Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

sabato 2 gennaio 2010

Chi l'ha scritto (parte I)?

Giacciono le Calabrie in quel lembo estremo ed accidentato della nostra terra, che per sua singolare forma merita tutto solo il titolo di stivale. Pescano da un lato nel Ionio, nel Tirreno dall’altro; per tutta la loro lunghezza, fino all’estremo punto del fatale Aspromonte, le attraversano gli Appennini, che le limitano in alto; e dei quali, si può dire, le due popolose marine formano i versanti; versanti irrorati da piccoli fiumi e torrenti; acque non utili al commenrcio, dannose all’igiene, come quelle che spesso impaludano o si asciugano, o ingrossano improvvisamente. (…)I porti malsicuri, inetti al grande commercio; il mare spesso infido per le pericolose e contrarie correnti, più che avvicinare (come altrove) isola le Calabrie dal mondo civile. (…) Questa ricca terra che misura l’estensione di 5066 miglia quadrate, ne conta purtroppo 490 d’incolte o boschive; ma quasi a compenso della trascuranza umana nei luoghi coltivati la natura sembra superare sé stessa, e là cresce il grasso e spinoso cactus o fico d’India inerpicandosi sulle rive più deserte e scogliose; là il lucido ulivo, specialmente a Gioja verdeggia, e l’arancio ed il bergamotto, ed il gelso a Reggio, e il canape a Monteleone, ed il cotone a Crotone, e l’uva zibibba e le uve tutte a S. Eufemia e a Mileto; nei monti crescono giganti il castagno, la quercia, il noce, il frassino; nelle marine verdeggiano bellissime le palme, l’aloe ed il limone. Ivi s’allevano robusti il capro, il porco, l’asino e il mulo- male vi allignano il cavallo e il cane. Eccellenti pesci nuotano nelle onde dei suoi mari, fra cui il tonno e il pescespada, fedeli a quell’acque fin dai tempi di Polibio e che si pescano ancora col metodo antichissimo dei primi aborigeni.

3 commenti:

arcade fire ha detto...

C.S. Le Calabrie: la greca, la romana, l'albanese. Ed. Guglielmotti, Civitavecchia

arcade fire ha detto...

Ah gli omissis omettono necessariamente: nel regno vegetale il fragante origano e la fresca liquerizia, in quello animale l'instancabile ceddazzo balneare favazzinoto.

romanaccia ha detto...

Acquissima