Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

sabato 20 marzo 2010

La doccia s.s. e la doccia di Lalla

La doccia s.s.
Non ce l'avevo la doccia, non avevo neanche la terrazza e mi ero ridotto sul lastrico con una bagnarola Moplen piena d'acqua a riscaldarsi al sole. Usavo una bucaletta con manico, mi versavo l'acqua addosso per un'abluzione parziale ma sufficiente per le esigenze igieniche estive.
L'acqua scaricava da un purtuso che sfociava nel cannolo, scendeva e scorreva nella vinedda dopo aver lambito la seggia di cugginu Ntoni che leggeva la Gazzetta del sud.
-Mi sta' lavandu i peri, nniricatu- grirava pi supra.
-Mi sto facendo la doccia- rimandavo abbasciu.
-Va fattilla nta marina.
La doccia nta marina non c'era ma gli australopitechi che abitavano la spiaggia preistorica si stavano emancipando e non potevano sopportare più il sale sulla pelle, la secchezza dei capelli, il naturale olezzo del sudore. La doccia era indispensabile e bisognava installare. Inutile rivolgersi ufficialmente al comune di Scilla, già ci fottevano l'acqua per dirottarsela a casa loro, -l'avidità delle cucuzze longhe-, il sindaco se ne sarebbe lavato le mani. Mimmu Spusidda non si rassegnava, era convinto che potevamo farcela da noi stessi, organizzò una spedizione a Scilla dove, non so bene in quale magazzeno comunale, prendemmo furtivamente in prestito vari tubi idraulici e viva evviva a Santu Roccu! Le mani d'oro di Spusidda sono le operose appendici di una mente naturalmente predisposta all'organizzazione, per uno che ogni anno tesseva la rete da pallavolo da un semplice gomitolo di corda raccordare quattro tubi fu come bere un bicchier d'acqua. Allacciammo la tubatura alla rete idrica del retrostante orto di compare De Giovanni di fianco ai Bonavita. L'ingegnere comprò di tasca sua il diffusore e il rubinetto dopodiché consegnò l'opera. Si poteva inaugurare. Un successo, di pubblico e di critica. E notorietà. A Bagnara e Scilla non ci volevano credere e mandarono ambasciatori: quelli di Bagnara furono invitati a usufruire del servizio, quelli di Scilla furono pigghiati a puntati nto culu.
Collocata sul muro di cinta del giardino, in fondo alla via marina subito a sinistra, la doccia lavorava a getto continuo.
Avevo dismesso la bagnarola, ora sul lastrico ci andavo solo perchè mi piaceva affacciarmi e vedere il mondo nel vicolo di sotto. Cugginu Ntoni leggeva la Gazzetta del sud.
-Cugginu Ntoni, a cu mmazzaru oggi?
-Ehi, nniricatu. Non ta fai a doccia?
-No, avevate ragione. Megghiu nta marina.


La doccia di Lalla
Ma quand'è che dalla storia si entra nella leggenda? Ci voleva un esempio fulgido, un eroe eponimo. Qualche dio di Sprumunti provvide. La signora Lalla venne alla doccia titubante e timorosa, aspettò il suo turno in silenzio. Quando toccò a lei, posizionò gradualmente e con cautela il suo corpo breve e circolare sotto il getto, temendo piovesse fuoco s'accorse che era veramente fuoco e la stava avvinghiando per affondarla nei gorghi della passione. La signora saltellava sotto la cascata come una rana quando le si titilla il posteriore e gorgogliava comu a na gazzusa appena stappata. I suoi gesti diventarono il sembiante della voluttà idrica che la stava possedendo. Sdillabbrò lo scollo del costume permettendo al liquido di intrufolarsi, parimenti sdillabbrò l'elastico inguinale per permettere l'uscita, ma l'acqua ristagnava e baddariava nell'intercapedine, scivolava a piccoli rivi schiumosi lungo le cosce. Nel retrotreno la maggior aderenza del costume se permetteva l'introduzione ne ostacolava la fuoriuscita e l'acqua si accumulava nella regione sovragluteale raddoppiando il tafanario a mo' di ottentotta. Lalla liberò dalla contenzione parte della culatta e il liquido potè sculare. Infine scutulò dimenandosi energicamente e s'acquietò, asciutta e prosciugata.
Lo spettacolo andò in scena quotidianamente per tutto il mese di agosto. Alle dodici e trenta. I numerosi fans non se ne perdevano uno e sarebbero stati pure lieti di pagare il giusto prezzo di un biglietto se non fosse che era tutto gratis et amore dei.

4 commenti:

arcade fire ha detto...

Ho romanzato qua e là per rendere palatabile sperando di non risultare indigesto.
Ad ogni modo, della doccia s.s. Spusidda dovrebbe ricordare perchè fu veramente il fautore e l'esecutore.
Per la doccia di Lalla, porto come testimone P. il fratello ru Longu che fu il primo ad accorgersi del fenomeno.
Lalla è un nome di fantasia, poca.

u'longu ha detto...

Bellissima Mario.
La doccia in questione fece una brutta fine perchè i supramontani, perennemente senza acqua, la smontarono accusandola di forte consumo.
Cioè, secondo una logica che mi sfuggiva e mi sfugge, si consumava più acqua facendo la doccia cu l'acqua gelata e ca fila chi ti mittiva prescia, piuttosto che farla a casa, calda, comoda, senza fila.
E' quello che mi fa amare il paese, a paccia che ogni tanto ci colpisce, tutti.
Si era notato, nel periodo della doccia marina, un certo movimento di pensionati vicinu a caserma, con picchi di frequenza verso l'una.
C'era genti chi non mangiava cchiù, non tanto per vedere Lalla, ma le sue consimili.

Spusiddha ha detto...

Ricordo benissimo il blitz che facemmo a Scilla, e il ritorno in paese vincitori con i tubi e la realizzazione della doccia.
Piccole cose, come la costruzione della rete di pallavolo, la pulizia della spiaggia, la Stafavazzina, la raccolta dei rifiuti nella piazza e nella zona circostante, etc..
Tutte cose fatte col cuore, per amore del paese e tante altre ne farei se solo vivessi a Favazzina.
A parte la doccia di Lalla che ricordo con simpatia e la fila di pensionati e non solo che ha ricordato u Longu, i frequentatori più assidui della doccia erano tuo fratello Natale e Roccu u Nchiumbu, era quasi impossibile scalzarli di là, come minimo si facevano 10 shampoo a testa.
Comunque cime ha detto u Longu ci fu solo ingratidudine e la distruzione notte tempo della doccia.
Bei ricordi Mario, sempre molto bravo.

Statua A ha detto...

Entusiasmante la spedizione nella vicina Scilla e l'operosità del dinamico Spusiddha... sicuramente palatabili.
Palatabile anche la doccia di Lalla, ma solo dal punto di vista narrativo.. dall'altro mi risulta leggermente indigesto..
Bella storia Arcade.