Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

lunedì 29 giugno 2009

PERICOLO INQUINAMENTO

Cari favazzinoti e non, quest'anno la campagna contro l'inquinamento marino promossa da Legambiente (Goletta verde) ha toccato parecchie coste calabresi, anche la nostra. Ci sono diverse voci che parlano di inquinamento che interessa anche la costa viola (a Reggio Calabria c'è già divieto di balneazione), si possono vedere i risultati all'indirizzo: http://www.ministerosalute.it/balneazione/risultatoProvincia.jsp?CodProv=080. La prima voce "200 m a sud torrente praia longa" si riferisce al torrente della zona che noi chiamiamo "cava musella", a circa 1,5/2 km da Favazzina. C'è qualcuno che ne sa di più?
Penso che questo argomento tocchi un po tutti, residenti e non al sud perchè, diciamoci la verità, c'è rimasto solo il mare
!
Poi c'è un'altro problema, un "regalino" (l'ennesimo) che ci vogliono fare i nostri rappresentanti politici! se avete un pò di pazienza leggete questo:

REGGIO CALABRIA:

RIGASSIFICATORE

GIOIA TAURO

creato da Gian Joseph Morici - Ultima modifica 16/06/2009 20:28

Danni al prezioso corallo nero, a turismo e salute di Costa Viola e Scilla

REGGIO CALABRIA: RIGASSIFICATORE GIOIA TAURO

Gasiera

GIOIA TAURO - REGGIO CALABRIA (UnoNotizie.it)

Il patrimonio naturalistico ambientale e marittimo calabrese d’interesse mondiale continua a perdere le sue ricchezze per l’inettitudine di una classe politica sempre più attenta agli interessi economici delle vari lobbies e sempre meno interessata alla salvaguardia delle peculiarità del nostro territorio e della salute dei cittadini che in esso risiedono.

Ai piedi della Ninfa Cratèide e di sua figlia Scilla, lungo la Costa Viola, decantata per le sue bellezze da Platone, si estende la colonia di corallo nero, unica e più grande del mondo, sensibile alle temperature e ai mutamenti ambientali, tanto da essere considerata specie protetta.

Anche questo incantesimo naturale che il tempo ha gelosamente custodito lungo i secoli nelle acque del mare, tra i 50 e i 110 mt di profondità, rischia oggi di venire annientato in pochissimo tempo con la realizzazione di un mega rigassificatore unico al mondo dalla capacità di 12-16 miliardi di mc di gas.

Infatti il gas arriverà a Gioia Tauro con le metaniere in forma liquida ad una temperatura di - 163° centigradi e nelle operazioni di rigassificazione verrà portato alla temperatura di 9°centigradi. Il tutto avverrà prelevando l’acqua del mare alla quale verrà sottratta un’enorme quantità di energia calorica prima di essere restituita alle nostre coste più bassa di 7° e addittivata con IPOCLORITO DI SODIO (OSSIA: CANDEGGINA).

Nello studio d’impatto ambientale di parte, presentato dalla società Lng, manca qualsiasi riferimento ad un’analisi dello stato di salute del nostro mare, o meglio prendono in considerazione i dati di uno studio del Ministero Ambiente del 1996-99 come se negli ultimi dieci anni non fosse cambiato nulla.

In realtà proprio in questi anni il nostro mare è stato sempre più inquinato ed oggi, in base ai dati pubblici forniti dal Ministero della Salute, in provincia di Reggio Calabria risulta che le acque di San Ferdinando sono già fortemente inquinate (cfr. risultati e tabelle del ministero pubblicate all’indirizzo internet http://www.ministerosalute.it/balneazione/risultatoProvincia.jsp?CodProv=080).

Dai risultati emerge chiaro che la balneabilità a San Ferdinando è vietata per ampi tratti proprio per inquinamento. Da tali analisi risulta che le nostre acque sarebbero già inquinate oltre la soglia di legge, non balneabili e da sottoporre sin da subito a provvedimenti di bonifica e successivi monitoraggi di verifica” altro che costruire un rigassificatore con autorizzazione di riversare in mare IPOCLOCORITO DI SODIO, candeggina altamente inquinante, i cui composti sarebbero cancerogeni.

Tutto ciò è potuto accadere per la miopia politica dei nostri amministratori che nel permettere la presenza di numerose strutture dall’elevatissimo impatto ambientale tutte in pochi chilometri quadrati di territorio della Piana, ci hanno portati ad un punto di “non ritorno” non in grado di ricevere più alcun tipo di ulteriore inquinamento.

Allo stato dei fatti manca inoltre uno studio serio, neutrale e pubblico sulle conseguenze di quest’ultima attività con l’ ecosistema marino e anche sulla possibilità di arrecare danno al “corallo nero” o di dare il colpo di grazie all’attività dei pescatori delle nostre coste. Nello studio di parte presentato dalla LNG ci si limita solamente ad affermare che le quantità di ipoclorito di sodio che verranno riversate nelle nostre acque saranno nei limiti consentiti dalla legge come se fissare un limite possa evitare ad un veleno di essere tale.

Queste sostanze che saranno riversate in mare anche se nei limiti di legge inquineranno e l’inquinamento è dannoso per la salute e l’ecosistema.
Come possiamo credere che il turismo non subirà alcuna conseguenza? Chi si bagnerà nelle nostre acque sempre più inquinate e sempre più fredde? E quanti posti di lavoro si perderanno a fronte delle 80 persone impiegate nel rigassificatore?

Vogliono costruire un ecomostro, di nome e di fatto. La fila dei questuanti per avere prebende, ogni giorno s’infittisce. A parte due sindaci della Piana nessun politico di rilievo si è interessato delle conseguenze sul territorio e dei pericoli incombenti sulle popolazioni. I partiti una volta d’opposizione, sensibili alla salvaguardia dell’ambiente, oggi sono diventati partiti di governo e non si interessano più della salvaguardia del territorio e delle sue ricchezze naturali.

Dalla politica continuano ad arrivare le consuete proposte per monetizzare il pericolo, usando l’arma inebriante del danaro e il ricatto dei posti di lavoro, modo indegno di un paese civile per favorire luoghi ad economia forte, i quali si liberano di questi impianti pericolosi per allocarli altrove, dove la politica è inesistente o acquiescente.

Ancora una volta il sud viene sfruttato , ancora una volta con il benestare di tutta la classe politica calabrese e la piana di Gioia Tauro viene colonizzata per soddisfare le esigenze dei potenti di turno.

Noi a questo sistema non ci stiamo e continueremo ad opporci.

I delegati del comitato
Giuseppe Rizzo
Jacopo Rizzo
Renato Bellofiore

- Uno Notizie Reggio Calabria –



sabato 27 giugno 2009

U Pigghiamo o u rassamu?

Quante storie abbiamo vissuto a Favazzina? E quante ci sono arrivate dalla lunga tradizione orale del racconto? Come nella mitologia greca queste piccole storie di paese, tramandate di bocca in bocca, assumono aspetti leggendari e anche dopo anni è bello sentirle di nuovo raccontare per farci ricordare posti, persone sensazioni, momenti che non ci sono più, ma che sono parte della nostra storia.


Dopo questa piccola premessa vorrei ricordare una storia che mio padre amava molto raccontare e che lo vede comprimario.


Era un’estate dei primi anni ’80. I miei genitori avevano fatto amicizia con una famiglia di Campobasso che piantava l’ombrellone vicino a noi (prima spiaggia, pre Pie***no). Il signor “Campobasso” (non ne ricordo il nome) era un tipo sulla cinquantina, impiegato di banca, conformazione fisica a mo’ di barattolo di Nutella, immancabili occhiali da vista e cappellino. Il poveretto odiava profondamente il sole (lo faceva morire di caldo), il mare (non sopportava il sale sulla pelle), la sabbia (odiava i granelli di sabbia tra le dita dei piedi), pertanto, dopo aver accompagnato la moglie e i figli in spiaggia preferiva defilarsi e passare il tempo in un cono d’ombra immerso nella lettura della “Gazzetta dello sport” e del “Sole 24H”.


Una mattina accadde il miracolo: “Campobasso” si presentò in spiaggia in tutto il suo splendore. Si sbottonò la camicia, sganciò il Rolex, tolse i sandali e i calzini (ve l’ho detto. ODIAVA la sabbia tra le dita dei piedi), tolse i pantaloncini mostrando un improbabile costumino a righe verticali (oggi sarebbe stato quasi un perizoma) e disse “Vado a farmi un bagno”.

Mio padre lo guardò un po’ perplesso, ma coinvolto dagli altri coinquilini di ombrellone in un’estenuante partita a carte, non prestò più di tanta attenzione.


Nel frattempo il mare favazzinoto decise di sfidare il coraggioso e si esibì in una delle sue migliori trappole: “menza maretta” + “currenti chi ietta pi fora” + “ventu chi si iasau versu Messina”.


All’epoca veniva a Favazzina un signore con cui mio padre aveva fatto amicizia. Riggitano, sui 40, calvo con i baffoni neri, sorriso ironico sempre stampato sulla faccia, specialista nel tuffo a cascitta e abilissimo nuotatore, cognome tipicamente riggitano (come un noto personaggio di Shakespeare).

Shakespeare guarda il mare, ragiona sull’opportunità di fare il bagno o meno, ma la sua attenzione è rapita da una scena che ai più era passata inosservata. “Campobasso” annaspava con grande difficoltà tra le onde. Lo prendevano, u rucciuliavano ‘nti rocche, lo riprendevano, calava sutt’acqua, MBIVIVA! e, con il suo aplomb da impiegato modello proferiva a bassa voce e con tutta calma la parola “AIU - TO, AIU - TO”, manco avesse chiesto “signore mio, che forma di pagamento preferisce?”


Shakespeare con tutta calma lo guardò con rassegnazione, si mise a guardare la spiaggia e individuò mio padre poi, sempre con la dovuta calma, raggiunse l’ombrellone, salutò gli astanti e: “Permittiti? .... Don Ciccio, l’amico vostru si sta ‘ffuando. Chi facimu, u pigghiamo o u rassamu?”


Mio padre di rimando “come u rassamu? e chi è, na iatta?”. Così ebbe luogo il salvataggio.

venerdì 26 giugno 2009

ARGOMENTO SETTIMANALE

Colgo l'invito di Arcade e ru Greco e vi propongo questo argomento:
Vi siete mai trovati in una situazione imbarazzante?
Ovvero facistu mai na mala viruta?

Ciao Michael!

Un saluto a Michael Jackson e al suo genio, la sua energia, gli spettacolari balletti e i bellissimi video della sua brillante carriera artistica.
Ha accompagnato la mia adolescenza con la sua musica e ha accresciuto la passione che ho sempre provato per la danza.
Il mio primo vero idolo musicale!
GOD BLESS YOU!
"KEEP ON WITH THE FORCE....DON'T STOP 'TIL YOU GET ENOUGH!"
Kisses, Irma

mercoledì 24 giugno 2009

L'amore al tempo del jazz

Sta simana si parra i...non si sblocca: pari pigghiata ra malatia i roccutestazza. La canzone indimenticabile disse il greco e l'amore favazzinoto disse il chinno. Partecipai con una canzone e per l'amore fici u menzu sceccu nto linzolu ma fui smascherato da intuito femminile e il vaso traboccò sulle note della Summertime jarrettiana. La canzone che dovevo ricordare era quella -diavolo d'un Galanti- e l'amore era ancora in divenire: dalle schermaglie sotto le stelle all'intimità della stanza che l'amico migliore aveva messo a disposizione. L'esuberanza dei vent'anni era in coerenza coi livelli ormonali, meno coerente la recente passione per il jazz che non sintonizzava con Rettore e col cobra. Eravamo agli antipodi musicali, lei e io. Litigammo ancor prima di qualsiasi corrispondenza di amorosi sensi e uscì dalla stanza accompagnata dal suono del mangianastri dove c'era uno che cantava come se stessero grattandogli il fegato e le parole parevano ora vetro frantumato ora ghiaia bituminosa. Mi sembra che disse: ma che è questo schifo, non abbiamo niente di meglio?, esempio? chiesi, qualsiasi cosa di Rettore: cobra non è un serpente, canticchiò, ma na ceppa di ca...controcanticchiai. Donna di poco spirito, sicuro, dei gusti musicali vedete un pò voi, rientrò nel vicolo della notte favazzinota e passò il resto dell'estate con la seconda scelta: entrambi sorcini di Zero e adoratori del rettile già mentovato. Intanto nella stanza fumavo, mangiavo cioccolatini al latte e rigiravo tra le dita una specie di gratta e vinci trovato in abbinamento con un giornale. Tutte cose che avrei dovuto condividere con lei: vincendo avremmo vinto un fine settimana per due a Roma. Louis procedeva inesorabile, da quella gola-caverna mulinavano gorghi di parole nere nonostante dicesse...summertime and the livin' is easy...Grattai via la patina d'argento e quella bella parola emerse vanificando la facilità del vivere. Ritenta. Meglio così.

NB Questo è un post di protesta verso il mancato aggiornamento della rubrica settimanale.

martedì 23 giugno 2009

L'ammutinamento

Avrò avuto dodici tredici anni, piena estate, facevo il bagno insieme ai miei amici e coetanei, quando fui chiamato da una giovane donna "in love", borghesia estiva favazzinota, ma non di Favazzina, dalle adiacenze interne.
:- Mimmo, vuoi fare un giro ina barca ? -
La richiesta mi suonava strana, la nobildonna non mi aveva mai rivolto la parola anche perchè io ero un ragazzino e lei nel pieno splendore dei suoi vent'anni, più o meno, direi più.
Uso la parola splendore perchè mi sono raffinato negli anni, a quei tempi pensavo (e forse con qualche ragione) che era un cesso inguardabile.
Anche sull'appartanenza all'alta borghesia della fatalona avrei da ridire, ma stendiamo un velo pietoso, anzi una coperta, meglio ancora una coltre invernale, poco meno di una colata di cemento.
Dicevamo
Io nel centro della barca, naturalmente ai remi, la fatalona a poppa, in prendisole variopinto, cappello gigantesco, occhiali da sole con ciglia laterali, costume rigorosamente intero, niente decoltè, per clamorosa mancanza di contenuto.
Accanto a lei, sempre a poppa, l'agognato, con costume ascellare con fibbia, alla Fantozzi ante litteram, camicia hawajana, un'ineluttabile quanto precoce inizio di calvizie e nel contempo peloso come un orso bruno, pancetta da impiegato del catasto prossimo alla pensione.
Dimenticavo, era di un pallore irreale, come la luna di Fellini, in pieno solleone, là dove si abbronzava anche il mare, lui era di un bianco lucente.
Poi, negli anni, mi resi conto che quel pallore era dovuto all'umbra fitta ri livari, ecco da dove proveniva l'omino.
Nonostante fossi un ragazzino capivo che ero considerato un paggetto addetto ai remi, un servo della gleba, me ne fregavo pensando :
:- Meglio farle fare una bella figura, se no cu sa pigghia a chista ? - pensate altruista fin da bambino (quandu mai).
Pertanto remavo, Sutta a Frunti, Samperi, Cava i Musella, sottocosta, al largo, cominciavo a stancarmi e a sudare.
I piccioncini, mano nella mano, tubavano ma non parlavano damore, solo di public relations, insomma tagghiavanu e cucivunu dei loro conoscenti.
:- Hai conosciuto Diego di Catona ? Che tipo - diceva lei
:- Perchè Rosaria di Cannitello ? Che scandalo - rispondeva lui
:- A fine mese, forse vado a Catanzaro - diceva lei
:- Che fortuna, salutami Girolamo, anche se.... - e giù a parlare male di Girolamo
:- Che paese morto questo Favazzina, vorrei andare via... - accenno di lacrime
:- Ti porterò lontano, mai più questi paesi selvaggi - incoraggiava lui
Puru, minchia chi strunzi, i purtava a spassu e parravunu mali ru mei paisi, come se venissero da Viareggio, Forte dei Marmi, e non da qualche sperduta sciumara aspromontana.
Pur se ancora piccole, incominciavano a girarmi le palle, raggiunsero il culmine del giramento mentre ci trovavamo al largo, quando lei disse :
:- Che strano odore, sembra sudore -
Ma come, brutto cesso, sono due ore che remo sotto il sole d'agosto, tu stai lì fresca insieme al tuo bidet, invece di ringraziarmi, senti odore di sudore ?
Questo lo pensavo, ma dissi semplicemente : Mi do una sciacquata -
Mi tuffai dalla barca e appena emerso, nuotai verso la riva
:- Dove vai ? Non sappiamo remare - disse lei
:- Cazzi vostri - risposi tra una bracciata e l'altra
Non so come e quando li recuperarono, io speravo che la corrente se li portasse via, ma le correnti vengono spesso da destra, e poi il mare a volte è razzista, non accetta,fa selezione, respinge verso la costa, come per restituire alla terra i suoi rifiuti.

lunedì 22 giugno 2009

Aiutiamo Karmen a fare la ricerca

Ciao a tutti, ho trovato tra i commenti anonimi questa richiesta di aiuto per fare un lavoro di ricerca. Mi è sembrato giusto darle rilievo con un post.


"Ciao a tutti, scusate l'intrusione.Ho visitato il vostro blog e devo dire che è molto alternativo e interessante.Complimenti!!Vorrei provare a kiedervi un aiuto. Sto facendo un lavoro proprio du Favazzina e in particolare dovrei concentrarmi sul fenomeno dell'erosione costiera e sul degrado delle spiagge. Voi avreste x caso del materiale in proposito?Se è possibile anche qualche foto di favazzina di qualche anno fa per fare il confronto con la situazione attuale!X piacere rispondetemi sono disperata!La mia mail è crika-rc@tiscali.it...Aspetto vostre notizie, Karmen"

I cucuzzi longhi

I conzu mettancindi na bisazza,
conzula comu voi sempri è cucuzza!

Guardate che cucuzza, non ne avevo mai vista una così lunga!
Chissà come sono contenti gli amici scigghitani.

domenica 21 giugno 2009

Quel giorno mi sono dimenticata di lanciarlo...



....alle mie amiche "zitelle"! Lo "lancio" qui per chiunque delle nostre blogger ne avesse ancora bisogno con questa sincera raccomandazione:MEDITATE FIGGHIOLE, MEDITATE BENE.

Benvenuta Estate




Nel soltizio d'estate, per tutti i blogger una versione di Summertime interpretata dal più grande pianista Jazz di tutti i tempi .. Keith Jarret.

sabato 20 giugno 2009

La barbie compie 50 anni


Il tempo passa anche per lei
Sindaco ncia putimu procurari na gazzusa
puru pi Barbie o vali sulu pi Naomi?

U sinducu

Paisani,
sugnu ccà ammenza a vui comu l'urtumu fissa i stu comuni e no u primu pirchì nu sinducu s'avi mmedesimari ca so ggenti e quandu è possibbili avi a circari mi nci risorbi i probbremi masannò aundi iamu cu sceccu? vui vuliti sapiri chiddu chi vulimu fari pi Favazzina: i shrati, i fognaturi, i giardini, a spiaggia e soprattuttu a scola. Non barati a chiddu chi vannu ricendu i malilingui e cioè chi ndi stamu vindendu a scola. Non è veru nenti, a scola non si tocca! Casumai si ritocca. Cu mei assessori alle attività produttive pinzammu nu proggettu chi mancu li cani: nu proggettu che esalta a vocazzioni ndustriali ru paisi e nto stessu tempu valorizza i prodotti del territorio e preserva le tradizioni del luogo. Mintimundi d'accordu: chidda non è chiù na scola, in mancanza di scolari perde la sua prerogativa comu, vi fazzu n'esempiu, u Scigghiu senza cucuzzi longhi. Chi Scigghiu è? Ora, amici favazzinoti, ntisati bbonu i ricchi: a scola a facimu divintari na fabbrica i gazzusi. Sissignori, capiscistuvu bbonu. Cu l'acqua i Vizzari e chi limuni ru paisi facimu gazzusi a DOC e i mandamu pi tutta l'Italia. A propositu, stamu pinzandu a pubblicità. Anzi putimu fari nu concorsu nto paisi e puru vui ru blog ndi putiti iutari truvandu u nomu ra gazzusa pi prima cosa, pi sicundu nu slogan e ropu ndi serbi nu personaggiu famosu mi iamu nta televisioni e nte giurnali. Al momento pinzammu a Pelè cu na biondazza chi mentri shruzza a cin cin rici: "con la gazzusa Favazzinella ogni lorda diventa bella".
Come vedete, cari paisani: mi ficiru sinducu o chi bellizza, mi ficiru sinducu ma non su fissa!
Alle prossime votazioni.
Vai ca musica, Pascali. Scaccia u buttuni.




venerdì 19 giugno 2009

Domanda

Corpo mia casa
mio cavallo mio segugio
cosa farò
quando sarai caduto

Dove dormirò
come cavalcherò
cosa caccerò

Dove andrò
senza la mia monta
impaziente e veloce

Come saprò se nel folto degli alberi
c'è pericolo o tesoro

Quando il Corpo
il mio buon cane ingegnoso morirà
come sarà giacere in cielo senza soffitto nè porta
e il vento come occhio

Con una veste di nuvole
come mi nasconderò?

May Swenson

giovedì 18 giugno 2009

......e Pangallo si sposa !!!!!




Oggi aprendo la cassetta delle lettere ho avuto una piacevolissima sorpresa; il nostro caro Pangallo convola a nozze !!!!
Ancora stento a crederci, ma sono certo che vorrete unirvi a me nell'augurare a Gino e Anna un sereno e radioso futuro insieme.

mercoledì 17 giugno 2009

IL GELSO

Era maestoso il gelso
nel cortile della scuola
e sotto le fronde,
fra grida e risa,
fanciulle in festa
si rincorrevano al mattino
in giro al tronco.
E dalle cime
che oscillavano al vento,
forte si udiva il richiamo
dei fanciulli nascosti.
E fresca era l'ombra
al meriggio
in quel mare di foglie
e dava ristoro;
rifugio agli uccelli la notte.
Quell'albero secco
che oggi ho rivisto
mi parla di morte
e il cuore s'attrista.
Mi vedo ingrigito,
piegato dal tempo
e trovo sul viso,
oramai, solo rughe.

Quando ho scritto questa poesia qualcuno aveva tagliato il gelso, ma la natura che sempre risana i mali l'aveva fatto ricrescere.
Ora che mi rubano la scuola, dove sono legati i miei ricordi più belli di bambino, cosa potrò mai scrivere?

Favazzina ed il Comune

una tormentata storia d'amore...

lunedì 15 giugno 2009

FAVAZZINA LA MIA CASA

Ho sempre pensato a Favazzina come ad una casa,
ho sempre vissuto dentro di lei.
Non c’era bisogno che fosse grande,
neanche che fosse bella,
bastava che fosse mia,
sono diventato quello che dovevo essere,
mi sono costruito una vita,
mi sono costruito una casa ….
ogni volta che s’infrange un’onda, sento qualcosa adesso,
prima non stavo mai a sentire ….
sono su una scogliera e sento, ho quasi finito,
se tu fossi una casa e qui che vorresti essere costruita,
su una roccia, di fronte al mare, a sentire…. a sentire….

Liberamente tratto da “L’ULTIMO SOGNO”

venerdì 12 giugno 2009

Vendere tutto...

Non è detta l'ultima parola. Vendere il luogo dove siamo andati a scuola noi tutti. Rimanere in attesa? Intanto loro, gli artefici di questa speculazione edilizia senza ritegno, in barba a quello che vuole la gente e mossi da una avidità priva di ogni ritegno,si apprestano a vendere territorio Favazzinoto al migliore offerente, si sono svenduti il territorio da fare schifo, continuano a speculare e vendono per sè stessi, per i grandi interessi comunali. Perchè? Lo capisce anche un bambino. Dicono, nel frattempo, è meglio monetizzare oggi quanto più capitale possibile per poi, magari, reinvestirlo in interessi di pochi.

giovedì 11 giugno 2009

LA SCUOLA ELEMENTARE E' IN VENDITA


Cari amici favazzinoti, questa è una notizia fresca fresca. L'ex scuola elementare di favazzina è stata messa in vendita dal Comune con una delibera del mese di maggio, voi cosa ne pensate?
Io credo che quando un Comune mette in vendita i propri beni è arrivato alla frutta! si potevano presentare svariati progetti per il recupero dello stabile, (ci sarebbe stato l'imbarazzo della scelta, specialmente se si parla di turismo) e creare lavoro per i giovani. I ragazzi di Scilla arrivano a 18 anni e scappano via! Sembra l'ennesimo atto di svendita del territorio, dopo il metanodotto, l'elettrodotto, i terreni, e adesso anche la scuola.




mercoledì 10 giugno 2009

Organizzamundi

Mister, Negrettu e compagnia bella, vi stati priparandu? Aund'è chi rrivunu. Piccamora sunnu a Riccione poi vannu nto Garganu e finarmenti scindunu a Favazzina. Destinazione: mitico molo.
Organizzamundi. Iaprimu sti lidi e facimundi onori.

lunedì 8 giugno 2009

Gli ornitologi

Antefatto

Una sera di qualche anno fa, rimasero in ufficio a fare gli straordinari due strani milanesi, il primo di origini piemontesi delle parti delle Langhe, l'altro di origini meridionali, estremo sud, proprio sulla punta dello stivale, dove il mare poteva diventare viola.
Erano amici e compagni, sindacalisti di base di un sindacato di sinistra, nonchè militanti della sinistra che oggi definiscono radicale ma che a quei tempi faceva parte della normale dialettica politica all'interno dello stesso partito, erano anche due ottimi lavoratori, dato che l'azienda gli affidava la chiusura del bilancio della filiale.
Non erano ancora sposati, tantomeno particolarmente impegnati sentimentalmente, passavano sempre insieme sia l'orario di lavoro che il tempo libero, dedicato quest'ultimo al partito, al sindacato, al cinema d'essai, alla Palazzina Liberty dove si rapprentava il Mistero Buffo di Dario Fo, molto spesso passavano le notti con delle compagne per motivi non squisitamente politici.

La sciarra

Erano soli nell'ufficio e lavoravano alacramente per finire prima ed andare a vivere la città allora molto disponibile, la Milano da bere.
Dalle finestre aperte che davano da un lato sul Cimitero Monumentale e dall'altro sulla Dogana, con alberi secolari da ambedue i lati, arrivò un canto, un verso dal finale quasi metallico, come un richiamo di uccelli nella notte metropolitana.
Il piemontese disse :- Che bello, un'allocco -
Il calabrese rispose:- Ma quale allocco, secondo me è un'upupa -
:- Allocco -
:- Upupa -
:- Ma che cazzo ne sai tu di uccelli se vieni dal mare, io vengo dai boschi -
:- Perchè al mare non ci sono uccelli ? Sceccu
Si dice che i calabresi abbiano la testa dura, ma i piemontesi non scherzano
Le prime offese furono politiche
:- Stalinista -
:- Troskista -
:- Bolscevico -
:- Reazionario -

Le seconde offese etno-geografiche

:- Terrone -
:- Incivile -
:- Perchè incivile ?
:- Perchè la civiltà viene dal mare e tu il mare l'hai visto solo in gita aziendale, l'anno scorso -

Le vie di fatto

Cominciò il calabrese con il lancio del cestino portacarte, rispose il piemontese con il lancio del telefono che gli tornò indietro perchè non aveva tolto la spina, il calabrese lo centro con un raccoglitore di fatture attive e schivò il conseguente lancio del raccoglitore di fatture passive, seguirono tutti gli oggetti presenti sulle due scrivanie.
Quando stavano per mettere mano al lancio dei rispettivi schedari, una voce imperiosa li bloccò
:- Che succede qui ? - era il maresciallo della Polfer
:- Niente, stiamo lavorando -
:- E' mai possibile che soltanto voi non sentite l'allarme che suona da più di un'ora ?- inveì incazzato il maresciallo
I due compagni, presi dal lavoro, si erano dimenticati di disinserire l'allarme, quando lo fecero, smisero di cantare sia l'allocco che l'upupa.
Avevano scambiato l'allarme per il canto di uccelli, ci avevano pure litigato, e meno male che il maresciallo li conosceva bene ed infatti chiese:
:- Perchè stavate litigando ? -
:- Fesserie, per una questione di ammortamenti - rispose il piemontese
Il maresciallo che non capiva un cazzo di contabiltà, finse di capire, giurando che non avrebbe detto niente a nessuno all'indomani.
:- Questa sera cinema o cabaret - chiese bonariamente il piemontese
:- Cinema, ma l'allarme assomigliava molto al canto dell'upupa -
:- Se mai a quello dell'allocco -
La discussione continuò per giorni fino a quando, dei comuni amici li mandarano, brutalmente, a dare via il culo.



P.S. - Ancora oggi non ho la minima idea di quale sia il verso dell'upupa, ma non potevo dargliela vinta -

Ferruccio story

Tutte le mattine alle otto e mezza in punto Ferruccio si fermava, con la sua Mercedes, davanti casa mia, mi chiamava «Mimmo cè sei?» con la sua voce roca, inconfondibile, io uscivo e andavamo a Bagnara a prendere il giornale e a berci il caffè, rigorosamente amaro.
Se per la sera avevamo organizzato una spaghettata a casa sua, allora andavamo in pescheria a comprare cozze, vongole veraci e quant’altro ci occorreva per la cena.
Tornati a Favazzina, giusto il tempo di metterci il costume, e ci ritrovavamo in spiaggia, con gli altri amici, a giocare spettacolari partite a pallavolo. Poi grondanti di sudore come fontane ci buttavamo in mare e, con un rituale che si ripeteva ogni giorno, iniziavamo le sfide di nuoto che noi, per stuzzicarlo, gli lanciavamo. Sui venticinque metri pretendeva, poiché era quella l’autonomia di Ferruccio, dato che fumava due pacchetti di sigarette al giorno. Ovviamente ci stracciava tutti poiché da giovane, come ha già accennato Arcade, era stato un nuotatore professionista di livello nazionale e, spesso mi raccontava, che col Pentathlon moderno, disciplina che poi aveva abbracciato, non era riuscito ad andare alle Olimpiadi per una serie di circostanze negative. Dopo essere saliti dalla spiaggia, finito di pranzare, andavo a casa sua a bere il caffè e l’immancabile bicchiere di whisky McDonald’s, invecchiato da almeno dieci anni, il suo preferito.
Due volte alla settimana, dalle due alle quattro, quando il sole picchiava implacabile, io e Ferruccio andavamo a giocare a tennis con Mario (il nostro Arcade) e mio cugino Pino V. partite memorabili che ci facevano divertire un sacco e ci sfiancavano sotto quel sole cocente. L’orario ovviamente lo sceglieva Ferruccio poiché voleva sudare e mantenersi in forma dato che ci teneva parecchio al suo fisico, un fisico davvero possente.
Quando invece non andavamo a giocare a tennis, scendevamo subito al mare e, all’ombra di una barca, ci facevamo la pennichella fin quando non arrivavano i primi a disturbarci. Poi, per tutto il pomeriggio, mare e ancora mare e sul tardi, interminabili partite a pallavolo, che terminavano all’imbrunire, o per sopraggiunta oscurità.
Dopo cena andavamo spesso al Pilone a ballare e, talvolta, a mangiarci la pizza, dopo la mezzanotte, o ad ascoltare qualche cantante (mitico il concerto di Califano, il suo cantante preferito, con Ferruccio in prima fila e tutti noi ragazzi intorno a lui a fare da supporter), oppure stipati nella sua Mercedes e con la mia Mini, andavamo a Bagnara a mangiarci la granita (il mago ancora non le faceva) ed è inutile ricordare che pagava sempre lui e non c’era verso, almeno una volta, di poter pagare uno noi.
Rientrati a Favazzina, dopo una breve sosta in piazza, si finiva tutti a casa sua a fare la solita spaghettata, il peperoncino non doveva mai mancare, poi sazi e parecchio bevuti, cominciavamo con i gavettoni che andavano avanti fino alle quattro di mattino. Indimenticabile il gavettone fatto a Tonino e Peppe P. con l’acqua dove avevamo cotto gli spaghetti, tutta appiccicosa. Finalmente dopo una giornata così intensa andavamo a letto a dormire, pronti però, almeno io e Ferruccio, alle otto e mezzo di mattino a ricominciare un’altra fantastica giornata.

domenica 7 giugno 2009

Sciampi, già Fittipaldi

La tribù dei Bonavita vive in una riserva che guarda il mare e sente gli ultimi rivoli esausti del Saltolavecchia lambirne il fianco sinistro prima che possa disegnare l'ipotetico estuario. I Bonavita sono numerosi e con vari rami collaterali; le frequenti commistioni hanno prodotto elementi eterogenei nella conformazione fisica e nella predisposizione mentale. Nonostante questo coacervo mantengono una sostanziale uniformità per due caratteristiche: sono simpatici e sono fuori dall'ordinario. E vanno d'accordo tra di loro. Non ho mai capito come possano mantenere l'armonia dentro quella riserva: evidentemente per merito di un sapiente gioco di scambio, tra chi arriva e chi parte, organizzato da un geniale amministratore di condominio. Penso che siano stati gli inventori della multiproprietà. Aumentavano di numero, ogni anno c'era qualcuno che non avevi mai visto e questo poteva essere naturale, frutto di riproduzione sessuata. Si restava sorpresi però quando comparivano elementi collaterali spuri generati da una sorta di gemmazione parentale: zii, cugini,cognati in una gamma che andava dal più lasso grado di parentela fino alla totale estraneità genetica.
Il personaggio che vorrei ricordare non so come c'entrasse con i Bonavita, tuttavia Giancarlo e Maria Stella (ramo campano) lo chiamavano zio e tale fu finché non lo chiamammo Fittipaldi: Emerson, due volte campione del mondo di Formula uno. Identico! Stesso naso e stessa chiostra di denti sovraffollati e malocclusi, stesso taglio di capelli con basettoni disordinatamente folti, stessa valutazione estetica: brutticeddu, menu mali chi è simpaticu. Dopo averlo battezzato rimanemmo di stucco quando disse con accento campano patinato milanese: -Song' pilota pure io, neh!- A faccia ru cascu! Era vero, un vero pilota di formula tremila e gareggiava spesso al Mugello, Vallelunga e Misano. Venne a Favazzina per qualche anno poi lo perdemmo di vista.

Una sera, credo verso la fine degli anni ottanta, guardando alla televisione una trasmissione di Chiambretti che parodiava il festival di Sanremo vidi un personaggio che Piero pensava di lanciare nel mondo della canzone. Jeans e maglietta, cantava accompagnandola con un ballo a saltelli "zumpa filici" una canzone che faceva il verso a quelle di un certo Scialpi, un supposto cantante più noto come boy friend di una certa Sabrina Salerno showgirl, supposta. Portava i capelli neri, corti e "ngellati" e lo chiamavano Sciampi. Aveva un naso fuori misura e quando, alla fine della prestazione canora, esibì una generosa risata strapiena di denti non ebbi dubbi: -E' Fittipaldi, minchia chi cazzu, chiddu è Fittipaldi!- Nessuno di quelli attorno a me potè confermare, più probabile abbiano pensato che m'ero rincoglionito.
L' estate successiva Giancarlo mi confermò che Sciampi era proprio suo zio Fittipaldi. Nonostante il prodigarsi di Chiambretti la notorietà finì repentina e del cantante Sciampi non se ne seppe più nulla.

Non so se quanto ho scritto possa essere ricordato da qualcuno del blog (Longu, Spusidda magari) per cui chiedo al nostro Antonio della Florida (ramo milanese dei Bonavita) se gli è possibile fornirci notizie di Sciampi, già Fittipaldi.

Buona domenica.

mercoledì 3 giugno 2009

Chi è Ferruccio? Una breve biografia

U Grecu voli sapiri, u Grecu saprà. Ferruccio B. è un umbro di Terni ma a quel tempo viveva a Latina dove il grande capo Arnaldo C. l'aveva mandato a fare il concessionario per una sua ditta tessile. Arnaldo C. è un imprenditore famoso in Umbria e lo dovresti identificare, Grecu, soprattutto se ti dico che è stato il valorizzatore e uno dei maggiori produttori di quel magnifico vino che è il Sagrantino. Ma è di Ferruccio che dobbiamo parlare per cui cominciamo col dire che venne a Favazzina invitato da un suo amico reggino: il paese gli piacque sempre più, l'amico sempre meno per cui fece lega con alcuni di noi giovani del paese e per vari anni (cinque, sei, non ricordo) nel mese di agosto fu una presenza fissa. Siamo alla fine dei settanta e l'inizio degli anni ottanta, Ferruccio aveva qualcosa più di quarant' anni e per noi fu come uno zio generoso, munifico, tanto che quasi tutte le sere a casa sua si faceva baldoria. Spusidda, suo cugino Pino e io eravamo ospiti fissi. Ferruccio era un grande nuotatore e ne aveva il fisico, asciutto e a triangolo: vita stretta e spalle larghe. Nonostante l'età -U Longu è testimone- filava come un pesce; per forza, era stato un atleta di livello nazionale e aveva gareggiato persino contro Bud Spencer quando questi si chiamava Carlo Pedersoli ed era il più forte nuotatore italiano, il primo a scendere sotto il minuto nei cento stile libero. Ora, ne potrei raccontare fra le tante che abbiamo combinato ma forse sono cose che ai più non interessano. Chiudo ricordando del perenne conflitto che tutte le sere Ferruccio aveva col Mago allora proprietario e gestore del Pizzatennis. Per essere precisi il conflitto era col giubbocs del tennis e generava dialoghi di questo tenore:
-Peppino, smorza sto casino!
-Dottore, dobbiamo lavorare.
-Ma quanto ce fai co sto scatolone, cinquemila, diecimila?
-Ai ragazzini piace, dottore.
-Te le do io diecimila al giorno basta che lo tieni spento.
-Non si può fare, dottore.
-Allora annamo a pijà la pizza a Bagnara. E nu me chiamà dottore perchè non ce lo sono.
Metteva in moto la Mercedes e si andava incontro alla movida bagnarota.

Ps: Aveva una moglie simpatica e due figlie. La maggiore, Emilia, era carina ma se vuoi saperne di più, Grecu, prova a chiedere a un tuo cugino messinese. Lo junior, dei due.

“La strafiga”

Parecchi anni fa, una trentina circa, venne in ferie a Favazzina, la classica “sciura” milanese piena di “danè” e insieme a lei le due figlie, una bionda e una mora. Erano, è giusto dirlo, tutte e due delle belle ragazze, ma mentre le mora era sempre sorridente e alla mano, la bionda era parecchio antipatica e se la tirava in modo bestiale. Guardava tutti dall’alto in basso in modo altezzoso e quando camminava stava talmente ritta che pareva avesse un manico di scopa infilato dentro al culo.
Al mattino quando arrivava in spiaggia più che a farsi il bagno, pareva dovesse andare a fare una sfilata. Non aveva un capello fuori posto ed era truccata in maniera perfetta, senza la minima sbavatura. Si sedeva sulla sdraio sotto il suo ombrellone e se ne stava tutto il tempo così, a guardare tutto quello che accadeva intorno a lei, senza muovere un ciglio, o manifestare la più piccola emozione. Sembrava una statua di sale anche per via della carnagione chiara che raramente i raggi del sole riuscivano a sfiorare. Il bagno manco a parlarne e il massimo che si concedeva era bagnarsi i piedi quando sulla spiaggia eravamo rimasti solo in pochi.
Ferruccio mitico personaggio di quegli anni e grande amico, na putiva schiariri.
«A me quella lì mi sta sulle palle! Cosa crede che c’è l'ha solo lei? Uno di questi giorni la butto in mare, gliele devo far abbassare quelle arie da gran fica».
Tutti i giorni seguitava a ripetere la stessa cosa, con la sua caratteristica parlata umbra che mi faceva morire ascoltare.
«Ma lasciala perdere, magari poi sua madre si offende» cercavo in tutti i modi di dissuaderlo, essendo la madre divenuta nostra amica.
Ma lui non se ne dava per inteso e un giorno, insieme a un gruppetto di nostri amici (non ricordo bene, ma magari vi erano pure u Longu e Arcade) si avvicinarono alla ragazza e prima che lei si rendesse conto di cosa stesse accadendo, la sollevarono di peso con tutta la sdraio e, correndo veloci, come la Madonna in processione, la buttarono in mare, tra i gridolini isterici della ragazza che, un affronto simile, ad una come lei, la più strafiga della spiaggia, non se lo sarebbe mai aspettato.
Una volta in mare, Ferruccio non ancora contento e per completate l’opera si avventò su di lei e la spinse sott’acqua con un piacere sadico, quasi affogandola, poiché la ragazza, tra l’altro, non sapeva nemmeno nuotare.
Io ero lì vicino e riuscii ad afferrarla e a fatica la tirai su, con lei che terrorizzata si era avvinghiata a me come un polipo. I capelli le si erano disfatti e c’è li aveva tutti appiccicati sulla testa, mentre il trucco, ormai sciolto, le colava sulle guance impiastrandole il volto, pareva avesse una maschera e, in preda al panico, aveva perso tutta la sua compostezza.
Schiumando rabbia tornò al suo ombrellone lanciando sguardi carichi d’odio a Ferruccio e compagni, mentre questi, contento per la riuscita se la rideva di gusto, beffeggiandola.
Raccolse le sue cose e velocemente si allontanò dalla spiaggia, furente, ma, almeno per quella volta, con i piedi per terra e non librandosi in aria come solitamente le piaceva fare.

Veleggiare II








Provate un week end a salire in barca a vela ed andare a gironzolare dove il vento vi porta, sarete accompagnati da colori forti e se il mare è clemente appena scende la notte si rimarrà con il naso all'insù per vedere un panorama mozzafiato è impagabile, Nino preparati l'Isola d'Elba ci aspetta.