Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

martedì 26 gennaio 2010

Le bugie hanno le gambe corte

Sul finire degli anni cinquanta, inizio anni sessanta, i due personaggi di maggior rilievo e che meglio rappresentavano l’intelighenthia favazzinota erano Paolo G. e Gianni G. (u figghiu ru maesru Roccuzzu, da non confondere cu figghiu i masru Ninu u sartu).
I due però avevano un carattere diametralmente opposto, cordiale e molto disponibile il primo, scontroso e parecchio chiuso il secondo, e non so se fosse per il loro carattere così diverso o altro, ma i due non è che si potessero vedere più di tanto.
A quel tempo, quando un giovane o un anziano aveva bisogno di qualche servigio, comandava quasi sempre noi ragazzini, soprattutto quando c’era da andargli a comprare le sigarette.
La tabaccheria, come molti di voi ricorderanno, si trovava Supra o ponti, sulla Nazionale, ed era ra Ciagiusa che gestiva insieme alla figlia, tutte e due, ricordo, sempre vestite di nero e con dei baffetti che si lasciavano crescere in piene libertà, mai state vanitose loro.
Un giorno mentre ero in giro per il paese, mi avvicinò Gianni e mi chiese se andavo a comprargli le sigarette. Anche se non ne avevo voglia non seppi dirgli di no e lui, nel darmi i soldi, mi disse di dire alla Ciangiusa che erano di Paolo G. ,chiaramente non voleva si sapesse che fumava, sapeva però che noi dovevamo sempre dire di chi erano le sigarette, altrimenti, essendo dei ragazzini, ne lei, ne soprattutto la figlia, c’è le davano, motivo per cui, anzichè il suo, mi disse di fare il nome di Paolo.
Al banco, c’era la figlia ed io, porgendole i soldi, le chiesi le sigarette e lei, come sempre faceva, mi chiese di chi erano, ed io ingenuamente le dissi che erano di Paolo G. .
Stava per prenderle quando sulla porta, come evocato dalle mie parole, comparve Paolo, convinta che fossero per me e che avevo cercato di fregarla, mi fissò col viso arcigno e rivolgendosi a Paolo gli chiese se era vero che mi aveva mandato lui a comprare le sigarette.
Ovviamente lui rispose di no e, molto contrariato, mi chiese perché avevo fatto il suo nome e se le sigarette fossero per me.
Io, in un primo momento, anche per la figuraccia che avevo fatto, rimasi in silenzio, non sapendo proprio cosa dire, ma poi davanti alle sue insistenze e per paura che glielo dicesse a mio padre, gli risposi che non erano mie.
Lui, allora, ancora più incazzato volle sapere di chi fossero, ed io lasciando da parte ogni reticenza, gli dissi che erano di Gianni.
Per un attimo vidi balenare sul suo viso un certo disappunto, poi, dopo avermi fatto una bella ramanzina, mi disse di portargli pure le sigarette, ci avrebbe pensato poi lui a chiedere spiegazioni a Gianni.
Non so cosa Paolo gli disse, anche se comunque posso immaginarmelo, ma quella vicenda, mi segnò profondamente e mi fece capire che è sempre meglio dire la verità (oh Dio, non sempre!), le bugie, come si sa, hanno sempre le gambe corte.

12 commenti:

arcade fire ha detto...

Avresti potuto dire che le sigarette erano una scusa, che eri andato per lei la tabaccaia (la tabaccaia suscita sempre fantasie erotiche), che avevi fatto quel nome perchè lui era il più importante del paese.Un ruffianamento doppio. Hai fatto bene, meglio dire la verità. Qualche volta.
Ciao Spusidda

Spusiddha ha detto...

Caro Mario evidentemente non ti ricordi a figghia ra cianciusa.
Ti dirò che feci di tutto per non dire il nome di Gianni, ma quando Paolo, che come sai è mio cugino, mi minacciò di dirlo a mio padre, spifferai tutta la verità!

chinnurastazioni ha detto...

Dove sono finite le bugie a fin di bene? Quelle piccole balle che ci tolgono dall'imbarazzo e dalle scorce di coddu. Io credo di avere un ricordo vago della bottega, una stanza con un bancone scuro al centro e sopra una bilancia a due piatti.

u'longu ha detto...

Bella Spusidda.
Compare le sigarette ai più grandi era na camurria che meno male che è morta con la nostra generazione.
Non sono d'accordo sul fascino della Ciangiusa.
A parte i baffi, un principio di barba ed un colorito giallognolo, aveva un suo fascino.
Quello dell'orrido.
Io le bugie le ho sempre dette, raccontate, ne ho fatto un'arte al punto di non sapere se mento o dico la verità.
Scherzo, ma non troppo.

Antonio ha detto...

Spusidda, sei stato fortunato che questa storia tu patri na seppi!! Si iddu a sapiva ti jettava na scorcia i coddu pirchi cattasti i sigaretti e n'atra pirchi rivelasti u nomu i chiddu chi ti mandau m'i catti.
Caro cuginazzo, tu avresti dovuto fare esattamente come Mario ti rissi: doppio ruffianamento.

Longu, quanto vicino l'hai dovuta vedere per distinguere il colore giallognolo della tabbaccaia? La sua figura si perdeva sempre nel buio del negozio.

u'longu ha detto...

Il giallognolo spiccava nel buio, era catarifrangente.
Antonio come fai a ricordare le condizioni di luce del tabacchino ?
Non è che hai approfittato della semioscurità ?
Eh, birbantello

arcade fire ha detto...

Per esser brutta, però...A approfitta della semioscurità, LL si avvicina per avere palpabile il giusto tono di colorito. Te l'avevo detto Spusidda che le tabacchiaie bruciano di passione. Guarda che ne è dei tuoi due cugini: non l'hanno dimenticata.

arcade fire ha detto...

Tabacchiaie= tabaccaie con colorito giallognolo e infossamento oculare per il troppo amare, olè

chinnurastazioni ha detto...

L'arsura era tale che annebbiava la vista.

Spusiddha ha detto...

In tabaccheria è vero c'era sempre una penombra persistente, ma madre e figlia si distingevano bene.
Ho l'impressione che parlando di tabaccaia avete in mente quella di "Amarcord" lei si che bruciava di passione!

Alessandro L.A. ha detto...

Io ricordo che (siccome fumavo di nascosto a 14 anni), tutte le volte che andavo dalla "Pilora" a comprare le sigarette, le dicevo sempre che erano per Tempesta!!

Poi, mio zio Pino (marito di Franca, fighija i Grazia, soru 'ra postina), va una volta e le chiede due stecche di "MS morbide"... (Nota: la differenza tra un pacchetto di sigarette morbide o no dovrebbe essere solo riguardo alla "conformazione" del pacchetto e non a quella delle sigarette).
Lei gli dice: "Te ne do una sola perche' poi agli altri cosa vendo?" (Aveva 3 stecche di sigarette per il paese intero)...
Erroneamente (o perche' aveva solo quelle), gli porge una stecca di "MS Filtro" anziche' "Morbide" e lui le dice: "Ma queste non sono morbide!!" Lei allora per dimostrare che aveva ragione (e sono testimone oculare!), apre la stecca, tira fuori un pacchetto e tenendolo in mano, inizia a schiacciarlo un po' col pollice e poi esclama: "No, no... Queste sono abbastanza morbide...".
Mio zio impotente davanti a questa prova inconfutabile prese la stecca e se ne ando'...

Alessandro L.A. ha detto...

La tabaccaia suscita sempre fantasie stile "Tinto Brass", mai comunque come la barista e/o la parrucchiera!!!