Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

martedì 19 maggio 2009

La porzione magica

Questa storia è già stata raccontata splenditamente da Spusidda, essendo troppo bella, mi permetto di raccontarla dal mio punto di vista.
Era una sera di tarda primavera, quasi estate, un gruppo di giovani favazzinoti seduti 'nte scaluni ra chiesa, affilavano le armi, si preparavano per le conquiste della vicina estate.
Si parlava di alte strategie, di tecniche amorose, di metodologie applicate, insomma di tutte le arti atte a convincere l'altro sesso, possibilmente turiste straniere, ad essere meno avare di sentimenti ed elargire i loro favori.
Nella notte favazzinota si sentì un ululato, sembrava un lupo della Sierra Madre, invece era l'americano che chiedeva aiuto.
Ci precipitammo verso la Casa Bianca, trovando la porta aperta entrammo, era un attacco di gastrite secondo i più, astinenza al gioco delle carte secondo una minoranza, tra cui mi annumeravo.
Era già stato operato di ulcera, ragguagliandoci nei minimi particolari, mangiava come un uccellino solo pasta in bianco, carne o pesce al vapore e qualche formaggio magro, per questo c'era una minoranza sospetta.
L'americano in completa tenuta da notte, formata da un camicione quasi bianco e papalina con un vezzoso pon pon svolazzante, stava sotto le coperte, nonostante il caldo, si vedeva solo il naso, non parlava gemeva solamente, poi quando arrivava l'attacco di dolore forte, il crampo allo stomaco, si alzava seduto sul letto con le braccia tese in avanti e gridava:
:- Moru - subito dopo ruttava come un vecchio leone spellacchiato e ritornava sotto le coperte.
La scena si ripeteva ad intervalli regolari, bastava contare fino a dieci: uno, due, tre,....dieci:
:- Moru - subito dopo rutto e ritorno sotto le coperte
Si andava formando un coro, tutti pronti al dieci gridavamo "moru" , solo Biasi si fece scoprire andando fuori tempo, leggero anticipo, la romanzina fu dura:
:- Porcarusu ieu staiu murendu e tu mi pigghi pu culu, fora ra me casa - Biasi mortificato lasciò la stanza del dolore.
La scena era drammatica e nel contempo comica, noi eravamo dei ragazzi e veramente non sapevamo cosa fare, tranne andare a ridere di nascosto, guai a farsi vedere non partecipi del dolore che attanagliava il malcapitato, rischiavi il cazziatone e l'allontanamento coatto, era come ti buttassero fuori da un cinema sul più bello, durante la scena madre.
Il moribondo tra un moru e un rutto suggerì di chiamare un medico, ma come ? naturalmente non c'erano i cellulari e nemmeno i telefoni a casa, quello pubblico era chiuso data l'ora, al paese medici non ce n'erano, non eravamo nell'età della patente e anche se fosse per qualcuno, mancava l'auto per portarlo in ospedale.
I più intimi eravamo stati addestrati dall'americano, in caso d'urgenza, a chiamare certi suoi parenti, avrebbero provveduto loro alla bisogna.
Infatti i suoi parenti, avvisati da noi, chiamarono il medico (avevano il telefono)
noi rimanemmo a gestire l'attesa cercando di renderci utili.
Ognuno corse a casa a prendere qualcosa che potesse servire ad alleviare le sofferenze dell'ammalato.
Chi portò camomilla, chi portò l'alloro il cui decotto, a suo dire, era portentoso, chi portò bicarbonato, chi citrosidina, altri citrato di quello che si vendeva ancora sfuso, qualcunò portò una limonata già pronta.
Naturalmente tutti giuravano sulla bontà del prodotto procurato.
:- Mu rissi me mamma - disse uno, come se la signora avesse la laurea in medicina, ce l'avrà avuta sicuramente in erboristeria, però pi l'erba ri pecuri.
Cosa dargli ?
Decise per tutti, approfittando della sua ingiuria, Gustinu, buonanima, detto il farmacista, per una reclame del carosello di allora, ma che con la farmaceutica non aveva veramente niente da spartire.
Per accontentare tutti fece un miscuglio di tutto quello che avevamo portato, ne venne fuori un prodotto minacciosamente giallognolo con una schiuma variopinta, ma profumata, versò tutto in un bicchiere grande e lo diede da bere al moribondo.
L'americano, fidandosi non so come, e si che era molto diffidente, lo bevve tutto d'un fiato lanciando un'altro rutto da fare tremare i vetri.
:- Bonu, che era ? domandò l'ammalato
:- Boh !!! - rispose il sedicente, ma non tanto, farmacista
:- Mi sentu megghiu, mi liberai -
Il medico arrivò, buttò tutti fuori, tranne me che ero il traduttore, segretario, scrivano, gli tastò la pancia, gli misurò la pressione e diagnosticò
:- Non aviti nenti, stati megghiu i mia, chi mi facistu viniri a fari a sta ura ?
L'americano avrebbe voluto protestare ma il sollievo di sentirsi dire che non aveva niente era trppo forte, licenziò il medico dicendogli che sarebbe andato a trovarlo (il solito chilo di pescespada)
Mentre si vestiva mi disse sottovoce:
:- Chiama a n'autri dui ch'indi facimu nu romino -
Ancora oggi, quando ci penso, non riesco a capire se era stato veramnete male o s'era stata l'immensa solitudine che lo colpiva quando noi ragazzi, distratti dalla vita, non l'andavamo a trovare

5 commenti:

arcade fire ha detto...

Pure se cambia il punto di vista è ugualmente strepitosamente bella.
Mi permetto di dire che sarei stato col partito pro-gastrite: per la precisione, essendo un gastroresecato poteva andar soggetto a gastriti o persino a stenosi del "moncone"per cui gli episodi dolorosi erano giustificati.
Grande Longu

chinnurastazioni ha detto...

Troppo bella a prossima vota facimu come argomentu della rubrica settimanale"RACCONTATE UNA STORIA di Roccu U mericanu.Ciao longu

u'longu ha detto...

Lo so Mario che stava male veramente, nel racconto mi piace immaginarlo al di sopra del dolore, con gli occhi di un ragazzo che ci scherzava, ma che lo stimava profondamente.
Semplicemente perchè era simpatico, almeno per me, un personaggio veramente favazzinoto, con i suoi pregi e i suoi difetti.
Grazie Nino per il commento, in questo periodo mi viene in mente solo l'america

Nino u ficonsgi ha detto...

Bella Longu chi bella risata mi fici,le armi sono già affilate e vengono sempre affilate bene..:)

romanaccia ha detto...

Bella da tutti i punti di vista. Forse da quello dell'americano un po' meno.