Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

martedì 5 maggio 2009

Spusey e la pecora innamorata

Mario u medicu, detto lo Smilzo era stato chiaro e perentorio:
:- Signora, ieu sugnu nu medicu ri cristiani, pi pecuri 'nci voli u veterinariu, non insistete se no vi iettu fora -
Cummari 'Ntonia era disperata.
Rosina, la sua pecora più giovane e più bella, delle dieci che possedeva, da un pò di tempo non mangiava più, sospirava e girava il musetto dall'altra parte, belando flebilmente, cominciava a perdere il pelo, anzi la lana, a mazzi.
:- Cumpari, m'aviti aiutari, Rosina non mangia cchiù - chiese a Spusey, suo vicino di casa
:- Cu è Rosina ? -
:- A me pecura prediletta, mi sta murendu -
:- E chi sugnu veterinariu ? Cummari, sbagghiastu persona -
:- Ma chi è stu veterinariu, u medicu no, vui no, fattu sta ca pecura sta murendu e se mori idda moru puru ieu -
:- Minchia chi rumpimento di palli, sempri esagerata - pensò Spusey e disse:
:- Va bene, vediamo quello che si può fare, se la faccio guarire però vogghiu dui buttigghi i rosoliu, i chiddu chi faciti vui -
Telefonò al medico
:- Puru tu ti metti Spusey, mi rifiuto di visitare una pecora, non sunnu fatti comu e cristiani, e poi c'è il veterinario.....chi dicisti, rosolio, dui buttighi, una l'unu...si poti fari -
All'indomani mattina i due amici accompagnarono la donna all'ovile.
C'erano nove pecore ed un montone, una di queste sdraiata sul fieno li guardava con occhi spenti, rinsecchita, si vedeva che stava male
:- Ma comu mai chista sta mali e l'autri sunnu boni, mangianu a stessa erba ? -
chiese il dottore
:- Certu mangianu insiemi, ma Rosina da quandu mi vindia u muntuni giuvini, Roccuzzu, non mangia cchiù, dui muntuni ne putiva tiniri pirchì si sciarriavanu sempri -
:- Perfetto, ecco la diagnosi, Rosina è innamorata,sente la mancanza, ricomprate Roccuzzu e Rosina guarisce - disse il medico
:- Non pozzu, u vindia a chiddi ra festa i rumani, c'è u tiru o muntuni e mi rissiru che ormai è tardi -
Spusey nel pomeriggio andò a trovare Le Long sul molo, stava pescando
:- Rumani, ti scrivi pu tiru o muntuni - disse Spusey
:- E tu rumani ti scrivi ma fai 'nto culu - rispose Le Long
:- Non scherzare, ho bisogno di te, non puoi rifiutarti -
:- Ma se in vita mia non sparai mai un colpo i fucili, come puoi pretendere che partecipi ad una gara, col rischio che ammazzi qualcuno -
Spusey raccontò la storia ed espose il suo piano a Le Long che pur bestemmiando, come al solito, accettò.
Lo teneva in una vecchia cassa, ricordi lontani, quando era un tiratore scelto della polizia, all'inizio della carriera, il fucile ad alta precisione era ancora in ottimo stato, ora bisognava montarlo, controllare le cartucce, riprendere un pò di confidenza.
Il piano era semplice, Le Long avrebbe partecipato alla gara del tiro al bersaglio sparando in alto e Spusey alle spalle, nascosto arretu a nu sipaluni, avrebbe fatto fuoco contemporaneamente, cercando di fare centro e vincere il montone.
Il rischio era che se qualcuno se ne accorgeva, Le Long avrebbe passato un brutto quarto d'ora, ma essendo specializzato nella fuga il rischio rimaneva minimo a meno che, qualche pazzo, volesse fare il tiro alla lepre.
Era il mattino di un radioso giorno di settembre, festa ra Cruci, protettrice del paese, dopo la funzione religiosa tutti i cacciatori del paese e dei dintorni erano convenuti sulla piazza delle Rimembranze e sullo sfondo del mare, alla fine della piazza, si ergeva il bersaglio.
Accanto, legato ad un palo, c'era Roccuzzu, magnifico montone, adornato di fiocco rosso al collo, ignaro della sorte che l'aspettava, se la tirava pure, convinto com'era di essere bello, di Rosina nemmeno un pallido ricordo, roba di una botta e via, maschilista, mi ricorda qualcuno che ultimamente si fa chiamare papi.
Equipaggiato con un vecchio fucile di suo padre, Le Long, faceva la fila per l'iscrizione, era un intruso, i cacciatori lo prendevano per i fondelli:
:- Aundi vai cu stu ferru 'rruggiatu ? - dicevano
:- Viri chi cartucci si mettunu 'nte canni e no 'nto culu ru fucili, non sunnu supposti - diceva 'Ntoni detto Mali i Testa, sfottendo
:- 'Ntoni viri cu u toi mali i testa non è dovuto all'emicrania, ma e corna chi t'annu a spuntari - rispose piccato Le Long
Sparò per primo cumpari Ddecu i Sulanu, in perfetta tenuta da cacciatore e cane accanto, fece volare un pezzo di bersaglio, ma lontano del centro.
Subito dopo cumpari Ciccu ru Tagghiu colpì di striscio una cavagnola che si trovava passandu 'nta nu tagghiu di rema, con poco rispetto, la cavagnola, lo mandò a cagare.
Poi venne la volta di cumpari Brunu che scavò una fossa a trenta metri dal bersaglio ed ebbe il coraggio di dire :- Sbagghiai di pocu -
Cumpari Ciccu ra Mulia, detto l'Orbu, smentendo la sua ingiuria. andò vicino al centro, cinque centimetri sotto, oramai era considerato il vincitore.
Arrivò il turno di Le Long, l'ultimo, pantaloncini corti e ranfuli da mare, era un'offesa vivente a tutti i cacciatori presenti, equipaggiati con pantaloni di fustagno verde bottiglia, gilet con cartucciera incorporata, coppola d'ordinanza, cani di punta, cani di riporto, cani e basta, e poi doppiette, sovrapposti, automatici, mitra, mitragliatrici, bazooka, fionde, coltelli.
Come convenuto, al tre, Le Long sparò, stranamente si sentì come una eco, e poi nel centro, proprio nel centro del bersaglio, un buco perfetto, preciso, vincente.
Fu il trionfo, i compaesani felici lo sommersero, dimenticarono gli insulti, le prese per il culo, il montone sarebbe rimasto al paese e come sempre alla sera, tra canti e balli, l'avrebbero mangiato.
Scambiare il montone fu facile, tanto nella pentola sono tutti uguali, Roccuzzu la fece franca (come tutti i prepotenti), Rosina si riprese e poco dopo diede alla luce due splendi agnelli, cummari 'Ntonia contenta, mantenne la promessa, anzi non due, ma tre bottiglie di rosolio.
Davanti all'ultima bottiglia di rosolio i tre amici commentavano:
:- Minchia Spusey, l'hai messo proprio nel mezzo, ma da dove hai sparato ? disse il dottore smilzo
:- Da strada ra stazioni, e ch'inci voli -
:- Ma non è che sono stato io a fare centro ? disse Le Long vanitoso
:- Impossibile, la tua cartuccia era a salve, non mi fidavo, era capace che sbagliavi pure a sparare in aria -
:- Quandu fai cusì mi fai 'ncazzari, a prossima vota non mi chiamari -
Ma scendeva il rosolio, scaldava l'anima, scaldava i ricordi, scaldava l'amicizia dei tre compari, tanto diversi e pure tanto uguali

4 commenti:

arcade fire ha detto...

Quando Spusey chiama,altro che veterinario,io gli faccio pure da entomologo. Grande Spusey che fa sempre centro(miiii chi mira!)e grande Longu. Bellissima.

Belloepossibile ha detto...

Bellissima! Mimmo sei un grande, complimenti...

Spusiddha ha detto...

Longu stavolta ti sei superato! Sei tu che hai fatto centro.
Stupenda!

chinnurastazioni ha detto...

Mimmo bella storia, mi piace molto la descrizione dei concorrenti della competizione; pomposi cacciatori dell'agro-montano troppo sicuri di loro. Alla fine è la rivincita del perfetto principiante.