Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

mercoledì 3 marzo 2010

A nuvena

Era di maggio, il mese mariano, ogni sera nella piccola chiesa del paese c'era a "nuvena" da Madonna, ed un coro formato dalle donne favazzinote, intonava, per modo di dire, canzoni di laudi alla predetta.
Il coro era accompagnato da un vecchio organo con annessi pedali, suonato dal prete, detto don Giuvanni Sebastianu, famoso per le toccate e fughe, più le seconde delle prime, specialmente se ad ascoltare c'era qualcuno con un minimo di cognizione musicale.
Non era tutta colpa sua, metà dei tasti non funzionavano od erano ininfluenti, il cigolio dei pedali che davano aria all'organo superava il rumore della musica.
Si, la musica era rumore, una cosa favazzinota, arte pura. Futurismo.
Ogni tanto i pedali s'incastravano con la tonaca del prete e non arrivando più aria l''organo moriva lentamente, almeno avrebbe voluto, ma Johann Sebastian lo riprendeva pestando forti chi peri, carcagnati da predetta.
Una lenta agonia per asfissia, con riprese immediate, un organo ca silicosi.
Quando finiva di suonare Johann Sebastian era stanco e sudato come se avesse zappato tutti l'orti ra 'Nchiusa.
Pare, e dico pare, che il vero J.S. Bach, ad una ispezione della tomba (sentivano dei rumori) avesse fatto diverse capriole con carpiato finale dentro la stessa.
Passiamo al coro
Mia madre ne faceva parte, una Maria Callas della musica sacra, le mancava solo il naso e qualche corda.
Era un coro democratico nel senso che era aperto giustamente a tutte, sia alle intonate che a quelle che facevano crollare i muri, per appartenervi contava la devozione non l'ugola.
Il risultato era eclatante, effetto mare-monti, il canto variava tra il bandiamento di pesci alla bagnarota ed il canto di alpini ubriachi.
Naturalmente ognuno pi fatti soi, sano individualismo musicale.
L'organo era situato sulla sinistra dell'altare, vicino all'ingresso della sacrestia, noi bambini in piedi accanto al maestro di cappella che rovistava tra i tasti.
Curioso com'ero volli pigiare un tasto dello strumento, uno di quelli laterali, defilato, giallognolo, sicuramente non funzionante.
Cazzo funzionava, ne uscì fuori un suono che somigliava vagamente ad una pernacchia.
Johann mi fulminò con lo sguardo e continuò a rovistare, in mezzo a quel baiallame nessuno ci aveva fatto caso, lo sapevamo solo io e lui.
Finita la messa, in sacrestia, mi diede un colpo in testa con le nocche delle dita, un dolore terrificante, le stelle dell'Orsa grande e piccola.
Avevo sciupato l'esecuzione, stava registrando Pollini.
Secondo me, Johann Sebastian ed il coro, hanno avuto forti responsabilità sulla stabilità della chiesa, intesa come edificio.
Però che ricordi bellissimi, il profumo delle rose, dei gigli, delle mimose, dei ginepri che ornavano l'altare e poi un senso di pace, di serenità,le canzoni favolose, ne ricordo ancora qualcuna:
"Mira il tuo popolo o bella Signora che pien di giubilo oggi ti onora....",

14 commenti:

arcade fire ha detto...

Ho fatto bene ad aspettare il verbo. Questo per me è Vangelo e neanche tanto apocrifo. Me ne sto in religioso silenzio e ascolto il mio io chi si sta scialandu di cuntentizza.

romanaccia ha detto...

Non so più che dire. Ormai sembra che faccia complimenti meccanici, ma che posso fare sono contenta di leggere un racconto così. quasi quasi mi piglia a cantare "...anch’io festevole corro ai tuoi piè".
Avrei tutti i numeri per entrare nel prestigioso coro della polifonica di Santa Croce. Parola di pirata.
ah quanto mi piace il nocchino educatico/vendicativo nel chiuso della sacrestia

u'longu ha detto...

"festevole" ecco l'aggettivo che non ricordavo nella seconda strofa.
Pensavo, "arrendevole" troppo ruffiano, "pregevole" non c'entra niente, "amorevole" troppo sdolcinato.
Non ci ho dormito una notte, non che "festevole" sia il massimo, comunque è quello, grazie Claudia.
Mario non ci rimane che la religione, ed è dura.

u'longu ha detto...

Ho una mia formazione per il coro della polifonica S.Croce:
con il vostro permesso gradirei il ruolo di maestro di cappella, organista Dominic Le Long von Bach,(mi piacciono i titoli)
alla direzione del coro l'esimio maestro Marius von Bueten di Stoccarda
voce solista la soprano Claudia von Clausewitz per la sua voce battagliera
... il resto della formazione fatela voi, che non si dica che prevarico

arcade fire ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
arcade fire ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
arcade fire ha detto...

Proprio per la voce battagliera la soprano se la chiami la soprano ci s'incazza di questo svilire il virile, penso non gradisca il cambio di genere.
Io quello di Stoccarda non lo conosco ma sono onorato se mi si concede di portare il cappello al maestro e al maestro di cappella. Posso dirigere il traffico.
Domenico Spusilli potrebbe scrivere il libretto e S. Malhumber la musica.
Come tenore dobbiamo prendere il meglio rimasto sulla piazza: Placido Domingo (anche non)

u'longu ha detto...

Hai ragione, il soprano, ma non riesco ad indicarla al maschile, anche se da bambina un pò maschiaccio lo era.
Al controcanto Mariellen, a lei piace contrastare.

arcade fire ha detto...

Esatto Mimmo, non dimentichiamolo: Gadduriava comu a nu masculu. Ormai mi sono affezionato a quest'immagine.

Mariellen Mariuzzen?

Sei d'accordo sul tenore, Mimmo?

romanaccia ha detto...

Ecco qua, tagliamo la testa al toro. Certo avrei preferito la buca del suggeritore, ma per la polifonica S. Croce sono pronta ad ogni sacrificio

arcade fire ha detto...

La testa? vabbè diciamo la testa.

chinnurastazioni ha detto...

Sguarnita è, la guarnigione ecclesiastica, loro, hanno trafugato l'organo e disciolto il coro, non ci rimane che andare a pregare e cantare dalla conorrenza, almeno lì, troviamo morbidi tappeti.

u'longu ha detto...

D'accordissimo sul tenore, Mario, ci serve per elevare il tasso di cazzunaggine indispensabile.
Claudia, non ti preoccupare, metteremo una sipala di rose.
Nino alla concorrenza campamu dui iorna, almeno io, blasfemo come sono.
Al primo giorno mi farebbero una fatwa, per poi fare una Jihad al paese.
Megghiu i previti

Spusiddha ha detto...

Leggendo questo bellissimo post, mi viene da pensare che incosciamente tu ti sia abbandonato, con una sorta di voluttà, al suono dell'organo, al profumo dell'incenso che ti ricordano l'infanzia e le messe serali della tua fase mistica.
(Minchia chi bravu!)