di non uccidere più nessuno; aveva fatto parte della squadra giovanile del Genova, ed era pronto per entrare nei professionisti, ma siccome suo padre lo aveva iscritto al liceo alla Sorbona, non poteva allenarsi con gli altri ragazzini, ma Dino Zoff, avendolo visto giocare una volta, andava tutti i fine settimana a Parigi, ad allenarlo e ad imparare come parare i rigori; Raffaele aveva insegnato a Jimi Hendrix come si suona la chitarra; Raffaele pescava i pescespada con la katana; Raffaele andava a nuoto fino a Messina, si prendeva la granita e tornava in mattinata per andare a funghi in montagna; io non ricordo più quante cose sapesse fare Raffaele, ma so che era disposto a morire sul serio pur di dimostrare che era un essere fuori dal normale, e che per questo, passato oggi lo sconcerto dell'infanzia, mi pare degno di ogni stima.


Gianluca Galante

giovedì 20 agosto 2009

Passeggiando con Spusiddha

Durante questa vacanza che purtroppo sta volgendo al termine, mi sono visto spesso con Spusiddha che mi ha invitato ad andare con lui a fare una passeggiata sopra 'a centrale elettrica, fino ad arrivare 'ntu casotto. Cellulare alla mano ho fatto un piccolo reportage fotografico che voglio condividere con voi.



La partenza: superata la centrale elettrica, recentemente rimessa a nuovo, ci inerpichiamo per il sentiero che porta in montagna. Mi aspettavo che fosse pieno di spini, invece è
tutto pulito e si sale bene. Anche la salita è discretamente impegnativa, ma fattibile.








Non poteva mancare una sosta per la raccolta dei fichi d'india. Spusiddha fortunatamente è munito di un attrezzo adatto allo scopo. I fichi d'india sono meravigliosi e riusciamo a prenderne parecchi.











Dopo un altro po' di salita riusciamo a raggiungere "u casottu". L'atmosfera è magica, benchè "u casottu" sia diroccato sembra che il tempo si sia fermato agli anni '30. Tentiamo anche di
camminare qualche metro su u conduttu. Spusiddha è agile come..... 'na spusiddha, mentre il mio senso dell'equilibrio comincia a darmi qualche problema (u condutto è largo crica 60 centimetri. a sinistra c'è l'acqua, a destra lo strapiombo). Rinunciamo all'impresa.






Da qui il panorama è stupendo. Favazzina è sempre più meravigliosa e tutti i problemi che affliggono il nostro paese sembrano non esistere.











C'è un silenzio quasi irreale. L'aria è fresca e mi viene voglia di accendere una sigaretta, tanto per "far riposare" i miei polmoni dopo la salita.













Si riesce a vedere anche la "spiaggia nuova", quella che il torrente ha creato recentemente.
Insomma la passeggiata è proprio bella, anzi consiglio tutti i blogger di fare un giro. Ringrazio l'amico Spusiddha per avermi fatto scoprire questo posto fantastico.

lunedì 17 agosto 2009

Incontri in spiaggia

Le mattine in spiaggia a Favazzina possono riservare delle belle sorprese. Dal nulla vedi arrivare qualcuno che non vedevi da anni. Questo mi è successo pochi giorni fa quando ho visto spuntare dagli ombrelloni un tipo eccentrico munito di sombrero. Ad un più attento esame si è rivelato il mitico S****** Palmi in tutto il suo splendore! Vi lascio una foto del mitico e la citazione di un vecchio post di Mbù che lo descrive perfettamente (Mbù, ma che fine hai fatto?)


"parrari ru capu a cu non ci stesi vicinu è difficili. quandu era a favazzina era capaci i cumbinari e scumbinari ogni cosa. pur essendo un quasi avvocato, allora, faciva i tutto pi non simbrarlu.aviva mparu i ranfuli i plastica chi quandu si cacciava u pacciu nci riciva sempri ""Ma chi è sta puzza i pecurinu"", pi no nparrari ru custumi chi si mintava a giugnu e su cacciava a settembri. i capiddi poi parivunu nu cascu calatu nda testa pirchi non si rassava mancu un ditu di basetta. a so vita a favazzina era fatta di diri cazzati e circari "pilu", a tal proposito era sempri chiddu chi iarmava pi partiri pu "papirussu" o pu limoneto. era spesso vittima ri nostri scherzi, comu quandu mbriacu scummittiru cu iddu chi non era capaci m' indovina i cu era u itu chi nci mpuiavunu nda manu. L'ultimi notizi chi avimu ru capu dicunu chi è n'affermato professionista o so paisi e l'ultima vota chi u vitti era divintatu u doppiu i comu mu ricurdava. prossimamente pubblicherò altri post sul capo, sperando di averlo tra di noi presto"

venerdì 14 agosto 2009

Saldi di fine stagione

Il negozio non chiude
nemmeno per le feste comandate

soltanto

va via il commesso
quello che vi ha illustrato
articoli scontati
aggettivi abusati

e cose paghi due prendi tre

è finito il periodo di prova
ringrazia per le mance avute
non erano dovute

siamo alla fine
dei saldi di fine stagione

l'ho licenziato
questo ho deciso
sono il padrone
detto per inciso

giovedì 13 agosto 2009

Il paddeco

Si diceva di paddechi sottomarini sottoforma di celluloide e già questa è un'eccezione per la regola di noi uomini di mare: il paddeco viene dall'entroterra e del mare intuisce la magnifica estensione e presagisce l'utilizzo allorché esclama gesugesù chi sorta di ppattata, cà sì chi si poti chiantari lu granu! Questa regola non esiste se non nella nostra sconfinata presunzione che scambiamo per apertura mentale, conoscenza del mondo e libertà di pensiero: danni da eccessiva esposizione eliotalassica. Eppure ci sono le dovute eccezioni e che cosa confermano non so non avendo una regola a cui rendere conto. Meglio dire che sono fatti che succedono. Succede che l'uomo viene scaricato da un'automobile sulla via nova, scende le scale attraversa i binari e si presenta da M*, il capostazione.
-Capu, facitimi nu fogghittu.
-Dove dovete andare?
-Ah, ca ora vi lu dicu a vui.
-Devo sapere dove andate per fare il biglietto.
-Va beni, facitilu pè Riggiu. Vaio 'o spitali pè trovari n'amico nfortunatu.
-Incidente? Comu fu?
-Cu lu sapi. Sparatoria di notti, testimoni i stidhi.
Nella sala d'attesa tri figghi i bonamamma favazzinota classificano il tipo come paddeco secondo quella regola di cui nego l'esistenza.
Arriva il treno accelerato locale, l'uomo sale e prende posto. Quei bei sedili di legno in seconda classe -qualcuno ricorda?-, a ogni scompartimento la porta per scender-e-salire e sopra il finestrino quella scatola di metallo ottonato con un maniglione alla base inferiore, da usare solo in caso di emergenza. I tre favazzinoti, varda 'a cumbinazioni, chiedono permesso e si sistemano nel medesimo scompartimento. Il treno parte, fa caldo, dopo Scilla uno dei tre ragazzi chiede di poter abbassare il finestrino: -Faciti, faciti, è licitu- il paddeco acconsente. Prova ma non ci riesce, il secondo dice che c'è la sicura e tenta di azionare la scatola ottonata. -Minchia ch'è dura- Provo io prova tu, il maniglione non si smuove nemmeno unendo la forza di tre persone.
-Canzeggiatevi di lloco ca provo io!- Quando il paddeco parla in italiano è risoluto assai, afferra la maniglia e tira. Fischi stridii strattonamenti e scintille che si potevano immaginare, bbuci e chicazzustasuccirendu, viavai di personale viaggiante per corridoi intasati e c'è cu prega e c'è cu iastima. 'U trenu sata, arrunza e mori tra Cannitellu e 'u faru i punta Pezzu. Il capotreno ansimante si affaccia allo scompartimento e vede quella maniglia in posizione attiva. Indica il freno d'emergenza -trattavasi di questo, quasi tutti l'avranno capito- e chiede urlando d'incazzata incredulità : -Chi è stato?- Il paddeco si alza da sedere, abbozza un lieve inchino e dice: - Io, modestamenti. E cu na manu!

La storia ci racconta come finì la corsa
la macchina deviata lungo una linea morta (F. G.)

mercoledì 12 agosto 2009

Figura riversa

Volavo giù per una ripida ripida discesa lancia in resta in arcione al velocipede e ripeto veloce .
Contro ogni buona creanza e convenzione del vivere civile e secondo l’usanza di giovanissimi ciclisti scapestrati, valangavo giù ahimè sul marciapiede atto sì al passeggiare sereno di sereni passanti, sì al frettoloso transitare dei pedoni(di chi è spedito, diretto ad un certo sito o a un luogo via l’altro del che si dice andare per commissioni) , sì al sostare soli o in crocchio di esseri appiedati(tutti presi a stringere mani, battere pacche, dispensare buffetti), ma ahimè inadatto del tutto al precipitare cieco di un biciclo impazzito.
Così scendono: le frane, gli aerei abbattuti nell’estremo tentativo di tenere una speranza orizzontale, gli sciatori in discesa libera, i ciclisti dal Mortitolo, i ciclisti dall’Alpe d'Huez, le persone che cadono in sogno, le stelle cadenti.
Così scendevo a testa bassa per questioni di dinamica aerea fino allo schianto e al volo (di freccia scoccata, pietra fiondata, di evoluzioni circensi: agili fratelli coreani, uomo proiettile, donna cannone) e allo schianto.
Santiddio che sarà stato? Si chiese la mia coscienza che cercava penosamente di riassemblarsi come palline di mercurio del termometro. Ipotizzai: un muro, una montagna, un elefante grasso, una balena molto arenata, il colosso di Rodi, la piramide di Cheope, altri monumenti.
“Ti sei fatta male?” mi giunse all’orecchio, sovrastando il ronzio diffuso di stelle che mi vorticavano attorno al capo e il cinguettio degli uccellini che inseguivano le stelle in un giulivo carosello.
Meglio la morte. Meglio la morte del colpo traditore inflitto a uno spirito impavido e orgoglioso dalla domanda “Ti sei fatta male?”. E il peggio si è che non si trattava di un sollecito passante che avesse assistito al tragico scontro tra una bambina in bicicletta e un camion con rimorchio. Cercando la bocca di quella voce e vedendo, nel cercare d’intorno con gli occhi, la strada deserta, immutata rispetto al prima, priva di significativi cambiamenti in grado di spiegare il perché, potei inferire il chi. E chi il gigantesco essere che assommava in sé i ruoli di carnefice, vittima nonché soccorritore?
Uno stipetto in verde militare. Un ometto in divisa dell’esercito, piccolo, così oggettivamente piccolo che io che ero piccola lo vedevo soggettivamente piccolo.
Tenente colonnello doveva essere considerando i nudi fatti dato che teneva, se teneva!, con tutta la resistenza di un intero colonnato e non s’era mosso d’un centimetro né s’era infuriato. Rimanendo imperturbato nel fisico e nello spirito.
Rimontai veloce in sella biascicando non so bene se nononiente, scusitanto o magari bei fanti di Savoia gridate Evviva il Re e fuggii inseguita dalla gran vergogna di aver fatto una cosa grave senza conseguenze. Fuggii e non trovai neanche un cane che volesse giocare al dottore ma germogliava in me una fede intima e segreta nelle nostre forze armate.

*Avrei potuto raccontare un fatto più recente e più calzante e più pertinente. Ma datosi che è accaduto da poco e si è trattato proprio di una brutta figura e siccome si è verificato in un ambito noto a molti frequentatori di questo blog, ho rinunciato. Avrei potuto non raccontare niente, ma mi rincresce per lo stato d’abbandono in cui versa la rubrica.

'U lamentu ra schiappa

Lo so come andrà a finire: farò una cappella mostruosa e sarò additato come uno dei più scarsi giocatori che il paese abbia mai avuto. L'amicizia non dovrebbe essere a rischio, il mio socio sa della mia stima ricambiata da magnanima benevolenza. Ma porca miseria, dico, propriu a mia m'aivunu a mentiri nto menzu? Accoppiatu cu Peruginu, a sparti, uno dei più bravi. Sugnu 'na schiappa ru trissetti. Primo, non gioco mai; secondo, già alla terza mano non ricordo più le giocate precedenti e a metà partita è tanto lo sforzo di concentrazione chi mi fundi 'u ciriveddu. Teoricamente me la caverei: conosco il gioco, le regole basilari e pure qualche sfumatura ma quello che mi manca è la solidità dell'impianto, inoltre sono carente nella conduzione del gioco presa dopo presa, nella gestione degli scarti e nella strategia finale per l'ultima mano. Succede che più cerco d'impegnarmi e più la mente vaga pì cazzi soi: a 'n certu puntu non mi ricordu mancu cu fici i carti. Unu cusì poti mai iucari a trissetti? Infatti ho passato la mia vita ai margini dei tavolini guardando i grandi giocatori senza mai osare d'intromettermi con osservazioni sul gioco. Unu cusì, a sua insaputa, viene iscritto al torneo di tresette e deve competere con coppie di consolidata fama: Tacito + Joe, U longu + N*, T*A* + cognato, riggitanu 1 + riggitanu 2 e altri ancora. Ma chi mi mbattiu a mia? Eppuru pariva na 'stati tranquilla e spensierata. Un pò troppo lunga, forse.

Postilla per il socio
T*, non è curpa mia st'accoppiamentu innaturali. A ping pong o bigliardinu 'na manu ta putiva rari. Per il tresette avresti meritato un socio migliore, comunque 'u signuri comu nda manda e cusapi? se pigghiu bongiochi paru paru possiamo fare la nostra bella figura.

lunedì 10 agosto 2009

Le grand bleu

Arrivo e partenza

Bisogna prepararsi.

UNO
-Comu stai, quandu rrivasti?
-Mezz'ora fa.
-E quandu ti ndi vai?
-[Mancu rrivaia...(quello che pensi), -Stasira (quello che vorresti dire)]
-Mi trattengo qualche giorno (quello che dirai)
-Pì cusì pocu?
-Impegni, 'u lavuru, 'a famigghia, il gatto
-Aiva assai chi non vinivi.
-L'annu passatu.
-A veru? non ti vitti.
-Mancu ieu. Chi piccatu.

DUE
-Veni pocu urtimamenti, comu mai?
-Ho girato un pò: Grecia, alcune zone della Spagna, Sardegna...
-Va bbonu, però bellu comu o mari i Favazzina...
-Sai, qualche bel posto c'è, in giro...
-Sì vabbò, ma bellu comu o mari i Favazzina...
-......

TRE
-Senti chi spatula. Al nord l'aiti nu pisci cusì?
-No
-Prova sta parmigiana. Al nord nd'aiti mulingiani com'a chisti?
-No
-E sta granita al limone, al nord...
Scilla, bivio Salerno-Reggio Calabria. Votu pì Salernu.

giovedì 6 agosto 2009

Saluto tutti voi!

Ciao figghioli, ndi virimu rumani a Favazzina. Traffico permettendo domani notte dovrei toccare suolo favazzinoto!

"Aiu pira, puma..."

Quando ero adolescente era solito venire a Favazzina un personaggio che vendeva prodotti ortofrutticoli... Era inconfondibile, girava con un camion e con l'altoparlante, nominava la propria mercanzia sempre con questa frase:

"Aiu pira, puma, pumarora pe 'nzalata, banani, cipoji, nocilla, faggiolina tenera, pescica e noci pescica...."!

martedì 4 agosto 2009

Michael Jackson

lunedì 3 agosto 2009

Il sarago

Il sarago non era stato informato sulle mie ferie, era sicuro che sarei sceso nel mese di agosto e quindi pascolava tranquillo nei bassi fondali del litoraneo favazzinoto.
Di solito nel mese di agosto, conoscendo il pericolo, insieme alla famiglia andava a fare le ferie nelle Costiere di Palmi per rientrare a settembre quando sapeva che ormai sarei andato via.
Lo scontro è stato inevitabile
Maestrale, primo molo lato sciumara, quasi a riva, l'"assassina" brillava al sole con i suoi sette metri di carbonio pulsante, il nylon (pilivermu) del 16, coppia d'ami del 12, leggera piombatura, galleggiante rosso fiamma, per esca pan carrè muffiato dell'anno prima impastato con acqua dolce.
All'improvviso il galleggiante scompare tra il verde delle onde ed il bianco della risacca, l'assassina si piega come ramo di salice sotto scirocco.
:- Arruccai - fu il primo pensiero
Non avevo arruccato, era Sua Maestà il Sarago
Comincia una lotta senza quartiere, il sarago cambia direzione, s'impenna, s'inabissa nel tentativo di liberarsi, io lo seguo nei suoi movimenti per farlo stancare, non molla di un centimetro e nemmeno io, aiutato dalla flessibilità dell'assassina e dall'elesticità del nylon.
Dopo un bel pò di tempo affiora, mi guarda e dice:
:- Finalmenti 'ndi virimu, ora ti mangiu l'amu, a lenza, e puru a canna - i saraghi parlano favazzinotu strittu, io rispondo:
:- Mi dispiaci si futtutu, stasira sugnu 'nvitatu a cena da amici, sarai il primo piatto -
Ricomincia la lotta, il nylon fischia per le vibrazioni, la canna si piega quasi a spezzarsi, finalmente riesco ad avvicinarlo al molo dove un giovanotto molto agile, armato di coppo rudimentale, con maestria riesce ad "accopparlo"
Cattura effettuata
Preso dalla lotta non mi ero accorto che dietro di me si era formata una folla che osservava la cattura, seguivano con apprensione le varie fasi della pesca e quando finalmente il sarago fu al sicuro sul molo, spontaneo, inaspettato, liberatorio, arriva un lungo applauso.
Ed al vostro modesto scriba non rimane altro che inchinarsi più volte per ringraziare, come al teatro.

Questa storia è vera, e tranne i dialoghi che sono intimi, ci sono i testimoni

E le secchiate di mare addosso a chi prendeva il sole?

Un ricordo (molto divertente) la cui vittima fu il mio piu' grande idolo: mio padre Valerio N.:

Ero adolescente e come tutte le mattine, eravamo (mio padre Valerio, mia sorella Elisa ed io... Mia madre non ricordo dove fosse) in spiaggia...
Mio padre come ogni mattina, si sedette sulla sua sediola da mare (quelle in tela dove praticamente sei seduto per terra) e comincio' a leggere il giornale... Ricordo che c'erano due ragazzi giovani che si stavano rincorrendo, e notai che l'inseguito era molto piu' veloce dell'inseguente, inoltre sfoggiava una padronanza del dribbling (fra gli ombrelloni) degna di Maradona!
Passarono a velocita' supersonica di fianco a mio padre un paio di volte alzando un po' di sabbia, alche' lui comincio' a dargli delle occhiate malvagie...
Nessuno aveva notato che "l'inseguente" teneva in mano un secchiello rosso pieno d'acqua... L'inseguimento duro' ancora per pochi istanti quando all'ennesimo passaggio di fianco all'ombrellone si sente: "SPLASH"!!!... Guardo verso mio padre e lo vedo fradicio col giornale ridotto ad una palla grondante, in quell'istante il colpevole dice (nascondendo malamente una risata): "Scusi!"... E mio padre di tutta risposta: "Certo che bisogna essere dei coglioni!"