Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

giovedì 31 dicembre 2009

U fochista i capillannu

I botti i capillannu si schiumbaru
surfalora di purbiri bagnata
partunu i dda n'terra mi nchianunu pall'aria
restunu dda n'terra e nchianunu li cazzi
a botta av'a fari bum ambeci faci pif
nu piriteddu senza rumuru e senza fetu
e mancu puzza u surfuru ru scoppiu
na nuvulata i fumu senz'arrostu

U fochista chi si chiama Ferdinandu
artista premiatu e spertu fin'a tandu
iava pirdendu tempu e puru a faccia
non si dduma sta coppula di miccia
e shrica cendiri e sciuca tricchitracchi
iastima a santuroccu cu cani e cu bastuni
preia a santabarbara facitimi na grazia
sparatimi na bumba a scangiu i na candila

Esti menzanotti menu vinti menu reci
dduma pigghia non pigghia si stuta
menu cincu e Ferdinandu non ncia faci
u focu non nci ntisa e mancu u razzu
ora cu li senti a chisti ora comu fazzu
nci vulissi nu miraculu u tempu ncurcia
l'urtimu minutu ra me vita eccu comu
m'incudduriu e scianchi carta e cartoccia

Benzina e focu e tri e dui e unu
satu allancallaria a tempu zeru
nto culu all'annu vecchiu e puru o novu



mercoledì 30 dicembre 2009

Attenti al Blog

Ho appena finito di leggere "La strada delle croci" di Jeffery Deaver, scrittore divenuto celebre con il romanzo "Il collezionista di ossa" dal quale è stato tratto anche un film con Denzel Washington e Angelina Jolie.
Per noi che navighiamo in internet e che scriviamo post su un blog, credo che leggere questo libro sia davvero molto interessante, o se preferite inquietante.
Scoprirete così, perchè alcuni blogger (sarà stato cosi anche per il Greco?) decidono di creare un blog.
Ah, dimenticavo, "La strada delle croci" è un ottimo thriller!

U fochista ra vigilia

Sugnu nu fochista chi dduma micci e spara razzi bumbi e trictrac. Sugnu nu fochista fu fochista e di Vicenzina vivente anni novantadui tantu pi diri c'aimu u misteri nto sangu me patri sparava da Gioiosa a Rosarnu artificiere ri du mari u maru su stutau na malatia u focu i santantoniu chi pi giustu non si mori ma cusì fu non sacciu non sugnu dottori. Sparu pi tutta la Calabria e limitrofa sparu pi festi patrunali menzaustu trionfini e capillanni. Apposta staiu parrandu chi ieu parru pocu mi chiamaru a Favazzina mi nci conzu u salutu all'annu novu nta chiazza rimembranza. Staiu priparandu bellu bellu puru se chiovi vogghiu fari n'opera d'arti nta du scuru nci disegnu na funtana nu zampillu nu serpenti e focu di milli culuri e rumuru di bumbi atomichi; nta du scuru nci spaccu u cielu an quattru e nci scutolu tutti i limunari ru comuni i Scilla. Stavota fazzu danni. Mi ndi futtu mi nasiaia i tuttu stu burdellu sugnu puru nu pocu ntronatu se vaia a ddiri dintra di mia sempri mi piaciu u silenziu quandu tuttu finisci a quieti ropu ra tempesta. Basta. Ora basta parrari basta sparari ndi virimu rumani sira vi spettu ammenzu o focu o infernu o paravisu potendu. Vi salutu. Ferdinandu.

lunedì 28 dicembre 2009

La scarpa

Avrò avuto dieci o undici anni.
Mia madre mi aveva comprato un paio di scarpe nuove fiammanti, tipo scarponcino, per chi si ricorda, erano quelle che s'allacciavano con dei ganci laterali, almeno sei per lato, bisognava stare attenti a non saltarne qualcuno altrimenti si scioglievano facilmente.
Ed io da ragazzino ero molto distratto, anche adesso.
Era il mese di febbraio, passeggiavo da solo in riva al mare, sul bagnasciuga, portato dalle onde, un pallone bucato di gomma si prestava invitante al calcio liberatorio.
Presi la rincorsa e calciai con violenza, insieme al pallone volò anche la mia scarpa destra che, dopo un'angosciosa parabola, ammarò ad oltre venti metri dalla riva, quasi al largo.
Galleggiava.
La scarpa orfana aspettava trepidante che il moto ondoso riportasse a riva la gemella, ma come diceva un mio amico " 'nta vita 'nci voli culu ".
Infatti la scarpa fuggita, dopo il galleggiamento iniziale, affondò inesorabilmente.
Avete presente il filmato dove si vede il Titanic affondare ? quella sensazione di tragedia, di angoscia, che pervade l'animo umano ? ebbene, anche se in scala ridotta, sentì quelle emozioni.
Come facevo a tornare a casa con una scarpa sola ? allora non c'era il telefono azzurro, mancu giallu o viola, c'era l'incognita delle botte o del grande cazziatone.
Non avevo paura delle botte, anche se mia madre non disdegnava, ma del ricatto morale di tutti i parenti, già li sentivo :
:- Tuo padre lavora lontano per guadagnare i soldi e tu perdi le scarpe nuove, disgraziatu -
Non faceva ne freddo ne caldo, era una giornata mite e senza sole, mi spogliai restando in mutande, deciso di recuperare quella maledetta scarpa.
Il mare invece era ghiacciato, friddu, ma friddu friddu, non avevo il coraggio di entrare in acqua, ma sentivo le voci "disgraziatu, disgraziatu".
Fu una cosa veramente veloce, tuffo, quattro bracciate, calata e recupero scarpa, altre quattro bracciate, a riva.
Mai più sentito un freddo così forte, tremavo come una foglia, non sapevo come asciugarmi, ero sporco di sabbia bagnata.
Nessuno s'accorse di niente, non presi neanche il raffreddore, ma credo che la mia anima, il mio modo di essere, subì una variante che dura tutt'oggi.
Non sento più le voci, neanche e purtroppo, quelle che vengono da molto in Alto.
Adesso, quando mio figlio perde l'ennesimo cellulare e lo dice come se non potesse fottersene di meno, tendo ad incazzarmi, poi ricordando la scarpa, gliene compro un'altro più bello.

Favazzina

Da un canto un rivo di pietre asciutte e d'immondizia varia.
Dall'altro canto un masso con due corni che van su a penetrare l'aria.
Nel mezzo giace un local gentil, una cittadina:
E' il paese dei miei padri, e' Favazzina.

La stazione, il ponte, i vicoli, la filanda,
La "Rimembranza", gli orti, gli scogli e la marina.
Essi son posti belli e la' il cor, coi miei ricordi, si sollazza,
E con la mente vaga sugli scalini sacri della piazza.

L'acqua della Fiumara e' ora rara, come gli amici miei di gioventu',
L'acqua del mare bagna ancor quel famoso scoglio, ma i corni non ci son piu'.
Sebben i miei ricordi son come grani di calda sabbia della marina,
Le mie tenere emozioni mai potran morir fintantoche' esiste Favazzina.

sabato 26 dicembre 2009

26 Dicembre Santo Stefano

Un racconto di Natale è meglio scriverlo il giorno dopo. Anche per non far torto a Santo Stefano protomartire che già di suo è ben sfortunato: il primo a morire lapidato, e lo vanno a collocare il giorno dopo la Nascita. Un'ironia di cui avrebbe fatto volentieri a meno, forse avrebbe fatto volentieri a meno anche di qualche pietra ma non si può giurare sui santi, hanno la vocazione al martirio. L'avete già capito che giro e giro e non so dove andare a parare. Nemmeno nella squadra del Mister mi prenderebbero portiere. Allora meglio portinaio di questa casupola mediorientale. Non fa il freddo che t'aspettavi: forse ieri. La porta è socchiusa, riesco a vedere la signora Madre di profilo: è bella, il puerperio giova. Quello che fa la parte del padre è anziano ma pare contento di questa insperata adozione che gli è capitata in vecchiaia. Ci sono tre ospiti ben vestiti che fanno le pose di andar via, hanno lasciato i regali di Natale ai piedi di una culla. Asini, bovi o altri quadrupedi non ne vedo e mi avevano detto che c'erano. Quello che vedo è un bellissimo bambino, biondo, rosa e vermiglio nelle varie parti del corpo nudo -ve lo dicevo che non fa freddo-; c'è anche un uomo che credo di riconoscere in S.C. di Solano, un quasi paesano. Si avvicina al pargolo in culla e ammirato congiunge le mani e dice:
-Ti vitti aieri ma oj ti facisti chiù grandi. Grandi quantu a nu Gesù.

Questo è tutto.
Ora mi lestu mu postu masannò tra pochi minuti diventa 27 e non saprei a che santo votarmi

giovedì 24 dicembre 2009

I CEPPI

Ardono i ceppi
sulla piazza accesi,
tradizione antica
al mio paese,
la vigilia di Natale.
Si levano in alto
vibranti le fiamme
e sprizzano vivaci
le scintille,
nel buio svolazzanti.
Accanto al fuoco
si scaldano i vecchi,
e i fanciulli festanti
si rincorrono intorno,
coi visi illuminati
dal forte chiarore.
I giovani a turno
alimentano il fuoco
e lo tengono vivo,
aspettando pazienti
che nasca il Bambino.
E il prete
che esca di chiesa
a scaldare a quel fuoco
il Cristo rinato.
Dopo il rito le donne
tireran su le braci
a riempire i bracieri
per scaldare le case.
E la pira arderà
fino all'alba,
e al viandante
che un attimo sosta
darà un po’ di calore.
E quando il giorno
sul paese s'avanza,
rimarrà sulla piazza
dei ceppi la cenere,
a ricordare che oggi
è ancora Natale.

I migliori auguri di buone feste a tutti gli amici del blog.

Felices Fiestas

Os deseamos una Feliz Navidad y que el 2010 sea un anno de paz y felicidad........Un beso Nino

martedì 22 dicembre 2009

Per gli Amministratori

Una domanda a Malumbra e U Grecu:
Non che me ne freghi piu' di tanto, ma ho notato che nella rubrica "Cu simu", inizialmente il mio nome aleggiava nel mezzo della lista, ora sono prima dell'ultimo... Come mai??? Non ditemi che qualcuno si e' lamentato di avermi vicino!!!

lunedì 21 dicembre 2009

I LOVE FAVAZZINA...

UNIAMOCI TUTTI AL GRIDO DI:




L'ultimo esemplare del famosissimo limone di Favazzina! Questo però non se lo mangia nessuno e rimarrà per sempre!


L' ho ritrovato dopo quasi 20 anni, se devo dire la verità mi sono pure emozionato. Dedicato a tutti quelli che anno vissuto quei momenti indimenticabili conosciuti come "Estate favazzinese"!

Buon Natale a tutti!




PS. Galanti qui ci vuole un tuo commento...

buone feste....

A.C. FAVAZZINA BEACH


Augura a tutti un felice natale eun felice anno nuovo a tutti i blogger... lettori ecc...
abbiamo chiuso a quota 9 punti vincendo l'ultima partita per 4 a 2 cuntra na squadra scigghitana!!!

Auguri ancora a tutti e ci si sente a gennaio....

IL MISTER.

sabato 19 dicembre 2009

Neve, neve e ancora neve!

Favazzina e il look serale

Correva l'anno domini 1983. Il cambiamento si sentiva nell'aria. Non riuscivamo ad
ammetterlo, ma le partite a pallone, il nascondino, i giochi in spiaggia non ci davano più tutto quello che ci avevano sempre dato. Avevamo raggiunto il punto di non ritorno e, d'ora in poi le nostre vite sarebbero state condizionate inesorabilmente, implacabilmente, impietosamente dal sempre più forte e irresistibile RICHIAMO RU NACCHERU!
Io, U Bambinu e Hugo decidemmo di riunirci in assemblea e, dopo lunga e proficua discussione decidemmo che era ora di iniziare a praticare la nobile arte del ceddiamento. All'unanimità fu eletto il modello da seguire come riferimento (nostro cugino Mario) al quale rompemmo le palle per circa una settimana seguendolo come tre ombre.
Acquisita l'esperienza necessaria si passò ad ordinare le priorità:
1. Identificare una preda. Facile, non una preda, ma LA PREDA. La più desiderata di tutte (l'ottimismo non mancava)!
2. Ceddiarla.
3. Futtiri.
Ad un'attenta analisi retrospettiva delle priorità si decise di riassumere i punti 2 e 3 nel più casto e realizzabile "conoscerla"!
Per fare tutto questo bisognava trasformare tre pre-adolescenti sfigati, poco più che bambini in tre assatanati mastini sciupafemmine. Come fare? La domanda ci fece notare un particolare che fino a quel momento avevamo sempre sottovalutato: a Favazzina vigeva un tratto distintivo, una linea di demarcazione netta che ti faceva assurgere al rango di soggetto sessualmente attivo o ti sprofondava nell'inferno dell'infanzia. METTERE I PANTALONI LUNGHI LA SERA!
Cosa volete, Erano gli anni '80, il look era fondamentale. Un vero ceddiatore non si sarebbe mai fatto vedere con i pantaloncini dopo le 20,00 anche a costo di morire di caldo e noi VOLEVAMO essere VERI CEDDIATORI!
Premetto che a casa mia, invece, l'idea mi ti menti i casi lunghi a Favazzina appariva come una bestemmia. Mia madre mi avrebbe visto sempre con i pantaloncini corti "che ci stai tanto comodo", la canottierina a righe orizzontali "che ti sta tanto bene con l'abbronzatura" e quegli orridi ranfuli di plastica con le strisce marroni e il fondo bianco "che te le infili e togli quando vuoi e non ti entra la sabbia" o al massimo le espadrillas blu alla Julo Iglesias!
Al dramma del cambiamento si aggiungeva l'incomprensione familiare! UNA TRAGEDIA! Ma eravamo adulti, i problemi andavano affrontati e superati e il problema più grosso era la probabile irrisione familiare, ma compatti e al grido di "stasira niscimu cu i casi longhi" andammo a cena per rivederci alle 21,00 trasformati con il nuovo look.
Finita la cena mi sentivo emozionato, andai in camera, e iniziai a vestirmi. In un impeto di coraggio scesi la scala a chiocciola di corsa con il piglio di Simon le Bon che canta Wild Boys, come Rocky Balboa che chiama Adriana, come Tardelli dopo il goal contro la Germania. Insomma... affrontai i miei con l'imbarazzo di un improbabile look "da rimorchio".
"Ma..... chi ti mintisti, non hai caddu?" fu l'inevitabile domanda. Avrei voluto rispondere "Non è questione i caddu, haiu a ciddiari, per chisto mi mintia i casi longhi", ma invece blaterai qualcosa a proposito dell'improbabile freddo della serata e uscii di corsa in preda all'imbarazzo.

Per la cronaca il look da rimorchio era il seguente:

IO: scarpa da ginnastica Canguro, jeans Carrera rigorosamente lunghi (gli unici portati per il viaggio), t-shirt gialla con l'uomo ragno e la scritta "I love Spiderman"

BAMBINU: polo da tennis adidas, pantalone classico verde rammarro con pences, RANFULI di plastica blu tenebra

HUGO: Jeans non meglio identificato, scarpa da ginnastica, t-shirt e giubbino di jeans senza manica (modello guerrieri della notte)

Da annotare che la serata fu un fallimento, ma fu la prima di tante altre (alcune pure fruttuose) di ceddiamento selvaggio.

PS: la sera successiva in realtà riuscimmo a conoscere la tanto agognata preda solo grazie all'intervento di Donato u Paccio che, a distanza di anni, mi sento ancora di ringraziare!

giovedì 17 dicembre 2009

U Giubbocs Ru Magu

HO APPENA SCOLTATO "RIKKIUNAZZU" DAL GIUBBOCS RU MAGU.... E' BELLISSIMA!!!!

martedì 15 dicembre 2009

Bracchetto





Non a tutti interesserà, ma anche Anita, come Antonio, ha i suoi fan. E soprattutto c'è da salvare la reputazione e l'onore di un allevatore coi fiocchi che m'ha mandato il cane più bello del mondo.

Lou Monte: Pepino the Italian mouse

EVVIVA LA CALABRIA E I CALABRESI!


venerdì 11 dicembre 2009

MITE DICEMBRE

Mite ricordo dicembre
quando adolescente,
coi compagni,
con le piastre
per strada giocavo.
E come, prima del gioco
alla marina si scendeva
a cercare tra la sabbia
le più lisce,
quelle che il mare
meglio aveva levigato.
Quante speranze
ognuno riponeva
in quella pietra,
come se fosse lei
l'artefice di gioie
o delusioni.
Guida al bersaglio
e non dalla mano guidata,
custodita con cura
o dalla rabbia spezzata.
Un timido sole
lieve accarezzava
sui davanzali
i gerani ancora in fiore,
e le giovani donne
al balcone.
E così, lieto,
un'altro giorno
veloce andava.
Quanto tempo
è già passato
mite dicembre.

mercoledì 9 dicembre 2009

POKER DI NATALE Parte Seconda

Eccomi di nuovo qua a raccontare la fine di quella serata, o meglio altri due piccoli episodi che quella sera ci hanno fatto ridere parecchio.
La serata scorreva liscia tranquilla tra puntate e rilanci e incazzature per poker mancati o scale non realizzate. Naturalmente il tutto contornato da racconti e ricordi di un pò di tutti noi.
Durante un giro di puntate il gioco si bloccò per un paio di secondi, toccava o pacciu a puntare o passare e lui con lo sguardo assorto nel vuoto e un dito infilato nel naso si dimenticò di tutti e rimase li per un paio di secondi, quando finalmente u liuni lo fece ritornare tra di noi "Pacciu a finisti i circari tartufi e ti movi mi punti?". Inuitle dire che tutti ci mettevo a ridere u pacciu per primo e a seguire tempesta suo cugino nino io e gli altri.
Sarà stata la serata in compagnia, la novità della partita a casa di carota, che mi ricordi qella fu l'unica serata passata a giocare in quella casa, sarà stata l'insalata di limoni condita con una bottiglia di BALLANTINES portata da Fa..u u frati i malumbra per capirci, fatto sta che dopo poco anche u liuni rimase colpito da alcuni di libri rilegati e messi in esposizione sul mobile dietro le spalle di carota, che accorgendosi della curiosità ru liuni si voltò verso i libri e poi avendo capito cosa avesse colpito l'attenzione disse "Chidda è na Bibbia, a cattau me mamma na pocu i anni fà, custau un milioni e menzu (ricordo che allora si contava in lire, ma un miloni era un milioni)". U liuni colpito dal costo disse di rimando "E aundi cazzu a cattau a Betlemme?". A quel punto la partita fu sospesa e non ricordo se ricomincio più, perchè io per il resto della serata no feci altro che ridere.
Purtroppo solo i presenti alla serata hanno potuto sentire il tono e sopratutto il modo inconfondibile di parlare, tipicamente pacato, con il quale u liuni disse queste due frasi che di per se non sono niente di particolare. Spero, in queste feste, di incontrare un paio di amici a favazzina per avere nuovi e pisodi da raccontare, a proposito io sono già in vacanza al sud, tra sicilia e calabria (minchia che caldo che fa)

L’amico, il compagno, il fratello…. L’artista



Dopo il trionfo ottenuto quest’estate con la serata dedicata a Mino Reitano, il nostro caro amico Peppe Maciste, ha continuato a mietere successi e sempre più numerosi sono gli inviti e le richieste che gli vengono fatte a partecipare a serate nei vari locali della zona, per cantare le canzoni di Reitano.
La comparsa di un suo video su youtube poi, ha contribuito a renderlo ancora più famoso e farlo conoscere al grande pubblico.
La consacrazione Maciste l’ha avuta dalla moglie e dai fratelli di Reitano che, dopo aver visto il video, si sono complimentati con lui per la sua magistrale interpretazione delle canzoni del cantante calabrese, riuscendo, a loro dire, a farlo rivivere ad ogni sua esibizione.
Cosa dobbiamo aspettarci ancora da Maciste, da questo fantastico showman?
Riuscirà il nostro amico a soddisfare la sua voglia di apparire in televisione a cantare le canzoni di Reitano in un programma a lui dedicato?
Noi glielo auguriamo con tutto il cuore e siamo certi che, nonostante il crescente successo, lui saprà rimanere con i piedi per terra e continuare ad essere il nostro amico di sempre, con il quale abbiamo condiviso, insieme all’adolescenza, momenti di gioia, ma anche di dolore.
Certo che rimarrà un ragazzo di paese, uno con un cuore che amava e che ama ancora tanto e sul quale sai di poter sempre contare, a lui voglio dedicare una poesia di Salvatore Quasimodo, non per rompere, ma per rafforzare la grande amicizia che mi lega a lui e che, consentitemi di dire, fa si che Peppe Maciste più che un amico, sia per me un fratello.

COMPAGNO

Non so che luce mi dèsti:
nuziale ellisse di bianco e di celeste
precipita in me frana.
Tu sei, beata nascita a toccarmi
e nei silenzi aduni figure dell’infanzia:
mitissimi occhi di pecora trafitta,
un cane che m’uccisero,
e fu un compagno brutto e aspro
dalle scapole secche.

E quel fanciullo io amavo
sopra gli altri; destro
nel gioco della lippa e delle piastre
e tacito sempre e senza riso.

Si cresceva in vista d’alti cieli
correndo terre e vapori di pianeti:
misteriosi viaggi a luce di lucerna,
e il sonno tardo mi chiudeva assorto
nei canti dei pollai, sereni,
nel primo zoccolar vicino ai forni
delle serve discinte.

M’hai dato pianto
e il nome tuo la luce non mi schiara,
ma quello bianco d’agnello
del cuore che ho sepolto.

domenica 6 dicembre 2009

La quartè di Pelè

Una sera d' agosto di parecchi anni fa ci sentiamo con Giuseppe (ou non chiamatelo Pelè chi s'incazza e rici chi se na finimu partunu denunci) per una serata in compagnia. Gli propongo di andare all'ippodromo.
-E chi cazzu facimu all'ippodrumu? Ndavi lordi?-
-Ndavi, ndavi, ma ci andiamo per vedere le corse e magari ci facciamo qualche scommessa.-
-Tu ti ndi ntendi i cavaddi? -No-
-E allura?Iamanindi in discoteca, o Pineta a Milanu Marittima.-
O insomma, ubi maior, la spuntai e me lo trascinai all'ippodromo di Cesena. Se non lo sapete vi dico che all'ingresso vi danno un opuscolo che illustra il programma di tutte le corse della serata, nomi dei cavalli, ultime corse, favoriti, pronostici, c'è tutto per permettervi una minima competenza di quello che andrete a vedere. Veramente Giuseppe per il momento propendeva per le cavalle bipedi che in buona quantità galoppavano su e giù per la tribuna, verso il bar e i botteghini delle giocate. Partono le corse, la prima e poi le altre, cominciamo a giocare, alla quarta azzecchiamo un'accoppiata primo-secondo da cinquantamilalire contro cinque giocate. Va tenulu a Pelè!(idem:io posso) -E chi nci voli? Mariu rammi stu quadernu chi stasira i spugghiamu!
Alla sesta corsa era prevista la quartè: in un lotto di sedici cavalli partenti bisogna indovinare i primi quattro arrivati, una combinazione veramente difficile e che paga molto. Giuseppe con la mia discreta collaborazione -ero diventato il minor, ormai- gira e vota l'opusculu, varda i ccà, varda i dda, propone 1-7-9-14. Concordo, c'aiva a fari? ormai era preso dal sacro fuoco. Si parte coi nastri, due partenze false poi buona la terza. Primo giro, dei nostri solo il numero 1 era piazzato bene, primo alla corda e guidava bene la corsa, al secondo giro il numero 7 si accoda all'1, all'uscita dell'ultima curva due o tre cavalli in rottura spaccano il gruppone, in dirittura finale 1 e 7 solitari se la stanno giocando, nel gruppo ci pare di vedere che anche il 14 e il 9 sono ben piazzati. Arrivo senza storia per il numero 1 che vince, secondo il 7, due lunghezze dopo uno sprint di mandria dentro una nuvola di fiato equino, manco si vedevano i numeri, sulla striscia del finish li vediamo. Sono loro, il 9 e il 14. Un boato enorme dalle tribune, pareva un gol della nazionale di calcio: ero contento e perplesso. Va pigghiti a Pelè (ibidem: posso ancora per poco).
-Vincimmu, tu riciva ieu? Vincimmu! Mariu quantu si vinci cu na quartè?-
-Dipende dal totalizzatore delle giocate, in genere con 16 cavalli più di un milione forse anche due.
-Minchia, ndi iamu o Pineta e pigghiamu sciampagni e lordi.-
-Aspetta-
-A cu haiu a spittari? Iamu e pigghiamundi i sordi.

ORDINE DI ARRIVO DELLA SESTA CORSA
Numeri 1-7-9-14
Quote del totalizzatore
Vincente 12, accoppiata 16, tris 3 mila 200 lire, QUARTE' 11.700 lire

Avevano motivo di esultare, eh già, tutta Cesena e forse i dintorni.

-Mariu chi cazzu succiriu? Aundi sunnu i miliuni?
-Giuseppi, rrivaru i primi quattru favoriti e tutti ficimu a stessa iucata. Spindimmu cincu mila liri e vincimmu undicimila e setticentu liri per 5, quasi sessantamila liri. Megghiu i nenti, ropu iamu e ndi mangiamu na pizza.
-Tu riciva ieu ch'era megghiu mi ndi iamu o Pineta!

Concludo dicendo agli amici di Giuseppe che qualora vi dovesse raccontare questo fatto, credetegli perchè è assolutamente (quasi) vero.

sabato 5 dicembre 2009

....rito vincente!

Come sempre eccovi i convocati e la formazione di domani.

CONVOCATI:
U LOSCO in porta,
U MARZIANU , BELLUEPOSSIBILI, U MARISCIALLU , IL FIORE, IL TAVY, BY SULANU , U FERROVIERI, U NEGRETTU,UMISTER,U SCUNCHIURUTU e forse IL MALA.

Per via di voci attendibili , che dicono, che le altre squadre leggono il blog e sono a conoscenza di come scenderemo in campo, oggi la formazione di come incominceremo non ve la dico!!!!!
Dubbi e misteri fino alla fine!!!!!

BY. il mister.

venerdì 4 dicembre 2009

Natale anni '80. Attentato al Mago

Dato il periodo vorrei essere il primo a pubblicare il primo racconto natalizio

Era un Natale della fine degli anni '80. Stranamente quell'anno mi trovai a festeggiarlo a Favazzina. L'approccio con la realtà natalizia favazzinota mi colse abbastanza impreparato. Ero abituato al sole, ai gelati, alle fimminedde cu i custumini, ma invece mi trovai accolto dagli amici favazzinoti che simpaticamente mi bombardarono con un lancio a tappeto di raudi, manco fossero state le contraeree della guerra del golfo!
Ripresomi dallo shock, dietro consiglio del mitico Pelè andai subito dallo spacciatore di armi ufficiale (L*llo) che mi rifornì di una scatola da 50 raudi con inclusi i fiammiferi minerva per l'accensione.
Durante la sera c'era un atmosfera di festa. Eravamo andati a fare i ceppi per il fuoco in piazza e, noi ragazzi, si cazzeggiava allegramente in prossimità della "sala giochi" del Mago aperta per l'occasione.
Il divertimento consisteva nel lanciarsi i suddetti raudi e farceli scoppiare tra i piedi, ma qualcuno di noi ebbe un'idea meravigliosa.
Uno strano personaggio di qualche anno più grande notò una piccola fenditura sulla porta della sala giochi. Un piccolo buco nel quale poteva entrare giusto giusto un raudo.... "magari megghiu 'ddumatu... cu sapi chi succedi? ..... chista m'a vogghio provare ..... fazzu schiantari tutti!!!!"
In men che non si dica il nostro amico estrae la scatola di minerva, struscia il raudo con vigore, lo infila a forza nella porta.

MOVIOLA
Il raudo scende tra il legno della porta, si ode il sibilo che precede l'esplosione, qualcuno di noi guarda incuriosito, altri continuano a giocare con i viedeogames....

BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMMMMMMMMMMMM

Il potenziale del raudo, fortemente amplificato dalla compressione del legno provoca un tonfo sordo e un'esplosione fortissima!
"maaaaannnnnnaaaaajjjjjjaaaaa..... cu cazzzzzzzuuuuuu yeeeeeee.... mintiru a BBBBOOOOOMMMMBBBAAAA!!!!".

Mi giro e vedo la porta del Mago completamente divelta penzolare dai cardini!

Nel freddo inverno paesano imperversa il silenzio. Noi figghioli ci guardiamo in preda al panico a bocca aperta ".....e ura?"

Ecco che si ode uno scalpiccio 'i tappini che si avvicinano (mi sembra improbabile che il Mago avesse portato i zocculeddi di inverno, ma mi sembra di ricordare così).
"A finiti i fari burdellu? Ma.... chi cumbinastu?? ...A POOOORRRRTTAAAAAA!?!?!?!" Il Mago ci guardò con forte aria di rimprovero e piazzatosi sull'uscio in modo di evitare eventuali fughe iniziò un interrogatorio da F.B.I. al quale si contrappose un nostro sguardo di omertosa intesa
Mago "Fusti tu????"
Figghiolu "NOOOOOOOOO"
Mago "Allora CU FU??????"
Figghiolu "Nu saccio, ieu non c'era/non vardava/non sintia/non era natu"
L'interrogatorio continuò per almeno 20 minuti, ma il colpevole non si autodenunciò né venne tradito anzi, a distanza di anni forse pochi oltre me lo ricordano, ma vorrei proporre un quiz: commentate con i vostri ricordi e.... cercate di indovinare chi fosse il colpevole!

giovedì 3 dicembre 2009

L'ippica (darsi a )

Devo ringraziare la signora Elvira per il disinteressato consiglio, parimenti sento di dover ringraziare madame Ciaponno per la disinteressata accoglienza oltre ogni ritorno economico, infine le ringrazio congiuntamente per avermi fatto capire ognuna a modo suo la vocazione mia.
La Premiata Selleria Musumeci in Palermo sta in piena Vucciria, accanto a Ficara venditore di panini imbottiti con milza e dirimpetto a Bumbaca drogheria salsamenteria dolciumi. Selle per tutte le occasioni, ne ho presa una in cuoio primo fiore, adatta per tutte le stagioni, ideale per i principianti. I finimenti mi sono stati sconsigliati, generalmente li porta in dote la cavalcatura.
Me lo presentarono come anglo-arabo-sardo, doveva essere vero a giudicare dalla faccia cavallina tipica di certe donne inglesi, dalla bassa statura araba, moro come un sardo o viceversa o entrambe le cose. Dovrei chiedere a un amico genetista per quale motivo da un siffatto triplo corredo cromosomico debba venir fuori uno sceccazzo di testa dura calabrese. Tale si rivelò. Non tanto per il fatto che non andava mai dove volevo io, che era una cosa poco importante se vogliamo, ma perchè tirava sempre verso un'unica direzione, col paraocchi. Se lo sentivo io l'umidore delle brume normanne, il sapore dolce del calvados, la fragranza prè salè della verzura marittima, come poteva non sentirlo lui, lo sceccazzo, il profumo della rossa giumenta di Normandia? E tirava, per e verso la francese che si chiamava Une de mai.
Il mio calabrese lo chiamai Roccu McPalamara pensando di far cosa gradita nel regalargli lignaggio e blasone, mi ringraziò adottando un'andatura relativamente mansueta ma il cavallo galoppa se non trotta, non si ferma mai, dello scendere per il momento imparai un'unica tecnica, cadere al volo. Era un giorno di maggio, Une de mai era nel suo, le sbocciavano rose odorose attorno, fluttuanti molecole chimiche raggiunsero le nasche dello sceccazzo. Roccu scecchignu scattò furente, in un fotofinish fu sulla demoiselle a cingerle i fianchi, impennandosi maestoso sulle zampe posteriori nitrendo alto a coprire le mie urla "Roccu chi cazzu fai, non viri chi sugnu supra i tia?" Da quell'altezza percepivo il movimento tellurico sottostante, le scosse di assestamento e il nitrito finale di lei dopo l'ultima imperniata di lui. Caddi dal terzo piano. Svenni. Rinvenni sentendo il fiato di Roccu, mi guardava, pure la francesina mi guardava. Occhi grati e felici ma io provai dolore, lancinante e profondo.
Frattura scomposta del femore destro.

mercoledì 2 dicembre 2009

Penna Bianca

Qualche anno fa, Capitaneria di Porto di Messina, ultimi mesi di un lungo servizio di leva, 24 mesi, due anni, una vita.
La Capitaneria era dotata di una radio potentissima, un'antenna di oltre trenta metri, serviva a contattare le navi che attraversavano lo stretto e regolarne il traffico e per captare eventuali SOS di navi o piccole imbarcazione in difficoltà, nel mediterraneo meridionale.
In quegli anni andavano di moda i radio amatori, precursori dei vari blog e facebook,che si mettevano in contatto tra di loro con delle radio potenti, che chiamavano baracchini, scambiandosi notizie, conoscenze, amori.
Insomma si poteva cuccare.
L'ascolto radio della Marina Militare era di 24 ore su 24, e a turni di quattro ore, si alternavano i vari marinai, ufficiali, sottufficiali, perchè bisognava essere preparati per sapere regolamentare il traffico delle navi.
Naturalmente c'erano dei tempi morti, nel senso che non c'erano navi da contattare, e allora si usciva dai canali della Marina e si andava in quelli civili, a la recherche du pilo.
Io non c'entravo niente con la radio, ero un sottufficiale amministrativo, però avevo un amico, un certo Nino da Tropea, nocchiere di porto, che mi voleva fare partecipe delle sue conquiste.
Nel gergo dei radio amatori si faceva chiamare Penna Bianca, perchè anche se giovanissimo, in mezzo a dei capelli nerissimi, aveva una piccola ciocca di capelli bianchi, alla Aldo Moro, buonanima.
Cercava girando una manopola, in mezzo ad un fottìo di canali, e dopo voci in tutte le lingue, pernacchie, disturbi di ogni genere, finalmente una voce femminile, bellissima, squillante, si fece avanti.
:- La conosco - disse il mio amico - è Falce di Luna, presentati come Penna Bianca, tanto non ci siamo visti mai -
Cominciò così una lunga frequentazione radio amatoriale tra il vostro, alias Penna Bianca, e Falce di Luna, voce melodiosa dell'etere.
In Marina, non sempre si andava d'accordo, botti ra Madonna, ma c'era una forte solidarietà per le conquiste, un fronte unico, e quando Falce di Luna mi cercava alla radio, mi venivano a chiamare.
La storia stava diventando pubblica e m'infastidiva, praticamente u sapivunu tutti in Capitaneria, per questo motivo accorciai il corteggiamento proponendo un'appuntamento.
Alla sua risposta immediatamente positiva mi venne qualche dubbio e chiesi :
:- Senti, giusto per riconoscerci, io sono alto e magro, tu come sei ? -
:- Sarà una sorpresa - rispose ridendo, mi fidai
L'appuntamento era nella sala d'attesa della stazione marittima di Messina, sala con doppia entrata e uscita.
M'iva piazzatu i tubu, naturalmente in borghese, perfettamente rasato, rayban scuri, maxi impermeabile come si usavano allora, sembravo una SS.
Dal mio angolo di osservazione guardavo tutte le ragazze che passavano e quando ne vedevo qualcuna particolarmente carina, pensavo - Speriamo sia questa - ma niente, quella passava indifferente ai miei sguardi ed ai miei desideri.
In mezzo a quel via vai di belle ragazze,(Messina ne abbondava) ce n'era una, l'unica, che somigliava non tanto vagamente ad una quartara, era già passata un paio di volte e mi guardava.
Insospettito pensai - Se mi chiede se sono Penna bianca, rispondo che non conosco Penne Bianche -
Mi prese alle spalle - Penna Bianca ? - d'istinto rispossi - Si - Era la quartara, alias Falce di Luna
Ero fottuto
Autru chi Faci i Luna, era Luna China
Oltre essere una quartara era brutta comu a malanova, ma non potevo essere scortese ed andarmene su due piedi.
Allora, anche per evitare incontri con gente che mi conosceva, l'invitai al cinema.
Il film era già incominciato ed al buio trovammo due posti, io cercavo per quanto possibile di mantenere le distanze facendo il gentiluomo, ma lei era invadente, in tutti i sensi.
Alla fine del primo tempo, quando si accesero le luci, il dramma.
Qualche fila dietro, tutti i marinai della Capitaneria, avevano deciso di vedersi lo stesso film nella stessa ora, maledetti.
Scivolai tra i sedili nella speranza che nessuno mi riconoscesse, speranza vana.
Nel buio del secondo tempo incominciarono le batture del tipo - Attia lupu, aundi a truvasti ? - oppure - Quanti biglietti pagasti ? - o peggio - Stai attento che ti scaccia - e giù risate a crepapelle con lancio di cappelli in aria.
Un cinema nel cinema
Approfittando di una scena particolarmente buia, scappai via come un ladro, inventando scuse veramente improbabili, ma non potevo sopportare oltre.
Dopo un certo tempo il mio amico nocchiere di Tropea, amareggiato della mia disavventura, mi propose gentilmente un'altra conoscenza radioamatoriale, ed io altrettanto gentilmente, lo mandai a fare in culo.


P.S. - chiedo scusa per la lunghezza del racconto, nella realtà era molto più lungo, ma non volevo annoiarvi ulteriormente.
Chiedo scusa anche alle lettrici leggermente...in carne, allora ero un giovanotto

martedì 1 dicembre 2009

Il calabrese 2°

Che fossi calabrese e che portavo il coltello, come aveva detto quel tizio che mi aveva fatto la spia, l’avevano sentito tutti quelli della mia compagnia. Ma se era indubbio che fossi calabrese, era altrettanto falso che portassi il coltello, ma va glielo a spiegare.
In ogni caso, aver affrontato a viso aperto un tizio molto più grande di me per un torto subito, mi ero valso il rispetto dei miei commilitoni e credo che in qualcuno, il dubbio che io portassi il coltello, probabilmente rimase.
Qualche giorno dopo io e tutta la mia compagnia eravamo nel cortile della caserma a pulire e oliare le armi, insieme a me c’era un ragazzo emiliano, un tipo grande e grosso.
Era alto quasi due metri e pesava sul quintale, ma era un bamboccione, uno come si dice a Milano, grande, grosso e ciula.
Seguitava a infastidirmi e a farmi i dispetti come un bambino. In quel momento io stavo pulendo la baionetta e, stanco di sopportarlo, mi girai di scatto e inavvertitamente gliela puntai al petto e parecchio incazzato gli dissi «La vuoi finire si o no?».
Quello nonostante la mole sbiancò e si mise a balbettare e a chiedermi scusa.
Io in un primo momento non ci feci caso, ma poi vedendolo così intimorito, capì che si era spaventato del mio gesto, del fatto che ero calabrese.
Ci rimasi molto più male di lui e immediatamente gli chiesi scusa, «Minchia, pensai, ma siamo considerati così male noi calabresi? Possibile che tutti ci credano dei delinquenti?»
Certo, io non avevo fatto un bel gesto, ma arrivare a pensare che l’avrei accoltellato ne passava.
Purtroppo quando si ha una certa nomea è difficile togliersela di dosso ed io, nei due episodi che ho raccontato, ho potuto constatarlo di persona.