Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

lunedì 15 febbraio 2010

Lo “Sfusato di Favazzina”

Quando a Favazzina si parla di limoni, senza voler far torto ai giardini che c’erano a Favareca, a quelli nta Villa o a tutti gli altri sparsi nel paese, il pensiero corre immediatamente a Sena e soprattutto a Saperi, le regine dello Sfusato, una varietà del Femminello, il limone tipico della nostra zona, conosciuto in Italia e all’estero, come “Sfusato di Favazzina”.
Definito da alcune fonti “un vero e proprio miracolo della natura” e inserito nelle perle calabresi ossia, il bergamotto, il cedro, la cipolla rossa di Tropea, le clementine di Calabria, il limone “Sfusato di Favazzina”, la liquirizia e il peperoncino.
A Sena e a Samperi era concentrata quasi tutta la produzione del limone e i contadini, dalla metà di settembre fino a maggio, accantonati momentaneamente i lavori in campagna, si dedicavano alla più remunerativa raccolta del limone.
Io, tutti i giorni, prima che iniziassero le scuole, da solo o in compagnia di qualche mio amico, quasi sempre Tonino u Gneddu,(più che altro per una questione di vicinanza), poco prima di mezzogiorno, portavo a “spisa” a mio padre e, invece di tornare subito a casa, mi fermavo volentieri ad osservarlo, mentre insieme agli altri contadini, armato di scala e panaro, coglieva i limoni, i virdeddi che, sebbene non ancora maturi, già ricchi di sugo, una delle principali caratteristiche dello Sfusato di Favazzina.
A me quei limoni verdi parevano tutti uguali e incuriosito, chiedevo a mio padre come facesse a scegliere quelli buoni da cogliere e lui, mettendolo in pratica, mi spiegava che per stabilire la giusta grossezza, nel prendere in mano il limone, il pollice e l’indice non si dovevano toccare, un metodo abbastanza semplice, ma altrettanto efficace.
Gironzolavo poi negli orti alla ricerca di qualcosa che mi potesse interessare, oppure di qualche bastardo, da mangiare poi sulla strada del ritorno. Quando mi capitava di andare a Samperi, rimanevo affascinato dalla grandiosità di quel giardino, il più vasto che vi era a Favazzina, e mi perdevo quasi, a girovagare in quel mare di alberi di limoni e finivo sempre davanti al grande caseggiato che il proprietario, un ingegnere che abitava a Messina, credo un discendente dei Florio, (grandi proprietari terreni originari di Bagnara, creatori della famosa casa di liquori e dell’ancor più famosa corsa automobilistica, la Targa Florio) aveva fatto costruire per la villeggiatura.
Dato il mio continuo andare a Samperi (durava parecchi giorni la raccolta dei limoni) ero diventato amico del figlio, un ragazzo pressappoco della mia età, e quando si trovava con i suoi nella casa, talvolta mi invitava a salire a giocare con lui, oppure, attraverso il ponte che vi era sotto la ferrovia, scendevamo al mare a giocare sulla massicciata proprio a ridosso della spiaggia .
Talvolta anziché giocare ci fermavamo a guardare le donne che, munite di un tronchesino, con una velocità sorprendente, tagliavano i piedi ai limoni. Li mettevano poi nelle ceste e li trasportavano sulla Nazionale, dove vi era il camion pronto, una volta carico, a portarli a stufare.
La stufa era in realtà una camera chiusa ermeticamente, una sorta di camera a gas, dove venivano posti i limoni e del carburo a sciogliersi nell’acqua, il gas che si produceva, l’acetilene, intaccava la buccia facendola diventare gialla, trasformando così i virdeddi in limoni maturi. (u Magu, Peppino F., ne aveva creata una a Favareca, in un vecchio gabbiotto dell’Enel, proprio davanti all’entrata della Snam).
Ricordi ormai lontani che si perdono nel tempo, quando il limone, insieme al vino, erano una delle fonti principali dell’economia favazzinota, il sostentamento per la maggior parte delle famiglie contadine.
Con questo mio scritto era mia intenzione celebrare la magnificenza del nostro limone, la sua eccellenza, ma con l’abbandono ormai di tutti i giardini, sono costretto mio malgrado e con la morte nel cuore, a celebrare la sua scomparsa, la fine del personaggio più illustre del paese lo “Sfusato di Favazzina”.

4 commenti:

arcade fire ha detto...

è veramente molto bello questo ricordo, Mimmo. Nessuno meglio di te può raccontare la Favazzina del passato. Nessuno possiede la tua delicatezza. La precisione del dettaglio è un valore in più, stravedo per queste cose. Molto bravo

romanaccia ha detto...

Mi associo e chioso: la conoscenza delle cose tecniche sublima la poesia del ricordo. Molto bello

u'longu ha detto...

Bellissima Spusey, un pezzo di storia, della nostra storia.
Solo su una cosa dissento.
I raccoglitori di limoni erano sottopagati, come sempre del resto.

chinnurastazioni ha detto...

Il Limone ha dato lavoro ad un sacco di gente locale e forestiera, ha migliorato la posizione economica di tanta gente, ed è stato per tanti anni il simbolo di una comunità di specialisti nella lavorazione dello sfusato. Grazie Mimmo per averlo ricordato