Benvenuti a Favazzinablog

Finalmente, dopo anni che ho in mente di farlo, ho deciso di aprire questo piccolo blog su Favazzina. L'obiettivo è quello di creare una comunità virtuale delle varie persone che negli anni hanno preso parte alla vita della nostra mitica Favazzina in modo che, almeno attraverso internet, possano sentirsi e non perdere i contatti, ma anche quello di scrivere e non dimenticare le varie storie che per tante estati ci hanno fatto morire dalle risate.
Se vi va di partecipare potete contattarmi su skype (mauro.fuca) o scrivere un commento anonimo al blog (scrivete in ogni caso la vostra email) così vi faccio diventare autori del blog e potrete darmi una mano.
Salutamu!
UGRECU

sabato 30 gennaio 2010

Tramonti favazzinoti
















Spero vi piacciano queste foto scattate dal balcone di casa e non .....un saluto a tutti gli amici del blog!!!! In particolare agli amministratori!!!!

venerdì 29 gennaio 2010

Il Gelaro Ru Magu.Un' Analisi Storico-Qualitativa. (Update).

Volevo innanzitutto ringraziare U Grecu per la meticolosita' del documento esposto...
C'e stata pero' una variante nell'anno 1997 (Se ben ricordo).
A fare i gelati c;era una ragazza dall'Est Europa....
Gia*** ne era il maestro (probabilmente per erudirla nell'arte del "tuffiare" il cliente con meno gelato possibile).
(Gia' raccontai questo aneddoto):
Vado a prendere un gelati e le dico: "Mi fai un gelato da duemila lire?"
Lei comincia e mi serve un cono con due chili di gelato sopra, le do' i soldi e mi allontano, quando sento la voce di Gia*** che fa: "Guarda che quel gelato e' da tremila lire, non duemila"...
Io lo guardo e dico: "Non e' colpa mia"...
E lui ribatte: "Guarda che que gelato e' da tremila lire....".
Ho fatto finta di niente e mi stavo allontanando mentre Banana continuava con la litania delle 3mila lire!
Ad un certo punto mi giro e gli faccio: "Oh, tieniti il cono, mangiati 1000 lire di gelato e ridammelo!!!"
Allorche' desistette, ma sono convinto che la ragazza subi' una trattenuta di mille lire sullo stipendio!

Il Gelato ru Magu. Un'analisi storico- qualitativa

Magari i favazzinoti più giovani penseranno che il gelato del Mago è sempre stato quel tripudio di sapori e quella delizia che attualmente è. Mi dispiace illudervi, ma non è sempre stato così. Il gelato del Mago ha avuto un'evoluzione darwiniana che, passando per approssimazioni, errori di progettazione, tentativi ed esperimenti strani, nel corso di circa 30 anni ha raggiunto l'attuale grado di perfezione.


anni '80 (campu i tennis):
tipologia: gelato venduto sfuso, ma preso da vaschette di gelato confezionato.
metodo di composizione: tecnica dello struscio sul bordo vaschetta e successivo sporzionamento della palettata sulla cialda con rottura della stessa (il gelato era.... congelato!)
sapore: appena accettabile
tipo di panna: produzione industriale
prezzo: milliliri con maggiorazione panna di ducentucincantaliri (se ben ricordo)

anni '90 (attuale bar)
tipologia: con l'avvento della granita-machine si assiste al graduale passaggio al gelato artigianale sono disponibili: cafè, ciucculata, fragola e l'immancabile lemuni!
metodo di composizione: palettata diretta sulla cialda. Le creme sono meno congelate
sapore: uno spettacolo
tipo panna: artigianale, erogata con mitica paletta di legno!
prezzo: dumilaliri con maggiorazione panna i cinqucentuliri
note: compare per la prima volta la variante brioche con gelato e per i più estremi brioche con gelato e panna... una libidine

anni '00
tipologia: gelato artigianale. Vengono inseriti gusti esotici quali muredda, nocciola, muluni e altri.
metodo di composizione: immutato
sapore: se possibile addirittura migliore
tipo panna: vedi sopra
prezzo: du euro con maggiorazione panna i 50 cent (se ben ricordo)

Perchè il Mago è famoso solo per le granite? E i gelati? Ce li siamo forse dimenticati?

Vorrei aggiungere però a questa breve trattazione una classifica riportante i più noti "compositori di gelato":

Gia***: gelato sotto standard quantitativo minimo
Mago in persona: standard quantitativo minimo rispondente ai parametri di Maastricht
Sab****: a seconda delle giornate standard quantitativo minimo o gelato leggermente abbondante.
Ros****: gelato abbondante. A volte proprio grande
Cet***: gelato enorme a rischio diabete per le prossime generazioni. Una vera sfida alle papille gustative. Da morire!

Concludo con una domanda. Quanti di voi hanno atteso la turnazione favorevole mi si 'ccattano u gelatu?

giovedì 28 gennaio 2010

Spusey e l'HC130

Era scomparso da tre giorni. Le Long non si dava pace sul molo, per via del passo pesantemente indagatore di quando veniva a domandare, accusare, minacciare. E i pisci sa fuivunu. Il rumore, l'assenza di quel rumore, gli martoriava il cervello e a niente servivano le esortazioni di Joe, il mare azzurro e la ricca messe del pescato. I cefali non sono per niente pesci consolatori.
-Ti ricordi Peppi, lo sentivamo che era ancora supra o muntarozzu ri purceddi e poi scindiva e si avvicinava, e quelle scarpe, come facevano Peppi? cicic e ciciac e tu ricivi senza mancu mi ti voti: rriva u commissario finimmu i piscari, eh Peppi? e comu mi rumpiva i palli, Le Long tu la sai lunga di qua e confessa di là, però chi bravu figghiolu, rassamu futtiri a parentela ma propriu nu cristianu ngarbatu, eh Peppi? oh Peppi!
-Senti Le Long, mi dispiaci puru a mia ma cusì è a vita, putiva capitari a mia, putiva capitari a tia, capitau a iddu, e bisogna rassegnarsi.
-Non riuscirò mai a perdonarmi di non essere riuscito a evitare che accadesse.
-Le Long non farne una tragedia
-Parri bbonu tu, e se non si apri?
-Si apri, si apri.


-E se non si apri?
-Si apri, si apri. Ci sono ben due sistemi di sicurezza. Tu non devi fare nulla e non puoi sbagliare niente. E' una cosa automatica.
-Da te non me l'aspettavo questa scorrettezza NinuChinnu, fusti sempri ducazzionatu, nu figghiu di bona famigghia, rispettoso, prendermi in giro con questa storia dell'indagine Lockheed, di Antelope Cobbler, di segreti che solo io potevo scoprire. Mi hai portato a Pisa, mi facisti nchianari supra a st' Hercules e ora pretendi mi mi jettu? Ninuzzu, cu tuttu u cori, va pigghiattilla nto comu si rici a Brescia e quandu turnamu a Favazzina non ti parru cchiù.
-Spusey, te lo ripeto un'altra volta. Lo devi fare per il rilancio del paese. Ormai siamo dimenticati da tutti, occorre un gesto eclatante che richiami l'attenzione dei media su Favazzina. Per questo abbiamo scelto la personalità più importante del paese e abbiamo votato nel circolo, unanimità meno uno.
-Non potevate scegliere Le Long? se vogliamo ha pure più presenza fisica di me.
-Le Long? escluso. Furtunato com'è iava a finiri cu paracaduti non si apriva. Dai spogliati, completamente nudo, che ti devi lanciare.
-Nudo completo? Ca ciolla i fora? Ma chi rici, Ninu.
-Senti, tutti si lanciano vestiti, che gesto dimostrativo sarebbe. Tu ti lanci anura. Avanti.

Si apriu. Mah, mi pinzava peggiu, e veru faci un pocu friddu ma dura 45 secondi, aund'è chi toccu dda nterra. Chi emozioni, ci pensi? Icaro, come Icaro. Sta minchia, non mi pare un paragone azzeccato. Che sensazione gradevole quest'aria che sale su per gli arti inferiori e si biforca tra protuberanze e incavi. Occazzu, speriamo non mi ci su arbiri all'atterraggiu. Beh, dai è fatta, pochi metri, e poi esibirò davanti alle tv di tutto il mondo il mio corpo nudo e istoriato: FAVAZZINA COME IL RE DEI DETECTIVES (davanti) NUDA (di dietro). Sta frasi è rrobba i Arcadi, penzu. Na cazzunata cusì? ci scummettu.

-Sono venuto a dirti che gli amici, i cugini si vedono da queste cose. Le Long, ho saputo che alla votazione tu sei stato l'unico che ti sei opposto al mio lancio col paracadute. Grazie.
-Di niente, cugino. Io ero per il deltaplano.

mercoledì 27 gennaio 2010

Le campane

Da ragazzo mi piaceva suonare le campane, avete capito bene, proprio le campane, purtroppo non essendo un'assiduo frequentatore, la possibilità di suonarle era scarsa, molto scarsa.
Le campane favazzinote erano speciali, nel senso che le corde tiranti, due quanto le campane, erano direttamente collegate ai batacchi, quindi si poteva governare il suono, il clamore, la melodia.
William, il sacrestano, era un'artista eccelso, le faceva parlare, mentre suonava andava in estasi, un rapimento dei sensi quasi mistico, quando tirava le corde sembrava mungere una vacca molto alta.
Io, a volte, mi avvicinavo e mungevo insieme a lui, poi preso il ritmo mi lasciava suonare per pochi secondi da solo, riprendeva lui per il finale, velocissimo, un crescendo rossiniano, un'esplosione di bronzo, vita, allegria, Pasqua perenne.
Alla fine dei colpi secchi, isolati, per indicare se era la prima, la seconda o la terza.
La mia partecipazione occasionale all'estasi campanara dipendeva sia dagli umori di William, cangianti come lo scirocco a mezzogiorno, sia dal prete che la riteneva poco seria, dissacrante se non addirittura blasfema.
Fui allontanato, come al solito, il prete non fece mai un piccolo tentativo per recuperarmi alla fede, dava per scontato possederla, come fosse un'eredità, il vestito la domenica, un favore concesso.
Nottetempo, non so come, qualcuno staccò i batacchi delle campane, appoggiandole alla parete interna del campanile, era uno scherzo, un semplice scherzo dei soliti nottambuli, probabilmente frequentatori dei famosi scaluni.
Non penserete che sia stato io ? Io non frequentavo i scaluni, andavo a letto subito dopo cena e mi addormentavo dopo le preghiere e l'atto di dolore.
Se non ci credete fate bene, però siete dei malpensanti, e a pensare male si fa peccato.
Peccaminosi

martedì 26 gennaio 2010

Le bugie hanno le gambe corte

Sul finire degli anni cinquanta, inizio anni sessanta, i due personaggi di maggior rilievo e che meglio rappresentavano l’intelighenthia favazzinota erano Paolo G. e Gianni G. (u figghiu ru maesru Roccuzzu, da non confondere cu figghiu i masru Ninu u sartu).
I due però avevano un carattere diametralmente opposto, cordiale e molto disponibile il primo, scontroso e parecchio chiuso il secondo, e non so se fosse per il loro carattere così diverso o altro, ma i due non è che si potessero vedere più di tanto.
A quel tempo, quando un giovane o un anziano aveva bisogno di qualche servigio, comandava quasi sempre noi ragazzini, soprattutto quando c’era da andargli a comprare le sigarette.
La tabaccheria, come molti di voi ricorderanno, si trovava Supra o ponti, sulla Nazionale, ed era ra Ciagiusa che gestiva insieme alla figlia, tutte e due, ricordo, sempre vestite di nero e con dei baffetti che si lasciavano crescere in piene libertà, mai state vanitose loro.
Un giorno mentre ero in giro per il paese, mi avvicinò Gianni e mi chiese se andavo a comprargli le sigarette. Anche se non ne avevo voglia non seppi dirgli di no e lui, nel darmi i soldi, mi disse di dire alla Ciangiusa che erano di Paolo G. ,chiaramente non voleva si sapesse che fumava, sapeva però che noi dovevamo sempre dire di chi erano le sigarette, altrimenti, essendo dei ragazzini, ne lei, ne soprattutto la figlia, c’è le davano, motivo per cui, anzichè il suo, mi disse di fare il nome di Paolo.
Al banco, c’era la figlia ed io, porgendole i soldi, le chiesi le sigarette e lei, come sempre faceva, mi chiese di chi erano, ed io ingenuamente le dissi che erano di Paolo G. .
Stava per prenderle quando sulla porta, come evocato dalle mie parole, comparve Paolo, convinta che fossero per me e che avevo cercato di fregarla, mi fissò col viso arcigno e rivolgendosi a Paolo gli chiese se era vero che mi aveva mandato lui a comprare le sigarette.
Ovviamente lui rispose di no e, molto contrariato, mi chiese perché avevo fatto il suo nome e se le sigarette fossero per me.
Io, in un primo momento, anche per la figuraccia che avevo fatto, rimasi in silenzio, non sapendo proprio cosa dire, ma poi davanti alle sue insistenze e per paura che glielo dicesse a mio padre, gli risposi che non erano mie.
Lui, allora, ancora più incazzato volle sapere di chi fossero, ed io lasciando da parte ogni reticenza, gli dissi che erano di Gianni.
Per un attimo vidi balenare sul suo viso un certo disappunto, poi, dopo avermi fatto una bella ramanzina, mi disse di portargli pure le sigarette, ci avrebbe pensato poi lui a chiedere spiegazioni a Gianni.
Non so cosa Paolo gli disse, anche se comunque posso immaginarmelo, ma quella vicenda, mi segnò profondamente e mi fece capire che è sempre meglio dire la verità (oh Dio, non sempre!), le bugie, come si sa, hanno sempre le gambe corte.

domenica 24 gennaio 2010

Baarìa



Ieri ho visto Baarìa di Tornatore e sebbene sia un film non particolarmente riuscito
ha richiamato alla mia memoria alcuni episodi da me vissuti o riportati anche in questo blog da favazzinoti ca scorcia (come rici u longu).

- Le liti furibonde per la ripartizione dell'acqua di irrigazione.
Cumpari Pappinu G...ì a conclusione delle sue sciarre memorabili sacramentava un imprecazione cumulativa jastimandu li centu Maronni.

- Gli arti spappolati da ordini inesplosi della 2a guerra mondiale

- Le "spedizioni" nei giardini a caccia di clementine,nespole, ciligie quando ancora ognuno di questi frutti cadenzava il regolare passaggio delle stagioni

- I ragazzini mandati a comprare le sigarette supra o ponti da adulti che giocavano a carte nto circulu

- Le elezione politiche gestite con azioni lecite e non

- I piccoli e grandi soprusi imposti da gente con un concetto distorto dell'onore

- Lo scirocco che inesorabile sconvolgeva le menti e il corpo

venerdì 22 gennaio 2010

Invito a nozze

L'invito, in cartoncino crespato coi nomi in rilievo e dorati, arrivò tre mesi prima: si maritava un cugino.
Il matrimonio del secolo. Faraonico. Cinquecento invitati. Cumpari Cecè rissi chi Carribardi cu na picca i chiù si pigghiau a Sicilia e Sprumunti (speriamu mi putimu mangiari tutta sta genti chi simu, n.d.c.C.). Prima bisogna andare in chiesa a Solano, non ricordo se di sopra o di sotto, quella del sacerdote famoso per la benedizione della corname, chiddu chi si llesti viatu p'amuri di vinu briscula e trissetti. Tantevveru chi nta du stiva stiva a ggenti ancora trasiva, u parrucu aiva già cantatu menza missa e quandu rissi iatavindi a missa esti, ducentu ritardatari mburravunu cu chiddi chi niscivunu. Megghiu cusì, aundi i mintivi, mancu nto domu i Riggiu. La strada per Gambarie intasata di macchine, quattro autobussi di Bergamo mintuti a spina di pesce, noi avevamo la seicento ma c'erano 850, 1100, 1500 e pure qualche Lancia. La giulietta Alfa Romeo degli sposi faceva strada verso Santu Lia dove c'era il ristorante immerso nella frescura dei pini, necessaria in quel caldissimo giorno d'estate. Mangiammo a scalare, chi non aveva niente nel piatto guardava chi aveva il primo guardava chi aveva il secondo e quelli alla frutta erano già fuori al fresco in attesa della torta. Inaspettatamente mangiammu bbonu, dopo tre ore lo potemmo dire. La torta fu portata sul tavolo davanti agli sposi e quasi li fece sparire, se ne intravvedevano scorci tra i sei piani di panna montata. Fu servita in fretta perchè c'era da andare a visitare la futura casa. A Gioia Tauro, nentimenu. Scendemmo dal passo verso Palmi più numerosi della carovana ciclistica del giro della provincia di Reggio (quest'anno ha vinto Dancelli, n.d.c.d.a.) entrammo a turno a elogiare la casa e ammirare i regali allocati in una stanza apposita, quella del bambino speriamo maschio e speriamo maschio. L'argenteria era in bella mostra in duplice triplice quadruplice copia giusta la fantasia delle persone, cristalli e cornici d'argento, ogni cosa che potete immaginare c'era, quantomeno raddoppiata. Mi colpì un quadro, quello sì pezzo unico, una marina grande di Scilla (questa l'ha dipinta Rocco M. un grande artista amico mio, n.d.t.d.n.) tanto mal fatta che il castello sembrava volesse precipitare nel mare. Fui contento che mio padre avesse optato per la busta. Pare che finisce, no? ndi iamu pà casa, invece gli sposi avevano affittato un locale da ballo dove si sarebbe svolta la sessione serale dello sposalizio con rinfresco, spumante e pastette in grandi spase distribuite a bizzeffe su decine e decine di tavolini. E cunfetti, maronna quanti cunfetti, a manati furtivamente mmucciati nte sacchetti ri vistiti, qualcuno incurante del danno all'abito si mboscava puru i pasticcini tantu cu su mangia tuttu stu beniddìu, si muca. Vi dobbiamo dare la bomboniera, una cosa d'argento di peltro di silver, non ndi capisciu aiu reci anni; avviene lo scambio, lui lo sposo ti da l'oggetto tu l'invitato gli dai la busta e busta su busta incassa e si gonfia la tasca destra del vestito blu, mio padre ritorna dal lascito e gli dico che se si robbunu o sposu (è stagione, n.d.m.d.c) avi u riscattu ncorporatu, m'incenerisce come lui faceva e nessun altro ha mai potuto più, cazzu ma tu non crisci mai, stattiti cittu. Obbedisco, ma se penso a tutte le cose che avrei dovuto fare a Favazzina, gli impegni che avevo nta marina o abbandasciumara, m'incupisco eppure già lo so che così gira la lancetta, troppo lenta quando sei dove non avresti voluto essere.
L'ultimo brindisi al sorgere della luna di miele (vanno a Roma, Venezia e Redipuglia, n.d.n.c.d.V.V.) e la giornata finalmente finì.

PS (d.P. p.d.S.) Auguro agli sposi tanta felicità. A saluti i sta schizza.

giovedì 21 gennaio 2010

Vavatindi pa casa.

Oggi, alcuni di noi appartengono a un club o ad una associazione professionale. Questa appartenenza ci arricchisce con conoscenza e contatti personali. Ci da', in molti casi, uno status symbol, un etichetta, che ci definisce e ci da' tanta importanza e peso sociale quanto quelli dell'organizzazione alla quale apparteniamo.
Mi ricordo di un famoso ed esclusivo club favazzinoto al quale tutti i giovani masculi voleva no appartenere: i scaluni ra cresia.
Generalmente, a quell'ora tutte le attivita' amorose, reali o fantasiose, sulla spiaggia venivano a termine e non c'era niente di meglio, o posto migliore, ri scaluni ra cresia per raccontare cio' che era accaduto.
La chiesa, coi suoi scalini, era quel posto dove le confessioni piu' sacre venivano fatte e passate di generazione in generazione. Li si imparava un sacco di puttanate e minchiate da riempire un libro. Tutti erano superuomini con interminabili storie a vario contenuto censurabile. Le storie piu' ose' erano, ovviamente, quelle di Rocco C. e mio cugino Silvio. Dove le trovavano tutte quelle donne, che facevano tutte quelle cose, era una cosa che faceva impazzire molti di noi.
Quando ero giovane io avevo un orario di ritirata che era amministrato rigorosamente da mia zia Peppina: alle dieci della sera dovevo essere a casa. Quelle poche volte che mi azzardavo a tornare tardi ero quasi inevitabilmente tradito dal nono scalino della prima rampa. Quel cazzo di scalino scricchiolava come un corvo in orgasmo e puntualmente svegliava la postina che poi mi faceva il solito cazziatone.
Questa imposizione non mi aggradava affatto perche' alle dieci di sera c'era la famosa riunione dei membri di quel club, e quando arrivavo vicino alla chiesa sentivo il mormorio e le sghignazzate degli amici che non facevano altro che invitarti a sederti e ascoltare.
Purtroppo, l'appartenenza agli scaluni era per invito solamente e la tua eta' determinava il contenuto delle storie che potevi sentire. Questi diritti e doveri erano amministrati dai giovani con "piu' senno", che erano quelli che raccontavano le storie piu' pepate, cosi' quando i racconti cominciavano ad assumere contenuto censurabile io mi sentivo dire quelle famose implacabili parole: "'ntoni vavatindi pa casa"
Cosi' dagli scalini della chiesa me ne andavo ad affrontare quel maledetto nono scalino scricchiolante di mia zia Peppina, sorridendo al pensiero di cio' che avevo sentito e ad immaginare che un giorno anch'io avrei avuto l'eta' necessaria per sentire quelle storie di gambe intrecciate e di posizioni contorte dall'inizio alla fine.


IL PRIMO LANCIO

Io credo che sia una vera e propria follia, ma allora non la pensavo così, anzi, ero molto convinto che dovessi provarci. Una cosa è il brivido di paura piacevole e una cosa è di lanciarsi da un aereo militare con il paracadute, comunque ti rendi conto che la tua è una paura che puoi tranquillamente vincere. E’ Venne il giorno dell’imbarco, all’Aeroporto San Giusto di Pisa, ci attendeva un Ercules C130 grigio metallizzato. Quasi subito ci siamo imbarcati, nel giro di pochi minuti eravamo in volo, diretti verso la zona di lancio. Descrivere cosa si prova la prima volta, quando ci si lancia da un aereo, non è semplice, è' un misto di emozioni e di sentimenti, una scarica di adrenalina pura che raggiunge il suo apice quando si è davanti alla porta in attesa della luce verde. Una volta usciti non si possono più tornare indietro sei da solo con te stesso ad affrontare il salto nel vuoto. In lontananza senti ancora il rumore dell'aereo che si allontana, mentre la fune di vincolo che va in trazione, apre la sacca porta-paracadute. Lo schiocco di apertura significa che tutto sta procedendo bene, ma non è finita, solo dopo aver controllato la calotta e le funicelle del paracadute, inizi a tranquillizzarti e ad avere silenzio e del vuoto totale intorno a te. E' la parte più bella ed emozionante del lancio. La discesa non dura molto, durante una giornata serena circa quarantacinque secondi. Giunto a terra torni alla realtà. E' un'emozione unica

Una domenica bestiale

Gennaio e febbraio, generalmente, erano i mesi della potatura delle viti e, bello o brutto che fosse, tutte le domeniche mattina, all’alba, mio padre mi portava con lui alla vigna per raccogliere i tralci che, con l’inseparabili forbici da pota, tagliava.
Man mano che li raccoglievo, facevo dei mazzi che legavo con un tralcio più lungo, ottenendo delle fascine che ammucchiavo nella “lenza” più grande, successivamente, una volta secche, venivano bruciate per fare carbonella da usare in inverno nel braciere.
Ero ancora un ragazzino e, certe mattine, quando il freddo era intenso, avevo le mani talmente ghiacciate che non riuscivo a muoverle tanto mi facevano male. Ci soffiavo sopra per riscaldarle, ma non è che riuscissi a rianimarle più di tanto.
Chiedevo allora a mio padre di accendere il fuoco, ma lui non ne voleva sapere. Troppo tempo per accenderlo, mi diceva, poiché la legna era umida e poi non era nemmeno sicuro che prendesse fuoco.
Ma la vera ragione era un’altra, a parte il tempo che ci voleva per accenderlo, una volta acceso, bisognava poi curarlo per tenerlo vivo, inoltre tutte le volte che mi sarei avvicinato per scaldarmi, era ulteriore tempo che avrei perso e questo lui non poteva permetterlo.
Sul lavoro mio padre era inflessibile.
Quando poi ci trovavamo o Jancu, a parte il freddo, dopo un po’ si faceva sentire anche la sete e siccome da quelle parti non vi erano sorgenti, mio padre mi dava dei grossi tralci di vite da succhiare, oppure mi faceva mangiare i “caccialepri” che crescevano numerose sulle “armacie”, non era il massimo ma almeno la sete un po’ si placava.
Ma sotto la scorza dura di contadino, mio padre, aveva un cuore estremamente tenero e capiva perfettamente le mie difficoltà e le mie esigenze di ragazzo, così verso le dieci, con la scusa di mandarmi a messa, mi faceva tornare a casa e continuava il lavoro da solo fino a mezzogiorno e talvolta (non so fino a che punto fosse vero), dicendo di non aver udito le campane, anche oltre.
Ma le domeniche dopo, fino a quando tutte le viti non erano potate, mi faceva alzare ancora all’alba per andare con lui alla vigna, magari a Fermo, a Brancato, a Rustucu, a Cinchina, o Jancu, a Sedda a muletta, oppure a Frunti, lui a potare, ed io, con le mani intirizzite, a raccogliere i tralci delle viti.

mercoledì 20 gennaio 2010

IL CANOTTO

Eravamo bambini io ed il mio amico Piero (Petrantoni), seduti su un bizzolo qualsiasi fantasticavamo di mille avventure nei mari profondi, nei deserti lontani.
C'eravamo costruiti un mondo ideale e lo andavamo a visitare con la fantasia fino a quando si faceva tardi ed i nostri genitori ci chiamavano per andare a dormire.
Da ragazzini, dodici o tredici anni, la svolta.
Un canotto, quasi due metri, gonfiabile dall'interno, due remi tipo pagaia, un regalo a Piero dai suoi genitori.
Diventammo subito esploratori, Scilla, Bagnara, Costiere di Palmi, Tunnara, Stretto, non avevano più segreti per noi, esploravamo gli angoli più sperduti, ci fermavamo a pescare.
La Calypso di Cousteau in confronto era una bagnarola ferma ad arrugginire in un porto abbandonato.
"Considerate la vostra semenza, fatti non foste a vivere come bruti....." sembra facile caro Dante, vorrei proprio vedere Ulisse se ad aspettarlo sulla spiaggia c'erano i genitori armati di oggetti contundenti, quanto tempo impiegava per tornare a casa e se ne aveva la voglia.
Evidentemente le nostre madri non avevavo letto l'Odissea e nemmeno il canto della Divina Commedia, ci tarpavano le ali, non partecipavano, anzi partecipavano a colpi di cucchiaio di legno e sberle.
Naturalmente erano preoccupate perchè non ci vedevano tornare, noi eravamo presi dall'ignoto e perdevamo la cognizione del tempo.
Era una fuga unica, col canotto e a piedi.
Una volta nei pressi di Bagnara, nella scogliera suttu a curva d'Angelazzu, un'onda ci capovolse, quando riemersi non lo vedevo più.
O porca puttana, andavo giù chi mancu na foca monaca, alla ricerca del naufrago, niente.
Era nascosto sotto il canotto capovolto e si divertiva a vedermi cercare.
Piero era fatto così, spero che lo rimanga il più a lungo possibile.
Verso la fine di quell'estate meravigliosa, dopo un'esplorazione più lunga del solito, il canotto venne sequestrato e scomparve, con lui scomparvero i nostri sogni di avventura.
Dopo qualche anno Piero partì per l'America, festeggiammo la partenza con una sbronza di sambuca Molinari, che ancora oggi quando ci penso, mi sento male.
Ci siamo rivisti ancora da grandi, poche volte, le nostre vite sono separate dal mare, ma prima o poi troveremo qualche altro canotto.

martedì 19 gennaio 2010

SMS*

La figlia diciottenne di una mia amica, nell'utilizzare il telefonino della madre, sbaglia destinatario e pertanto ricevo il seguente sms:
kl kzz ke vngo! giamma nn m kk paro!! fnklo!!! Eli
cell mam! my ssung ko!

Ostico ma non impossibile da decifrare, l'amica di nonna Speranza avrebbe scritto:
-Amica mia, non verrò. Egli non mi degna. Che vada nei frati- con quella bella calligrafia ottocentesca. Milleottocento.

Nell'anno ottocento dC a Verona un religioso scrive su una pergamena:
"Se pareba boves, alba pratalia araba,
albo versorio teneba, negro semen seminaba.
Gratias tibi agimus, potens sempiternus Deus"
.
(Spingeva avanti a se i buoi, arava bianchi prati, teneva un bianco aratro, seminava seme nero. Ti ringraziamo, potente sempiterno Dio).
Ecco, la terza riga è latino schietto ma le prime due sono, con moltissimi interrogativi, forse il primo esempio di italiano. Mi piace molto l'italiano che nelle prime due righe cela la metafora della scrittura e nella terza è ancora latino.

Cento e più anni dopo, 960 dC, nell'Italia centromeridionale, si scriveva così:
"Sao ke kelle terre per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti"
è un atto giudiziario riguardante probabilmente le terre attorno al monastero di Montecassino.
Non possiamo sbagliare, questo è volgare, è italiano. Un italiano migliore dell'sms che ho ricevuto e di cui dicevo sopra.

Lo so, conosco le obiezioni, si va di fretta, non c'è tempo da perdere e le dita corrono più veloci dei neuroni cerebrali, cosa possibile solo se si possiede un telefono cellulare.
Di tutto questo tempo risparmiato che sarà? Nasceranno romanzieri tutto k e ! e poeti di sole lettere omesse e preminobel del testo breve: -Ei fu. Accanto a lui posò-(Questo è già stato scritto, tenere presente).

Un mondo trafelato e alla rovescia: la crusca dell'accademia è diventata farina del diavolo.

*Da un fatto vero, tanto per rientrare nei ranghi.

lunedì 18 gennaio 2010

Chi e

Che i moli siano uno stupro del litorale favazzinoto e' oramai ovvio a tutti.
Mi ricordo che tutti noi eravamo contrari al progetto demaniale sebbene avevamo nel cuore la speranza che queste brutture di cemento avrebbero preservato Favazzina per le generazioni dei nostri figli.
Purtroppo, la realta' si e' rivelata molto diversa e ora, con il senno del poi, anche io posso vedere che avremmo dovuto incatenarci sulla spiaggia ed impedire ai macchinari gialli di gettare a mare massi di cemento che alla fine non hanno fatto un cazzo di niente per la nostra Favazzina.

Una sola cosa i moli hanno fatto di buono: hanno dato a Le Long il podio per immortalare la figura dell'uomo e il mare. Quando io penso a Favazzina, Le Long viene alla mente, e cio' mi basta.

venerdì 15 gennaio 2010

FAVAZZINLANDIA

Mastro Cazzuola ristrutturava case in tutta la zona, Favazzina compresa, il suo cruccio più grande era lo smaltimento delle macerie, ma quando scoprì che le poteva buttare impunemente sulla spiaggia di Favazzina, tutti i suoi problemi si risolsero.

L’amministratore provinciale Concusso, aveva parecchi miliardi stanziati dallo stato da investire in opere pubbliche, ma pensò che era meglio far gettare tonnellate di cemento sotto forma di massi sulla spiaggia di Favazzina e intascare laute mazzette.

L’avvocato Abusivis ha una villa a ridosso della spiaggia, ma siccome quando entra o esce, si sporca i pedi con la sabbia, ha pensato bene di farsi costruire un rialzo in cemento accanto al muro di cinta, rubando parecchi metri quadri alla spiaggia sottostante.

L’ingegnere Condonus non ha voluto essere da meno e si è fatto fare la casa addirittura sulla spiaggia.

Al signor Culomolle e alla sua famiglia, per farsi il bagno, piace arrivare con la macchina proprio sulla spiaggia, e siccome a Favazzina lo può fare e senza neanche pagare il parcheggio, lui e tutti quelli come lui, tutti i sabati e le domeniche, durante il periodo estivo, si riversano in massa in paese parcheggiando ovunque, intasando tutte le strade e creando un caos indescrivibile.

Il signor Pollice Verde, ha un giardino curatissimo e tutte le sere lo innaffia con l’acqua potabile, mentre in paese, la gran parte delle persone, si lamenta perché non ha l’acqua nemmeno per lavare i piatti.

Il famoso ristoratore Paranza della vicina Scilla, acquistò due gondole per portare i clienti al suo ristorante via mare, dato che la cosa si rivelò una minchiata, decise di disfarsi delle gondole, ma mica le poteva riportare a Venezia? Allora pensò di portarle a Favazzina, sul piazzale della stazione, dove per anni hanno fatto bella mostra.

Il signor Demanio una bella mattina si svegliò e decise che una parte della spiaggia era di sua proprietà, la recintò impedendo così il passaggio ai bagnanti.

E che dire del signor Metanodotto, dell’ingegnere Elettrodotto, della cara Fogna che scarica in mare, degli amici Rifiuti lasciati a macerare per giorni nei cassonetti, delle povere Strade sempre più sporche, della madre Chiesa che cade a pezzi, e ancora, ancora ,ancora…

Cari amici se ancora non l’avete capito siamo a Favazzinlandia.
Benvenuti nel paese delle meraviglie, dove tutto è possibile, dove a nessuno, niente è precluso.

lunedì 11 gennaio 2010

Vista ra frunti

 



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Oh ma che bordello con 'sta storia della spiaggia privata!

Oh! Ad un certo punto credevo che U Mister si sciarriava prima con Chinnurastazioni e poi con Longu!!
Vabbeh! Vi racconto un aneddoto accaduto (credo) durante l'estate 2008 (Estate 2000 mi dicono)cosi' ci facciamo due risate! (Io non c'ero ma me lo hanno raccontato):

Due anni fa gli incendi perduravano durante l'estate favazzinota in modo molto insistente e violento dal punto che il cielo era scuro, faceva un caldo devastante e ti "piovevano" in testa pezzi di cenere...
Un elicottero faceva la spola tra il mare e la montagna che stava andando a fuoco, probabilmente per fare piu' in fretta, il pilota, invece di andare in mare aperto, appena fuori dai moli cominciava a tirare su centinaia di litri d'acqua. Chiaramente nessuno (o quasi, perche' i fenomeni sono ovunque), era in acqua, ne' tantomeno nel "raggio d'azione" dell'elicottero...
Qui allora si presenta "Pietrino" in stile "Giustiziere della Notte" che "credeva" di poter esortare il pilota con la propria dialettica. (Probabilmente galvanizzato dalle proprie gesta anni fa utilizzate contro Raffaele: "MANNAJA 'A S... R..!"..).
Che cazzo fa 'sto pirla?!?!? Tira su una ragazzina (di quindici anni mi dissero), se la carica sulla moto d'acqua e si avvicina alla zona dove l'elicottero operava...
Una volta sotto Pietrino gli fa un gesto del tipo: "Vatindi chiu' luntanu chi 'cca aiu i clienti ru lido....".
Il pilota probabilmente penso': "Guarda questo... Mi dice di andare piu' lontano..." E senza la minima intenzione di spostarsi, siccome stava facendo un favore a tutti, tirando su l'acqua piu' vicino per fare il prima possibile, probabilmente diede un cenno a Pietrino facendogli credere che sarebbe andato a Scilla a caricare l'acqua!!
Quindi... Il pilota si sposta di qualche decina di metri, carica su l'ira di Dio e una volta sopra la testa di P. gli scarica l'inferno in testa!!!
Alessandro I. (che insieme a Luca e Peppino I.) mi raccontarono 'sta storia mi disse: "Oh, gli e' arrivata una cascata che Pietrino probabilmente ha toccato il fondo del mare col culo!!!".
Fortunatamente nessuno si rimase ferito (a parte l'onore di P.) e quando il proprietario del "TOPP LIDO" (che credevo fosse un errore grammaticale tipo: "Minimarchet... E nono ditemi che e' francese e si pronuncia; "Minimarsce'")torno' a riva, la spiaggia era muta! Nessuno si azzardava a dire la prima parola perche' Pietrino era incazzato come una belva fino a che Luca se ne esce e da una distanza di qualche metro gli urla: "PEEEEETROOOO... T'U FICI U SHAMPOOOOOO!".
E li' scoppio' una risata all'unisono che credo sia il motivo della sua mancanza quest'estate (2009).

sabato 9 gennaio 2010

Il Demanio Statale verso il Possedimento Privato.

E' chiaro che la evoluzione favazzinota dell'imprenditoria privata e il ristabilimento del diritto della proprieta' privata sta scatenando nuvoloni pieni di parole grandi che inevitabilmente cominceranno a cadere su tutti noi del blog favazzinoto come quelle pioggie torrenziali calabresi che annunciano l'imminente arrivo della primavera. Io spero solo che l'argomentazione dei punti di vista non si traduca in una sciarra: la grande sciarra del 2010!
Siccome io non conosco, o non posso dare un volto a molti dei nomi del blog, il mio punto di vista non e' paritigiano e pertanto non offensivo a chicchessia.
Ovviamente i miei punti di vista hanno un sapore americano. Se avete qualcosa in contrario da dire, arrabbiatevi con Bush e la CIA.

Il Parcheggio.
Come descritto da Ninuzzu beddu, Favazzina e' annualmente invasa da automobilisti di tutti i tipi. Ci sono quelli che ritornano al paese natio per fare il bagno in un mare che e la culla di molti ricordi, quelli che vengono perche hanno una dimora abusiva, e quei turisti che vengono, per non so quale ragione, a spendere soldi dalle nostre parti.
Come veri italiani, questi automobilisti parcheggiano la loro macchina esclusivamente con il loro interesse personale in mente e se ne sono sempre strafottuti degli interessi indigeni al paese o degli altri covisitanti. Io ancora mi ricordo quando c'erano macchine da tutte le parti che rompevano i coglioni anche all'Ape con gli zipanguli.
D'altro canto, c'erano aree del paese molto spaziose come la Piazza della Rimembranza e il Piazzale della Stazione che erano per la maggior parte sottoutilizzate e non producevano niente alle casse erariali del comune e, conseguentemente, ai cittadini di Favazzina.
Come sapete, io credo fermamente nell'imprenditoria privata, pertanto devo applaudire l'iniziativa del Mister, chiunque egli sia, per avere avuto una idea che permetta di soddisfare le esigenze automobilistiche del parcheggio, faccia in modo che i turisti o i visitatori accidentali abbiano piu' tempo per spendere soldi a Favazzina, e, come aggiunta, porta extra introiti nelle sue tasche e nelle tasse erariali del comune (o dello Stato tramite il permesso dalle FS). Ovviamente, i diritti dei residenti della palazzina della stazione devono essere preservati e facilitati se necessario. Se cio' avviene, io non ho nulla in contrario che ci sia una gestione privata di quello spazio che una volta era pubblico. Devo presumere che il parcheggio e' a pagamento. Se cio' avviene, io esigerei che il gestore migliori l'apparenza dell'area, come asfalto, illuminazione, sicurezza, eccetera. In altre parole, l'ente pubblico, nel dare un appalto al privato cittadino puo' e dovrebbe esigere un miglioramento dell'infrastruttura a beneficio della popolazione servita. Cosi' facendo, l'interesse pubblico e' soddisfatto dall'imprenditoria privata: il cittadino gode di un ambiente migliore, l'imprenditore ha un ritorno finanziario del suo investimento. L'alternativa sarebbe l'inutilizzo di aree pubbliche per la mancanza di fondi erariali che la popolazione non sempre e' disposta a fornire attraverso tassazione.

La spiaggia rimpicciolita.
Io mi ricordo che quando ero piccolo mio zio Rocco, zia Peppina e mio padre mi dicevano che il muretto degli orti sulla strada del cimitero una volta arrivava al bagnasciuga. Loro ricordavano che i piedi si bruciavano a camminare sulla sabbia e che per arrivare al mare dovevano correre.
Cio' che succede ora con la spiaggia dipende esclusivamente dalle leggi in vigore. Io credo fermamente che la proprieta' privata deve essere salvaguardata. Lo Stato puo' impossessarsi della proprieta' del cittadino solo per supremi interessi nazionali dopo aver pagato un prezzo ragionevole per la proprieta' privata che vuole espropriare. Con questo preambolo, se non c'e' una legge demaniale che automaticamente si impossessa di una proprieta' privata reclamata dal mare, come il Lungo ha indicato, la spiaggia in questione appartiene al proprietario indicato nel documento catastale. Tuttavia, non avrei obiezioni coll'esigere un diritto pubblico di passaggio per coloro che transitano da nord a sud della spiaggia.
Ovviamente, il mio commento scaturisce da una interpretazione personale del problema in questione. Tuttavia, mi domando come mai i proprietari di quegli orti, se la legge lo ha sempre permesso, non hanno mai reclamato la loro proprieta' prima di adesso. Non ci sono limiti statutori al reclamo di una proprieta'? Mi domando se Marina ora reclamera' la spiaggia in fronte al suo giardino.
Non fraintedetemi, a me piacerebbe avere una spiaggia pubblica continua dalla Sciumara fin'a frunti, ma se cio' infringe nella proprieta' privata altrui, il mio desiderio deve assiggettarsu al diritto del proprietario. L'unico ricorso sarebbe che lo Stato comprasse tutti i pezzi di terreno privato ora divenuti spiaggia e di donarli poi ai cittadini di Favazzina. Come sapete la probabilita' che cio' accada e' zero, cosi' ci dovremo accontentare di vivere in una spiaggia che diventera' sempre piu' piccola.

Piccoli chiarimenti....

Allora... sta cosa ra spiaggia sta degenerando un po!!!!! RIPETOOOOOOO mi ndi sfrafuttu ru cumuni ma la colpa non è sua stavolta!!!! NESSUN PEZZO DI SPIAGGIA é STATA VENDUTA!!!
Il vero problema non è di ora ma di quando alcuni di voi come ARCADE,IL LUNGO,ecc eravate ragazzi.... si parla di quei tempi.... questo per farvi capire di quanto vecchio è sto problema!!!
A quei tempi la spiaggia era 100... ma si esageriamo tantu ieu non c'ero... era 200 metri piu lunga.. e allora favazzina viveva e si sviluppava in un certo modo!!!! da quando è iniziata il fenomeno "dell'erosione" l'organo preposto... "IL DEMANIO,CAPITANERIA O CHI DI COMPETENZA" ... non si è mai preoccupata di espropiare tutti quei terreni o propieta che comprendevano come suolo privato "la spiaggia" a quel tempo! percio oggi il chiudersi il pezzo di spiaggia davanti alle propie abitazioni (villette) o giardini che siano NON é UN ABUSIVISMO NON é UNA COSA DELL'ALTRO MONDO NON è NIENTE!!!! nuddu nci poti riri nenti!!! IL TERRENO CHIUSO è DI LORO PROPIETà I CARTI PARRUNU!!!!
NON è STATA MAI TRACCIATA UNA LINEA DEMANIALE A FAVAZZINA!!!!!
Perciò i veri colpevoli sono gli enti citati sopra e no u cumuni!!!!!!!!
SAPIENTONI*.... si u demaniu non espropia u terrenu , per dire a me chi sugnu u patruni, comu faci mi veni A PULIZIA,I CARABINERI,I RIS,U DEMANIU O CU CAZZU VULITI VUI mi mi rinnu VATINDI RU TO TERRENU???????!!!!!
Dopo che viene espropiato il terreno,allora si che la entra in gioco il comune!!!!
Perciò si ita ittari nbenzina nto focu ittatala bbona!!!! e non dicendo cazzate!!!!!!

* sapientoni è per tutti coloro che si sento appunto sapientoni ma a fini raggiununu menu ma menu MA MENU imia!!! e parrunu i leggi,articuli eccc... HAAA!!!!!
E UN DETTAGLIO DI QUESTO COME HA FATTO A SFUGGIRVI!!!!!!

heehheheheh SAPIENTONI parrati e scriviti comu vi mpararu i vostri genitori!!!!!!!

U parcheggiu sutta a casa mi runa fastidio.... ?

Chiddurastazioni... siete tutti ben informati !!!! Ma tu in modo particolare!!!!poi dite che faccio polemike!!!!! cmq... confermo che quello detto dal Lungo è vero la spiaggia è tutta diventata privata!!!! cose da pazzi!!! cmq ci sto lavorando su questa storia,per via degli interessi che ho e che sapete tutti!!!!detto questo chiddurastazioni rispondo a te in prima persona!!!!!hai parlato della strada della stazione che è diventata parcheggio e la cosa mi tocca in prima persona perche la richiesta di parcheggio l'ho fatta io!!!

INTANTO METTIAMO I PUNTINI SULLE III!!!! 1 NON è LA STRADA MA SOLO IL PIAZZIALE DELLA STAZIONE! 2 NON ABBIAMO MAI VIETATO IL PARCHEGGIO AI RESIDENTI ANZI NCI TINIVUMU U POSTO! 3 NON SOLO SI è FATTA "UNA COSA POSITIVA" PER IMPEDIRE A TUTTE LE MACCHINE DI INTASARE IL PAESE,MA HAI PURE IL CORAGGIO DI LAMENTARTI DI QUESTO!!!!!!!!!!!

ULTIMA COSA chiddurastazioni!!!! mi ndi futtu ru cumuni,ma la concessione ME LA DATA LA FERROVIA no il comune!!!! nformiti megghiu!!!!


PS: criticati i cosi e magari i cristiani negativi ru paisi E NO A CUI CERCA MI FACI CARCOSA I POSITIVU!!!!!

....EEEEEEE se qualcuno avesse il coraggio di esporsi è dire,dopo quanto letto, : MINCHIA!!!! CAZZU ALLURA U MISTER AVIVA RAGGIUNI QUANDU SCRIVIVA RIDICULU!!!!!!
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L'isola Ecologica

Rognetta di Rosarno, un’area in disuso e abbandonata, ai margini dell’agrumeto, del tutto simile ad un’ isola ecologica, dove ci si può liberare, in modo intelligente ed ecologico, di extracomunitari ingombranti, di rifiuti umani di altri paesi. Raccogliere in modo differenziato, nero, marocchino, ed asiatico, e smaltirli nelle aree specializzate. Emarginiamo e teniamo alla dovuta distanza il diverso, inceneriamo il rifiuto. Senza contare che, così facendo, si rende possibile lo smaltimento corretto dei rifiuti pericolosi, evitando che queste persone vengano disperse nel tessuto cittadino e causino danni alla popolazione. Evviva la differenzazione! Razzismo, separatismo, campanilismo,si tratta di rifiuti, eccola qua la strategia vincente!

venerdì 8 gennaio 2010

Braccianti

A Rosarno, arrivano i neri, manodopera in abbondanza e a basso costo, un popolo nomade che vaga dalla sicilia alla puglia. Sfruttati nei campi, per la raccolta di agrumi , olive , pomodori e uva. Senza fissa dimora, allo sbando, al guinzaglio dei caporali, in balia di ndrangheta e camorra. Sono come una sciame di api che si sposta da una macchia all’altra. Per pochi euro lavorano dodici ore al giorno, non hanno contratto, non hanno copertura sanitaria, sono trattati come schiavi. Altro che rivolta e barricate. E’ una guerra tra poveri disgraziati. L’unico colpevole è lo Stato

Notizie da Favazzina

Vi sembrerà strano ma le notizie da Favazzina questa volte vengono da Milano.
Ho saputo da fonte sicura che la spiaggia, all'altezza del quinto molo, diritto dal muro di Falò fino al bagnasciuga è stata chiusa, pare perchè risulta di proprietà privata.
Se questo principio dovesse valere per tutto il litoraneo favazzinoto, non ci sarebbe più un buco per fare il bagno, compresi i lidi, anche quelli sicuramente di proprietà privata secondo le vecchie mappe catastali del paese, quando il mare era lontano centinaia di metri rispetto ad oggi.
Vi dirò di più, secondo le mappe catastali anche dove adesso ci sono cinque metri di profondità sarebbe di privati, quindi chi fa il bagno o chi pesca dovrebbe quantomeno chiedere il permesso ai vecchi o nuovi proprietari.
Favazzina è diventato preda di affaristi, veramente lo è sempre stato, credo che adesso si sia superato il limite, comunque le Autorità competenti sono già state informate, speriamo bene.
Malumbra, quando hai un pò di tempo, dagli uno sguardo.
Con l'occasione vogliate gradire distinti saluti

martedì 5 gennaio 2010

Il gelato, l'autoradio & la nota a scuola.

Il Gelato
Io, quando ero bambino, non riuscivo a tenere in mano nessuna cosa per piu' di 20 secondi che poi mi cascava...
Ricordo quando mio papa' (buon anima) mi compro' un cono gelato enorme (al cioccolato) durante una parata di Carnevale, era una congregazione di adulti, quindi i bambini venivano un po' ignorati.
Avevo 'sto gelato in mano da pochi secondi, ed era una palla gigante di cioccolato e ad un certo punto decido (un po' titubante) di dargli il primo morso...
Avvicinando il cono al viso, nell'intento di dargli un morso, lo urto con il naso e la palla di gelato vola a terra lasciandomi senza parole con il cono intatto in mano...
Allora penso: "Mio papa' si incazza se mi vede"...
Lampo di genio ed allora penso di nascondermi dietro gli altri, dopo circa 10 minuti esco dalla folla e mi avvicini a mio papa' mentre mangiavo il cono e mi chiese: "Ti e' piacito il gelato?"...

L'Autoradio

Avro' avuto 10 anni e mio papa' un sabato prima di pranzo mi dice: "Ale, ho dimenticato l'autoradio in macchina, vai in box e tirala su... Mi raccomando, non farla cadere!"
Mi incammino verso il garage pensando: "Ma va', figurati se la faccio cadere!".
Arrivo in box, apro la macchina, tiro su l'autoradio, chiudo il box e mi incanmmino verso casa quando ad un tratto BAM! L'autoradio e' a terra e il comando di ricerca frequenza e' a 20 centimetri dalla radio!! Ero cosi' spaventato che sono letteralmente scappato via lasciandola li... Poi pensando che non avrei risolto nulla, la recupero, salgo in casa e dico :"Papa'... La radio mi e' caduta e si e' rotta..." (fortunatamente non si era rotta ma comunque....).

La Nota a Scuola

Facevo le elementari, voti eccellenti ma condotta zero!!!
Quindi le note sul diario erano conosciute... Ricordo che la maestra, quando non ne poteva piu' pronunciava una frase che suonava come una condanna a morte per lo sventurato o sventurata che implorava pieta' e scoppiava in lacrime alla "lettura della sentenza"(anche se di solito erano i ragazzi che facevano casino), seguita da un silenzio cimiteriale...
Un giorno ne presi una e andai a casa, mia madre arriva dal lavoro e le dico: "Ho preso una nota... me la firmi?", e lei: "No, la fai vedere al papa'!" (...Cazzo!).
Quindi aspettai il suo arrivo e gli dissi l'accaduto. Lui incazzatissimo la firma, mi guarda e dice: "Ale, se domani prendi un'altra nota a scuola, ti faccio uno di quei culi che te li ricordi!!!!".
Era raro che il giorno dopo lo stesso o stessa potesse prenderne un'altra... Io ci riuscii.... Ma grazie al cielo, mio papa' non mi fece uno di quei culi, notai pero' che spesso utilizzava quasta frase come deterrente!

lunedì 4 gennaio 2010

Superstizioni

I gatti nella notte

Attraversò la strada da una riva all'altra di corso Garibaldi all'altezza dell'attuale Cordon Bleu. Era un gatto nero. C'era una strada laterale, per fortuna, che conduceva alla via marina: svoltammo prima di infrangere la traiettoria tracciata dal felino. Piero D. l'autista, senza dare la precedenza -ma era notte e non c'era nessuno- infilò la corsia del lungomare a velocità sostenuta. Forse era distratto forse aveva bevuto, non capì cosa fosse quella sagoma sfrecciante che gli passò davanti alle ruote anteriori. Si schiantau, frenò a fondo, perse il controllo dell'auto, si schiantau cuntra a nu palu divieto di sosta (e di fermata). Uscimmo ad accertare i danni: su questo marciapiede il paraurti della nostra Uno accoglieva in un abbraccio tenace il palo della segnaletica, sull'altro marciapiede lui ci guardava.
-Maledetto, un altro gatto nero.
Non ebbe paura l'audace e curioso vagabondo notturno, venne verso di noi e sotto la luce del lampione splendette il suo mantello mezzo spelacchiato, e grigio.



Il brindisi della centenaria

Beveva il vino e qualsiasi altra bevanda facendo quel gesto, un po' maleducato e molto irriverente. Mi avvertiva Roccu C. di Scilla, nel corso di una cena a Bologna trent'anni fa, che avrei dovuto conoscere Catarina, l'ultracentenaria del paese, prima di giudicare.

Era sicca e scura di peddi e vistuta i niru a luttu strittu, vedova di guerra, niru puru u muccaturi nta testa, nta sacchetta sinistra nu rusariu chi ogni deci minuti nisciva e recitava a cantilena.
Quando la notizia della sua età superò i confini paesani assurgendo a notorietà di provincia, il giorno del suo compleanno veniva a Scilla il giornalista della Gazzetta del sud.
-Come vi sentite ad avere cento e più anni?
-Bona mi sentu.
-Qual è il vostro segreto?
-Figghiu, na nsacciu.
-E' vero che mangiate alici tutti i giorni?
-Lici e pani biscottu bagnatu, brocculi, cavulusciuri.
-E bevete vino.
-Nu biccheri a menzuiornu, n'autru a sira.
-Bianco?
-Russu. Faci sangu.
Fotografie con l'unico figlio, i due nipoti, il sindaco, la pergamena, la medaglia, i pasti, u brindisi.
Versano il vermuth nei bicchieri, ci si serve e si shruzza.
-A mia mi piaci u vinu, accettu sulu pì ducazioni.
Solleva tenendolo stretto con tre dita, beve reclinando solo un poco la testa, punta il cielo con l'indice e il mignolo discosti dal bicchiere.

-Capiscisti Marieddu? C'è cu si tocca i palli, ieu mbivu comu a Catarina.



Questi fantasmi! *

Un surrogato della seduta spiritica, senza medium, senza trance, ectoplasmi e altri materiali disincarnati, ma funzionava a giudicare dall'avanzare costante del bicchierino. Muovevano anche le nostre dita, appoggiate rigorosamente a raggiera sul culo del bicchiere, lungo il cerchio con le lettere dell'alfabeto e le parole si formavano e assumevano senso compiuto ma nel senso che le risposte erano paurosamente incongruenti con le domande.
Paurosamente. Per cui, era morto ammazzato, aveva riconosciuto i suoi assassini, era stato vendicato e tutte quelle cose là che, chi gliele aveva domandate? avevamo sbagliato persona ci venne il dubbio, chiedemmo educatamente chi mai fosse.
-Cazzi mei- rispose e il bicchierino non si mosse più.



*E. De Filippo

domenica 3 gennaio 2010

....Quel che resta delle feste

Uno dei miei figli, vive a Milano con moglie e tre figli di otto, sei e quattro anni. Appena è possibile, li raggiungiamo per poterci “godere” questi nipoti. Ma i nostri viaggi sempre carichi di pacchi, pacchetti e regali, si risolvono puntualmente in occasioni di dispiaceri e mortificazioni:
i nonni materni( specie la nonna : arrogante, presuntuosa, possessiva, egoista ecc..), che abitano a Milano e che quindi frequentano molto i bambini, quasi ce li sequestrano.
A tavola o nel salotto, il nonno li fa sedere sempre ai suoi lati e pretende con le sue smorfie che gli facciano le coccole. E li vizia in modo esagerato. Questo succede sotto gli occhi della mamma e quasi sempre quando il papà è assente.
Da tempo ci sorbiamo questo veleno senza avere il coraggio di riferire a nostro figlio l’ingratitudine, l’amarezza, che proviamo. Non sappiamo spiegarci questo comportamento, se è frutto di maleducazione e di egoismo o se c’è qualcosa di più che ha isolato nostro figlio.

MAREGGIATA


Sono sveglio, anche se non del tutto. Attraverso la finestra della camera da letto, sento fischiare il vento e il fracasso delle onde infrangersi sulla spiaggia. Questa mattina non faccio programmi, ho intenzione di restare in paese e godermi la mareggiata. Uno spettacolo incredibile , raffiche di ponente che gonfiano le onde fino a farle esplodere sulla spiaggia. Le onde altissime si infrangono sui moli. Resto fermo sotto un riparo vicino alla spiaggia, la salsedine mi arriva addosso e la schiuma delle onde mi lambisce le scarpe. Davvero spettacolare , un sali e scendi di onde enormi che lisciano la marina . Restano sulla sabbia linee curve, che spariscono subito dopo. A pensarci bene non c’è spettacolo più affascinante, farsi assorbire e avvolgere dalla potenza della mareggiata.

sabato 2 gennaio 2010

Chi l'ha scritto (parte II)?


Ma venendo alle popolazioni proprie delle Calabrie, m’è sembrato dovervi distinguere due tipi principali. L’uno il semitico ha il cranio dolicocefalo, compresso alle tempie, rigonfio al centro dei parietali, le palpebre ravvicinate, il naso arcuato, la statura alta, i capelli neri o castani, l’occhio nero. (…)Questo tipo si mostra più frequente nella marina, ma non così però che spesso non si mescoli e non sia sopraffatto dal muso prognato, dai capelli ricciuti e derma bronzino dell’africano o dal purissimo ovale dei graci e meglio ancora dal maschio e nobile tipo misto greco-romano, che è il prevalente; il solo anzi nell’interno.
È il tipo dalla fronte alta, ampia, dal cranio brachicefalico, direi quasi quadrato, dal naso aquilino, dal capello lucidissimo e nero, dall’occhio vivace e prominente.
La statura è alta, il temperamento bilioso. (…)
A questa influenza greco-romana essi devono certamente quella stupenda finitezza di modi che tu trovi anche nel contadino, la quale assai contrasta con la poca educazione, e che ti fa credere alle volte di parlare a senatori romani, direbbe Heine, mascherati alla villana. – Ad essa van debitori di quella maschia fierezza, e di quell’amore alla libertà, per cui tante volte si ribellarono, e di quello stupendo senso estetico che si rivela nelle loro canzoni popolari, nei loro proverbi, ed in quelle così poco note e così finite poesie vernacole, di cui vanno celebri colà il Cipriani, il Gonia e lo Spanò-Bolani.
Alla molta mescolanza semitica io crederei porre a carico la troppa lascivia e la conseguente bassa gelosia della donna, che v’è, si può dire, sequestratra dai rapporti sociali, e le molte superstizioni che improntano d’uno strano carattere tutti i loro costumi.
Al mal seme degli Spagnuoli devono invece le abitudini anti-igieniche e la tendenza all’ozio (…). Spagnuolo certaqmente è quel ridicolo vezzo dei titoli per cui il merciaio abbandona la lucrosa industria per poter carpire il suo don (…)
Ma il danno peggiore fu loro portato dai Borboni (…) Essi, col permettere e quasi col promuovere la venalità degli impiegati, fecero smarrire il senso della giustizia, sicchè ora spesso i ricchi negano la mercede agli artieri o ai coloni; e questi credono diritto alla lor volta il rubarli.- Uccidere uno a fucilate, come altrove a coltello è uno scherzo assai poco inconveniente- ed ognuno percià porta il fucile, quando esce di casa, e chi l’ha a due canne è più rispettato, è più giusto. Vidi due sindaci e due eletti ed ahi! Un cancelliere di pubblica sicurezza, che erano stati già condannati per omicidio! (…)

Chi l'ha scritto (parte I)?

Giacciono le Calabrie in quel lembo estremo ed accidentato della nostra terra, che per sua singolare forma merita tutto solo il titolo di stivale. Pescano da un lato nel Ionio, nel Tirreno dall’altro; per tutta la loro lunghezza, fino all’estremo punto del fatale Aspromonte, le attraversano gli Appennini, che le limitano in alto; e dei quali, si può dire, le due popolose marine formano i versanti; versanti irrorati da piccoli fiumi e torrenti; acque non utili al commenrcio, dannose all’igiene, come quelle che spesso impaludano o si asciugano, o ingrossano improvvisamente. (…)I porti malsicuri, inetti al grande commercio; il mare spesso infido per le pericolose e contrarie correnti, più che avvicinare (come altrove) isola le Calabrie dal mondo civile. (…) Questa ricca terra che misura l’estensione di 5066 miglia quadrate, ne conta purtroppo 490 d’incolte o boschive; ma quasi a compenso della trascuranza umana nei luoghi coltivati la natura sembra superare sé stessa, e là cresce il grasso e spinoso cactus o fico d’India inerpicandosi sulle rive più deserte e scogliose; là il lucido ulivo, specialmente a Gioja verdeggia, e l’arancio ed il bergamotto, ed il gelso a Reggio, e il canape a Monteleone, ed il cotone a Crotone, e l’uva zibibba e le uve tutte a S. Eufemia e a Mileto; nei monti crescono giganti il castagno, la quercia, il noce, il frassino; nelle marine verdeggiano bellissime le palme, l’aloe ed il limone. Ivi s’allevano robusti il capro, il porco, l’asino e il mulo- male vi allignano il cavallo e il cane. Eccellenti pesci nuotano nelle onde dei suoi mari, fra cui il tonno e il pescespada, fedeli a quell’acque fin dai tempi di Polibio e che si pescano ancora col metodo antichissimo dei primi aborigeni.

venerdì 1 gennaio 2010

Buon 2010

Che il 2010 sia un anno pieno di serenità.


Da Spinoza.it :






- Berlusconi prepara i manifesti con il suo volto ferito. Meno male che non ha preso un calcio nei coglioni.





L'aggressore è incensurato. Subito esclusa la pista che porta all'Udc










Per le lesioni al naso il premier si rivolgerà a un falegname di fiducia.








Berlusconi smentisce la scarlattina. Ma adesso la Pimpa lo chiama Papi.






- Gasparri negativo al test antidroga. Cade anche l'ultima attenuante







- Schifani: "Anno difficile, ma l'Italia ha tenuto la testa alta". Viene naturale quando la merda arriva al collo.







Superenalotto, il Tg1 annuncia numeri inesatti. Per ribadire la linea editoriale








Auschwitz, rimossa la scritta "Arbeit macht frei". Era pubblicità ingannevole






Panico a Malpensa: rinvenuto ordigno con una tecnologia rudimentale e alcuni fili elettrici. Era un aereo Alitalia.







- Formigoni indagato per reati ambientali. Avrebbe dovuto farsi raccogliere con la paletta.

saluti ai mitici del blog.

Ciao ragazzi vi faccio i miglioro auguri di un ottima annata piena di gioia e soddisfazioni!! Speriamo che il nuovo anno porti buone nuove soprattutto per il nostro piccolo paesello. Ci si rivede questa estate. Ciao a tutti, Marco.