Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

giovedì 11 marzo 2010

Gara di nuoto Favazzina-Scilla

Dopo la recente scoperta di altarini nascosti e scheletri nell'armadio, il mio maestro si trova in un momento di relativa debolezza concettuale pertanto ne approfitto per raccontare di quella volta che deragliai dai corretti binari dei suoi insegnamenti.
Ci insegnava che il giovane favazzinoto non compete in nessun evento sportivo individuale che nulla può aggiungere all'indiscussa superiorità teorica. La gara di nuoto Favazzina-Scilla come tutte le prove di durata, diceva, è un inutile esercizio simile a una gara per mangiatori di uova sode in una sagra di paese. Il favazzinoto si spara uno sprint molo-ribba ed è tutto, è il migliore e non ha senso andarsene peri peri per l'oceano a dimostrarlo.
Forte di tale assioma avevo resistito al canto delle sirene fino alle ore 15 di Ferragosto. La sirena si chiamava Massimo, aveva deciso di fare quella gara di nuoto e da due mesi si allenava alla Rari Nantes di Reggio, senza apparenti miglioramenti. Continuavo a batterlo su qualsiasi distanza dello sprint, a stile, a rana, a dorso e pure alla Italo (1). Insisteva perché partecipassi alla gara, spronando, ce la puoi fare, denigrando, non ce la farai mai. Resistevo, mi ero legato all'albero e resistevo.
Il pranzo di Ferragosto contempla pasta o furnu con bis, porzione abbondante di parmigiana e polpette al sugo, non meno di sei. Non proprio una dieta da atleta ma per uno che doveva seguire la gara dalla strada nazionale, a piedi, il carico di calorie era adeguato.
Dieci minuti alle 15, scesi in spiaggia. Massimo si era iscritto, i concorrenti si davano l'olio sul corpo, la giuria controllava e le barche al seguito erano pronte per la partenza. Pensai al maestro e convenni sull'inanità di tutti quei preparativi. Massimo si avvicinò e mi disse:
-Si propriu nu cazzuni favazzinotu, va fatti u bagnu nta gebbia-.
Mi tuffai, il maestro mi perdoni, però fuori concorso.
Nuotavo accanto a Massimo, seguendo il suo ritmo. Mi annoiavo, suttafrunti aumentai il numero delle bracciate, avevo energie in esubero -a pastofurnu, penzu- ma l'atleta rarinantes seguiva con la sua solita lentezza, mi toccava aspettarlo e m'incazzavo. Più piano di così anneghiamo, gli facevo presente, ci stanno passando tutti. Lui zitto e nuota. Stavamo seguendo una rotta a naso, a me sembrava di andare un pò troppo al largo, m'informai e fu l'unica volta che parlò: -cusì facimu menu strata. Può essere, io intanto non vedevo manco la riva, solo montagne. Mi sentivo ancora in forze e volevo incrementare -il bis più parmigiana, credo- ma il nuotatore accanto a me non rispondeva alle sollecitazioni.
All'altezza ru Livitu, non era ancora Chianalea, mi salì qualcosa dallo stomaco. Dicono che il colpo del ko per il pugile è un lampo che ti fulmina il cervello e cadi, puoi solo cadere. Io non potevo cadere, galleggiavo, ma il colpo arrivò con la nausea e l'acido in gola -malanova e purpetti, quanto cazzo di aglio ci mettono?- Smisi di nuotare. Massimo andava, anzi ora mi sembrava che andasse di quel po'. Non lo vidi più, non vedevo più niente, solo acqua. Una di quelle situazioni simu a mari cu tutti i robbi. Carmarìa chiatta, nemmeno una qualche rema a trasportarmi come un tronco o anche come uno di quei cosi residuali che galleggiano. Non riuscivo a fare altro che star fermo, facevo il morto. Aspettavo, che cosa dovevo aspettare? una balena che m'inghiottisse, un salvataggio biblico?
Il rumore di un motore. Era un gommone di milanesi villeggianti a Favazzina. Mi videro e mi lanciarono una corda. Mi aggrappai, recuperavo corda per avvicinarmi al gommone e salire quando sentii uno strattone. Pigliai velocità planando sull'acqua. Stavo dividendo il mar Tirreno con l'addome ma mi bruciavano le mani e il costume, mollai la presa. Capirono che era meglio issarmi a bordo. Seduto vicino al guidatore, respiravo con affanno.
-Scusami, pensavo che volessi uno strappo per arrivare al porto di Scilla. Per la gara.
-La gara, che gara? Non sono neanche iscritto.


E Massimo? Bravissimo. Arrivò sesto o settimo, non ricordo. Onore al merito, ma andava piano minchia se andava piano.


(1) Italo è una delle persone più a modo che potete incontrare a Favazzina, sempre gentile, con un' educazione, un aplomb direi inglesi. Grande tifoso della Reggina, sportivo e competente. Per noi ragazzi era un mito quel suo stile di nuoto unico, inimitabile. La testa va tenuta molto alta sull'acqua e deve seguire le bracciate girando a sinistra su braccio destro e viceversa. La bracciata va portata col braccio steso, la mano in estrema flessione dorsale come un saluto fascista talché sarà il polso ad entrare in acqua per primo. Lo stile non produce grande velocità ma il procedere assume l'eleganza del cigno.
Ciao Italo, forza Reggina!

12 commenti:

romanaccia ha detto...

Sto ridendo e riridendo. E' un gioiellino dall'inizio alla fine, senza un calo di ritmo e una caduta di tono. Bravò.

romanaccia ha detto...

più leggo e più rido

Statua A ha detto...

Forte Arcade, soprattutto l'immagine dell'acqua-planing.
Mi verrebbe da dire "chi va piano va sano e va lontano".

arcade fire ha detto...

Dici bene Statua, quella è sempre stata la massima di Massimo.

Onorato,capo. Quando ti rivedo sugli scaluni ne posto un altro: pare che porti bene

u'longu ha detto...

Bellissima Mario, uno spasso.
Ti perdono per la trasgressione, non perchè sono in crisi mistica, ma per quanto sei bravo.
E poi amo i discepoli trasgressivi, il Verbo lo lasciamo a Malumbra.
La ciliegina sulla torta è a natata i Italo, l'hai descritta così bene che mi è sembrato vederlo nuotare. Incomparabile.
Leggo e rileggo, hai superato il maestro.

arcade fire ha detto...

Mimmo, anche da ateo non si devono dire eresie: è già tanto se posso accompagnare il maestro anche solo per prendere le sigarette. ciao

chinnurastazioni ha detto...

Coraggio e orgoglio favazzinotu, forsi con qualche polpetta in meno, chissà, saresti arrivato fino al porto di Scilla, insieme a Max. Una vittoria personale. A rema com'era? Bella Mario

arcade fire ha detto...

Sempri cuntraria mi fu quell'erma rema, Nino.
...
...
...
e u nniari è duci nta stu mari.

u'longu ha detto...

...e non si viri nenti cu sti sipali..

Spusiddha ha detto...

Anche se in ritardo mi unisco al coro: una vera perla!
Con questo post hai colmato il gap (si dice cosi?) dal maestro, il primo, da vero signore a riconoscerlo.
Il finale sulla natata di Italo è più la torta sulla ciliegina.
Grandioso!

mariuzza ha detto...

fortissimo Mario! va fatti nu bagnu nta gebbia è propriu na perla.
tra tia, u longu e spusiddha na miniera d'oro

arcade fire ha detto...

Va bene Mariù, nui schiavamu per cercare fatti favazzinoti,ma mi piacerebbe che si parlasse anche di attualità. Penso che potrebbe interessare. Ciao