Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
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Salutamu!
UGRECU

sabato 13 febbraio 2010

Spusey, u ballu i carnulivari e u blaccaut

Compare Nino, il delegato, ci aveva lavorato tanto e alla fine c'era riuscito: la serata si sarebbe fatta. Nella via marina, sotto all'abitazione del ragionier Lo Faro, le due sale del circolo erano pronte. Avevano accostato il bigliardo alla parete laterale e l'avevano usato come ripiano per le prelibatezze nostrali: buccacci di livi scacciati, mulingiani sutt'ogghiu, giardinera e pumaroru sicchi e ogni ben di dio. La rastrelliera delle stecche era stata coperta con un drappo rosso, alcune donne del paese ci avevano ricamato a doppio filo giallo-oro la scritta Ballo di Carnevale Favazzinoto. Fatti sparire i tavoli nella vicina cantina del di sopra ragionier Lo Faro, le sedie furono addossate ai muri perimetrali. Nella sala interna, un giradischi avrebbe suonato tanghi, valzer e, a richiesta, tarantella. Nella stessa sala, naturalmente più riservata, si sarebbe ballato.

Arrivavano. Soprattutto coppie ma c'era pure qualche scapolone incallito e alcune zitelline lor malgrado. Vestivano, le donne rigorosamente in nero anche quelle che non avevano eventi familiari da rispettare, gli uomini più liberi, chi vestito intero, chi spezzato. Saverio, giacca i so zi Peppi, pantaluni i so cuginu Micu, a camicia a soi, si presentò senza cravatta. Quella sera inventò il casual ma non lo seppe mai. Non sapeva nemmeno come poter dire a Caterina, abballa? si sedette a osservare le coppie ballare il tango scivoloso e il roteante valzer, il casqué degli esperti e il guancia a guancia dei più audaci. Macerava nell'impotenza. E Caterina manco per sbaglio, aspetta, ora pare che si gira. Andò via la luce. Buio, nta ddu scuru qualche rumore di sedia, murmuriamenti, qualcuno chiese se c'erano candele. Non servirono, un minuto poco più e la luce tornò, le coppie ripresero seguendo il giradischi che con uno strido da rizzicari i carni suonò il valzer da dove l'aveva lasciato. Saverio riprovò a puntare Caterina, virimu se si vota. Andò via la luce. Il brusio divenne burdellu, la solita sedia che qualcuno aveva travolto, il rumore di un pirito scustumatu e vigliacco, forse fatto con la bocca. L'urlo di una donna.
-Mi rubbaru a collanina d'oru. Aiutatimi!-
Trovarono tre candele, le accesero. La signora Ciccina, era lei che aveva urlato, dopo aver oltrepassato l'orlo di una crisi di nervi diceva a Pedro, pardon Petru, suo marito:
-Mi rubbau a collanina. Mi maniau nte minni. Si ppuiau puru r'arretu.
-Maronna, disse Petru, hanno strupratu a me mugghieri!
-Aundi ta mparasti sta palora, Petru? rissi chi si ppuiau-
-Mi vannu mi ncia ppoiunu a to mugghieri, Cicciu, pensa e to corna.
-Ieu ri corna i me cugnatu Cicciu mi ndi futtu, ma rassa stari a me soru- s'intromise Pascali.
-Ma chi è stu burdellu? Paisani, non pisciamu fora ra cannata!
-Delegatu, chista è discussioni civili, facitivi i cazzi voshri-
-Senti craparu, porta rispettu o primu cittadinu!
-Parrau u lordu ngrisi. Me frati è zappaturi, i crapi i rringa to patri-
-Ecconciò? tu non mbali mancu nu cacocciulu ri me crapi
-...
-...
Spusey seduto accanto a Saverio pensava a quello che si diceva dei grandi bestemmiatori di Toscana e pure dell'Umbria. Robetta. Pura teoria, arabeschi d'aria e ghirigori barocchi.
I miei compaesani, veri ncazzusi, veri sciarreri, aund'è chi partunu maschiati e pacchiri addaparu. Scorrerà sangue, megghiu mi mindi vaiu.
-Ciao Saverio, me ne vado. Se per caso a sirata si giusta, se piccasu torna a luci, tu devi solo andare da lei e dire:
-Caterina, vuoi ballare con me? Se dice: -Grazie, preferisco di no! rassila futtiri pi sempri.

Ritornava dalla strada del cimitero, non voleva passare dalla piazza, avrebbe sentito le urla provenire dal circolo, attraversò la rimembranza verso la marina e risalendo la spiaggia fino al molo avrebbe preso il vicolo che scende dalla filanda per rientrare a casa. Spusey dalla caserma vide una luce intermittente sul primo molo.
-Caspita, hanno messo un faro sul molo? Vado a vedere.
C'era un giovane seduto con una canna da pesca in mano.
-Buonasera, Le Long. Che fai, peschi?
Tirò una boccata lunga, spense il mozzicone sul masso, soffiò il fumo con forza.
-No, mi curo l'insonnia
-I pesci non dormono, di notte?
-Metti caso che ci sia un sarago o anche un cefalo che come me non prende sonno.
-Allora?
-Metti caso che come me va a cercare un frigorifero.
-Non capisco.
-Io sono il frigorifero
-Non capisco
-Non importa. Comunque dopo che ha mangiato lo ributto in mare.
-Si stannu sciarriandu, nto circulu.
-Lo so.
-Ci rubbaru a catenina a signora Ciccina.
-Lo so, ma non è vero. Ciccina mbrogghia.
-E tu comu i sai sti cosi chi mancu nc'eri?
-Mu rissi nu buddaci.
-I pesci parlano?
-Roccu i Missina sì.
-Sì, lui c'era al ballo.
-Appunto. Ha notato che quando è tornata la luce Ciccina non aveva più la collana.
-Avrebbe dovuto urlare al primo buio.
-Bravo cugino, ci sei arrivato
-Ciccina quindi è...
-Simulatrice, esibizionista e un poco altruista.
-Che osservatore, u buddaci.
-Le minne lo attraggono, più di ogni altra cosa.
-Che devo fare, Le Long?
-Niente, siediti che ci fumiamo una sigaretta.-
-Non fumo ma va bene, mi siedo. Un poco altruista? spiegami il concetto, Le Long.

Al tempo di questo fatto capitava frequentemente che a Favazzina venisse a mancare l'energia elettrica. Quando succedeva c'era sorpresa certo ma era una sorpresa che non ti sorprendeva mai del tutto. Dire -Si ndiau a luci- si diceva con un tono di voce che non so rendere sulla carta, forse per approssimazione, se si aggiunge un -Ma quandu mai?- ci si avvicina al risultato. La luce se ne andava ma poi tornava, non sapevi quando. Da pochi istanti fino a una notte intera, tutto era possibile. Nelle case erano pochi gli elettrodomestici, non se ne aveva un gran danno. Si accendevano le candele e si stava attorno alla conca a veder la brace diventare cenere. Mi dispiaceva che il televisore non funzionasse, per fortuna il nonno "contastorie" riempiva quell'attesa nera, nella semioscurità le sue parole, per me, diventavano verbo. Poi mi rassegnavo e andavo a letto: anche se la luce torna, Carosello ormai è andato e Belfagor mi mette paura.

-Varda, Le Long, è tornata la luce in paese, biancheggia dietro a Brancatò, brisci u iornu. Torniamo?
-Il filosofo similmente al poeta sa quando è il momento. Questo è il momento di tornare, Spusey.
-Perchè, Le Long?
-Finiru i sigaretti.

(Non sono riuscito a tagliare questo coso troppo lungo, non sono riuscito nemmeno a resistere alla vanità e ho pubblicato. Mi scuso)

10 commenti:

romanaccia ha detto...

E hai fatto male perchè mi si sò scotti li spinaci.

arcade fire ha detto...

purtroppo faccio sempre danni morali e materiali non più risarcibili. quest'altra volta ci proviamo col cavolo

romanaccia ha detto...

Saverio è amico di Vito?

u'longu ha detto...

Alla grande Mario.
Il ballo in maschera favazzinoto ca luci chi s'indi vai è geniale, musica per le mie orecchie.
Hai la capacità di farci sentire tutti a Favazzina, almeno io quando ti leggo, mi pari chi sugnu a casa.
Io farei bruciare puru a pasta o fornu, per il semplice gusto di leggerti. Sei un grande, herr doctor

arcade fire ha detto...

Grazie Mimmo sei un amico, se bruci a pasta o furnu ti offru na mangiata di favi a maccu.

Direi che Vito amava il ragù, qua mi pare che Saverio vada in bianco.

arcade fire ha detto...

Ma potrebbero essere amici, non sacciu. Non li ho mai visti alla stessa tavolata

chinnurastazioni ha detto...

Bellissima Mario, cosa devo dire? Mi sono pisciato dalle risate, mi piace molto quella frase "un poco altruista" evviva l'anarchico pescatore sur le mole

romanaccia ha detto...

e mica c'è una Luigia ad ogni angolo di strada.
comunque il danno è ampiamente riparato vuoi mettere due spinaci con sto gargatissimo giallo. e che cavoli

Spusiddha ha detto...

Una trasposizione della vecchia Favazzina perfetta, sembra davvero di esserci a rivivere la scena.
Davvero bravo caro Mario, hai veramente una grande fantasia.
A mia si brusciaru i pipi.

romanaccia ha detto...

errata corrige: garbatissimo